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Autore: check_for_double_meanings    07/05/2015    2 recensioni
Una cosina easy senza troppe pretese, ispirata a "Still into you" dei Paramore
Sono un po' arrugginita perché è un po' che non scrivo, ma spero di essere riuscita a trasmettere la mia idea.
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Song fic palesemente ispirata a 'Still into you' dei Paramore ( https://www.youtube.com/watch?v=OblL026SvD4 ) Non saprei spiegare perchè ma appena l'ho ascoltata ho pensato a Rei e Nagisa, e ho sentito il familiare impulso di mettere per iscritto il mio fangirling. Spero vi piaccia.  


Still into you 


La strada, a quell’ora della sera, era sgombra quasi del tutto, fatta eccezione per qualche auto che, come la loro, faceva ritorno a casa da qualche cena o serata con gli amici. 

Il suv bianco di Rei, la sua splendida BMW, ‘la sua piccola’ come la chiamava lui, percorreva con tutta calma la strada di casa. Gli pneumatici aderivano perfettamente all’asfalto, scivolando lisci come l’olio, garantendo un viaggio sereno e tranquillo, assicurato anche dalla sensazione di essere cullati che davano le curve frequenti ma non troppo ampie o brusche. La Luna e le lucine del cruscotto interne all’auto, insieme naturalmente ai fari, erano le uniche fonti di luce su quella strada in mezzo al bosco che scendeva giù dalla montagna. 

Era il viaggio perfetto per dormire, lungo e rilassante, ma qualcuno si sentiva troppo entusiasta per dormire, e Rei annuiva e rispondeva con un piccolo verso per farlo stare buono mentre cercava di concentrarsi sulla strada. Perché lui non aveva tutta quella energia e la strada, per quanto bene la conoscesse, era comunque buia e gli imprevisti potevano sempre capitare. Doveva stare attento solo alla strada. 

Ma c’era qualcuno che questo non lo capiva. 

“Capisci? Non pensavo che tua madre fosse così puntigliosa su ogni singola cosa!” disse Nagisa scandendo bene le ultime parole per enfatizzarle al massimo. “Insomma, lo so anche io che in settimana devo tornare dal parrucchiere a farmi i colpi di sole. La vedo benissimo da me la ricrescita, è solo che ho avuto poco tempo ultimamente.” Spiegò finendo con uno sbuffo, e ricevendo un mugugno da Rei. Incrociò le braccia e mise su un piccolo broncio, che Rei non vide. 

“E comunque sono biondo naturale, solo che qualche colpo di sole non può farmi sembrare altro che più bello di quanto non sia già.” 

“Ah ah.” 

“Sai, credo che tua madre sia gelosa, in fondo i capelli biondi sono rari in Giappone.” Si fermò qualche secondo a riflettere e, dopo aver avuto l’illuminazione, se ne uscì con una smorfia dispiaciuta e un po’ colpevole. “Pensi che dovrei chiamarla e chiederle scusa? Le ho detto che anche lei avrebbe potuto farsi il colore dal momento che è grigia come un topo. Però effettivamente considerando la sua età è normale.” Rimuginò un po’ cercando di darsi una risposta, ma dal momento che non riusciva a decidersi, si portò delle dita delicate sulle labbra, indeciso, e chiese a Rei “Sono stato troppo cattivo? Dovrei chiederle scusa? Cosa ne pensi?” 

“Ah si?” 

Nagisa alzò un sopracciglio e si girò a guardarlo. “Amore? Mi stai ascoltando?” 

“Mh mh.” 

Nagisa si indispettì e dopo aver quasi urlato un “Bene, se non ti interessa allora posso anche smettere di parlare.” Incrociò le braccia imbronciandosi, e iniziò a guardare fuori dal finestrino con aria offesa. 

Dopo un po’ che non lo sentiva più parlare, Rei si girò e lo vide in modalità 'bimbo capriccioso'. Sospirò stanco e pensò alla situazione in cui si era cacciato.

Stavano tornando a casa dopo una serata a casa dei genitori di Rei, dove sua madre si era divertita a prendere di mira Nagisa, che stava cercando in lui un po' di sfogo e in qualche modo rassicurazione. 

Era stanco, stanchissimo, e non voleva avere a che fare con un Nagisa offeso una volta arrivato a casa. Dopo questo genere di serata voleva tornare a casa e infilarsi sotto le coperte insieme a Nagisa, a farsi provocare fino a cedere e fare l’amore, e dormire in pace con la sua testa sul petto e il suo lieve russare nelle orecchie.

Sorrise e rallentò, muovendo un braccio per far posare la sua mano su quella di Nagisa. Questi non si voltò, ma sospirò sonoramente quando Rei fece intrecciare le loro dita. 

"Hei."

Niente.

"Nagisa."

Nagisa si voltò a guardarlo, sempre con la sua espressione profondamente indispettita.

