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Autore: eugeal    18/05/2015    2 recensioni
Lo sceriffo è tornato e Nottingham è salva.
Durante l'assedio, Marian ha scoperto un lato di Guy di Gisborne che non conosceva.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Guy guardò Roger di Barret che trascinava il suo ostaggio sulla piattaforma del patibolo e strinse l'impugnatura dell'arco, fremendo d'ira, ma non lo tese e non incoccò alcuna freccia, la sua mira non era abbastanza buona per colpire il suo nemico senza ferire la donna. E anche se ci fosse riuscito, restavano gli altri due soldati, pronti a tagliare la gola agli altri ostaggi.
Quel vigliacco di Barret non si sarebbe fatto scrupoli ad uccidere donne e bambini pur di ottenere quello che voleva e Gisborne lo fissò con odio: voleva distruggerlo, fargli pagare tutta la sofferenza che aveva causato.
Ma non poteva.
- Sir Guy!
La voce di Cedric lo fece voltare di scatto, spaventato, ma Guy si rilassò leggermente nel riconoscere il ragazzo.
- È la seconda volta che riesci a cogliermi di sorpresa, - ammise, con un mezzo sorriso – potresti avere un futuro come spia o come ladro.
- Perché no? Tanto, se dovessero catturarmi, sono già abituato ad avere le dita mozzate, no? - Rispose il giovane in un tono volutamente leggero, poi tornò serio e lanciò uno sguardo preoccupato a Guy. - Non ascoltatelo. Anche se farete come dice, ucciderà lo stesso quelle persone. Lo so bene e lo sapete anche voi, la gente come lui non ha alcun onore e nessuna pietà.
Guy scosse la testa.
- Lo so. Ma non posso restare a guardare senza fare nulla. Non di nuovo.
Cedric capì che Gisborne stava pensando ai due soldati nella radura, quelli che erano stati sgozzati davanti ai loro occhi, perché era quello a cui stava pensando anche lui.
Il pensiero che potesse succedere di nuovo era insopportabile, eppure Cedric si trovò a trattenere Gisborne, stringendogli la mano sul polso.
- Vi prego, Sir Guy, non fatelo. Stavolta vi ucciderà davvero, non voglio vederlo di nuovo!
Guy lo guardò, sorpreso sia da quel contatto inaspettato che dalle lacrime che vedeva negli occhi del ragazzo, poi liberò il braccio dalla stretta del ragazzo e guardò in direzione di Barret.
- Lo so. Ma io non voglio vedere morire altre persone per mano sua. Non sono più disposto a tollerarlo.
Guardò per un attimo l'arco che stringeva in mano e poi lo affidò al ragazzo insieme alle frecce, ormai a lui non sarebbe più servito. Cedric accettò l'arma, stupito, e si costrinse a trattenere le lacrime. Aveva capito che Gisborne non avrebbe cambiato idea e non voleva mostrarsi debole di fronte al suo superiore.
- Sir Guy? - Chiese, con la voce che gli tremava. - Come potete andargli incontro sapendo cosa vi aspetta? Non avete paura?
- Ne ho. Molta. E ho tanto, troppo, da perdere. - Ammise Guy e Cedric capì che non stava mentendo, poi Gisborne si riprese da quel momento di vulnerabilità e gli sorrise. - Cedric, sei stato bravo ad aprire il cancello, prima. Se Nottingham si salverà sarà anche merito tuo.
Il ragazzo avrebbe voluto dire qualcosa, ma non fece in tempo: un attimo dopo Guy di Gisborne aveva lasciato il suo nascondiglio ed era entrato nel cortile del castello.
- Sono qui, Barret! Lascia andare gli ostaggi!

Roger di Barret capì che qualcosa era cambiato, nel sentire che la folla radunata nel cortile del castello era ammutolita di colpo. Un attimo dopo la voce di Gisborne aveva spezzato quel silenzio di tomba e Barret aveva sorriso malignamente.
Possibile che il suo nemico fosse davvero così stupido? Aveva combattuto tanto per poi sacrificarsi per salvare le vite di due o tre pezzenti che nemmeno conosceva…
Senza lasciare andare la donna che teneva in ostaggio, Barret impugnò la frusta che portava legata alla cintura e la fece schioccare in aria, fissando Gisborne.
- Bene, cane dello sceriffo, a quanto pare hai smesso di scappare. Ora lascia cadere la tua spada e avvicinati. Vieni qui.
Guy trattenne il respiro nel sentire il suono della frusta e per un attimo non riuscì a pensare lucidamente: doveva solo voltarsi e scappare il più lontano possibile, correre via e sfuggire a quel dolore lacerante che conosceva fin troppo bene.
Non poteva affrontarlo di nuovo, non ci sarebbe riuscito.
Poi il momento di panico era passato e lui non si era mosso: non aveva obbedito all'ordine di Barret, ma non era nemmeno corso via, era semplicemente rimasto pietrificato, ansimando per il terrore.
Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, poi sfoderò la spada, la guardò per un attimo e si costrinse ad allargare le dita, lasciandola cadere a terra.
- Bravo cagnolino. - Disse Barret, poi indicò i gradini della piattaforma del patibolo. - Ora sali qui sopra, così che tutti possano vedere bene la degna fine di un bastardo di Nottingham.

