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Autore: serelily    08/05/2015    3 recensioni
MOMENTANEAMENTE SOSPESA - RIPRENDERA' A DATA DA DESTINARSI
Alex e Gregory, appena trasferiti a Londra, vogliono sposarsi. Ciò che lo impedisce è il precedente matrimonio di Alex, di cui Gregory ignora persino l'esistenza. Per questo, il ragazzo va da suo marito, sicuro di ottenere il divorzio, ma Reginald non è così intenzionato a darglielo.
E in mezzo si inserisce anche Joshua, studente innamorato di Gregory che farà di tutto per far cedere il suo professore.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve salvino, sono finalmente tornata. Purtroppo, mentre scrivevo la tesi non riuscivo mai a trovare tempo e ispirazione, ma ora che mi sono laureata spero di darmi una mossina con questa storia :D
Grazie a SNeptune84 per il betaggio

CAPITOLO 6

Greg non aveva ancora idea del perché si trovava lì. Tecnicamente non avrebbero nemmeno potuto farlo entrare, ma per fortuna il paziente era sveglio e l’avevano lasciato passare senza problemi.
Quando aveva ricevuto quella telefonata, era corso immediatamente, perché, per quanto odiasse la persona che era lì davanti a lui, non poteva certamente desiderare la sua morte.
«Come mai sei qui?» una voce interruppe il flusso dei suoi pensieri. «La mia morte sarebbe stato solamente un vantaggio per te, quindi perché sei qui?»
Reginald era in uno stato pietoso. Era pallido e sudato, gli occhi gonfi e rossi, i capelli lucidi gli ricadevano sulla fronte. Sembrava impossibile che poche ore prima quello stesso uomo era a cena a casa sua.
«Non mi è mai passato per la testa di desiderare la morte di qualcuno, non inizierò certo con te.»
Reginald rise senza allegria, leccandosi le labbra secche.
«Questo non spiega ancora la tua presenza qui.»
Greg sospirò e andò a sedersi sulla poltroncina accanto al letto.
«Quando mi hanno telefonato, hanno chiesto subito di Alex. Lui non c’era e così ho detto all’ospedale che l’avrei contattato io. Quando mi hanno detto che eri tu, ho voluto vedere con i miei occhi che diamine ti fosse successo… Non so spiegarti il perché» concluse con un sospiro.
«Alex non sarà contento di sapere che sei qui. Anzi, non sarà contento di tutta questa situazione.»
«Con questo vuoi dire che preferisci che Alex non lo sappia? Scordatelo. Se può aiutarti a uscire da questo giro, lo dirò ad Alex e…»
Reginald scoppiò a ridere nel sentire queste parole, cosa che lasciò Gregory parecchio sbalordito.
«Io non so dove Alex ti abbia trovato, ma ha fatto davvero un bel colpo. Comunque non devi preoccuparti per me; un tempo credevo di amare ancora Alex, ma non so più se è così. Vorrei tanto che capisse i suoi errori, che la smettesse di essere così terribilmente egoista da calpestare i sentimenti degli altri, ma non so se lo rivorrei nella mia vita.»
Gregory annuì, rendendosi conto ora che Reginald aveva ragione. Loro due si erano odiati dal primo momento, e tutto per colpa di Alex, che forse era l’unico a meritarsi il loro odio.
«Alex è andato via» lo informò allora Gregory, mordendosi il labbro. «È fuggito come un coniglio mentre non c’ero, e ora che sono più calmo non so se lo voglio ancora nella mia casa, nel mio letto… nella mia vita. Io non so quale sia il tuo piano per fargliela pagare, ma non funzionerà se io non voglio più sposarlo. Quindi mi dispiace se ho rovinato…»
«Ci sono molti modi per rovinare la vita di Alex, ma in questo momento non ho la forza di pensarci. Non preoccuparti, troverò un altro modo e…»
«Ho io un’idea» disse Gregory a bruciapelo, alzandosi e avvicinandosi al fianco del letto.
«Mi prenderai per pazzo, ma credo che la soluzione migliore sia che tu vieni a stare da me. Io ti aiuterò a ripulirti da questa robaccia, e poi insieme troveremo un modo per farla pagare ad Alex. E se un po’ ho imparato a conoscerlo in questi anni, penso che non sopporterà l’idea di noi due che uniamo le forze e ci alleiamo contro di lui. È una cosa che lo manderà in bestia.»
Reginald rimase zitto per qualche minuto, cercando di riordinare i pensieri. Gregory aveva continuato ad osservarlo per tutto il tempo, chiedendosi cosa passasse per la sua testa.
«Tu gli vuoi ancora bene» disse infine, e la sua non era certo una domanda.
«Avrei tanto voluto punirlo, ma dentro di me speravo che capisse i suoi errori e tornasse indietro, che si rendesse conto che le sue debolezze avevano ferito delle persone. Posso sembrare freddo e cattivo, se voglio. Spietato e senza sentimenti, con tutti. Ma Alex è sempre stato la mia debolezza, e con lui non riesco…»
«Pensaci e basta, per ora non ti chiedo altro.»
Reginald annuì, anche se in cuor suo temeva che Gregory fosse ancora meno obiettivo di lui, visto come era stato tradito e deluso dalla persona che amava.
 