"Chi è il mio amore grande?" Chiese Rei continuando a guidare, ma tenendo una mano sola sul volante. Non gli piaceva, anzi, il suo cervello gli diceva continuamente che non era una cosa sicura, ma tenendo una velocità moderata forse poteva cavarsela.

"Sono io." Sussurrò Nagisa, ora sorridendo appena arrossito in viso.

"Quante volte l'ho detto?"

"Tante." Ridacchiò Nagisa, pensando alla prima volta che glielo aveva detto -imbarazzato come mai prima- quando erano ancora ragazzini, e quante altre glielo aveva detto nel corso degli anni. E nonostante la loro crescita, i loro cambiamenti e le nuove dinamiche relazionali che intercorrevano tra di loro, quelle semplici parole avevano ancora un effetto sconvolgente su di lui, emozionante come la prima volta, dopo tutto quel tempo.

"E quante volte ho detto che per guidare devo concentrarmi sulla strada?"

Nagisa sbuffò, il suo entusiasmo ormai morto.

"Puoi rispondere?"

"Tante." mugugnò.

Rei sorrise. Gli sembrava di avere a che fare con un bambino, e spesso questo lo divertiva molto anche perché, come una brava mamma, riusciva sempre ad avere la meglio, ma odiava vedere il broncio sul volto di Nagisa. 

"Facciamo così. Dormi fino a quando siamo usciti dal bosco, così quando siamo in autostrada e posso concederti attenzioni, sei bello sveglio per raccontarmi tutto quello che ti passa per la testa. Va bene?" Si girò un momento per sorridergli e Nagisa sorrise di rimando, allungandosi per dargli un bacio sulla guancia. Lasciò la sua mano, che svelta ritornò sul volante insieme all'altra, e, adagiandosi sul sedile, chiuse gli occhi.

Rei sorrise tra sé quando sentì il respiro di Nagisa farsi più lento e regolare, e pensò che quando avrebbero avuto dei figli sarebbe stato bravo a trattare con loro. Si, sarebbe senza dubbio stato un bravo papà.

Sgranò gli occhi all'improvviso. Aveva pensato con certezza a diventare padre. Lo aveva fatto. Provò a ragionare su come fosse arrivato ad una simile conclusione, ma il suo cuore era più rapido del suo cervello a fare i conti con i sentimenti. 

Voleva dei figli, magari non in un futuro prossimo, ma li voleva, e ciò poteva significare solo che era davvero innamorato di Nagisa. Più profondamente di quanto non pensasse. Voleva essere padre insieme a lui, voleva crescere delle creaturine con lui, voleva crescere con lui per il resto della vita. 

Oh cielo. Non era preparato ad una simile rivelazione. Insomma, si, sapeva di star facendo sul serio con Nagisa, ma non pensava che questi desideri da adulto responsabile sarebbero mai affiorati alla sua mente. 

Ma in fondo, cosa poteva completare la sua vita già quasi perfetta? Solo Nagisa. 

Lo voleva, voleva Nagisa e lo voleva per sempre. E non poteva più aspettare.

Con un pensiero assurdo ma decisivo, continuò a guidare. 

Quando Nagisa si svegliò si accorse di tre cose: l'auto era ferma, la sua portiera era aperta e la sua canzone preferita di sempre stava risuonando dalle casse dell'auto. Si stropicciò gli occhi e si slacciò la cintura, stiracchiandosi nel poco spazio che aveva.

Udì una piccola risata provenire da fuori, e solo girandosi di fianco e abbassando lo sguardo si accorse di Rei, sorridente e inginocchiato di fronte a lui, che cantava a bassa voce la canzone che risuonava da dentro l’auto.

"Sembri un gattino quando ti svegli." Disse piano ad un certo punto.

Nagisa lo guardò ancora stranito e un po' assonnato, con quei suoi grandi occhi lucidi e confusi, e Rei si sentì mancare il respiro.

"Dopo tutti questi anni mi fai ancora fermare il cuore." 

Nagisa sorrise e sbadigliò, arrossendo appena. "Rei, ma che stai dice-"

"Nagisa io ti amo."

Entrambi sussultarono, e subito Rei rise allentando la tensione.

"Scusami, è che -" rise di nuovo, non sapendo bene nemmeno lui come continuare. "Non lo so, sono giunto alla conclusione che ti amo, e dopo tutti questi anni -quanti sono, 10?- quando ti guardo mi si ferma il cuore, quando mi sorridi mi dimentico di respirare."

Nagisa sorrideva, non sapendo bene come reagire. "Rei, sai di essere fermo in mezzo alla strada nel bel mezzo della notte? Forse dovresti fermarti a riposare un po' anche tu." Disse accarezzandogli distrattamente i capelli.