Marian si lasciò sfuggire un gemito di angoscia nel sentire il clangore della spada di Guy che cadeva sulle pietre del cortile, ma anche Robin, Allan e Djaq non riuscirono a reprimere un brivido.
Robin aveva l'arco teso, ma non poteva fare nulla: sia Barret che i due soldati usavano gli ostaggi per farsi scudo e in ogni caso lui non sarebbe riuscito a colpire tutti e tre in tempo.
Anche se fosse riuscito a trovare l'occasione per abbattere uno di loro, gli altri due avrebbero ucciso gli ostaggi.
- Perché lo ha fatto? - Sussurrò Allan. - È una pazzia… Lo so, anche cercare di salvare me lo era, ma così non ha speranze, lo faranno a pezzi…
Djaq gli lanciò uno sguardo di rimprovero, accennando a Marian e Allan si zittì immediatamente: la ragazza era mortalmente pallida e piangeva in silenzio, incapace di staccare lo sguardo da Guy.
Vai via, scappa.
Supplicò Marian mentalmente, pur sapendo che Guy non avrebbe potuto sentirla.
In passato lo aveva spesso disprezzato perché non era eroico come Robin Hood e a volte gli aveva rimproverato di non avere il coraggio di ribellarsi agli ordini ingiusti dello sceriffo, pur sapendo perfettamente che se lo avesse fatto, Guy si sarebbe trovato in una posizione difficile.
Ora, a quanto pareva, il suo desiderio era stato esaudito e Marian si sentiva morire.
Forse Guy non era mai stato coraggioso ed eroico come in quel momento, disposto a sacrificarsi per salvare persone che nemmeno conosceva, eppure la ragazza si trovava a desiderare disperatamente di vederlo tornare a essere il Guy di Gisborne di una volta, il cavaliere nero che non avrebbe anteposto la sopravvivenza di contadini sconosciuti alla propria.
Vattene, Guy. Non mi importa vederti fare la cosa giusta, non voglio vederti morire eroicamente. Non mi interessa quello che sei o cosa fai, non ti voglio migliore, ti voglio vivo. Scappa e torna da me, lo hai promesso.
Marian sapeva che alla fine si sarebbe vergognata per l'egoismo e la meschinità di quei pensieri, ma era anche perfettamente consapevole che in quel momento avrebbe preferito veder morire gli ostaggi invece di Guy.
Tutto in lei si ribellava all'idea di poterlo perdere di nuovo.
Doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa.
Fece per correre verso il cortile, ma Allan e Djaq la bloccarono prima che potesse muoversi, stringendola tra loro in una specie di abbraccio disperato.
- Lasciatemi andare! Guy! - Singhiozzò la ragazza, cercando di liberarsi senza successo, e Djaq le accarezzò i capelli con dolcezza, come avrebbe potuto fare per calmare una bambina in lacrime.
- Fidati di Robin. - Le sussurrò. - Se esiste anche una minima speranza di salvarlo, lui ci riuscirà.

Guy sussultò e chiuse gli occhi suo malgrado nel sentire lo spostamento d'aria provocato dalla frusta vicino al suo viso.
Troppo vicino.
Pochi centimetri ancora e il cuoio gli avrebbe lacerato la pelle oppure lo avrebbe accecato.
Barret si stava divertendo con lui e Guy lo sapeva, eppure non riusciva a mostrarsi indifferente e distaccato come avrebbe voluto.
Aveva paura e non poteva negarlo, ma non sarebbe scappato.
Un debole grido spezzò il silenzio assoluto del cortile e Guy alzò lo sguardo nel sentir chiamare il proprio nome.
Non riusciva a vederla nella penombra del portico, ma sapeva che Marian doveva essere lì e quel pensiero lo confortava e lo addolorava allo stesso tempo.
Non voleva che lei lo vedesse morire, ma almeno non sarebbe stato solo in quel momento, la sua presenza, anche se distante, gli avrebbe dato coraggio.
- Smettila di giocare. - Disse a Barret. - Io sono qui e puoi fare di me quello che vuoi, ma ora lascia andare gli ostaggi.
L'altro scoppiò a ridere e Gisborne capì che non aveva mai avuto alcuna intenzione di risparmiarli.
Comunque fossero andate le cose, Barret avrebbe ucciso quelle persone.
Con uno scatto, Guy lanciò il coltello ricurvo che aveva tenuto nascosto in mano verso il soldato più vicino, colpendolo alla gola e contemporaneamente si gettò in avanti, verso Barret, cercando di afferrare il coltello puntato alla gola della donna tenuta in ostaggio.
Strinse la lama con la mano e sentì una fitta di dolore attraversargli il palmo, poi Barret lo colpì al viso con violenza, ma prima di perdere i sensi, Guy riuscì a intravedere la donna che riusciva a divincolarsi e fuggire, saltando giù dal patibolo e l'altro soldato che cadeva a terra, trafitto da una freccia.

