Film > Captain America
Segui la storia  |       
Autore: Magali_1982    17/04/2015    1 recensioni
Sette rintocchi.
Tremò ogni singolo componente della cucina ad angolo, i doppi vetri delle finestre, le cornici appese alle pareti. Spaventata, si staccò dal mobile.
Undici rintocchi
Calò il silenzio, il rumore minaccioso e il sottofondo di un colpo di coda partito metri sopra di lei cessò.

Forse tutto iniziò da lì. Un' invasione aliena, la scoperta di mondi mai visti. Una ragazza che si trova a lottare e capire di nuovi il significato di vivere. L' invasione di New York vista non solo dagli Eroi ma anche da chi non crede di esserlo e si comporta come tali. (Prequel di "The List".)
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Natasha Romanoff, Nuovo personaggio, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
4




 
" If I ever leave this world alive,
I' ll take on the sadness I left behind.
If I ever leave this world alive
the madness that you feel will soon subside.



So in a word don't shed a tear,
I'll be here when all gets weird.
If I ever leave this world alive..."




 
New York, 2014






Pepper Potts si guardò attorno per l'ennesima volta.
Le sembrò tutto finalmente pronto e in ordine. Lenzuola di bucato, una serie di libri correttemente divisi per genere impilati nella libreria del soggiorno, un tavolo da lavoro posizionato sotto le vetrate con vista su Madison Avenue.
Alla fine aveva ceduto alle pressioni di Tony, convenendo con lui fosse necessaria una ricca collezione di dvd. Serie televisive, sceneggiati in bianco e nero, la summa ragionata dell' epopea Western.
Tutte cose su cui il loro ospite nutriva una più che comprensibile curiosità.
"Jarvis, la Sicurezza è stata allertata?"
La voce calma e tranquillizzante dell' intelligenza artificiale rispose subito.
"Certamente, signorina Potts. Subito dopo i lavori di ristrutturazione della Torre l' archivio è stato rinnovato con le nuove schede degli ospiti a cui sarà permesso l' accesso. Quella del Capitano è stata la prima a venir aggiornata in occasione del suo imminente arrivo."
Sapeva di doversi sentire rincuorata dalle precise disposizioni udite, eppure era ben lontana dall' esserlo.
Voleva fosse tutto perfetto e accogliente per Steve; più elencava mentalmente la lista delle cose fatte, più il terrore di aver dimenticato un elemento fondamentale l' assillava.
"Il signor Stark?"
"Attualmente si trova nella sala cinema. Per questioni d' importanza nazionale, ha asserito."
Ragionamento perfettamente logico, per la mente del suo compagno. Stavano per dare asilo e conforto - parole usate da lui stesso fino all' abuso nei giorni scorsi - a un Eroe del mondo intero, scampato per un soffio alla totale distruzione dello SHIELD. In senso metaforico ma anche letterale, dal momento che il suo quartier generale, il Triskelion, ora giaceva sul fondale del Potomak.
Il problema sorgeva se ci si azzardava a dare una definizione consona al vocabolario Stark-Inglese/ Inglese-Stark delle parole asilo e conforto.
Non dubitava che Tony fosse rimasto scosso dagli avvenimenti delle ultime due settimane.
I due anni passati dalla Battaglia di New York avevano lasciato una crepa nel suo animo e Pepper ancora si biasimava per averla solo intravista senza comprenderne subito la portata dei danni. Erano stati entrambi a un passo dal perdersi, nel più traumatico dei modi. E si erano salvati nell' unico modo possibile. Lo stesso di sempre.
Curandosi a vicenda.
Sospirando e tornando fermamente alla realtà, puntò le mani sui fianchi e si decise a lasciare l' appartamento che sarebbe semrpre stato assegnato a Steve.
Forse lo SHIELD non sarebbe mai risorto ma questo non avrebbe cambiato il mondo dall' avere bisogno dei Vendicatori, ora più indispensabili che mai.
L' attenzione maggiore era puntata su Captain America al momento: era stato lui a sventare i reali piani dietro il progetto Insight, smascherando Alexander Pierce e ponendo sotto i riflettori l' impressionante rete di connivenze a ogni livello capace di dirigere e deviare il corso della Storia degli ultimi settant' anni.
Il Soldato leggendario era stato definitivamente intrappolato nella sua stessa leggenda.
Nessuno sembrava occuparsi dell' uomo nascosto nella sua ombra e del prezzo pagato per proteggere tutti loro.
"Abbiamo di che preparare un brunch di benvenuto?"
Le sembrava fuori luogo concentrarsi su simili sciocchezze. Dei pancakes, per quanto ben irrorati di sciroppo d' acero e dei french toast croccanti e burrosi non avrebbero portato alcun giovamento a Steve. E non lo avrebbero aiutato ad affrontare la terribile realtà scoperta dietro l' arma segreta dell' HYDRA.
"Le consegne mattutine sono avvenute. Contatto lo chef?"
"Temo sia il caso. Altrimenti servirei solo uova strapazzate."
Splendide uova strapazzate spolverate di noce moscata. Le erano occorsi mesi per capire come farle ma la strada verso una sicurezza culinaria per Pepper era difficile quanto una verso la modestia per il suo fidanzato.
Il nuovo attico della Stark Tower l' accolse con la sfolgorante luce dell' autunno maturo. Le superfici vetrate erano state consideravolmente ampliate, anche se il pavimento in cemento armato scuro e lucido era rimasto, così come il confortevole ribasso dove era stata ricavata la nuova zona living.
Appena la donna entrò, i sensori di movimento disseminati su ogni piano scattarono silenziosi, dando un comando allo stereo Dolby installato recentemente.
Sì, della musica sarebbe stata appropriata.
Ma dove diavolo si era cacciato Tony?
Tre uova erano già finite in una ciotola quando Jarvis si annunciò con un sonoro ronzio.
"Signorina Potts, l' auto del Capitano è appena arrivata nel parcheggio sotterraneo. Sarà qui a minuti."
Il loro chef si sarebbe dovuto rassegnare: l'intero pasto toccava a lui.




