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Autore: eugeal    28/04/2015    0 recensioni
Lo sceriffo è tornato e Nottingham è salva.
Durante l'assedio, Marian ha scoperto un lato di Guy di Gisborne che non conosceva.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Robin Hood si alzò dal suo posto accanto al fuoco e si stiracchiò, un po' indolenzito per essere rimasto seduto a pensare tanto a lungo. Tuck, Will e Djaq erano andati a Nottingham per raccogliere più informazioni possibili sul matrimonio di Marian, Little John e Much si erano dedicati alla ricerca di cibo nella foresta, mentre lui era rimasto a sorvegliare il campo e a riflettere sul modo migliore di salvare la ragazza.
Fece qualche passo verso la zona coperta del campo dove qualche tempo prima Will aveva costruito comodi letti per tutti loro e pensò che anche lui avrebbe dovuto cercare di riposare, ma aveva troppi pensieri che lo tenevano sveglio.
Guardò Allan che russava leggermente e si chiese come potesse dormire tanto pacificamente dopo quello che aveva passato. Il sonno di Gisborne invece sembrava essere molto meno sereno: il cavaliere nero si agitava nel sonno e il suo viso era contratto in un'espressione di profonda angoscia e sofferenza.
Istintivamente, Robin si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla per svegliarlo. Gisborne aprì gli occhi di scatto, spaventato da quel tocco improvviso, e afferrò il polso di Robin con entrambe le mani, poi riconobbe il fuorilegge e sembrò rilassarsi, ma non allentò la stretta sul braccio di Robin.
- Oh. Sei tu. - Sussurrò, richiudendo gli occhi con aria sofferente, poi si rese conto che era ancora aggrappato al polso di Robin e lo lasciò andare. Si alzò a sedere sul letto e si rivolse al fuorilegge senza guardarlo. - Hood, non ti conviene avvicinarti a me mentre sto dormendo. Potrei reagire nel modo sbagliato senza rendermene conto.
Robin lo guardò, stupito dal tono addolorato delle sue parole e intuì che Gisborne lo stava mettendo in guardia su qualcosa che doveva già essergli successo in passato e di cui ancora si rimproverava.
Marian. Doveva aver fatto qualcosa a Marian. Indovinò Robin, con una fitta di preoccupazione per la ragazza e di ostilità verso Gisborne, ma non gli chiese nulla in proposito.
- Credi di essere in grado di collaborare con noi per impedire che Barret costringa Marian a sposarlo? - Gli chiese invece e Guy ricambiò il suo sguardo senza la minima esitazione.
- Per aiutare lei sarei disposto a collaborare anche con i diavoli dell'inferno.
- Bene. - Approvò Robin. - Cerca di mangiare qualcosa e di riprendere le forze, probabilmente ne avrai bisogno.
- Sempre che Allan abbia lasciato qualcosa. - Commentò Gisborne con un mezzo sorriso e Robin fu sorpreso di scoprire una traccia di calore nel tono della sua voce.
Robin controllò le scorte di cibo e recuperò un grosso pezzo di pane e della carne fredda avanzata dal pasto precedente. Spezzò il pane e ne porse una metà a Guy, che lo aveva seguito, poi tornò verso il fuoco e sedette su uno dei tronchi tagliati che usavano come sedili. Appoggiò il piatto con la carne a terra accanto a sé e fece un gesto verso di esso per invitare Gisborne a servirsi.
Guy annuì e sedette sul tronco vicino a quello di Robin.
Per qualche minuto mangiarono in silenzio, poi Robin si accorse che Gisborne lo stava fissando, ma allo stesso tempo sembrava perso in qualche pensiero lontano.
- Cosa c'è? - Chiese, a disagio, e Guy trasalì come se quella domanda lo avesse colto di sorpresa.
- Mi chiedevo se sarebbe stato poi così tremendo averti come fratello. - Rispose d'impulso, prima di rendersi del tutto conto di quello che stava dicendo.
Robin lo guardò, allibito.
- Come ti è venuta in mente un'idea del genere?!
Guy gli rivolse un sorriso ironico. Provava un certo imbarazzo per aver rivelato a Robin Hood i propri pensieri in modo tanto trasparente, ma l'espressione sconvolta del fuorilegge lo divertiva.
- Non sono diventato matto, Hood. Era una possibilità piuttosto concreta.
- Stai delirando, Gisborne?
- No. Tuo padre. Mia madre.
- Cosa?
- Avevano una relazione. - Guy lo guardò, stupito per la reazione incredula di Robin. - Davvero non lo sapevi?
- Stai mentendo. È assurdo.
- Già. Lo avrei pensato anche io se non lo avessi visto con i miei occhi. - Disse, con una certa soddisfazione maligna nel vedere lo stupore di Robin Hood. - Avevano intenzione di sposarsi.
- Ma non lo hanno fatto. Mio padre non me ne ha mai parlato...
Guy tornò serio e abbassò lo sguardo.
- Non ne hanno avuto il tempo... - Disse a bassa voce e Robin lo guardò, improvvisamente furioso.
- Perché sono morti! L'incendio! È per questo che lo hai appiccato?! Li hai uccisi per evitare che si sposassero?!
- No! - Gridò Guy, sinceramente ferito da quell'accusa. - È stato un incidente! Non avrei mai fatto una cosa del genere di proposito, mai! Non ho avuto il coraggio di sfidare le fiamme e porterò questo peso per tutta la vita, ma non avrei mai ucciso i miei genitori e nemmeno tuo padre! Non volontariamente! Non ero un assassino... Allora non lo ero...
