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Autore: Quasar93    16/04/2015    0 recensioni
Piccola OS che ho scritto per il Cow-T di Maridichallenge per il prompt "unicità". Qualche riflessione interiore dal pov del decimo Dottore durante alcuni degli eventi delle stagioni tre e quattro.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 10
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera ero solo, sulla mia TARDIS.
Martha era rimasta sulla terra per passare un po’ di tempo con la sua famiglia e, anche se mi aveva chiesto di rimanere almeno per una sera, avevo preferito rifiutare.
Non sembra, ma ogni tanto anche io ho voglia di stare solo. Di pensare.
So che non mi fa bene farlo, ma anche un vecchio Signore del Tempo come me ha bisogno di confrontarsi coi suoi demoni di tanto in tanto.
Mi lasciai cadere su uno dei sedili disposti attorno alla console e lasciai vagare lo sguardo per la cabina.
Sembrava così vuota quando c’ero solo io.
Fissando i comandi, poi, non potei fare a meno di pensare che non erano destinati ad essere usati da un solo pilota.
Sei. Sarebbero serviti sei Time Lords per pilotare adeguatamente una vecchia Type-40 come la mia Sexy.
Sorrisi triste, questo non sarebbe più stato possibile.
Ero unico ormai.
L’ultimo dei Signori del Tempo.
Che beffa sarebbe stata per loro sapere che l’unico rappresentante rimasto in vita della loro razza ero proprio io, quello che inizialmente sembrava solo uno scarto di tessitura, incapace di usare la telepatia e così spaventato da non voler nemmeno frequentare l’Accademia.
Mi alzai per accarezzare le leve e i tasti della console, mentre ricordi a cui non ero così sicuro di voler pensare attraversavano la mia mente.
Gallifrey, l’Accademia, i miei amici e il nostro sogno di rubare una TARDIS e partire per vedere l’universo.
Una lacrima mi scivolò sulla guancia, mentre mi maledicevo mentalmente.
Cosa mi stava succedendo? Non era da me lasciarmi andare a questi ricordi.
Gallifrey ormai era perduta da tempo, e chiunque avessi mai amato con lei, non aveva senso lasciarsi prendere da quelle emozioni ora.
Scacciai quei pensieri con tutte le mie forze e tirai qualche leva.
-Allora, Sexy! Cos’hai per me stasera?-
Dissi alla mia ragazza preferita mentre la sentivo decollare, pensando a qualche destinazione che avrebbe potuto distrarmi, anche se sapevo che tanto, come sempre, mi avrebbe portato dove voleva lei.
-Allons-y!-

Erano ormai mesi che il Master mi aveva fatto invecchiare col suo cacciavite laser e imprigionato sulla Valiant.
Vederlo così mi faceva stare male, ma non riuscivo ad odiarlo come avrei dovuto. Nemmeno dopo tutto quello che aveva fatto alla terra.
Nemmeno dopo tutto quello che aveva fatto a me.
Sapevo che del mio migliore amico non era rimasto nulla o quasi, in lui, ma nonostante questo ero davvero felice di averlo ritrovato.
Se solo mi avesse concesso di aiutarlo invece di imprigionarmi qui mentre cercava di distruggere il pianeta che più di tutti amo.
Se solo mi avesse lasciato provare a contrastare quei maledetti tamburi.
Lui però ovviamente mi diceva che non era vero, che non ero contento di averlo ritrovato.
Che ero contento solo di non essere più l’unico Time Lord, di non dover più affrontare la paura della solitudine.
Era chiaro che il mio sollievo non aveva nulla a che fare con questo, ma il Master non sembrava ascoltare ragioni.
Naturalmente furono molte le sere in cui, osservandolo, non potevo fare a meno di pensare a quando eravamo solo due bambini, tantissimi anni prima, su Gallifrey.
Non avevamo nulla se non l’un l’altro, era sempre stato il mio unico amico come io ero stato il suo.
Oh, le giornate che passavamo insieme a correre sui campi di erba rossa dietro il Monte Perdizione.
E quelle passate a nasconderci dalle nostre famiglie, scappando nei posti più improbabili.
I suoi cugini lo ritenevano pazzo e i miei mi ritenevano difettoso, quali presupposti migliori per un’amicizia?
Sorridevo ogni volta che ci pensavo, stupido sentimentale che non sono altro.
Era l’unico a cui avevo raccontato di non essere in grado di usare la telepatia, e io ero l’unico a cui lui aveva raccontato dei tamburi.
Potevamo fidarci solo l’uno dell’altro e questo ci bastava.
E ogni volta che mi venivano alla mente questi ricordi e guardavo l’uomo folle che stava distruggendo il genere umano davanti ai miei occhi non potevo far altro che pensare che avrei dato tutto, tutto.. solo per avere il mio amico indietro.
Mi mancava così tanto.
 
