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Autore: Marra Superwholocked    15/05/2015    3 recensioni
AAA
1. Idea originale del titolo: "Carry Salt"
2. SPOILER per chi non ha ancora visto la settima (per lo meno la quinta!) stagione di Supernatural!
– 25 marzo 2012 – Perrine, Florida –
In America è appena uscito "The Born-Again Identity" ("Nato due volte"), la diciassettesima puntata della settima stagione di "Supernatural". Questa stessa puntata è uscita qui in Italia il 15 agosto del 2013 (programmazione televisiva italiana). Ma Silvia e Catherine, due liceali italiane, sono partite che era il 2014 con il TARDIS del Dottore... Cos'è successo durante il loro ultimo viaggio?
Ma soprattutto, siamo sicuri che Lucifero abbia ucciso Gabriele?
(Questa storia è il seguito di "Correte, la Nebbia sta arrivando")
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Settima stagione
Capitoli:
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Nota dell'autrice
Come avrete capito, si tratta del seguito di “Correte (...)” e ci saranno alcuni passaggi che, per chi non ha letto la precedente fanfiction, saranno un po' difficili da comprendere, quindi cercherò di essere sempre chiara e di spiegare tutto quanto mi è possibile :) anche per quanto riguarda Doctor Who ;)
Ripeto: ci saranno possibili spoiler... La scelta è vostra :P
Dato che i capitoli sono QUASI tutti pronti, ne pubblicherò uno ogni settimana, possibilmente sempre di venerdì!
Detto questo, buona lettura e a presto! :)
Marra


P.S
Dopo due mesi che iniziai a scrivere questa fanfic, mi resi conto che il titolo non era affatto giusto: all'inizio, l'idea era Carry Salt, ma è sbagliatissimo! Così ho chiesto ad un'amica e alla fine l'ho cambiato in Get The Salt.
Per chiunque sia incredibilmente intelligente con l'inglese e se ne sia accorto prima di me: I AM SO SORRY ç_ç io volevo solo creare un collegamento con Carry On Wayward Son :(

 

Prologo
o quanto la storia può essere complicata


Perché ammazzarsi di stress scolatico quando puoi staccare la spina e viaggiare nel Tempo e nello Spazio assieme all'alieno più bizzarro dell'universo? Potresti incappare in qualche imprevisto, essere preso come ostaggio o rischiare di venir teletrasportato in una realtà virtuale che rischia di succhiarti la vita, è vero, ma non ne varrebbe la pena pur di spezzare quella noiosa routine che tanto ci opprime?
Silvia e Catherine avevano pensato la stessa cosa e, dopo aver passato una notte intera chiuse nella loro scuola nel tentativo di sopravvivere ad un attacco alieno – per fortuna scampato – e ad un demone quasi kamikaze nello stesso tempo, avevano deciso di dare, diciamo così, il cambio ai Pond. Inizialmente, pensavano di restare col Dottore giusto un paio di settimane, il tempo di riprendersi e poi tornare ai loro studi.
Ma non potevano.
Se solo penso che la storia di queste due ragazze non ebbe inizio quella fatidica notte invernale del 2014 ma molto prima, mi viene la pelle d'oca.
Già, perché Catherine incontrò il Dottore quando era solo una bambina. Solo che non se ne rese conto finché la realtà non le sbatté in faccia i fatti.
 

Capitolo 1
J2


Silvia aveva sempre sognato di raggiungere l'America, un giorno o l'altro. Le sarebbe tanto piaciuto marciare sulla Route 66. Anche a piedi, non le importava come. Un paio di corse sulla spiaggia di Miami, una gita agli Universal Studios, un boccone al volo di zuppa di molluschi nel latte da Stefan...
Ed il suo sogno si era realizzato. Be', in realtà solo in parte: era in America, sì, ma non aveva tempo di concedersi una vacanza. Infatti, pochi istanti prima di abbuffarsi di crostata alle pesche – per poi rendersi conto che non erano affatto in Italia – lei e Catherine avevano detto addio al loro amico alieno, il Dottore[1]. Le aveva portate in luoghi magnifici, avevano assaporato mille pietanze dai nomi improbabili e in men che non si dica si era fatto il momento di rimettere piede nella vita di sempre.
«E se provassimo a chiamarlo?» Ora Catherine tentò di attirare l'attenzione di Silvia, con scarsi risultati. «Ehi, Silvia?» la strattonò.
«Mhm?! Scusa, mi ero ...distratta un secondo.»
Catherine tirò fuori da una tasca dei pantaloni un foglietto stropicciato con su una serie di numeri che sembrava loro infinita: era il numero di telefono del loro amico, quello che le aveva mollate lì senza dar loro alcuna spiegazione. Glielo sventolò davanti al naso con enfasi.
«Sì, proviamo!» Catherine vide l'amica infilare svelta la mano in tasca per estrarvi il suo cellulare. «Detta, avanti!» Fece il numero e mise la chiamata in vivavoce.


