Flowers for a Ghost
Ogni giovedì Isaac si recava nel cimitero di Storybrooke. Si
sedeva per ore davanti alla tomba di Crudelia e a volte ci parlava anche.
Sapeva che non l’avrebbe ascoltato – neppure se fosse stata viva – ma l’azione
aveva in qualche modo un effetto catartico; la sentiva più vicina di quanto non
l’avesse mai sentita prima.
Forse perché adesso che era morta sembrava più facile
accettare di amarla.
Adesso poteva idealizzarla quanto voleva, cristallizzarla in
qualsiasi immagine di angelo perduto e ricordarla semplicemente come la
Cenerentola dai capelli biondi con cui aveva ballato anni prima. Del resto,
quegli occhi azzurri li vedeva ancora nella sua mente e anche a distanza di
anni non l’avevano ingannato sul suo animo.
Ogni giovedì si permetteva di onorare il suo amore non
vissuto e ogni giovedì le portava una singola campanula.
Ed era bianca, come
l’illusoria purezza che di lei aveva amato.
**
Era il venerdì il giorno in cui Ursula lasciava il suo regno
sottomarino per tornare sulla terra; unica sua direzione era il cimitero di
Storybrooke. Si fermava davanti alla tomba di Crudelia non più di qualche
minuto e semplicemente fissava quella bara di legno che sigillava la sua
migliore amica. La fissava e basta, senza parlare mai, in parte perché pensava
fosse inutile, in parte perché non avrebbe saputo cosa dirle.
Forse perché adesso che era morta sembrava più facile fingere
che non l’avesse mai amata.
Adesso poteva rilegarla al niente, poteva ridurre il suo
sentimento a cenere e ricordarla come qualcuno che semplicemente se n’era
andato. Del resto, stavolta non ci sarebbero stati più i suoi intensi occhi
azzurri a farla tentennare.
Ogni venerdì si permetteva però di onorare il suo amore mai
confessato e ogni venerdì le portava una singola campanula.
Ed era nera, come la
maledetta oscurità che di lei aveva amato.
**
Isaac si interrogò più volte circa l’identità dell’altro
visitatore, ma se lo chiedeva più con curiosità che con gelosia. Infatti nel
vedere le campanule nere, aveva scoperto con sorpresa che l’idea che qualcun
altro avesse amato il suo angelo diabolico non gli dispiaceva come avrebbe
creduto; significava che qualcun altro avrebbe serbato il suo ricordo, per quanto diverso dal suo, significava che qualcun altro avrebbe potuto
condividere la sua sofferenza.
Un giorno ritardò - forse non troppo accidentalmente - la sua
visita settimanale di un giorno e fu allora che trovò la risposta alle sue
domande. Appena arrivato, vide infatti una donna a pochi passi dalla preziosa bara,
con il ben conosciuto fiore nero in mano. Si avvicinò lentamente e anche se di
spalle la riconobbe immediatamente come uno dei cattivi della sua storia: era
la strega del mare e uno strano sorriso sfuggì alle sue labbra a quella
realizzazione. Forse erano state amiche, forse si erano amate. La verità era
che non gli importava; era qualcuno che teneva ancora a Crudelia e la cosa
sembrò affievolire per un attimo il suo dolore.
“Era molto amata, non è vero?”
Ursula si voltò di scatto immediatamente sulla difensiva, ma
gli bastò vedere l’uomo per rilassarsi. Sapeva benissimo chi era e conosceva
almeno una parte della sua storia; senza conoscerlo lo aveva odiato insieme a
Lars Feinberg e qualsiasi altro uomo che era entrato nella vita della sua Crudelia, ma adesso che Crudelia era
morta e che vedeva il dolore negli occhi dell’autore, non faceva più nessuna
differenza.
Nessuno dei due avrebbe potuto averla più, nessuno dei due
avrebbe potuto amarla più e nella sofferenza erano più alleati che rivali.
Per questo si ritrovò semplicemente a rivolgergli un sorriso
amaro. “Sì, ma forse non sapeva quanto…”
Con un pesante doloroso sospiro, Ursula tornò a guardare il
punto in cui giaceva Crudelia. Ella per la prima volta pianse, mentre egli per
la prima volta riuscì a tenere a freno la propria fragilità. Restarono in
silenzio qualche minuto a fissare la lapide, finché contemporaneamente
lasciarono cadere ognuno la propria campanula.
Ce n’erano decine - curiosamente nessuna appassita - e
coprivano tutta la bara tanto che il banale legno non si vedeva quasi più.
Adesso sì che aveva acquisito un tocco chic, un tocco personale, adesso
sembrava quasi che la De Vil potesse riposare in pace - per quanto assurda quella parola potesse suonare.
“Addio, Cru” mormorò Ursula con la sua voce rotta, sentendosi
improvvisamente pronta a lasciarla andare per sempre.
“Addio, darling” gli fece eco Isaac e nella dolorosa ironia
di quell’appellativo vibrava la stessa
intenzione.
Ma ogni giovedì ci sarebbe
stata una nuova campanula bianca e ogni venerdì ci sarebbe stata una nuova
campanula nera.