Rimase immobile.

Pietrificato.

Senza quasi respirare.

Come se il suo cervello avesse dimenticato come si facesse a dare ordini al corpo.

Non era possibile.

Non poteva essere lì.

Non lei.

Non in quel modo.

Non realmente.

Ricordava benissimo la sua morte, come se non fosse passato un giorno.

Era stato uno di quei giorni in cui si era sentito completamente ed irrimediabilmente impotente.

La sua decima rigenerazione l'aveva vista morire davanti ai suoi occhi senza che avesse potuto fare niente.

Lui non aveva potuto fare niente.

Allora ancora non sapeva neanche chi fosse.

L'unico indizio che gli aveva lasciato era il suo stesso nome sussurrato all'orecchio.

Non aveva capito.

Ricordava ancora meglio, e con maggior dolore, il momento in cui la precedente versione di sé le aveva detto addio.

Si era convinto che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrebbe vista.

Ne era certo.

Così doveva essere.

Per quanto crudele il destino potesse essere, era quello che aveva riservato loro.

Lui era destinato a vederla morire due volte e lei a vederlo conoscerla sempre meno, fino al giorno in cui non si fosse ritrovata davanti un uomo per il quale non fosse stata altro che un'estranea.

A quello erano destinate le versioni di loro di ogni tempo.

Senza via di fuga.

Per questo, in quel momento, il suo cervello non ne concepiva la presenza in quel luogo.

L'undicesima rigenerazione sarebbe dovuta essere l'ultima a vederla.

Nessuna versione successiva di sé avrebbe più dovuto incontrarla.

In nessun modo.

Da nessuna parte.

Per quel motivo si era convinto che fosse un miraggio, ma qualcosa dentro di lui urlava e scalpitava che si sbagliava di grosso.

La donna di fronte a lui, capelli ricci e biondi , fisico asciutto con le forme al posto giusto, occhi castano ed un sorriso malandrino sulle labbra, era proprio lei.

Il dodicesimo Dottore colui che aveva imparato a prepararsi al peggio, colui che ormai viaggiava con Clara da quasi un anno, colui che non aveva mai dimenticato, ma che aveva preferito non parlare del suo passato, si trovava lì a fissare quella donna senza riuscire neanche a pensare.

River Song, la donna che aveva sposato il Dottore, la donna che, con quel gesto, l'aveva salvato ancora una volta, la moglie dell'Undicesimo.

Sua moglie.

Lo guardava in quel modo misterioso e provocante, come se nascondesse molti più segreti di quelli che ogni volta, a poco a poco, gli svelava.

Sfidandolo.

Era dannatamente eccitante.

Aveva sempre avuto quel potere su di lui, adesso se ne rendeva conto, perchè lo aveva ancora.

Il potere di non fargli riuscire a dimenticarla, a lasciarla andare.

Lo teneva legato a sé, volente o nolente e lui non aveva mai protestato.

Non aveva mai potuto.

Non aveva mai voluto.

- Ciao, dolcezza – disse lei con lo stesso identico tono delle altre volte e senza abbandonare la sua espressione divertita.

L'amore nello sguardo.

Quello stesso amore sconfinato che aveva sempre avuto nei suoi confronti.

- River – sussurrò.

Ed in quel momento, nell'esatto momento in cui pronunciò il suo nome ad alta voce, gli sembrò di ricominciare a respirare dopo un anno di apnea e che entrambi i suoi cuori ricominciassero a battere.

Non importava se quella davanti a sé fosse la River del suo passato.

Non importava se lo conosceva meno.

Se fosse la River che il Decimo aveva visto morire o che fosse quella a cui l'Undicesimo aveva dovuto dire addio.

Era lei.

Semplicemente River.

La sua River.