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Autore: _Gilestel_    18/05/2015    6 recensioni
Spoiler - Post season 4 finale
Nelle ultime centootto ore, Henry, Regina e i Charming non hanno fatto altro che cercare la loro Emma. Ma dopo vari tentativi andati a vuoto, capiscono che c'è solo un modo per trovarla: invocare il Signore Oscuro.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prossima volta farò la stessa cosa
 
Ci aveva pensato a lungo. Aveva considerato le alternative, valutato i rischi e  soppesato ogni possibile conseguenza, ma alla fine era giunta a un'unica conclusione. Il solo modo per trovare Emma Swan era invocare il Signore Oscuro. 
Erano passati tredici giorni dalla fatidica sera in cui, da brava Salvatrice quale era, Emma aveva fatto la sciocchezza di sacrificarsi per lei, incanalando dentro di sé tutte le tenebre destinate al servo del pugnale maledetto. Perché lo stesso pugnale, proprio come il Signore Oscuro, era stato creato per racchiudere dentro di sé il male presente in quel mondo e in molti altri.
In quei tredici giorni Regina, Henry e i Charming non avevano fatto altro che cercare la loro Emma, sperando forse di scovarla sotto il suo letto, nella volante dello sceriffo, su un albero nel bosco o, perché no, seduta al bancone appiccicoso del Rabbit Hole. Il loro unico obiettivo era quello di trovare Emma.
All'inizio anche Hook si era impegnato nelle ricerche, ma ben presto aveva perso la speranza e si era ritirato sulla sua barca ad annegarsi nel rum. Anche gli abitanti di Storybrooke avevano dato una mano, ma poi aveva cominciato a girare la voce che trovarla sarebbe stato pericoloso, perchè Emma Swan non era più la Salvatrice, ma il nuovo Signore Oscuro. Regina li sentiva bisbigliare al supermercato, da Granny o per la strada. Avrebbe voluto incenerirli tutti ma fortunatamente era riuscita a trattenersi. Perché Emma si era sacrificata per tenerla al sicuro dall'oscurità e non poteva rendere vano il suo sacrificio.
Non era andata altrettanto bene con Robin Hood il quale, una sera di quattro giorni prima, aveva chiesto a Regina di abbandonare per un attimo le ricerche per passare del tempo insieme. A quella richiesta ridicola Regina, tesa e sfinita, aveva riso per la prima volta in tredici giorni. Abbandonare Emma? Magari per una passeggiata sotto le stelle? Doveva essere impazzito. Che se ne tornasse da Zelena, che se ne tornasse dalla donna che aveva messo incinta e scelto più di una volta. E Robin se n’era andato, il volto contorto in una smorfia di dolore che, invece di addolcirla, la nauseava.
Doveva trovare Emma.
David aveva subito proposto di usare il pugnale, che lei si era precipitata a raccogliere nel momento in cui Emma era scomparsa e che si era preoccupata di tenere al sicuro. Regina aveva detto no. Il secondo giorno Biancaneve aveva risollevato la questione; Regina aveva detto no. Quando, il terzo giorno, Henry l’aveva supplicata di valutare la cosa, Regina aveva detto non ancora.
La verità era che rivederla la spaventava perché non era sicura che quella potesse essere ancora la sua Emma.
Ora, a quattro giorni e mezzo dalla sua scomparsa, Regina era disposta a correre il rischio.
Prima ancora dell’alba si era chiusa nella sua cripta e aveva afferrato il pugnale sulla cui lama era inciso il nome a lei tanto caro. Non era necessario avere il pugnale per evocarla, ma qualora fosse diventata qualcosa di terribile, le avrebbe permesso di controllarla. Sentiva che era sbagliato avere quel potere su di lei, ma era necessario. Per proteggere Henry. Per proteggere gli abitanti di Storybrooke. Per proteggere Emma da se stessa.
In piedi al centro della stanza, trasse un profondo respiro, raccogliendo tutto il coraggio di cui aveva bisogno, e parlò.
“Emma Swan, io ti invoco.”
Deglutì, aspettando alcuni secondi ma senza ottenere nulla. Provò di nuovo.
“Emma Swan, io...”
“Regina.”
La voce alle sue spalle la fece sussultare. Perse la presa sul pugnale, che cadde a terra e rimbalzò sul pavimento, con un clangore sinistro.
“Per favore,” disse la voce, la stessa che adorava sentire durante i loro battibecchi, “fai attenzione con quel coso. Siamo più legati di quanto uno possa immaginare.”