La prima donna ad accorgersene fu una delle giovani receptionist di stanza all' imponente banco principale della Hall.
Prima deglutì, si sentì avvampare e nello stesso momento passò le mani sui capelli per controllare che la crocchia impeccabile in cui li aveva raccolti fosse ancora in ordine.
"Jane!"
Diede una gomitata nemmeno troppo delicata alla sua collega, venendo ricambiata con un' occhiataccia.
"Togliti il cipiglio di Arpia e guarda chi sta arrivando col signor Hogan!"
Mai comando fu eseguito tanto prontamente.
Scortato dal Direttore della Sicurezza in persona, un uomo con l' imponenza di un grosso armadio uqttro stagioni, le spalle che avrebbero sempre denunciato il suo passato di pugile, c'era quello che poteva essere tranquillamente definito un esemplare unico.
Nonostante il cappellino degli Yankees schiacciato sui capelli biondi, il giubbotto di pelle e il cappuccio di una felpa che faceva capolino dal colletto, era un' inevitabile calamita per ogni sguardo.
Steve Rogers era arrivato a New York con un solo bagaglio e un' auto presa a noleggio a Washington D.C.
Nonostante passeggiasse accanto a un bonario colosso, fieramente impettito e molto compreso nel ruolo di accompagnatore d' eccezione, le sue spalle larghe, la camminata fiera, erano fari costantemente accesi su di lui.
"Prego, da questa parte Capitano."
Il solerte invito di Harold Hogan lo distolse dalla contemplazione in cui era caduto suo malgrado.
Era sempre stato un fiero oppositore degli azzardi dell' architettura moderna. Non gl' importava se gli veniva rinfacciato fosse rimasto fermo al gusto dell' Art Noveau impiegata per edificare l' Empire State Building; questo non lo aveva mai fermato dall' asserire che la Stark Tower fosse un esempio di quanto non sopportava.
Per questo, adesso, risultava tremendamente difficile doversi rimangiare in parte il fiero astio di un ragazzo cresciuto negli Anni Quaranta del secolo scorso.
L' atrio che si apriva dopo l'ingresso principale presentava linee pulite ed eleganti. Il pavimento di caldo marmo italiano, di una particolare sfumatura alabastrina, si rifletteva nelle venature del porfido e contribuiva a dare una sfumatura calda alla luce che pioveva abbondante dalle vetrate.
Ricordò la hall del Triskelion, immensa e asettica: alzando gli occhi dal punto in cui si ergeva l' aquila stilizzata simbolo dell' agenzia, si scorgeva scorgere la mole impressionante del quartier generale. Si poteva venir schiacciati da quella fuga prospettica verso l' alto mentre a New York respirava, stranamente, un' aria cordiale e accogliente.
In alcuni rapporti riservati aveva letto chi stesse davvero dietro l' idea del grattacielo, primo esempio di una tecnologia alimentata da una fonte d'energia auto-sostenibile. La raffinatezza e l'animo di Virginia Potts si scorgeva in ogni accorgimento: i colori, i materiali impiegati. Persino la mostra di opere d'arte disposte a formare una sorta di "museo obbligatorio", dove anche i più affacendati manager dovevano passare davanti a una scultura o a un quadro e rimanere colpiti dalla visionarietà di un primo lavoro di Pollok e la delicatezza materica di una creta appena lavorata da Rodin, denotava un tocco femminile arguto e consapevole.
Un inaspettato brivido lo scosse.
Ai tempi della loro prima missione come Vendicatori, partita in modi non esattamente esaltanti, aveva criticato con una battuta aspra l'aspetto esteriore del grattacielo. Stark lo aveva fulminato seduta stante ma senza ribattere. Un silenzio ben più esplicativo di mille ritorsioni.
Forse non era stato l' amor proprio offeso a fargli produrre quell' occhiata e il pensiero di aver in qualche modo attaccato una donna ammirevole, intelligente e coraggiosa come Pepper produsse un contrito torcimento di stomaco.
L'ascensore saliva velocemente lungo un tubo di vetro e acciaio che percorreva la torre lungo una delle sezioni esterne. Ben presto il brillio del fiume Hudson arrivò a coronare i profili degli altri palazzi di Midtown, facendogli accorgere che gli ultimi segni dell' invasione tentata da Loki erano spariti.
New York era rinata e lui si era ben guardato dal fermarsi lì mentre questo accadeva.
Qualcosa lo aveva spaventato e lo aveva indotto a scappare prima di trovare un nome e un motivo. Sarebbe stato umiliante per Captain America ammettere una debolezza e forse solo il ragazzo di Brooklyn avrebbe potuto riconoscerla. Se solo gli fosse stato concesso di uscire allo scoperto invece di asserragliarsi dietro uno scudo.
Uno scudo andato perso, insieme a molto altro, quando anche l' ultima illusione era stata crivellata da una serie di razzi sul ponte inclinato di un Helicarrier sul punto di perdere la rotta di volo e inabissarsi nel fiume.
"Capitano, sono lieto di rivederla."
Jarvis e il suo saluto non lo colsero impreparato, stavolta.
"Ti ringrazio Jarvis. Tutto sembra tornato perfetto, qui."
"Spero si troverà bene allora."
"In verità non pensavo di fermarmi, non vorrei mai-"
Le porte laminate si aprirono.
Pepper li stava aspettando e occorsero meno di due passi perché raggiungesse il riottoso ospite.
Steve venne bloccato da un lungo, profondo abbraccio e dal profumo speziato e fresco che emanava dai capelli rosso fragola della donna. Nel suo gesto erano contenuti tutti i più bei saluti del mondo, tutte le domande più sentite e sincere sulla sua salute e ogni frase di comprensione.
Perché Pepper aveva capito e aveva agito. Nell' unico modo giusto, nell' unico in cui Steve poteva sentirsi toccato davvero, sfiorato nel suo nucleo più fragile finito ancora più sepolto dentro di lui da quando si era risvegliato in un letto dell' ospedale militare di Washington D.C.
Era stato debitamente informato di cosa fosse successo negli ultimi due anni tra New York e Malibu. Contrariamente a molti altri collaboratori dello SHIELD, non aveva stentato a credere al gesto definitivo di Tony Stark.
Rinunciare alle sue armature era solo l' esito finale di un esame che partiva molto più lontano. Un esame che avrebbe dovuto compiere a sua volta e forse lo stava già affrontando.
Non lo aveva ucciso.
Anche se quella era la sua missione.
Far del male a Bucky era stato impossibile e non era il tipo di persona da rimangiarsi una promessa. Anche se di fronte aveva avuto lo spietato Inverno trapiantato nel cuore del suo migliore amico.
"Ciao Pepper."
"Qualsiasi cosa tu stessi pensando, la risposta è no.Rimarrai qui da noi."
Come diavolo aveva fatto a intuire cosa stava dicendo prima in ascensore?
"Stai di nuovo corrugando la fronte, Steve. E' chiaro rimugini qualcosa."
"Vi disturberei. Purtroppo il mio non è un viaggio di piacere."
"Sai vecchia roccia, dovresti proprio cominciare a studiare il significato della parola piacere.Ho la sensazione nettissima che tu sia deplorevolmente ignorante nel campo."
Invece di accogliere l'arrivo di Tony con un splateale sollevamento di occhi al cielo, il Capitano si trovò ad arrangiare un ghigno divertito.
Forse gli era mancato davvero il sarcasmo del milionario. Sottolineò mentalmente l' ipoteticità del pensiero, giusto per non cadere troppo nel sentimentalismo.
"Happy, ti ringrazio per averlo protetto dagli sguardi lascivi delle nostre ragazze, anche se dubito siano stati ricompensati in qualche modo. Ci vediamo domani per il solito allenamento?"
"Ci conti, signore."
Rimasti soli, lo scontro di volontà poteva iniziare il secondo round. Pepper mollò il primo gancio.
"Devi aiutarmi a convicerlo a restare".
"E cosa potrei mai dire, a parte che solo qui avrebbe la privacy assicurata da giornalisti, complottisti e persino da terroristi ritardatari?"
"Stark, quando ti ho chiamato ho spiegato cosa mi serve."
"La mia brillante compagnia, è chiaro. Ma ho idea non basterà."
L'unico motivo che trattenne Steve dal fulminarlo con lo sguardo, fu qualcosa che lesse in un angolo del sorriso da pacifico Mefistofele del suo anfitrione.
Un' ombra.
Un' inaspettata, umanissima crepa aperta nel suo ego strabordante e che lasciava ochieggiare comprensione. Affetto.
"Come sei messo ad aggiornamento sul nuovo secolo? C'è una serie sulla Polizia Scientifica di New York che penso potrebbe piacerti; giocheresti in casa e rinfrescheresti la geografia locale."
Pepper sorrise e scrollò il capo. Ecco il motivo della sparizione di Tony.
Vere questioni d' importanza nazionale: aggiornare lo sterminato archivio multimediale di Jarvis per una serie di maratone propedeutiche utili a un Super Soldato che si era perso settant' anni di evoluzione dello spettacolo televisivo.
Una risata scosse le spalle di Steve, stupendo entrambi. Da una tasca dei jeans prese una piccola, logora Moleskine dalla copertina nera.
"Fammi controllare." Qualche istante di voluta suspance. "CSI mi piace solo nella sua versione originale, non hai qualcosa di più divertente? Sam mi ha parlato della...Famiglia Addams?"
Quel nome non gli diceva nulla ma fu subito evidente dicesse tutto all' altro uomo.
"Sam sarebbe?"
"Sam Wilson, il veterano di cui ti ho parlato."
"Bene. Jarvis, prendi nota. Quando Wilson ci raggiungerà, trattamento a sette stelle. Includilo nelle nostre esclusive maratone visive del venerdì sera."
"Immagino si tratti di una nuova istituzione, signore" replicò puntuale la voce del maggiordomo.
"Infatti. E voglio inaugurarla stasera."
Tony si strofinò le mani e poi alzò la destra per dare una pacca sulle spalle a Steve.
"In effetti hai la compostezza e la flemma di Lurch. Per tua fortuna sei decisamente più carino."
Ci sarebbe stato tempo per parlare.
Anche di affari seri.
Adesso si doveva solo dimenticare le ferite, lasciarle spurgare.
E lo si poteva fare imparando chi fosse l'alto e il più non proprio vivo attendente mai comparso nella storia della televisione.