Erano passati diversi giorni da quanto Gregory era stato in ospedale a trovare Reginald per l’ultima volta. Non sapeva nemmeno se e quando sarebbe uscito il ragazzo, come stava, se aveva deciso di disintossicarsi o no.
Non aveva sentito nemmeno Alex, e ancora non sapeva se la cosa gli giovava o meno. Abituarsi alla sua assenza era difficile, nonostante tutto. Aveva lasciato il suo mondo, la sua patria, e ora era rimasto con niente in mano.
Nemmeno il suo innocente flirtare con Joshua lo stimolava più, anzi, si era deciso a darci un taglio perché al momento era l’ultima cosa che desiderava.
Rimase sorpreso quando, quella mattina, giunse la telefonata dell’infermiera privata di Reginald. La donna gli aveva chiesto di raggiungere il suo capo presso la clinica privata in cui era stato ricoverato per disintossicarsi.
Gregory si era accordato con lei per recarsi lì nel suo giorno libero, impaziente di sapere cosa Reginald avesse deciso in merito alla sua proposta.
Quando finalmente giunse il momento di entrare nella camera del ragazzo, rimase fortemente stupito di scorgere un’altra visitatrice.
La sorella di Alex era lì, chiaramente in visita presso Reginald. Era seduta su una poltroncina accanto al letto del ragazzo, ed era completamente protesa verso di lui, che le era seduto davanti.
Gli stringeva forte una mano tra le proprie e lo guardava come fosse qualcosa di prezioso.
Decise di dileguarsi per un po’; non aveva una gran voglia di incontrarla. Anche se sapeva che la ragazza aveva un debole per Reginald, non era sicuro di esserle congeniale, e comunque gli ricordava troppo Alex perché non facesse male parlare con lei.
Era ancora troppo presto.
Solo dopo un’ora tornò sui suoi passi, controllando che la donna se ne fosse andata. Trovò Reginald da solo a leggere, seduto sulla poltrona.
«Sei solo in ritardo o non volevi farti vedere da Amy?» chiese il ragazzo senza alzare gli occhi dal libro.
«Non sono ancora pronto a incontrare la famiglia di Alex, quindi mi sono dileguato per un po’.»
Reginald  rise e mise via il libro, poggiandolo sul letto.
«Hai preso una decisione?» chiese Gregory guardandolo intensamente.
Reggie sospirò.
«In realtà, la situazione si è complicata. Non è la prima volta che mi riduco in questo modo, e il dottore che mi ha aiutato la prima volta mi ha detto che non lascerà che io torni a casa da solo. I domestici non sono in grado di prendersi cura di me e…»
«E il dottore vorrebbe che tu vivessi con qualcuno che può tenerti d’occhio.»
Reginald annuì, mordendosi leggermente il labbro, come fosse in imbarazzo. Forse temeva di essere stato inopportuno, che Gregory si sentisse quasi sfruttato dal suo atteggiamento.
Tuttavia, Gregory non si sentiva usato. Non importava che Reginald avrebbe approfittato della sua proposta per poter uscire dalla clinica, perché Gregory l’aveva fatta proprio per utilizzare Reginald per la sua vendetta.
Sfruttarsi a vicenda forse sarebbe servito a entrambi, per poter superare la situazione.
«Allora è deciso» sorrise Gregory, non lasciando a Reginald il tempo di commentare. «Ora devo andare a preparare dei test per i miei studenti e a sbrigare qualche commissione, prima del tuo arrivo. Fammi sapere solo quando uscirai da qui, il numero te l’ho lasciato.»
Reginald, frastornato, gli fece un segno di saluto, vedendolo sparire nel corridoio.
 
