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Autore: eugeal    13/05/2015    1 recensioni
Lo sceriffo è tornato e Nottingham è salva.
Durante l'assedio, Marian ha scoperto un lato di Guy di Gisborne che non conosceva.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Tornerò da te...
Guy strisciò di lato di un altro centimetro, cercando di non staccarsi dal muro del castello. Si appiattì contro la parete e chiuse gli occhi quando una folata di vento più forte minacciò di fargli perdere l'equilibrio.
Iniziava a pensare che le parole che aveva rivolto a Marian fossero state troppo ottimistiche: sarebbe stato estremamente difficile tornare da lei dopo essersi sfracellato sul selciato del cortile cadendo da quell'altezza.
Si costrinse a riaprire gli occhi e si impose di guardare soltanto la sua meta, la finestra che gli avrebbe permesso di rientrare nel castello. Se avesse guardato in basso si sarebbe bloccato, ne era certo, e non sarebbe più riuscito a muovere un muscolo.
Si spostò ancora di qualche centimetro, riprese fiato e si mosse ancora. Non poteva permettersi di farsi prendere dal panico e doveva continuare ad andare avanti: ogni secondo poteva fare la differenza tra la vita e la morte di Marian, dello sceriffo e di tutta Nottingham perciò lui non doveva esitare, anche se era terrorizzato.
Non osava girarsi a guardare, ma sapeva che lo sguardo di Marian era fisso su di lui e che anche lei doveva essere spaventata a morte al pensiero che potesse cadere.
Guy si trovò a sorridere tra sé, nonostante tutto. L'idea che la ragazza tenesse così tanto a lui gli sembrava ancora assurda, ma allo stesso tempo era una sensazione bellissima e che non provava da moltissimo tempo, probabilmente da prima della morte dei suoi genitori.
Non era più abituato a essere il centro dell'affetto di qualcuno e sentirsi amato lo rendeva incredibilmente felice e terribilmente spaventato allo stesso tempo.
Finalmente le sue dita toccarono il bordo della finestra e Guy si affrettò ad aggrapparsi a esso e a scavalcare il davanzale per rientrare nel castello. Crollò sul pavimento, ansimando e si concesse qualche secondo per riprendere fiato prima di rialzarsi.
Prese l'arco che aveva tenuto attaccato alla schiena e incoccò una freccia prima di uscire dalla stanza in cui era arrivato. Si affacciò in silenzio nel corridoio e in fondo a esso vide Barret che, insieme a un gruppo di soldati, stava ancora cercando di sfondare la porta della cappella.
Guy lasciò partire la freccia e ne scagliò subito una seconda, riuscendo ad abbattere due guardie, poi, non appena vide che Barret e i soldati superstiti si muovevano per inseguirlo, voltò loro le spalle e fuggì lungo il corridoio.

Marian era rimasta a guardare trattenendo il fiato finché Guy non aveva raggiunto l'altra finestra, poi si era concessa un breve sospiro di sollievo quando lo aveva visto rientrare nel castello.
Sapeva che adesso per Gisborne sarebbe iniziata forse la parte più pericolosa dell'intero piano, ovvero attirare Barret lontano dalla cappella, e Marian era angosciata per la sua sorte, ma sapeva anche che entro pochi minuti avrebbe dovuto allontanare dalla sua mente la preoccupazione per lui e impegnarsi al massimo per sopravvivere e fare in modo che anche lo sceriffo restasse in vita.
Si avvicinò alla porta, in attesa, e poco dopo sentì grida di dolore e di rabbia e rumore di passi che si allontanavano di corsa lungo il corridoio, seguiti da un completo silenzio.
Marian avvicinò l'occhio a una fessura della porta e vide il corridoio vuoto.
In fretta spostò una delle panche che avevano usato per barricare la porta, mentre lo sceriffo si degnava di trascinare via l'altra, poi socchiuse appena la porta e guardò fuori: non c'era più nessuno, ma non potevano permettersi di perdere tempo.
Marian prese una spada e la tenne davanti a sé mentre usciva dalla cappella, seguita dallo sceriffo. Vaisey la guardava con aria di maligno divertimento.
- Davvero credi di poter fare paura a qualcuno solo perché hai una lama in mano? Al tuo confronto Gisborne potrebbe quasi sembrare un guerriero valoroso.
- Guy sta rischiando la vita per salvare la vostra, dovreste essergli grato!
- A sentire lui, lo fa per Nottingham. Sei proprio riuscita a rimbecillirlo per bene con i tuoi ideali eroici, non si può negare. Donne! Letali come la lebbra, capaci solo di rovinare un uomo!
Marian stava per ribattere che se c'era qualcuno che aveva rovinato la vita di Guy quello era proprio lo sceriffo, ma non lo fece. Era inutile perdere tempo a discutere con lui, tanto non avrebbe di certo cambiato atteggiamento.
- Andiamo. - Disse seccamente. - Cerchiamo un posto più sicuro.
- Io ne conosco uno. - Disse una voce alle sue spalle e Marian e lo sceriffo si voltarono di scatto.
- Robin! - Esclamò la ragazza, sollevata nel vedere il fuorilegge.
- Ehi, dov'è Giz? - Intervenne Allan, guardando la ragazza, preoccupato, e Marian gli restituì uno sguardo ansioso.
- Ha attirato Barret lontano da qui. Si sta facendo inseguire da lui, ma se dovesse prenderlo... - La sua voce si spezzò con un singhiozzo e Marian guardò Robin, supplicandolo con gli occhi. - Aiutalo, ti prego! Lo so che ti sto chiedendo molto, ma non lasciare che lo uccidano!
Robin le accarezzò una guancia per asciugarle le lacrime con un gesto tenero, ma colmo di tristezza.
- Davvero pensi che potrei stare a guardare mentre ammazzano un innocente solo perché è un mio rivale? - Chiese Robin con un sospiro, poi si voltò a guardare indietro nel sentire dei passi che si avvicinavano alle sue spalle e sorrise nel vedere arrivare Will, Djaq, Little John e Much.
- State tutti bene? - Chiese loro, sollevato nel vedere che nessuno dei suoi compagni sembrava aver ricevuto più di qualche ferita superficiale. Poi si rivolse ai tre uomini - Voi tre pensate a portare al sicuro lo sceriffo. Allan, dai le chiavi a Much e poi tu, Marian e Djaq venite con me.
Allan sogghignò nell'indovinare le intenzioni di Robin e si staccò dalla cintura le chiavi delle segrete per porgerle a Much.
Lo sceriffo lo guardò minacciosamente, intuendo anche lui cosa volevano fare.
- Non oserete...
Allan lo zittì colpendolo con un pugno in faccia e lo guardò cadere a terra, poi fissò gli altri, che lo guardavano sorpresi e alzò le spalle con noncuranza.
- Ehi, voleva impiccarmi. Non è stato affatto divertente. - Disse, poi fece un cenno d'intesa a Little John che si era chinato per sollevare lo sceriffo svenuto per caricarselo sulle spalle. - Mettetelo nella cella più piccola e umida. Più al sicuro di così...
Little John gli concesse un mezzo sorriso, poi si voltò e si incamminò in direzione delle segrete, seguito da Will e Much.