Morrigan si guardò intorno.
I felini occhi verdi si abituarono subito alla tenue luce del giorno che filtrava dalle pesanti tende scure, chiuse come ogni sera sulle grandi finestre affacciate su Lafayette Street.. I muri dell' appartamento, rinnovati in sede di restauro con nuove intercapedini anti-rumore, tenevano alla larga gli strepiti del traffico in crescita.
La gatta abbandonò la sua posizione acciambellata con uno scatto aggrazziato e fluido.
Primo passo: allungamento e stiracchiamento della zampa anteriore destra. Secondo: medesima, complessa operazione per la zampa sinistra. Terzo: occuparsi allo stesso modo di quelle anteriori.
Ora che la folta, lunga coda era ben dispiegata, si poteva procedere alla scalata.La montagna di coperte non l'aveva mai scoraggiata.
Qualcosa si mosse sotto di essa ma non bastò a fermarla. Si arrampicò su un fianco particolarmente invitante e scese appena verso una treccia di lunghi capelli scuri che faceva capolino.
Un altro movimento, seguito da un brontolio. Soddisfatta, cominciò il primo concerto di fusa del giorno.
"Preghiera alla colazione in Do maggiore". Così l'aveva chiamata la sua umana.
"Mooor..." le rispose una voce impastata "Dannazione, lo sai che cominci a pesare!"
A dispetto del tono stizzito, una mano sbucò leggera e alla cieca trovò il punto perfetto tra le orecchie della gattina per regalarle una serie di grattini.
Quasi due anni dopo l'arrivo di Morrigan in casa, le abitudini delle due coinquiline si erano cristallizzate in una routine ben precisa.
Andy aveva dichiarato che il dormire nello stesso letto non sarebbe diventata un' abitudine ma ormai era impensabile cercare di modificarla. In più, lei stessa era stata assai blanda nei tentativi di correzione.
La verità era più semplice di quanto si potesse immaginare: la sua piccola Norvegese delle Foreste aveva vinto dove consigli terapeutici, esortazioni e pareri avevano fallito. Era riuscita a calmarla e poco alla volta, persino il sonno era tornato.
Piccola, Morrigan lo sarebbe stata per sempre. Almeno se si faveva riferimento alle caratteristiche della sua razza. A differenza dei suoi fratelli e sorelle, quella micetta ostinata sembrava non voler diventare grande e poderosa quanto loro: rimaneva di taglia media, compensata comunque dalla massa del suo splendido pelo rosso-argento e dal verde pagliarino brillante degli occhi.
Occuparsi di un cucciolo non aveva distratto Andy. L'aveva aiutata a concentrarsi di nuovo su qualcuno di esterno, proprio come aveva scoperto di saper fare nel giorno terribile dell' Invasione di Manhattan.
Forse lo scopo di David - e sospettava anche di Kate - era stato proprio questo. Trovare il modo giusto per rompere un guscio di dolore sempre più duro e giunto al punto di soffocarla, trasformandola per sempre in una persona arida e vuota, capace di provare solo rabbia.
Svegliarsi con delle fusa e un nasino roseo a sfiorarle la guancia con colpetti insistenti era diventato il modo migliore di cominciare la giornata.
"Adesso mi alzo" le promise, dopo un' ultima carezza. Sbadigliando e borbottando, Andy si mise a sedere.
Il libro delle avventure di Sherlock Holmes giaceva in un angolo del letto. Per fortuna prima di addormentarsi di schianto dopo ore di lettura, aveva avuto il guizzo di riflessi necessario a mettere il segno della pagina e chiuderlo, altrimenti non avrebbe mai saputo cosa avesse portato un cowboy a cercare vendetta dopo anni a Londra *.
Recuperata una felpa regalatale al suo scorso compleanno, la chiuse sopra la maglia del pigiama e in perfetto silenzio, si diresse a tentoni verso la scala del soppalco. Mor ormai non si stupiva più di come si vestiva a casa; quel cappuccio nero con grosse orecchie flosce, cornini e scaglie di drago era quasi normale e ci si dormiva dentro che era una meraviglia. Peccato non lo potesse più fare; quando la sua umana l'aveva scoperta, erano volati gli unici scapaccioni davvero sentiti della loro convivenza.
Presto il suo olfatto finissimo percepì un aroma di pane tostato, caramello e nocciole.
La caffettiera era già sul fuoco. Voleva dire solo una cosa.
"Eccoci, streghetta." Il rumore dei croccantini nel sacchetto era inconfondibile. Le fusa partirono in automatico.
"A te del salmone, a me dei pancakes. Direi che è uno scambio equo."




