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Autore: Evaney Alelyade Eve    19/05/2015    3 recensioni
[Spoiler per chi non segue in streaming 10x22]
"No!" e lui ti ferma, t'inchioda dove sei con la sua voce, la sua testardaggine, lui che da bravo soldato farà sempre quello che ritiene giusto anche quando questo si rivela essere la scelta sbagliata. Muove un paio di passi verso di te, lo senti più vicino ma è come se fosse chilometri lontano. Un'altra macchia sullo sfondo di questa tragicommedia.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean Winchester, Castiel.
Pairing: Dean Winchester/Castiel
Rating: Giallo
Chapter: 1/1
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale.
Warning: 10x22 spoilers (?
Nota: Questa fic è interamente basata sulla mia personale elaborazione di ciò che è accaduto nel bunker fra Dean e Cas. Ci ho pensato tre giorni filati, ed ogni volta ho scoperto una cosa nuova che mi sembra molto più plausibile del "OMG Dean è riuscito ad eludere il Marchio e non uccidere Cas" come avevo pensato anche io all'inizio.
So, uhm, just enjoy it!
Dedica: Un po'a voi, un po' a me, un po' a tutti.
DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla.








 


 


 

 

 


 


 


 


 

"Che cosa hai fatto?" il suo tono è incredulo mentre lo guardi piegarsi sulle ginocchia per vedere se il ragazzino degli Styne è ancora vivo. Lo guardi e non senti niente, è come se ti avessero tirato fuori tutto per imbottirti di cotone.
"Lo hai ucciso."
"Ho fatto fuori un mostro." Lo era già, solo per avere il loro sangue. Una piccola, flebile voce nella tua testa ti dice che ti stai contraddicendo, che tu e Sam siete la prova vivente che il sangue non ti rende ciò che sei, ma il Marchio la mette a tacere subito. E' più facile così, in un certo senso, ti piace così: nessun senso di colpa a frenarti, soltanto il tuo innato desiderio di uccidere fino all'ultimo i responsabili della morte di Charlie.
Charlie che non avrebbe dovuto essere coinvolta in questa situazione; Charlie, la tua acquisita sorellina rompiscatole e nerd. Charlie che non ri avrebbe più salutato con quel suo sorriso malizioso-
Tutti, dice il Marchio. Uccidere tutti, fino all'ultimo, fino a che il pianeta azzurro non diventi il pianeta rosso, fino a che il trono su cui ti siederai non sarà alto come lo fu Babele.
"E' quello che faccio. Ed è quello che continuerò a fare finché-"
"Finché non diventerai tu stesso un mostro." t'interrompe rialzandosi, fronteggiandovi come avete fatto già tante altre volte prima d'allora. E' determinato a salvarti, lo sai, determinato a fare tutto ciò che è in suo potere per fermarti, tenerti lì, nel bunker, aspettando che Sam trovi la soluzione nel libro che vi è già costato troppo e vi costerà il doppio, vi costerà più di quanto possano immaginare, mentre tu hai già fatto tutti i tuoi conti e sai che se mai un'arma del genere finisse nelle mani degli Styne...
Ecco perché devo ucciderli, ti ripeti, ancora ed ancora mentre mille altri motivi ti rimbalzano per la testa, cozzano contro gli spigoli affilati della tua rabbia repressa, di quei sentimenti oscuri che non hai mai osato approfondire, che hai assaporato sulla lingua quando sei diventato demone e a cui il marchio promette finalmente una via d'uscita, una via di sfogo che li lasci andare come cani sciolti per il mondo, finché non sarai libero, finché non sarà sazio di sangue, di tutto il sangue che riuscirai a versare. Impossibile da fermare, impossibile da arginare diventerai Caino e molto di più, cavaliere della Morte e della Guerra, tu la personificazione dell'Apocalisse che avete sventato con mille sacrifici il cui sangue è ancora sotto le tue unghie, incrostato ed impossibile da lavare via.
"Adesso puoi andartene, Cas." è il primo avvertimento, e speri che lo ascolti. Ti prego, ascoltalo. Ti volti, cerchi di allontanarti perché sai già come andrà finire, sai già che altro sangue finirà sulle tue mani e o Dio, no, il suo sangue sulle tue mani non puoi averlo.
No.