Robin prese subito un'altra freccia e la puntò su Barret, ma non poté scagliarla perché l'altro stava usando il corpo di Gisborne per fare scudo al proprio.
La situazione nel cortile era cambiata nel giro di pochi attimi: il gesto di Gisborne era riuscito a liberare due degli ostaggi e Robin aveva approfittato della confusione per uccidere il soldato rimasto e liberare il terzo prigioniero, ma la situazione del cavaliere nero non era migliorata.
Barret lo aveva stordito con un pugno e poi lo aveva preso in ostaggio, puntandogli alla gola lo stesso pugnale che aveva usato per minacciare la donna pochi minuti prima.
Robin cercava un minimo varco, un'opportunità che gli permettesse di piantare una freccia nel cuore di Roger di Barret senza colpire Gisborne, ma Barret sembrava essere perfettamente consapevole della minaccia e badava a non restare scoperto.
- Robin Hood, eh?! - Gridò Barret con una risata folle. - Nemmeno tu potrai impedirmi di far fare a questo cane la fine che merita!
- Lascialo andare! - Robin si affacciò dal portico, mostrandosi apertamente. - Sei rimasto da solo, non hai speranze di fuggire. Se uccidi Gisborne, morirai subito dopo, se ti arrendi avrai diritto a un processo.
Barret strattonò Guy, trascinandolo verso uno dei cappi che pendevano dalla forca.
- Credi che mi importi, ormai? Andrò all'inferno, ma lui ci andrà per primo.
Guy cercò di divincolarsi, ma Barret premette il coltello un po' più forte, tagliandogli la pelle e Gisborne si immobilizzò.
Piuttosto che permettergli di impiccarlo, si sarebbe fatto tagliare la gola, ma non non era ancora pronto ad arrendersi.
Guy non voleva morire, non adesso che Marian gli aveva detto cosa provava per lui.
Il colpo alla testa di poco prima lo aveva stordito e il dolore pulsante alla tempia minacciava di fargli perdere di nuovo i sensi, ma Guy si costrinse a resistere.
Non importava quanto fosse forte la sofferenza provocata dalle sue ferite, pensò Guy, doveva sopportarla e sforzarsi di restare vivo e cosciente: Robin Hood stava minacciando Barret con il suo arco micidiale, forse c'era ancora una piccola speranza, ma lui doveva aiutarlo in qualche modo.
Spostò la testa di lato, leggermente, in modo da lasciare scoperta una piccola sezione della gola di Barret, e guardò Robin.
- Hood, fratello mio! Fallo ora! - Gridò, poi chiuse gli occhi e si affidò totalmente alla mira di Robin.

Robin Hood lasciò andare la freccia e un attimo dopo fu colto dal dubbio.
Il punto da colpire era microscopico e lontano, un minimo errore o un piccolo movimento e la freccia avrebbe trapassato la testa di Gisborne.
Robin era sempre stato sicuro della propria abilità, ma ora aveva paura di se stesso.
Una piccola parte della sua mente gli suggeriva che se Gisborne fosse morto, Marian sarebbe tornata a essere sua, che nessuno avrebbe potuto biasimarlo per aver sbagliato un colpo tanto difficile e Robin era terrorizzato che la sua mano potesse aver esitato, obbedendo a quel minuscolo istinto oscuro.
Fratello mio...
Gisborne aveva usato quelle parole per dirgli che si fidava di lui e Robin pregò con tutto il cuore che quella fiducia non fosse malriposta.
Non si sarebbe perdonato quell'errore.
Seguì il volo della freccia e vide Barret che crollava in avanti, cadendo dalla piattaforma del patibolo e trascinando Gisborne con sé.
Da quella distanza non poteva capire se anche Guy fosse stato colpito dalla freccia o se il pugnale di Barret avesse fatto in tempo a tagliargli la gola: entrambi erano immobili a terra ai piedi della forca, circondati dai cittadini di Nottingham.
Robin non si voltò a guardare Marian, Allan e Djaq, ma lasciò cadere l'arco e corse verso il cortile.
Doveva sapere cosa aveva fatto.
   
 
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