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Autore: PsYkO_Me    18/05/2015    2 recensioni
Sora finisce nelle grinfie di Vanitas che gli fa una richiesta bizzarra e importuna. Sora è deciso a non cedere ma il corvino lo metterà alla prova.
Genere: Comico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sora, Vanitas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Avviso.
Ho descritto scene di sesso ben più pesanti, questo mi è sembrato leggero. Se è da rating rosso, avvisatemi che cambio.
Detto questo... Buona lettura!




«Se mi mostri il tuo, io ti mostro il mio.»
Sora era la rappresentazione dello shock. Bocca spalancata, muscoli rigidi, occhi sbarrati. Aspetta, che?! Aveva udito bene? Vanitas aveva davvero detto quelle parole? Aveva superato la soglia della pazzia?
«Sc-scusami?» Chiese ingoiando a fatica la saliva. Doveva aver frainteso tutto. Ne era certo. DOVEVA essere così.
Vanitas sbuffò. «Hai capito. Non tirarti indietro ora.»
Gli sembrava di essere lui a essere strano. Lui, Sora, che voleva soltanto andare in bagno e tornare a fare lezione.
«Forza, non ho tutto il tempo.»
Pure! Ma cosa aveva fatto di male per incrociare proprio Vanitas? Il corvino era di due anni più grande ma l’intera scuola sapeva che preferiva girare per i corridoi piuttosto che stare in classe.
«Non ci penso proprio!» Esplose ala fine, nascondendo il proprio corpo come se fosse stato nudo.
Vanitas gli si avvicinò pericolosamente. «Dai, non sei curioso?» Il suo sguardo era paragonabile a quello di un puma. Felino e predatore. Le labbra sorridenti mostravano i canini ed erano troppo vicine alle sue.
Sora diventò color rosso Ferrari. «Noooo, non può essere!» Gli prese l’agitazione e tutto quello che voleva fare era scappare. «Ti prego, lasciami in pace!» Strillacchiò cercando di sfuggirgli invano.
Ma l’altro rispose con una risata. «Davvero pensi che io ti lasci andare? Proprio ora che mi sto divertendo?»
«Io no!» Piagnucolò l’altro. «Devo anche andare in bagno!»
«Oh, ma che sfortuna…» Rispose Vanitas con finto dispiacere e schiacciandolo sempre più verso il muro.
Il viso di Sora non sapeva più di che colore diventare. «Molestie sessuali. Oh santo cielo!»
Vanitas era sempre più divertito e così anche la sua cattiveria si fece più scaltra. «Pensa se qualcuno ci vedesse ora. Dai bagni, stretti l’uno con l'altro, i nostri corpi avvinghiati e io che ti bacio…»
Bacio?!? Sora non lo realizzò in tempo. La lingua di Vanitas si era già impossessata della sua bocca e danzava . Sora sentì le gambe farsi più deboli. No, non poteva essere. Non era reale. Era un incubo! Ecco, adesso svengo, me lo sento. Le gambe vacillarono e Vanitas lo prese in tempo.
 
Si risvegliò in infermeria. La vista era annebbiata ma pian piano riuscì a focalizzare. Era da solo. Guardò davanti e sé e vide la cosa che cercava da tempo: un bagno! Per fortuna l’infermeria ne aveva uno, Sora non si tratteneva più. Scese dal letto senza badare di essere appena svenuto e aprì la porta dei suoi desideri. Ma ciò che vide rischiò di farlo svenire nuovamente. Vanitas era davanti a lui e solo dopo aver sorriso si sistemò i pantaloni. Sora dovette far passare qualche secondo per realizzare di aver visto qualcosa che non andava visto. Quando ci riuscì, lanciò uno strillo acuto pieno di panico.
«Oh cielo! Oh cielo!» Continuò a ripetere con le mani sugli occhi e girando su se stesso. «Oh cielo, cos’ho visto!»
«Sai Sora, ti manca solo la coda, poi sembri un cane che cerca di mordersela.» Concluse Vanitas dopo vari minuti ad osservarlo.
«Io non ci credo. Devo aver davvero fatto arrabbiare una Divinità. Qualcuno vuole punirmi!»
«E che sarà mai… Tu non ti guardi mai il tuo?»
Sora si bloccò e lo fissò con sorpresa e disgusto. «Non è la stessa cosa!»
«Oh, il mio è più grosso?»
Shock. Ancora. «Non puoi essere serio!»
Vanitas rise di gusto. «Io? Serio? Mai!»
Sora stavolta si sentì calmare. Ma sì, era solo uno dei tanti scherzi di Vanitas. Non aveva mai detto niente di serio. «Vado in bagno.» Disse, pronto a liberare finalmente la vescica. Aprì la porta e guardò malignamente l’altro. «E non osare a sbirciare!» Si rintanò all’interno e diede un sonoro giro di chiave. Vanitas si stava proprio divertendo…
 