"No!" e lui ti ferma, t'inchioda dove sei con la sua voce, la sua testardaggine, lui che da bravo soldato farà sempre quello che ritiene giusto anche quando questo si rivela essere la scelta sbagliata. Muove un paio di passi verso di te, lo senti più vicino ma è come se fosse chilometri lontano. Un'altra macchia sullo sfondo di questa tragicommedia.
"Non posso." dice, senti lo sguardo sulla tua nuca. "Perché... sono tuo amico."
Vorresti ridere a quest'affermazione, anche se non c'è nulla di divertente. Freddo, un senso di tradimento che è nato in te da quella chiamata senza senso, si aggiunge alle altre emozioni, che non sono poi così tante: rabbia, paura e ancora rabbia. Sempre e solo la rabbia mista ad intenti omicidi che non sai più se sono sempre stati tuoi, chiusi chissà dove, o sono del Marchio; ma come hai detto a Sam davanti alla pira di Charlie: "Ha davvero importanza?"
Torni sui tuoi passi e ti avvicini a lui, vibri per quella rabbia fredda che hai imparato a leggere sul volto di tuo padre ogni volta che gli facevi domande sul perché tua madre era morta. Per mano di chi, sono orfano?
"Davvero? E dimmi: pugnali alle spalle tutti i tuoi amici?" e non ne ha molti lui, no? Ha solo te. E Sam. Solo te, non avrebbe dovuto essere sempre così? Non doveva essere l'unico di cui fidarti quando nemmeno di Sam potevi? Quando Sam lavora alle tue spalle e sai che almeno puoi contare su Cas. Ed invece anche lui ti tradisce, tu pugnala alle spalle e ti mente, dopotutto quello che avete passato insieme, dopo il legame più profondo e ho sempre fatto tutto per te, dopo il Purgatorio, dopo che ti sei fatto pestare a sangue in una cripta polverosa e gli hai detto quello che probabilmente non hai mai detto a nessuno, quello che tu, Dean Winchester, non sei in grado di chiedere a nessuno perché nessuno merita di essere coinvolto con te. Ho bisogno di te. Sei mio fratello, sei il mio migliore amico, sei tutto quello che ho, oltre il sangue e il bene che mi lega a Sam.
Non ti senti un po' infantile? Sei geloso, anche, non ti piace essere escluso, non ti piace che Cas preferisca Sam a te. Siete sempre stati solo voi due. Un'altro mondo al di fuori della famiglia al quale fuggire.
"Io e Sam cercavamo di guarirti!" e lo sai che è vero, lo sai che l'unica cosa che possa accomunare Sam e Castiel sei tu ma sembra che l'uomo di cotone che sei diventato non ascolti, che le sue ragioni, le sue scuse non siano verità ma parole fragili e senza alcun senso, che crollano come un castello di carta, soffiate via dal vento della tua rabbia.
No, non t'importa.
Uccidilo.
Ascolta.
"Ci stiamo ancora provando!" Non ci siamo arresi, e tu? Forse sì, forse arrendersi è la miglior cosa. Non vuoi più sentire, vuoi solo agire, come in Purgatorio quando eri alla disperata ricerca del tuo angelo disperso e hai scoperto che la purezza di quel luogo stava nella febbricitante lotta alla sopravvivenza. Uccidere ed uccidere senza rimorso, senza fermarsi a pensare se non Vivi.
Una missione, un pretesto per incedere lentamente verso la fossa che ti sei scavato ed il trono di ossa che ti aspetta.
"Col cazzo."
"Adesso possiamo leggere il libro." la puoi vedere nel suo sguardo la convinzione che ci sia speranza, una salvezza in un libro che già solo dal titolo non ne dà alcuna. Ancora una volta tu hai fatto i tuoi conti mentre loro sperano e provano. E poi falliscono e le conseguenze ricadono su di te, come sempre.
"Oh, e quindi? Sì, potreste trovare un incantesimo che possa eliminare questo coso dal mio braccio?" non gli permetti di rispondere, e continui incessante perché deve capire, almeno lui, deve capire che il gioco non vale la candela. Deve fare anche lui i suoi conti ed arrivare alla tua stessa soluzione. Deve. Lui deve capire. "Quale sarebbe il prezzo? Perché magie come queste non sono di certo a buon mercato. No, voglio sempre un prezzo che va pagato. Con il sangue." Con l'anima. Con tutto quello che possiedi e tu non hai più niente con cui pagare. Né vuoi che sia qualcun altro a pagare il conto. Non Cas. Non Sam. Non Charlie...