Rei scosse energeticamente la testa, tanto che gli occhiali scivolarono un po' dal suo setto nasale, ma Nagisa prontamente si sporse e glielo risistemò.

Erano così vicini che l’unica cosa che Nagisa vide furono le pupille di Rei erano spaventosamente dilatate, ma non fece tempo a notare altro che le loro labbra si stavano già premendo le une sulle altre.

Quel bacio durò appena qualche secondo, ma Nagisa sentì che era diverso da tutti gli altri.

Non appena si separarono si ritrovò senza fiato, e Rei lo investì di nuovo con un “Ti amo”.

"Lo so me lo hai già detto tante volte." Ridacchiò.

"No, no, no, io ti amo. Ti amo come si amano le persone che si amano. Capisci?"

Nagisa rise ancora senza comprendere minimamente cosa stesse accadendo. Forse Rei aveva bevuto da sua madre e ora sentiva il ripercuotersi degli effetti dell’alcol.

"Rei, non capisco cosa vuoi dirmi."

Rei scosse la testa e rise anche lui, in modo forse un po’ sconclusionato ma sincero.

"Dovrei aver superato le farfalle nello stomaco, ma le sento ancora svolazzare libere.

E anche quando litighiamo così tanto che sono così arrabbiato da star male per tutta la notte, so che non potrei mai arrivare ad odiarti e già ti voglio di nuovo con me perché ti amo."

Nagisa sentì gli occhi iniziare ad inumidirsi.

"Voglio stare bene come sto solo con te per sempre. Voglio divertirmi a vederti litigare con mia madre e poi calmarti con delle coccole, voglio che mi guardi sempre con i tuoi splendidi occhi pieni d'amore e ricambiare con più amore possibile. Voglio -" si girò mostrando tutto intorno a sé " -fare pazzie solo per ripeterti quanto tu per me sia tutto. Voglio vivere insieme a te in una bella casa, voglio crescere con te dei figli."

Dagli occhi di Nagisa sgorgavano lacrime silenziose, mentre non riusciva a smettere di mantenere il sorriso. Un peso enorme, che solo ora si era conto di aver avuto, si era sollevato dal suo petto lasciandolo in uno stato di immenso sollievo.

"Voglio sposarti e vivere felice sapendo che ti ho al mio fianco. E l'ultima cosa che voglio è sapere se lo vuoi anche tu."

Nagisa ormai singhiozzava continuando a ridere, senza sapere bene cosa provare o come reagire. Avrebbe potuto dire tante cose, aveva un centinaio di pensieri che gli turbinavano in testa, ma forse l'unica importante da dire in quel momento era solo una. "Lo voglio." 

Rei subito scattò e lo avvolse in un abbraccio stretto, in cui Nagisa annegò tutte le lacrime. Rimase lì a singhiozzare felice, mentre Rei lo teneva stretto e gli sussurrava parole dolci, cercando di calmarlo quando lui stesso si sentiva morire dalla commozione.

"Non ho un anello perché non era una cosa programmata, ma provvederò quanto prima."

Nagisa scosse la testa, i suoi capelli a solleticare il viso di Rei. "Non ce n'è bisogno."

"No no, voglio che sia una cosa ufficiale. Avrai l'anello più bello che si sia mai visto."

Nagisa tenne la testa sprofondata nel petto di Rei stringendolo fortissimo con le braccia, continuando a piangere sempre più piano finché non si addormentò.

Rei sorrise, asciugandosi a sua volta una lacrima, prima di adagiarlo sul sedile, allacciargli la cintura di sicurezza e lasciargli un bacio sulla fronte.

Si rimise al volante e ricominciò a guidare verso casa, la sua casa, non avrebbe riaccompagnato Nagisa a casa sua, per quella notte lo voleva con lui. Voleva prenderlo in braccio e portarlo su fin in camera da letto, spogliarlo dei suoi vestiti e mettergli una maglia delle sue, di quelle che Nagisa usava regolarmente per dormire quando si fermava da lui. Voleva sorridere tutto il tempo che avrebbe passato in bagno a prepararsi per entrare sotto le coperte, impaziente di passare la notte con il suo amore grande stretto tra le braccia, impaziente di vederlo accoccolarsi inconsciamente su di lui alla ricerca di calore. Voleva abbracciarlo nel letto fino all’alba e risvegliarsi con il suo profumo nelle narici e il suo bel viso di fronte.

Giusto come prova, per assicurarsi che quello era ciò che voleva davvero, anche se sapeva benissimo che non era necessario.

Poi sarebbe andato a cercare uno splendido anello, magari con due pietre, a simboleggiare loro due, una accanto all'altra, magari rosse, il colore preferito di Nagisa. Non vedeva l’ora di vedere la sua espressione quando glielo avrebbe mostrato.

E poi semplicemente avrebbe vissuto, in fondo, cos'altro gli mancava da fare?

  

  
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