"A te dei pancakes, a me i bagel. Direi che è uno scambio equo."
Il fatto che una colazione alla Stark Tower prevedesse un dispiegamento di piatti degno del buffet di un albergo a sette stelle, non dispiaceva a Steve.
Persino prima della trasformazione, era stato il tipo del ragazzino affamato. Probabilmente perché conosceva il significato della fame e del doversi adattare al concetto di "poco". Dopo le cose erano cambiate e con un metabolismo in grado di bruciare quattro volte più velocemente di quello di un essere umano di statura e proporzioni medie, accoglieva sempre con piacere una buona carica di energia.
Il tocco di Pepper, non presente quella mattina per colpa di una riunione che aveva richiesto la sua presenza a una video-conferenza da Los Angeles, si avvertiva persino lì: la frutta era rigorosamente di stagione, il salmone proveniva dal mercato del pesce del West Side.
"Ci sono persino i muffin al triplo cioccolato!" Tony fece una smorfia e si versò il caffé. "Questi li ha fatti prepapare perché ci sei tu, l'uomo che brucia carboidrati solo guardandoli."
Steve posò il tablet tramite cui stava seguendo la prima rassegna stampa del giorno e sorrise, accettando la seconda tazza che gli venne offerta. Un leggero trillo segnò la fine del silenzio.
"E' un messaggio di Sam", disse dopo aver preso il telefono. Tony lo capì dal modo in cui Steve rimaneva a labbra dischiuse ci fosse un mondo intero non spiegato dietro una frase volutamente neutra. Attese senza fretta, prendendo dal vassoio uno dei muffin prima che sparissero tutti, lasciandolo in preda del profondo smacco di non esserne potuto sbafare uno in santa pace in barba alle raccomandazioni di Pepper.
Il Capitano sapeva di essere osservato e fu inaspettatamente grato al miliardario di venir lasciato solo ad affrontare il dilemma di rivelare cosa stava davvero bollendo in pentola sotto il suo viaggio a Manhattan.
Il dossier sul progetto "Soldato d' Inverno" giaceva ancora sul fondo del suo borsone, un buco nero in grado di trascinare oltre il concetto di orrore, se fosse stato aperto e attraversato.
Oltre la sbiadita, raccapricciante foto in bianco e nero che mostrava l' oblò di una bara per la criostasi controllata velata di ghiaccio dietro cui si scorgevano, sfocati e lontani, i lineamenti inconfondibili di Bucky, si trovava un mondo nero e rosso.
Un mondo che non avrebbe mai conosciuto, se solo gli fosse stato dato un secondo più per afferrare una mano tesa verso di lui nella tormenta.
Un fiotto di bile mista a risoluzione gli bruciò la bocca dello stomaco, rendendo severo e quasi feroce il cipiglio con cui stava fissando lo schermo dello smartphone.
"La linea è sicura?" domandò al padrone di casa senza guardarlo.
"Per chi mi hai preso?"
Era la risposta più consona.
Impostò la funzione viva voce e attese che il Maggiore Wilson rispondesse.
"Buongiorno Capitano. Ho ragione di credere tu sia arrivato sano e salvo."
"Sano, salvo e in compagnia."
Tony sporse in fuori un tremante labbro inferiore. "Perché non hai detto "bella compagnia", Rogie?"
"Non sei il mio tipo. Dovrei dare appuntamento a te e uscire anche con il tuo ego, non sono pronto a un simile sforzo."
A centinaia di kilometri di distanza, in un appartamento in affitto della periferia di Washington D.C., Sam rise in silenzio per due motivi. Era sempre un piacere avere l' opportunità di apprezzare lo spirito da ragazzaccio di Brooklyn di una Leggenda e immaginarne gli effetti su un genio che non pareva molto avezzo a certe uscite.
"Lieto di sentirla, signor Stark."
"Sam, puoi riferirci cosa hai scoperto?"
Da allegra, l' atmosfera mutò di colpo in qualcosa di molto più cupo e teso.
"Sul primo versante purtroppo non ho novità", ammise dispiaciuto. Specificare a chi alludesse era superfluo.
"Non ne sono stupito. Non vuole farsi trovare e nessuno lo può battere in questo."
"Pensi vorrà vendicarsi?"
La domanda era insidiosa. Per poterla soddisfare, andava preso in considerazione un tenue bagliore, intessuto della stessa sostanza di quello rimasto sul fondo di un Vaso di Pandora.Nel loro caso tale vado era formato da un intreccio mortale di tentacoli grondanti sangue.
Speranza.
La fragile, folle, incorruttibile speranza di un uomo che aveva visto un' ombra china su di lui e lo sguardo interrogativo, smarrito, di occhi grigi tornati vivi.
Steve lo sapeva.
A salvarlo dall' annegamento nel Potomak in cui era precipitato dopo il cedimento del ponte inferiore dell' ultimo helicarrier, era stato lui.
Perché sarò con te fino alla fine.
Steve non parlò, limitandosi a osservare Tony e trovandolo sorprendentemente composto, serio.
"In ogni caso, dovremo essere più veloci di lui" argomentò il miliardario tornando alla sua solita espressione da farabutto con dieci lauree e svariati master acquisiti per una sfida costante alla stagnazione mentale.
"Un' organizzazione rasa al suolo non potrà dirci niente di utile."
"E questo mi porta al secondo versante." Sam intervenne prima che il Capitano incenerisse con lo sguardo l' amico, reo di aver dato del pazzo squilibrato al Soldato d' Inverno.
"Ho scoperto dove si trova il Colonnello. L'ho chiamato e messo in contatto con Laogharie, in Inghilterra."
"Laogharie?"
"Un membro della V.A. britannica. Non vorrai essere l'unico reduce a volersi dare una mossa per finire a calci la piovra, vero?"