Non lontano dalle due ragazze, una Chevy Impala nera con due viaggiatori al suo interno sfrecciava diretta verso un negozio di animali.
«Ti dico che è il posto giusto!» disse uno dei due appena uscito dalla macchina. Come il guidatore, anche il passeggero era vestito con un completo elegante, ma l'altezza e le spalle erano di gran lunga sproporzionate rispetto lo standard e non davano affatto l'idea di agenti dell'FBI, ma piuttosto di atleti troppo cresciuti. Almeno uno dei due.
«Sono stufo di girare in tondo. Mi sento un idiota!» gridò il più basso dei due senza rendersi conto che stava attirando fin troppa attenzione.
Il gigante capellone gettò qualche sguardo imbarazzato nei dintorni. «Senti, anche io mi sento preso in giro, ma... È l'unico posto in cui non abbiamo ancora controllato.»
«Sì, hai ragione. Senti... E se questa volta si trattasse di un trickster? Uno di quelli veri, voglio dire» disse assicurandosi che la portiera dell'auto fosse ben chiusa.
«Be'» cominciò l'altro. «Se è veramente un trickster, sappiamo già come fermarlo.»
Entrarono poi nel negozio giusto un secondo prima che Silvia alzasse gli occhi su di loro.


«Squilla a vuoto! È inutile!» esclamò Silvia esasperata.
Catherine riguardò il numero scritto sul foglietto. «Forse si è dimenticato di dirci che serve un prefisso o qualcosa del genere» tentò.
«Sinceramente? Stavo pensando la stessa cosa» le disse. «Insomma, l'hai visto anche tu com'è distratto e sempre incasinato. Non fa altro che agitare le mani qua e là senza sosta.»
Catherine accennò ad un sorriso a metà, ma lo ritrasse all'istante. «Ma tutto ciò che fa, lo fa per un motivo. Agisce sempre in base a delle regole, che esse siano terrestri o meno, e ha sempre ragione!» lo difese.
«Quindi è per questo che siamo qui? In America? Da sole e senza un briciolo di informazione utile?» scherzò Silvia.
Volevano tornare a casa, dalle loro famiglie, nei loro caldi letti. Silvia avrebbe tanto voluto riabbracciare Samanta, l'amica sempre giù di morale che però lei riusciva a far sorridere ogni dannatissima volta; Catherine voleva stringere forte sua madre, anche solo per un istante, e rassicurarla con un tenero gesto affettuoso qual era un suo semplice buffetto sulla guancia.
Magari tutto quello che stavano vivendo era solo un sogno, un'illusione. Per quanto ne sapevano, era molto probabile che un qualche tipo di alieno che provoca allucinazioni di quel genere si fosse intrufolato in quella strana astronave, che avevano imparato a chiamare TARDIS e non più “cabina-blu-della-polizia”, e magari ora erano tutti e tre distesi a terra a dormire o a congelarsi le ossa... Entrambe rimpiansero un po' la scelta che avevano preso una volta lasciata la loro scuola. Era dicembre e mancava poco alle vacanze natalizie. Avevano appena affrontato insieme una grande avventura e l'unica persona che avrebbero mai potuto ringraziare era proprio il Dottore. Ma dove diavolo era in quel momento?
«Dottore chi?» gli avevano chiesto una volta entrate in sintonia. Lui le aveva guardate entrambe con quei suoi occhi dal colore ambiguo e aveva sorriso. Un sorriso semplice, innocente e misterioso che aveva lasciato non poca curiosità nelle menti delle due umane.
Rimasero in un silenzio pensieroso e nostalgico per alcuni istanti, finché i due tizi palestrati ed eleganti non uscirono dal negozio alle loro spalle, sull'altro lato della strada.
«Maledizione!» urlò uno dei due e per poco non tirò un calcio ad un cestino piazzato sul marciapiede.
«Ehi, calmati, per favore...»
«Avevi detto che era il posto giusto!»
L'altro si tirò indietro i capelli e respirò a fondo. «Senti, mi dispiace. È che...»
A quel punto, Silvia e Catherine persero il filo del loro discorso, ma poco importava: si guardarono intensamente negli occhi e l'una sembrò leggere il pensiero dell'altra. Mentre Catherine rimetteva in tasca il foglio e Silvia il suo cellulare, entrambe si girarono verso il marciapiede alle loro spalle.
Avevano riconosciuto le voci. Erano inconfondibili, calde e profonde. Di una mascolinità unica. Una era più squillante, l'altra molto più tetra e cupa. Ma non ebbero alcun dubbio, erano loro.
Erano Jared e Jensen.

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[1] In breve, il Dottore è il protagonista della famosa serie televisiva britannica Doctor Who (1963 – in corso). Per qualsiasi altra informazione, consultate Wikipedia ;)

   
 
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