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Autore: eugeal    04/05/2015    0 recensioni
Lo sceriffo è tornato e Nottingham è salva.
Durante l'assedio, Marian ha scoperto un lato di Guy di Gisborne che non conosceva.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Marian aveva guardato con orrore Barret che estraeva la spada per inseguire Guy e si era alzata da terra per cercare di fermarlo. Aveva fatto solo pochi passi quando qualcuno l'aveva trattenuta, impedendole di proseguire e lei aveva gridato vedendo le porte della chiesa che venivano chiuse e sbarrate dall'interno.
Si voltò a guardare la persona che l'aveva trattenuta, pronta a lottare per liberarsi e si trovò a fissare gli occhi azzurri di Robin Hood.
- Robin! - Esclamò la ragazza con gioia, poi riconobbe anche gli altri fuorilegge. - Siete venuti a liberarmi! Andiamo, presto!
Il fuorilegge la prese per mano e la condusse verso l'altare e Marian lo fissò, sorpresa.
- Dove stiamo andando? Dobbiamo uscire da qui prima che torni!
Robin scosse la testa.
- Non abbiamo molto tempo, dobbiamo sbrigarci.
- Sbrigarci a fare cosa?
- A sposarci. - Robin guardò Tuck e il frate fece un cenno di assenso. Accanto a lui, il prete di Locksley, chiaramente terrorizzato, annuì debolmente.
- Cosa?!
- Una volta che sarai mia moglie, lo sceriffo non potrà costringerti a sposare Barret. - Spiegò Robin e Marian lo fissò, incredula.
Non sapeva cosa dire e aveva l'impressione che il tempo stesse correndo a una velocità doppia rispetto al normale. Robin le aveva appena chiesto di sposarlo e aveva intenzione di farlo subito e lei non riusciva a non pensare a Guy che aveva scelto di esporsi così tanto pur di interrompere il matrimonio e allo sguardo che le aveva rivolto quando era entrato in chiesa.
- Guy... - Sussurrò. - Cosa farà quando lo scoprirà?
Robin l'aveva fissata per un attimo e Marian aveva intravisto un lampo di delusione nel suo sguardo, poi il fuorilegge le aveva sorriso, ironico.
- Lo sa già, anzi, a dire il vero questa è stata una sua idea.
Marian era rimasta a fissarlo, allibita, poi Robin l'aveva spinta dolcemente verso l'altare.
- Non c'è molto tempo, Marian.
Aveva fatto un cenno al prete e l'uomo aveva iniziato a officiare la cerimonia, sudando per l'agitazione.
La ragazza si guardò intorno, nervosamente. Robin era accanto a lei, e la sua figura era rassicurante come al solito, ma sembrava inquieto, Tuck era accanto all'altare a pochi passi dal prete, mentre gli altri membri della banda tenevano sotto tiro i nobili seduti sulle panche della chiesa. Suo padre invece non si vedeva da nessuna parte e Marian si chiese dove fosse andato.
Per anni aveva sognato il momento in cui finalmente avrebbe sposato Robin, il suo primo amore, e ora che stava davvero per farlo, quella situazione le sembrava assurda, completamente diversa da come l'aveva immaginata da ragazza.
Avrebbe dovuto scoppiare di gioia e invece le veniva da piangere e il nodo che si sentiva in gola era lo stesso di quando, solo un anno prima, era stata costretta a sposare Guy...
Guy.
Marian capì di colpo che quella sensazione di angoscia era strettamente legata al cavaliere nero. Le venivano in mente all'improvviso tutte le volte in cui Guy le era rimasto accanto, proteggendola dalla crudeltà dello sceriffo, oppure semplicemente in attesa di un cenno di calore da parte sua, i suoi timidi tentativi di corteggiarla che lei aveva sempre scoraggiato e il dolore profondo che aveva provato quando lo aveva creduto morto.
L'assenza di Guy le aveva fatto pensare che il mondo si fosse rotto in qualche modo e i suoi pezzi erano tornati a posto solo quando lo aveva riabbracciato nella stalla di Locksley ed era scoppiata a piangere tra le sue braccia.
E ora Guy stava sfidando Barret per permettere a lei di sposare Robin...
Guardò il fuorilegge, l'uomo con cui aveva sempre immaginato di condividere la propria vita sin da quando era una ragazzina, sperando di trovare conforto nel suo sguardo, ma Robin la guardava serio, senza sorridere.
Le stringeva la mano con una presa salda e di nuovo Marian si trovò a pensare a quanto invece avesse tremato la mano di Guy quando l'aveva presa tra le sue dopo che lo aveva baciato.
Le venne in mente quello che le aveva detto la sera dell'assedio, quando le aveva confessato di essere stato sul punto di fuggire: la morte lo spaventava, ma non sarebbe stato capace di essere vivo in un mondo dove lei non c'era.
Se avesse sposato Robin, lei sarebbe sparita dal mondo di Guy.
L'immagine del suo sogno, col cavaliere morto steso sull'altare le apparve fin troppo vivida nella mente, ma ora poteva vedere il viso del cadavere ed era Guy, immobile e pallido come una statua di marmo.