Quando uscì, soffiò e si buttò sul letto. Tanto valeva farsi un sonnellino.
«Ma come? Mi ignori?»
Sora balzò in piedi sul lettino. «Che ci fai ancora qui?» Lo accusò puntandogli contro l’indice.
Vanitas era poco più lontano. Seduto sulla sedia dell’infermiera, con i piedi poggiati sulla scrivania. Stava analizzando l’armadietto dei medicinali. «Mi annoio a stare da solo.»
«Sul serio? Non hai altri da molestare?»
Vanitas girò sulla sedia e gli regalò un altro dei suoi sguardi da puma. «Oh, ma io molesto solo te.»
«Cosa?!? E perché?»
Vanitas fece spallucce. «Perché mi va.»
Che risposta esauriente. Sora decise di non continuare a stare in piedi sul letto, così si sedette incrociando le gambe.
«Sei davvero strano.» Bofonchiò.
«Grazie.» Rispose l’altro riponendo un medicinale. «Ma questo non ti perdona.»
Perdonare? Che cosa? Sora si sentì confuso.
«Non rammenti più? Se mi mostri il tuo, io ti mostro il mio. Eravamo d’accordo così. Ma non hai rispettato i patti.»
Sora strillò. «Non siamo mai stati d’accordo!»
«Ciò non cambia che tu l’abbia visto.»
«Ma senza volere!»
«Questo lo dici tu.» Vanitas assunse la posa della donna molestata. «Oh cielo, me l’hai visto! Come potrò vivere ora?» La risata che si lasciò scivolare dalla gola fu fragorosa e piena di divertimento.
Sora mise il broncio e incrociò le braccia al petto. Quel ragazzo che rideva e girava sulla sedia si stava prendendo gioco di lui. «Vai a molestare gente che lo apprezza, allora. Non rompere a me.»
Vanitas fece scorrere la sedia fino al lettino. Guardò Sora negli occhi e lo prese per il mento. «No, Sora. È anche contro le mie regole molestare chi non apprezza.»
«Allora vai!»
Vanitas sorrise. «Sai, non mi era mai capitato. Svenire per un mio bacio? Devo essere davvero bravo.» Si passò a lingua sul labbro superiore. «Vorresti svenire ancora, Sora?»
Il viso da pallido si tramutò in un tripudio di colori. Sora stavolta non seppe cosa rispondere.
«Chi tace acconsente, eh?»
Si allungò e gli morse le labbra. «Stavolta cerca di non svenire.» Sussurrò lussurioso. Lentamente, fece scivolare Sora supino sul lettino così che lui potesse stargli sopra. I loro respiri si mescolarono prima che Vanitas decidesse di solleticare a piccoli baci le labbra morbide del castano. Poi, carnale, assaporò la bocca di Sora. Le salive di mischiarono mentre le lingue si cercavano con avidità. Di più, di più. Quel bacio non era abbastanza. Sora strinse le dita attorno alla maglietta di Vanitas e lo tirò a sé. Prima era svenuto troppo presto, stavolta voleva assaporare appieno quella dolce sensazione. Ora, non solo le gambe gli tremavano, bensì tutto il corpo.
«Ti stai eccitando, piccoletto?»
Ma Sora non voleva rispondere. Gli rubò nuovamente le labbra, Vanitas non doveva perdere tempo in chiacchiere. Lo baciò con voga, sentendo di ricevere lo stesso trattamento. Vanitas si tolse la maglietta alla svelta. Stava iniziando a fare caldo. Sora lo accarezzò. Il corpo di Vanitas era perfetto. Fisico asciutto, non troppo muscoloso, pelle liscia, addominali piacevoli da toccare… Vanitas gli bloccò i polsi e si staccò dalle labbra per assaggiare il collo. Passò la lingua e poi, vorace, si fiondò a succhiargli la pelle. Sora inarcò la schiena e strinse le gambe tra quelle di Vanitas. Il corvino aveva il tocco magico. Vanitas gli lasciò due lividi doloranti ma a Sora erano piaciuti troppo per pentirsene.
«Se vuoi continuo.» Sussurrò Vanitas tra malizia e lussuria.