Niente sarebbe riuscito a battere il senso dell' ironia che possedeva la vita e il suo scorrere.
Tale pensiero filosofico non era frutto di erudite letture o di un' ora trascorsa con i compagni di College di Kate ad Harvard ma di un avvenimento ben più prosaico.
Andy finì di preparare il colore per la campitura di base e prese un grosso pennello piatto.
Lo stereo diffondeva a un volume accettabile un brano per violino di Bach, uno dei suoi musicisti prediletti quando dipingeva e non poteva distrarsi ascoltando testi cantati.
La telefonata della sua agente, una donna rampante decisamente innamorata del proprio lavoro col pallino di "conquistare il mondo" tramite l' infornata di giovani talenti che si erano affidati a lei, era arrivata esattamente una settimana prima.
"Carissima, hai mai sognato di fare un viaggio a Hogwarts?"
Un paio di dettagli non trascurabili erano che Mildred Hollow era un' agente letteraria di ormai sessant' anni con lo spirito di una ventenne Nerd e la propensione a parlare per assurdi codici che solo una persona altrettanto Nerd poteva cogliere.
Andy era l'esempio perfetto di tale persona.
Le erano bastati pochi secondi per capire che la casa editrice americana di Harry Potter le aveva offerto un contratto e per di più molto prestigioso.
Il progetto consisteva in una rilettura in chiave moderna di personaggi tratti dal mondo delle fiabe o dai vari folklori e aveva avuto cura di accaparrarsi quello celtico prima che altri illustratori avanzassero la stessa proposta. Se si doveva raffigurare la Regina Maab o Re Oberon in gita sul parco della High Way, doveva essere lei a dar loro vita. Erano quelli i nomi evocati nella terribile giornata di due anni prima, quando l' isola di Manhattan era stata attaccata da un Dio e dai suoi guerrieri alieni. Il paragone tra Loki, i Kitauri e la Corte degli Scontenti non solo era stato efficacissimo ma anche un modo ragionevole per mantenere un' insospettabile lucidità.
La sua fata cattiva aveva un volto bellissimo e affilato, labbra perennemente distorte in un ghigno di annoiata perfidia - era impegnata a essere perfida da centinaia di anni, la qual cosa poteva persino strapparle uno sbadiglio di tanto in tanto! - e spiritati occhi verdi, brillanti e con la luce insidiosa tipica di un essere immortale. Stava lavorando alla resa finale del suo volto e avrebbe preso con sé quella tavola, per continuarla a Central Park.
Le sue camminate fino a Midtown erano riprese subito dopo la riapertura della zona ai civili, a seguito della bonifica e rimozione dei detriti dei palazzi crollati durante la Battaglia di New York.
Sospese per alcuni mesi a causa della perniciosa apatia che la tenevano relagata in casa a consumarsi per il lavoro e per le lacrime, le era sembrato doveroso riprenderle per sottolineare la rinascita sua e dell' intera città. Aveva potuto rendersi conto con i propri occhi della capacità di ripresa della popolazione, schierata fin dal giorno dopo con chi li aveva salvati.
Le prime manifestazioni erano sorte in maniera spontanea: cortei riunitisi in punti nevralgici della City, come la devastata Grand Central Terminal o i Caffé distrutti affacciati su Madison Avenue. Una folla di persone, silenziosa e compatta, raccolta in onore dei morti e con cartelli che recavano solo due parole.
Grazie Avengers.
Il volto conosciutissimo di Tony Stark era stato affiancato da altri. Uno in particolare aveva destato uno scalpore mediatico e politico senza paragoni. Forse perché non si avevano notizie di altri Soldati rimasti prigionieri del ghiaccio artico e sopravissuti dopo settant' anni d' ibernazione.
Il Capitano Steven Grant Rogers, reduce della Seconda Guerra Mondiale, comandante della truppa speciale nota col nome di Howling Commandos, era tornato e nel ruolo che più lo caratterizzava. Quello di Eroe.
Andy non aveva mai amato i toni elegiaci che sorgevano spontaneamente quando il patriottismo americano rifioriva dopo una tragedia; era abbastanza smaliziata e propensa al sarcasmo corrosivo da sapere come rimanerne immune ma era anche la prima a ricordarsi quanto fosse rimasta impressionata dallo studio degli eventi accaduti durante il più terribile conflitto che aveva coinvolto l' umanità.
Tutti i canali televisi avevano dato una grande rilevanza all' inaugurazione della nuova mostra permanente allo Smithsonian Institute di Washington D.C, dedicata proprio a Captain America e ai suoi commilitoni; si era ritrovata a sorridere nell' apprendere che il diretto interessato aveva gentilmente ma fermamente declinato l' invito a presenziare; da poco arruolato come collaboratore dello SHIELD, aveva dato la precedenza a una missione di salvataggio nei Balcani europei.
Un miagolio infastidito la fece voltare verso la zona soggiorno dell' appartamento. Morrigan fissava sdegnata il cellulare della padrona, abbandonato sul tavolino. Stava vibrando e lampeggiando.
"Pronto?"
"Ciao, stakanovista. Tutto bene?"
La domanda di Kate la fece scoppiare a ridere.
"Mi stai forse spiando? Come sapevi che ero al lavoro?"
"Lo capirebbe anche quel cretino del mio relatore della tesi. Tenerti lontana da fogli e matite sarebbe una tortura."
La ragazza riconobbe si aver fatto una domanda sciocca con un borbottio imbarazzato.
"Che combini?"
"A parte disegnare Regine malvage con propensioni alla magia sadica? Stavo per uscire."