 
Avevo visto il Master andarsene, di nuovo.
Era sparito con Rassilon e gli altri Time Lords nel portale verso Gallifrey.
Ero di nuovo l’unico Signore del Tempo rimasto. E di nuovo per colpa sua. L’altra volta aveva preferito morire tra le mie braccia piuttosto che restare con me e ora si era sacrificato per salvarmi. Per la prima volta avevo rivisto Koschei, e non il Master, nei suoi occhi.
Ma di nuovo non avevo potuto far niente per impedirgli di scomparire dalla mia vita.
E ora, grazie a Wilfred, stavo per rigenerarmi.
Non lo sapeva nessuno, ma quella sarebbe stata l’ultima volta in cui potevo farlo.
Quando il processo si sarebbe concluso avrei avuto quell’unica vita e poi più nulla.
E, nonostante questo, la rigenerazione era comunque come morire.
Qualcun altro se ne sarebbe andato in giro facendosi chiamare “il Dottore” e di me non sarebbe rimasto nulla se non qualche ricordo nella sua memoria.
Sempre che almeno gli rimanessero, i ricordi. 
Il che non era una certezza.
Anzi, nemmeno che la rigenerazione funzionasse era una certezza.
Un sorriso tirato si disegnò sul mio volto, mentre ignoravo il calore e il dolore che iniziavano a crescere dentro di me.
Tirai alcune leve della TARDIS, c’erano delle persone che volevo vedere prima di andarmene.
Ero ancora un Time Lord, le leggi del tempo mi avrebbero obbedito mentre pretendevo la mia ricompensa per una vita passata ad aiutare tutti.
Me ne stavo andando così presto, che pretendevo almeno quello.
Passai a salutare tutti i miei compagni, tutti coloro che avevano reso meno solitaria la mia vita. Nessuno di loro era come fu per me Koschei, o come lo fu il Deca, ma erano stati molto, molto importanti per me.
Ritardai al massimo la rigenerazione, consapevole del rischio che correvo, ma ero stanco di dare senza mai ricevere nulla e così mi concessi quest’ultimo desiderio.
Alla fine, dopo aver salutato tutti quanti, tornai dalla mia Sexy.
L’unica che per me c’era sempre, sempre stata.
Non ci fu bisogno di dirle addio, lesse la disperazione nella mia mente e il dolore nei miei cuori mentre l’energia Artron lasciava il mio corpo in un’esplosione disastrosa.
Non volevo andarmene, ma dovevo farlo.
Fu strano, vissuto dall’interno. Prima fu solo caldo, e dolore. Poi anche questo raggiunse un picco dopo il quale non sentì più nulla e persi progressivamente conoscenza, come quando ci si addormenta.
Sentivo il mio sé scivolare via, sempre più lontano.
Chiusi gli occhi, sapendo che a riaprirli sarebbe stato qualcun altro e mi lasciai andare, certo di una sola cosa, Sexy era li con me e mi avrebbe protetto.
Sempre.
La mia unica costante, la mia unica vera amica.
  
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