Joshua era in fibrillazione. Ormai attendeva con ansia tutti i martedì, sperando che il professor Williams tornasse a comportarsi come al solito con lui.
Si era reso conto che l’aveva allontanato, anche se con gentilezza e senza alcun atteggiamento brusco. Semplicemente, ora lo chiamava di nuovo per cognome e difficilmente si rivolgeva a lui se non per parlare del concorso di poesia o di argomenti prettamente scolastici.
Il ragazzo non conosceva nel dettaglio la vita privata del suo professore, ma era sicuro che il motivo fosse da ricercare in quell’ambito.
Lui non aveva fatto nulla per farlo allontanare, quindi di certo non poteva essere sua la colpa.
Tuttavia, il ragazzo era sicuro che sarebbe riuscito a riconquistare l’attenzione del suo professore, cercando di stargli vicino per consolarlo, qualsiasi fosse il problema che attanagliava i suoi pensieri.
Avrebbe osato di più, ma sapeva che il professor Williams era una persona seria che difficilmente avrebbe avuto una relazione con uno studente come lui. Per ora, non poteva pretendere di meglio.
Doveva procedere a piccoli passi, con lui, sperando di farlo cadere nella sua rete.
Se i suoi amici avessero saputo dell’ossessione che aveva per il suo professore, l’avrebbero di certo fatto desistere. Era troppo rischioso, e poi Joshua aveva un sacco di pretendenti tra ragazzi e ragazze, non aveva certo bisogno di corteggiare un professore.
Tuttavia, non riusciva a levarselo dalla testa, per cui si era arreso all’idea di essersi preso una bella cotta.
L’unico rimedio era avere il professore il più vicino possibile, anche solo come amico e confidente.
Del resto, Josh era abituato ad avere quello che voleva, e lottava volentieri per ottenerlo.
Quel martedì mattina era particolarmente esaltato, perché, quando aveva incontrato il professore nei corridoi, quest’ultimo gli aveva sorriso, per salutarlo.
Era un po’ che non lo vedeva sorridere, e questo era decisamente un buon segno.
Quando Joshua lo raggiunse, al termine delle lezioni, il professore stava parlando al telefono.
Il ragazzo si tenne a distanza, ma non poté fare a meno di sentire la conversazione.
«Ti ho detto quando vuoi… sì, sì non ho problemi… Dimmi solo se hai bisogno che ti venga a prendere.»
Joshua fu incuriosito, chiedendosi con chi mai parlasse il professore, sentendo una punta di gelosia diffondersi dentro di lui.
«Va bene, allora ti aspetto.»
Il professore chiuse la chiamata, riponendo il telefono dentro la sua valigetta e cominciando a prepararsi per uscire.
Fu allora che Joshua bussò delicatamente alla porta semi aperta, facendo finta che fosse arrivato proprio in quel momento.
«Ah, Smith» fece il professore alzando lo sguardo. «Ti stavo proprio aspettando. Oggi purtroppo dovrò andar via qualche minuto prima perché ho un impegno personale.»
Joshua alzò le sopracciglia, decisamente sorpreso.
«Ma certo…»
«Un mio caro amico viene a trovarmi, e vorrei essere a casa per quando arriverà» disse il professore, quasi non avesse sentito le parole di Josh. Sembrava quasi allegro, e il ragazzo si chiese se quello fosse solo un amico, o magari qualcosa di più.
I due si diressero insieme verso l’auto del professore e il più giovane, sentendo una strana audacia impadronirsi di lui, decise di osare.
«Stavo pensando di proporre un tema un po’ diverso rispetto a quello proposto lo scorso anno» affermò. «Non è mai capitato che qualcuno parlasse di amore omosessuale. Insomma, l’amore in generale viene sempre celebrato, ma non viene mai specificato…».
«Come mai un tema simile?»
«Diciamo che mi sta molto a cuore» alluse il ragazzo.
«Lo immaginavo» commentò il professore. «Spero di non risultare sgradevole dicendo che lo avevo intuito.»
Josh scosse la testa.
«Nessun problema, professore. O almeno, se per lei non lo è.»
«Non per essere brusco, Joshua, ma sarebbe il caso che tu non insultassi la mia intelligenza facendo finta di non sapere che anche io sono omosessuale.»
Josh non se la prese per le parole del suo professore. Prima di tutto, l’aveva detto con un ghigno adorabile sul viso, e poi l’aveva chiamato Joshua, e questo era decisamente un miglioramento.
Parlarono del più e del meno per il resto del viaggio, e Joshua si sentì potente quando, mentre proponeva l’argomento, il suo professore lo sostenne con decisione.
Sì, decisamente stava andando nella direzione giusta. Doveva continuare così, e presto sarebbe riuscito a capire cosa era successo al professore quando si era allontanato.
L’unico dettaglio era capire chi fosse il suo amico e se fosse o meno un intralcio da eliminare.
Di certo, averlo a casa rendeva il professore decisamente più allegro.
Forse era il momento di sfruttare i soldi della sua famiglia per cercare di capire meglio la situazione. 
 
Gregory era parecchio allegro mentre quella sera tornava verso casa. Alla fine, non era riuscito a trattenersi dal flirtare di nuovo col ragazzo, e questa volta mettendo in chiaro che non era solo confidenza ma qualcosa di più. Entrambi sapevano che l’altro era interessato alle persone dello stesso sesso, quindi ora si giocava a carte scoperte.
Reginald, poi, stava per arrivare. La cosa lo faceva sentire davvero euforico, a livelli decisamente esagerati.
Stentava a riconoscersi: non era un tipo così vendicativo, e quando Alex si era ferito al dito era convinto di averlo perdonato. Ma sapere che il suo futuro marito era un bugiardo simile non aveva fatto altro che gettare benzina sul fuoco.
Ora, dentro di sé sentiva che stava per iniziare una fase totalmente nuova della sua vita; certo, non era quello che si aspettava. Non ci sarebbe stato il suo matrimonio e la prospettiva di un futuro con Alex, ma l’inaspettato a volte sorprende e lui era contento che la verità sull’uomo che stava per sposare fosse venuta a galla.
Ora finalmente sentiva di potersi rimettere in sesto e dare una lezione all’uomo che credeva di amare.
   
 
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