"Jarvis, sto per uscire. Se vuoi avvisare Tony e Pepper, dì loro che sarò di ritorno tra un paio d' ore."
Steve recuperò dalla tasca di un giubbotto di pelle il proprio i-Pod e lo infilò nella fascia nera da stringere al braccio, sopra la corta manica della t-shirt.
Il programma di allenamento che aveva preso a seguire da quando era tornato, prevedeva la solita corsa ad andatura sostenuta - Sam la definiva "velocità smodata" - e in mancanza delle distese quiete e solenni del National Mall, aveva optato per un percorso lungo le tre Avenues principali di Midtown, arrivo a Central Park e tre giri finali del Park ride, prima di tornare a casa.
Da quando aveva scoperto la palestra pensata e progettata per i Vendicatori, completava la sessione con lunghe serie di esercizi cardio e per rilassarsi, qualche occasionale arrampicata sulla parete allestita allo scopo.
Prima di lasciare la camera da letto, lanciò un' occhiata penetrante allo zaino nero abbandonato sulla sedia della sua scrivania.
Si era aspettato di avere una privacy pressoche inesistente, essendo ospite di un uomo con poca famigliarità con tale concetto ma si era dovuto ricredere.
I suoi effetti personali non erano mai stati toccati, rendendo ancora più difficile il compito che doveva portare a termine.
Il dossier sul Soldato d' Inverno era un portale oscuro pieno di morti e sangue. Decine di rapporti stilati in cirillico recavano lapidi. Lapidi composte da foto di obiettivi terminati.
Era stato uno shock trovare, tra le fila di tombe di un cimitero di carte, quelle di Howard e Maria Stark.
Captain America aveva affrontato le prove peggiori nella sua vita. Onestamente, pensava non esistesse niente di peggio che affrontare il proprio migliore amico in uno scontro mortale. Doversi ricredere era una sconfitta e insieme la più ingrata delle missioni.
Con che cuore, con che coraggio, poteva spiegare a Tony una simile verità?
Al mondo qualcuno aveva scritto le parole giuste da dire a un uomo per fargli comprendere che in un caso simile, la colpa era ben oltre la mano che aveva premuto un grilletto? Fatto partire il comando di una bomba?
Un uomo giusto.
Questo gli era stato chiesto di rimanere. Il sospetto di non aver tenuto fede alla promessa chiestagli da Abraham Erskine era un cucchiaio del peggior veleno bevuto a forza.
Finì di prepararsi, controllando che la sua piccola agenda fosse in una delle tasche posteriori dei pantaloni. Si mise a sfogliarla prima ancora di rendersi conto del gesto, ormai divenuto una sorta di automatismo. Scorse i nomi, il dito seguì la linea di matita con cui aveva cancellato le voci adempiute.
Tratti di una vita normale, a cui aveva disperatamente tentato di adeguarsi.
Segni dei fili di sutura su una ferita grave ostinatamente ignorata e che lo aveva ridotto sempre a essere l' Eroe senza esitazioni.
Sam aveva ragione.
Sam aveva sempre avuto ragione e con una semplice domanda aveva rivelato qualcosa di ben più grave. Adesso non era più il tempo di rispondere un laconico e incerto "non lo so".
Il ragazzino scemo di Brooklyn rivoleva la propria vita o almeno, quanto ne rimaneva. E se un pezzo fondamentale di essa era sopravvissuto, doveva ritrovarlo a ogni costo.
Ripose la Moleskine nella tasca e aprì la porta.
Un secondo dopo, premette il comando della riproduzione casuale dell' i-Pod.