Guy sentì un sibilo alle sue spalle e si abbassò di scatto, evitando appena in tempo di essere colpito dal pugnale lanciato da uno degli uomini di Barret. Il coltello si piantò nel legno di una porta, vibrando per la forza dell'impatto e Guy preferì non pensare ai danni che avrebbe fatto se avesse colpito la sua schiena invece della porta.
Forse, pensò ironicamente, aveva scoperto uno dei pochi vantaggi dell'aver lavorato per lo sceriffo per tanti anni: quando Vaisey veniva colto da uno dei suoi accessi d'ira aveva la pessima abitudine di tirare contro i suoi sottoposti qualsiasi oggetto che si trovasse a portata di mano e per Guy era diventato istintivo schivarli per evitare di essere colpito.
Passando accanto al pugnale lo afferrò per l'impugnatura e lo staccò dal legno senza rallentare la propria corsa, poi lo prese per la lama, si girò per lanciarlo indietro verso i suoi inseguitori e riprese a fuggire senza controllare il risultato del lancio. Un grido soffocato e il tonfo di un corpo che cadeva a terra gli fecero capire che il suo tiro era andato a segno.
Gettò un'occhiata alle spalle e vide che purtroppo non era stato Barret ad essere colpito, ma in ogni caso almeno ora c'era una persona in meno a inseguirlo.
Si infilò in un passaggio laterale seminascosto da una colonna e si appiattì contro il muro, nascondendosi nell'ombra e trattenendo il respiro. Era un rischio, ma iniziava a essere a corto di fiato e sentiva che non sarebbe riuscito a correre ancora per molto senza prima riposare per un po'.
Barret e i suoi uomini proseguirono l'inseguimento lungo il corridoio principale e Guy attese che avessero svoltato l'angolo prima di muoversi. Si inoltrò lungo il passaggio laterale senza correre e cercando di muoversi il più silenziosamente possibile.
Sapeva che era questione di minuti prima che Roger di Barret si accorgesse del suo trucco e tornasse indietro a cercarlo e Guy doveva approfittare di ogni secondo a sua disposizione per allontanarsi il più possibile e cercare di far perdere le proprie tracce.
Debole e ferito com'era non poteva sperare di battere Barret in uno scontro fisico, l'unico vantaggio di Guy era una migliore conoscenza del castello e la sola possibilità di sopravvivere consisteva nel riuscire a cogliere di sorpresa i suoi avversari.
Il corridoio che aveva preso arrivava vicino alle cucine e per un attimo Gisborne pensò che avrebbe potuto sfruttare la stessa porta che gli aveva permesso di introdursi al castello per uscirne, ma respinse subito l'idea: non poteva fuggire, non finché Barret era vivo e finché Marian e lo sceriffo erano ancora nel castello.
A quell'ora nelle cucine erano presenti solo pochi servitori che oziavano davanti al fuoco nell'improbabile ipotesi che lo sceriffo volesse mangiare ancora qualcosa anche se il suo pasto era stato servito solo poche ore prima e uno sguattero impegnato a lavare pentole e piatti in una tinozza. Quando Guy entrò, lo fissarono con terrore: ai loro occhi era uno spettro tornato direttamente dalla tomba. Una delle ragazze cadde a terra priva di sensi, mentre gli altri due servitori fuggirono gridando. Solo lo sguattero che stava lavando i piatti rimase immobile al suo posto, tremando di paura.
Gisborne lo guardò.
- Dammi dell'acqua, subito. - Ordinò e il giovane scattò per obbedirgli, senza azzardarsi a guardarlo negli occhi. Gli portò una coppa piena di acqua fresca e Guy bevve in fretta, sentendosi subito un po' meglio.
- Ne vuole ancora, signore? - Chiese lo sguattero, timidamente.
- Ti ringrazio, ma no, non ho abbastanza tempo. - Disse Guy, poi notò una pentola di terracotta che bolliva sul fuoco del camino, attaccata a un gancio. - Cos'è quello?
- La zuppa per questa sera, deve bollire a lungo. Ne vuole un po', Sir Guy?
Guy sorrise.
- No, ma stavo pensando di offrirne un po' a qualcuno di mia conoscenza. Vieni, aiutami a spostarla.
   
 
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