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Autore: sfiorisci    26/04/2015    7 recensioni
Una storia scritta in mezz'ora, sulle persone che non sono niente e che passano la vita a vantarsi del vuoto che hanno dentro.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vissero per sempre felici e con niente
 
C’erano una volta Carla e Roberto che erano una donna e un uomo che avevano proprio la faccia da Carla e Roberto. Se i loro genitori gli avevano messo qualche altro nome erano in errore perché le loro facce, i loro corpi e i loro atteggiamenti gridavano Carla e Roberto.
Carla e Roberto sono due individui – chiamarli uomini sarebbe un insulto per l’umanità – che hanno un corpo e delle membra come tutti noi, ma in realtà sono vuoti; un po’ come i pacchetti delle pringles, che dovrebbero contenere patatine e invece sono solo un mucchio d’aria.
Ecco, Carla e Roberto la consumano pure l’aria, che parassiti. Non vivono, vanno avanti per inerzia, giusto perché indietro non ci si può andare. Carla e Roberto vivono una vita vuota, piena di niente, di parole di niente, di casa di niente, di amici di niente, di amore di niente.
La loro storia è così banale e prevedibile che chiunque li guardi impiega solo tre minuti per capirla: Carla è nata da una ricca famiglia borghese e la sua unica preoccupazione da adolescente era quella di non far copiare i suoi compiti ai compagni di classe. Non ha mai osato, mai fatto un tiro di sigaretta e non si è mai ubriacata. I vestiti da mettere la mattina li sceglieva la sera prima e li ripiegava ordinatamente sulla sedia. Non ha mai agito d’impulso perché in lei l’impulso non c’è: è solo piena di regole e paradigmi imposti da altri. Ha preso l’università perché al liceo era uscita con 100 e lode a furia di leccare e questo la fa sentire intelligente. Tutti le dicevano che era solo una stupida secchiona, ma nulla l’ha mai offesa. Come si può offendere chi non ha niente?
Roberto, invece, era povero in canna ma non si è mai lamentato, perché gli bastavano quattro vestiti, qualcosa da mangiare e Call of duty. Non si è mai interessato a niente in particolare e a scuola non andava bene, ma nemmeno male. Dato che non ha un’idea sua si è sempre limitato a seguire il più forte, senza mai sentire il peso dell’essere inferiore. È andato all’università solo perché ci andavano tutti i suoi amici, in modo tale che avrebbe ritardato il più possibile la sua entrata nel mondo del lavoro.
Carla e Roberto si sono conosciuti all’università, all’angolo degli asociali chiusi mentalmente e si sono piaciuti da subito. Pensano di amarsi perché questo è quello che altri gli hanno detto e non hanno pensieri per contraddirli. Dopotutto è più facile essere niente, quando si è niente in due.
Le loro vite sono così prevedibili che riesco anche a prevedere il loro futuro. Carla subentrerà nella ditta di famiglia e avrà molti soldi; Roberto farà un lavoro dipendente e, data la sua recente promozione, compreranno una casa nuova e la arrederanno secondo il gusto di lei, mentre lui le andrà dietro da bravo cagnolino. Avranno un figlio – massimo due – che sarà come loro o tutto l’opposto. Passeranno tutto il resto della loro insignificante vita a sparlare male degli altri e a riderne, perché in realtà invidiano il loro avere qualcosa. Faranno finta di essere snob perché fingere è l’unico modo che hanno per essere qualcuno. Compreranno solo vestiti firmati ed abbinati fra loro; non andranno in vacanza se non prenotano almeno sei mesi prima e tutte le sere andranno a dormire alle nove, nove e trenta quando vogliono esagerare.
Si diranno un sacco di cose senza mai dirsi niente, si chiameranno “Pucci” a vicenda e faranno sesso una volta al mese, se va bene. Roberto soffrirà di disfunzione erettile perché passa troppo tempo attaccato al cellulare e ormai non capisce più la differenza tra realtà e fantasia. A Carla non importerà di questo perché penserà che sia una cosa normale e fino a quando avrà la sua bella casa, i suoi vestiti e il suo specchio di Hello Kitty in cui ammirare il suo riflesso tronfia di vanità starà bene.
Carla e Roberto non hanno nessuna funzione logica se non quella di consumare ossigeno e produrre anidride carbonica. Forse sono nati per errore, forse per ricordare alle persone quant’è brutto essere nessuno.
Carla e Roberto moriranno a meno di distanza di un anno l’uno dall’altro e avranno il loro posto già prenotato nel cimitero, con due lapidi belle e scintillanti. Al loro funerale la gente piangerà solo per cortesia, perché in realtà a nessuno importa a due persone di niente, non verranno mai ricordate o citate da nessuno con la loro inutile esistenza.
Carla e Roberto moriranno con il sorriso sulle labbra, pensando di aver vissuto una bella vita. Una bella vita di niente.

 

Ho scritto questa storia di getto, ieri sera mentre in treno stavo tornando a casa. Ero seduta davanti a Carla o Roberto che hanno parlato male di tutti i passeggeri per tutto il tragitto Firenze-Arezzo e mi sono sentita quasi in obbligo a scrivere male di loro due e della loro vita di niente.
Non so cosa mi aspetto da questa storia, non co nemmeno se qualcuno possa essere interessato a leggerla o a recensirla, nel caso vorreste lasciarmi una vostra opinione sarei molto felice :)
Francesca.
 
   
 
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