" If I ever leave thi world alive, I'll thank for all the things you did in my life "
Andy finì di allacciare i pesanti anfibi neri e aprì l'armadio a muro, prendendo un cappotto rosso fragola. Adorava il suo disegno un po' retrò; la sfiancatura si apriva in una mobida gonna che disegnava balze ondeggianti quando camminava, il cappuccio era corredato da una mantellina da stringere sotto la gola con un nastro.
Aveva sempre avuto una cura stravangante nel vestirsi e quel giorno frizzante di autunno non sarebbe stata un' eccezione. Le pesanti calze nere l' avrebbero protetta dal freddo.
" If I ever leave this world alive, I'll come back down and sit beside you feet tonight "
Lo stereo, a cui aveva collegato il proprio lettore mp3, diffondeva una canzone dei Flogging Molly; una delle sue preferite.
Sorrise allo specchio, mentre calzava un cappello comprato d' impeto con Kate pochi mesi prima, quando il freddo della brutta stagione era fantasioso come un racconto inventato. Di colore nero, in lana, presentava due orecchie da gatto sulla sommità.
Adesso non occorreva più nessuno che tornasse per dormire ai suoi piedi. Adesso aveva smesso di aspettarsi dei ringraziamenti che non sarebbero mai arrivati.
"Mi raccomando Mor, proteggi casa e non fare disastr-" S' interruppe, non appena vide la gatta comodamente spiaggiata, in tutta la gloria del suo pelo morbido e lungo, sul cuscino tartan che era la sua cuccia.
"Come non detto."
Recuperò cuffie, lettore e l' inseparabile borsa da lavoro.
La canzone proseguì, arrivando alla strofa finale.
" So when in doubt just call my name, just before you go insane.If I ever leave this world, hey I may never leave this world, but if I ever leave this world alive..."
Si fermò subito dopo aver chiuso il portone della palazzina, osservando Lafayette Street e i suoi caseggiati di mattoni rossi, i negozi di marche alternative, il pigro scorrere delle macchine.
Dubbi?
Basta coi dubbi.
I sopravissuti, e lei era decisamente uno di questi e in diverse categorie, avevano due strade tra cui scegliere. Aveva imboccato quella della risoluzione senza accorgersene il giorno dopo la distruzione di Manhattan. Sarebbero stati altri a dover fare il suo nome, se avessero avuto bisogno.
Scese quasi saltellando i pochi gradini e aggredì il marciapiede con la sua rapida camminata da vera newyorker con una vita molto impegnata, dirigendosi verso Washington Square Park, risalendo SoHo verso il suo confine settentrionale.
L'aria era fredda e pungente, stranamente limpida come il cielo pomeridiano. Avrebbe trovato Central Park con i suoi più bei colori autunnali perfettamente stagliati e definiti.
" She says, I'm ok, I'm all right, though you have gone in my life. You said that it would, now everything should be all right. "
Tutto sarebbe andato meglio.
Era bello sentirsene certi, era semplicemente esaltante essere arrivati alla vera risoluzione di un dolore profondo da soli.
"Sì, ora andrà tutto bene" mormorò canticchiando.
Ce l'aveva fatta.
 