Il prete le chiese qualcosa e Marian lo guardò senza capire.
- Come?
L'anziano sacerdote la guardò, preoccupato e si schiarì la voce, prima di ripetere la domanda. - Vuoi tu Marian di Knighton sposare il qui presente Robin di Locksley e amarlo...
Fu Robin a interromperlo.
- No.
Il parroco lo fissò, allibito e Marian lo guardò, con le lacrime agli occhi.
- No?
Robin fece un sorriso triste.
- È questo quello che avresti risposto, vero? Non voglio sentirlo dalla tua voce e allora lo dico io per te. No.
Marian chinò la testa e scoppiò a piangere e Robin la prese tra le braccia per consolarla.
- Mi dispiace, - singhiozzò la ragazza – mi dispiace così tanto...
Robin le sfiorò i capelli arruffati con un bacio e la tenne stretta mentre piangeva. Sapere che Marian non voleva sposarlo lo feriva, ma se voleva essere onesto, doveva ammettere che una parte di lui provava un certo sollievo al pensiero che la cerimonia non sarebbe proseguita.
Qualcosa era cambiato tra loro, era inutile negarlo. Il sentimento che li aveva legati quando erano ragazzi si era trasformato in qualcosa di diverso col passare degli anni. Forse il loro legame si era incrinato per la prima volta quando lui era partito per la Terra Santa e non si era mai risanato del tutto anche se nessuno dei due aveva avuto il coraggio di ammetterlo fino ad allora.
Quando Marian gli aveva chiesto se fosse stato lui ad uccidere Gisborne, Robin aveva avuto l'impressione di non riconoscere più la ragazza che si trovava davanti. La Marian a cui aveva chiesto la mano non gli avrebbe mai fatto una domanda del genere, non ne avrebbe avuto bisogno perché non avrebbe avuto alcun dubbio.
Era da quel momento che nel suo cuore aveva iniziato a dirle addio senza volerlo ammettere, ma ora, davanti alle sue lacrime e alla sua espressione da animale in trappola, non aveva più senso negare la verità.
- Lo so. - Le sussurrò con dolcezza. - Lo so.
Marian chiuse gli occhi, appoggiando il viso al suo petto. Tra le braccia di Robin si sentiva sicura, protetta e si fidava completamente di lui, ma Robin non era più il ragazzo che le aveva preso il cuore e lei non era più la Marian che glielo aveva donato tanti anni prima. Erano cambiati entrambi e l'amore semplice e puro di un tempo era mutato in un affetto profondo.
- Quando è successo? - Chiese Robin, con un sospiro.
- Cosa?
- Quando ti sei innamorata di lui?
- Ma io non... - Iniziò Marian in fretta, poi si interruppe, confusa. Avrebbe voluto smentire Robin, dirgli che non era innamorata di Guy, ma sarebbe stata la verità?
...amo Guy? È questo quello che provo?
Non sapeva rispondere a quella domanda, ma sapeva che se aveva quel dubbio non sarebbe stato onesto sposare Robin, nemmeno per mettersi al sicuro dalle pretese di Barret.
- Non lo so... Non so più quello che provo...
Rispose, poi rimase in silenzio, a testa china e Robin scosse la testa, rassegnato.
- Dammi le mani, cercherò di aprire queste manette e poi ti porterò al sicuro. Nessuno ti obbligherà a sposarti se non ne sei sicura.
Marian gli porse i polsi incatenati, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia e Robin cercò di forzare la serratura con la punta del suo pugnale, ma il buco era troppo piccolo e non riusciva a far scattare la chiusura.
Gli serviva qualcosa di più sottile. Gli venne in mente che aveva ancora con sé il pugnale che gli aveva dato Allan, quello che avrebbe dovuto servire a identificare l'aggressore di Gisborne. Quel coltello aveva una lama sottile e appuntita e probabilmente sarebbe riuscito a entrare nel buco della serratura.
Lo prese e iniziò a forzare le manette, riuscendo a farle aprire dopo qualche secondo.
I ferri caddero a terra, ma Marian sembrava essersi pietrificata, lo sguardo fisso sul pugnale.
- Scusa, - disse Robin – è ancora sporco di sangue, ma era necessario per liberarti.
La ragazza scosse la testa. Non era il sangue a sconvolgerla.
- Robin, perché hai il pugnale di Barret?
- Cosa?! Sai a chi appartiene?
- Ho visto il fodero che usa, è decorato nello stesso modo del manico di questo pugnale, non posso sbagliarmi. Perché ce l'hai tu?
Robin si lasciò sfuggire un'imprecazione e rivolse uno sguardo di scusa al prete che lo aveva fissato con aria severa.
- Marian, ne sei assolutamente certa? Senza il minimo dubbio?
- Sì. È il pugnale che completa il fodero di Roger di Barret. Perché?
Robin la guardò, preoccupato.
- Questa è l'arma che hanno usato per pugnalare Gisborne. Se appartiene a Barret, allora è stato lui a organizzare l'imboscata! È lui il capo dei banditi!
Marian impallidì.
- Robin... ma allora Guy...
- Non lo sa. E lo sta affrontando da solo.
   
 
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