Lentamente, Regina si piegò per raccogliere il pugnale, continuando a dare le spalle alla bionda. Una volta rialzatasi, deglutì senza però riuscire a scacciare il nodo alla gola. Emise un respiro spezzato, chiuse gli occhi e si preparò. Quando li riaprì, si voltò verso Emma Swan, il nuovo Signore Oscuro.
Emma, nonostante indossasse gli stessi vestiti di quella dannata sera, era diversa. Il viso era più pallido, di una sfumatura cerea, quasi grigiastra, i suoi capelli dorati avevano perso lucentezza, divenendo simili a paglia. Ma ciò che più fece male a Regina, fu vedere il suo sguardo spento, perso in un’altra dimensione.
“Emma” bisbigliò facendo un passo verso di lei.
“Come sta Henry?” chiese la giovane donna.
“Bene” avrebbe voluto rispondere.
“È distrutto” disse invece.
Emma chiuse per un attimo gli occhi mentre una fitta di dolore le dilaniava il petto.
“Mi dispiace, ma dovevo farlo. E lo rifarei ancora” disse.
“No, non dovevi. Non avresti dovuto” ribatté Regina con gli occhi che le bruciavano.
“Volevo darti il tuo Lieto Fine.”
“Mi spiace, ma non ci sei riuscita” disse la mora, provocando un senso di terrore nella Salvatrice che la fissò con gli occhi sgranati. “Senza di te non potrò mai essere felice.”
Un singhiozzo scappò dalla gola di Emma.
“Regina, non farlo” la supplicò. “Hai Robin ora.”
“No, Robin se n’è andato perché non era lui che volevo.”
“Regina, per favore” il suo tono era disperato.
“Emma, io...”
“No, ti prego,” la interruppe Emma piangendo, “non posso vivere per l’eternità con questo peso.”
Regina si portò di fronte a lei. Vederla piangere le spezzava il cuore. Alzò la mano libera, poggiandola sulla sua guancia un tempo rosea, raccogliendo con il pollice le lacrime che la bagnavano. Era in assoluto la prima volta che le toccava il viso, se si escludeva quella volta che si erano prese a pugni. In quello stesso punto, ma qualche metro più in alto. Emma si lasciò cullare da quel tocco che, anche se solo per un attimo, riuscì a riscaldare la sua anima di tenebra.
“Troveremo un modo. Non permetterò che tu rimanga così” disse Regina con voce spezzata, anche il suo viso bagnato dalle lacrime.
“L’unico modo è uccidermi.”
“No, troveremo qualcosa. Merlino ci aiuterà.”
A Emma scappò una risata amara.
“Dove diavolo è stato Merlino finora?”
“Emma...”
La Salvatrice trasalì. Sentire Regina pronunciare il suo nome in quel modo le faceva male fisicamente.
“Regina, ti prego, dimenticami e sii felice” le ordinò guardandola dritta negli occhi.
Regina avrebbe voluto urlarle di smetterla, di avere fiducia in lei, di sperare nel proprio lieto fine. Ma sapeva che Emma non l’avrebbe ascoltata, perché Emma era caparbia, testarda e pronta a tutto per le persone a lei care. Così fece qualcosa che avrebbe voluto fare una moltitudine di volte prima di allora. Si protese verso di lei, sollevandosi leggermente sulle punte. Emma capì le sue intenzioni, ma era troppo spaventata dal suo imminente crollo emotivo per fare qualcosa, così si limitò a chiudere gli occhi e si preparò ad assaporare l’istante che l’avrebbe perseguitata per il resto dell’eternità. Quando le labbra di Regina sfiorarono delicatamente le sue, le sembrò di morire. L’oscurità si addensò dentro di lei tanto da farle quasi perdere i sensi, poi esplose, spazzata via da un lampo di luce, una miriade di colori che divorarono ogni sfumatura di tenebra presente nel suo cuore.
Scostandosi leggermente, le due donne si fissarono negli occhi, incapaci di credere a ciò che era successo.
Il viso di Emma era tornato roseo e il suo sguardo era di nuovo luminoso. Per essere completamente sicura, Regina diede uno sguardo al pugnale, sulla cui lama non c’era più alcun nome. Quando sollevò di nuovo lo sguardo, stava piangendo di gioia.
“Tu...” iniziò Emma, ancora sbigottita. “Mi hai salvata.”
Regina gettò a terra il pugnale e, con un sorriso raggiante, strinse tra le mani il volto del suo vero amore.
“E lo rifarei ancora.”


NDA
Onestamente non sono sicura di aver fatto bene a pubblicare questa os, ma ormai ho cominciato a dire come voglio che vadano le cose e, onestamente, ci ho preso gusto.
Sappiate che il linciaggio non mi spaventa, anzi, dato il mio masochismo, è quasi richiesto.

 
  
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