*


"E questa?"
Andy la notò quando riuscì a staccare gli occhi dal bozzetto che stava schizzando, seduta su una panchina del Park ride.
Era una piccola agenda nera, caduta per terra forse a uno dei tanti corridori che affollavano la pista che circondava il parco. Le venne spontaneo andarla a raccogliere.
Piegò appena il capo verso la spalla sinistra. Copertina usurata e slabbrata, pagine arricciate. Un oggetto caro e vissuto.
Un oggetto da restituire.


 
She says, I'm ok, I'm alright
thoug you have gone in my life.
You said thait it would,
now everything should be alright.
Yes, should be alright


 
FINE




Agolo (tetro e buio) dell' autrice: e così siamo arrivati alla conclusione di questa breve storia. Prima di passare alla fase Delirio e Disagio dei miei ringraziamenti, alcune precisazioni deliziosamente tecniche e molto Nerd.
Credo sappiate tutti, più o meno, chi fosse la Famiglia Addams. Non so come mi sia venuto in mente di contrapporla a CSI; forse è tutta colpa del fatto che quella commedia gotica ed esilarante in bianco e nero ha profondamente segnato la mia infanzia. Da lì a far associare Lurch a Steve da parte di Tony il passo è stato breve. Brevissimo.
Menzione a parte merita il "museo obbligatorio" allestito da Pepper nella Hall della Stark Tower. Il concetto l'ho visto realizzato per la prima volta nella metropolitana di Napoli, un mirabile esempio che se solo vogliamo, anche nel nostro Paese siamo in grado di far vedere a tutti come possiamo rinnovare la Bellezza di cui siamo, purtroppo e spesso, indegni depositari.
E sì: mancano pochissimi giorni all' uscita di "Age of Ultron", ormai abbiamo visto come il grattacielo più aggressivo di New York sia cambiato ma per rispetto alla time line delineata in "The List" ho preferito non cambiargli ancora nome e non eccedere nelle nuove descrizioni.
Il link utile del giorno: se volete ascoltare la canzone del Flogging Molly che fa da colonna sonora al capitolo, eccovela!


https://www.youtube.com/watch?v=1AOp9c5DRzc


E ora, passiamo ai ringraziamenti.
Non sarei mai riuscita a portare a termine questa storia senza il supporto, i commenti, gli splendidi momenti di Disagio e Amicizia datemi da Cowgirl Sara. E' stata una beta reader preziosa e grandiosa e se non avete ancora letto qualcuna delle sue storie, vi obbligo moral- vi costring- v'invito ad andarle a leggere.
Come sempre, grazie al mio Muso dagli occhi da cucciolo, la forza spaventosa e una propensione patologica ai dolci: il Sergente James Buchanan Barnes. E al suo amico Capitano, che spupazzerei di coccole in ogni dove, luogo e lago.
Grazie ad Alessia e Caterina. Kate senza di voi non sarebbe esistita.
Grazie a tutti i miei lettori. A chi legge, a chi legge e commenta. A chi è passato semplicemente di qua.
Ci rivedremo presto; anche in altri fandom ma ho ancora tanto da raccontare su una Lass persa e ritrovata e una famiglia di Supereroi semplicemente meravigliosa.
See ya soon in New York, punks!
Maddy
























 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Captain America / Vai alla pagina dell'autore: Magali_1982