- Va bene, ti credo! - Esclamò Robin in fretta, per bloccare quello sfogo appassionato. Non era abituato a vedere Gisborne in quello stato e l'avversione che provava per lui iniziava a mescolarsi alla pena che avrebbe provato per qualunque uomo segnato da un trauma profondo.
- Smettila! - Scattò Guy e Robin lo guardò.
- Di fare cosa?
- Di darmi ragione senza pensarlo davvero. Non sono pazzo. - Guy fece una pausa e sorrise fra sé, con amarezza. - O forse sì. Ma non ho bisogno della tua pietà.
- Come vuoi. - Disse Robin, in tono provocatorio e Guy gli lanciò un'occhiataccia.
- Ehi, sei tu che mi volevi come fratello. - Continuò il fuorilegge.
- Non ho mai detto questo!
- Strano, mi sembrava di sì.
Guy gli rivolse uno sguardo esasperato, poi sospirò.
- Se i nostri genitori si fossero sposati, avrei dovuto sopportare te come fratello, ma probabilmente non avrei mai incontrato lo sceriffo. La mia vita sarebbe stata molto diversa... - Disse Guy, poi, sentendo su di sé lo sguardo di Robin Hood, proseguì in un tono più leggero. - Ma ancora non sono riuscito a decidere quale delle due alternative sia la meno disastrosa.
- Molto divertente. Un tempo non eri così spiritoso, Gisborne.
- Si cambia, Hood. Un tempo tu mi avresti ucciso invece di aiutarmi. Non lo dimenticherò. - Disse Guy, serio, poi notò l'espressione incerta di Robin Hood e si rese conto che il fuorilegge non era sicuro di come interpretare le sue parole.
- Quello era un ringraziamento, Hood. - Precisò in tono annoiato. Prese un altro pezzo di carne e lo masticò in silenzio per un po', poi tornò a guardare Robin. - Per caso avete anche delle mele?

Allan si svegliò di soprassalto quando qualcosa atterrò sul suo cuscino, sfiorandogli la testa. Il giovane aprì gli occhi e vide che l'oggetto che lo aveva quasi colpito era una mela, rossa e matura.
Si guardò intorno per vedere da dove fosse arrivata e vide Gisborne a qualche metro di distanza che lo osservava con un lampo divertito nello sguardo.
Il cavaliere nero aveva in mano un'altra mela e la morse senza dire nulla, con aria compiaciuta.
Allan sogghignò, alzandosi dal letto per andargli incontro.
- Ehi, Giz.
- Hai dormito abbastanza, direi. Vieni, dobbiamo parlare.
Guy gli fece cenno di seguirlo e tornò verso il focolare, dove Robin Hood li stava aspettando.
Allan sedette di fronte a Robin e a Gisborne e notò con una certa sorpresa che entrambi lo stavano guardando con la stessa espressione di ansiosa aspettativa.
Fu Guy il primo a parlare, fissandolo negli occhi.
- L'hai vista? Quando eri al castello sei riuscito a vederla?
Allan non ebbe bisogno di chiedere a chi si stesse riferendo.
- Solo per poco. Le ho detto che eri andato a chiedere aiuto a Robin Hood e lei si è preoccupata, temeva che ti saresti fatto uccidere da lui.
Robin alzò gli occhi al cielo con aria esasperata.
- Ho altro da fare nella vita che non ammazzare Gisborne.
- Buono a sapersi. - Commentò Guy in tono leggero per nascondere quello che provava. Sapeva che era sciocco da parte sua, ma non poteva fare a meno di sentirsi commosso ed emozionato per il semplice fatto che Marian si fosse preoccupata per lui.
- Stava bene? - Chiese Robin, rivolgendosi ad Allan.
- Quando l'ho vista sì... - Rispose il giovane, ma l'esitazione nel tono della sua voce fece preoccupare gli altri due.
- Cosa c'è, Allan? Ci stai nascondendo qualcosa? - Chiese Guy, minaccioso e Allan rabbrividì. - Lo sceriffo mi ha fatto torturare. Al posto tuo, tra l'altro. Voleva vendicarsi per lo scherzo che gli hai fatto con il tuo testamento, ma visto che ti crede morto se l'è presa con me. - Iniziò Allan, rivolgendosi a Gisborne. - Ma non devi sentirti in colpa visto che mi hai salvato...
- Allan! - Lo interruppe Robin. - Questo cosa c'entra con Marian?
- Quello che volevo dire è che mentre ero nella sala torture ovviamente non potevo vederla e quando mi hanno riportato in cella lei non c'era più, l'avevano portata altrove, ma...
Si interruppe e lanciò uno sguardo preoccupato a Robin e Guy.
- Cosa? Parla, accidenti! - Sbottò Gisborne, angosciato.
- Sul pavimento della sua cella c'erano questi.
Allan mostrò agli altri due una ciocca di capelli neri e ondulati e rimase immobile, timoroso della reazione che avrebbero avuto.
- Le ha tagliato i capelli! - Esclamò Robin, furioso.
Allan lanciò uno sguardo a Gisborne, preoccupato per lui. Guy era rimasto a guardare la ciocca di capelli senza muovere un muscolo, come pietrificato, poi si era voltato verso Robin e lo aveva guardato negli occhi.
- Hood. Dobbiamo salvarla. A ogni costo. - Aveva detto a bassa voce, in un tono che aveva fatto venire i brividi ad Allan, poi si era alzato in piedi, aveva voltato le spalle agli altri due e si era allontanato dal campo senza dire altro.
Allan lo aveva guardato andare via, chiedendosi se avrebbe dovuto seguirlo, ma Robin aveva scosso la testa.
- Lascialo stare. Tornerà.
   
 
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