Sora non lo guardò negli occhi, se ne vergognava troppo. Sentiva di essere visibilmente eccitato. Le gote gli bruciavano, il respiro era affannato, il corpo non aveva smesso di tremare. Decise di non rispondere, sapeva che Vanitas l’avrebbe preso come un via libera. Egli infatti non attese molto. Gli alzò la maglietta e iniziò a baciargli e a leccargli l’addome creando una scia fino ai pantaloni. Slacciò il bottone con la bocca e osservò Sora. Sorrise. Dopo quella visione, sapeva che avrebbe potuto osare ben oltre. Sora, poco dopo, spalancò gli occhi e ancora non osò guardare. Vanitas stava facendo ben più di quanto si sarebbe aspettato. Sentiva la sua bocca umida scivolargli sul membro. Socchiuse gli occhi languidi e accettò quella cupidigia. Non gli era mai capitato, era la prima volta per lui. Non era mai andato con nessuno oltre il bacio. Era dunque quella la sensazione? Prese a tremare sempre di più, dovette stringere le gambe attorno al corpo del corvino per cercare di stare un po’ fermo. Ma non ci riusciva. Il corpo non era più sotto il suo controllo. Vanitas con quel lavoro di bocca lo aveva stregato. Si dimenò buttando la testa a destra e a sinistra. Inarcò la schiena, allargò le gambe e le strinse di nuovo, portandole stavolta dietro la nuca di Vanitas. Era maledettamente piacevole. Era una pazzia, una dolce pazzia. Un dolce al cioccolato con una nota piccante. Anzi, molto piccante. Strinse i denti nel cuscino. Vanitas saliva e scendeva e succhiava ingordo. I gemiti arrivarono, sempre più forti. Vanitas gli buttò un cuscino in faccia. Sora sembrava essersi dimenticato di essere a scuola. Lui lo prese e lo strinse verso il viso, liberando tutti i versi di desiderio che stava provando. L’orgasmo arrivò con un’esplosione di piacere e Sora, per la prima volta, si sentì trascinato in una sensazione di benessere paradisiaca.
«Potevi avvisare.»
Vanitas si stava leccando il seme che Sora non si era nemmeno accorto di aver perso. Improvvisamente, il castano realizzò l’accaduto.
«Oh cielo!»
Si rivestì in un lampo e si nascose dietro al cuscino. Alle orecchie di Vanitas arrivò un altro Oh cielo ovattato. Il corvino lo osservò per un po’, poi si avvicinò.
«Perché te ne penti se ti è piaciuto?»
Era la prima domanda sensata che sentiva da Vanitas. Ma ciò non cambiò il suo umore.
«Perché è sbagliato!» Rispose allontanando brevemente le labbra dal cuscino.
«Dai, almeno siamo pari.»
Dopo una domanda sensata, ecco una risposta idiota. Sora lanciò il cuscino in faccia al corvino con tutta la forza che poté.
«Sei un cretino!»
Sora era arrabbiato ma si stupì nel vedere un sorriso normale su Vanitas. Improvvisamente l’aria nella stanza cambiò. C’era qualcosa di diverso ma Sora non seppe spiegarsi che cosa. Vanitas gli si avvicinò all’orecchio e gli sussurrò: «Non permettere ad altri di toccarti in questo modo.»


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Note dell'autrice.
Non avrei mai detto che un giorno avrei scritto qualcosa di comico/erotico. Eppure, ecco qua la fanfic che mi ha fatto ridere e che ha pure sconcerie! Mi sono divertita tanto. Credo che, come Vanitas, anche io mi diverta a molestare Sora. *L'autrice e Vanitas battono il cinque*.
L'idea è nata per caso. Cercavo ispirazione per scrivere qualcosa da raiting rosso (perché era a quello che puntavo... ma farli andare così tanto al sodo non mi pareva il caso, non con la trama che si è creata) e sono incappata in "Touchin on my" che dice proprio "show me yours, I'll show you mine"... Mi hanno praticamente sbattuto in faccia la fic!
Beh, spero che vi sia piaciuta! :D
A presto!

 
   
 
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