"Perciò grazie ma sto bene così." e ti volti di nuovo, fai per andartene fuori da quel posto che era diventato casa ma che potrebbe diventare una catacomba dove lasciare non solo i corpi dei nemici ma anche di chi ami. Un santuario delle memorie che non sarai mai capace di affrontare e che abbandonerai a polvere e ragni.
Ancora una volta Cas non ti ascolta, non coglie l'avvertimento, la nota di chiusura di quella situazione che diventa pericolosa quando ti trattiene per la spalla e poi si para davanti a te, incurante del tuo sguardo che minaccia di fargli del male se non si fa da parte all'istante.
Così testardo, sempre deciso a combattere cause perse.
Il Marchio pulsa ed inneggia alla violenza.
Rilascia tutto ciò che provi per lui: rancore, affetto, sensi di colpa... fagli scontare ogni singola emozione che ha suscitato in te. Punisci il suo crimine, fallo a pezzi e strappa via le sue a-
TACI!
"Non stai bene." Tu credi? "Forse puoi combattere il Marchio per anni. Forse addirittura secoli, come Caino... ma non potrai combatterlo per sempre."
No, non per sempre, almeno finché non avrai abbattuto i tuoi nemici poi potrà dare fede alla promessa che ti ha fatto quelli che sembrano secoli prima.
Credi che lo farà? Quello che gli hai chiesto di fare... lo rovinerà. Per sempre.
"E quando alla fine cederai e, ti assicuro, lo farai, Sam e tutti quelli che ami e conosci saranno morti da tempo." i suoi occhi fremono, senti che sta per dirti qualcosa che è importante, qualcosa che ha per lui un valore immenso. Qualcosa che somiglierà tantissimo al tuo aver bisogno di lui nella cripta.
"Tutti" ti dice, determinato "tranne me."
Distogli per un attimo lo sguardo perché non veda che qualcosa dentro di te ha cominciato a franare. Perché non veda che stai già facendo dei nuovi calcoli.
"Io sono quello che sarà costretto a vederti massacrare tutto il mondo."
Sì, è vero, sapevi sin dall'inizio che non avrebbe mai tenuto fede alla promessa, che per lui ucciderti sarebbe stato impossibile. Ti chiedi con rabbia il perché. Perché? Quando sarebbe per tutti più facile se morissi? Per te, di certo, lo sarebbe.
Dov'è la pace che ti spetta dopo tutto questo cammino? Dov'è la pace che ti spetta quando ti ritroverai a posare la tua testa pesante sul grembo della morte?
"Quindi se esiste" continua Castiel, un fiume in piena che cerca di far capire a te i suoi, di calcoli. "anche una piccolissima possibilità di poterti salvare, non ti lascerò uscire da questa stanza."
"Oh, credi di avere una scelta?"
"Io credo che il Marchio ti stia cambiando." o sta solo rivelando ciò che sei sempre stato?
"Ti sbagli." Deve capire.
"Davvero? Perché il Dean Winchester che io conosco non avrebbe mai ucciso quel ragazzino." Segui il suo sguardo sul cadavere del ragazzino che ha implorato per la sua vita, rinnegando il suo sangue. L'hai ucciso senza pensarci troppo e con esso un Sam che fugge a Stanford, un Dean Winchester che si è sempre illuso di essere quello che non è.
Lo dici anche a lui e poi cerchi di passargli davanti ma ti blocca ancora.
"Dean, non voglio farti del male." e la sincerità del suo tono è un'unghiata sulla lavagna, mentre finisci i tuoi calcoli e rilasci un po' di quel risentimento che hai covato per quegli ultimi interminabili giorni.
"Credo che questo non sarà un problema." e poi gli torci il braccio che stringe la tua spalla – quella che un tempo portava un altro marchio. Il suo. - e senti l'osso spezzarsi ma lui sembra non farci caso perché non urla, gli colpisci il viso con una gomitata e si piega sulle ginocchia. Probabilmente sarebbe caduto se non l'avessi tenuto per il braccio.
Ignori il senso di deja vù che quasi ti dà la nausea mentre lui si rimette in piedi, il sangue gli cola da un'angolo della bocca, e ti afferra anche l'altra spalla e chiama il tuo nome per farti ragionare, stupido da parte sua credere che tu abbia già lasciato campo libero al Marchio.
Gli molli un pugno, ed un altro ancora e ti chiedi quando risponderà all'attacco, soprattutto adesso che ha di nuovo la sua Grazia, ma invece non fa altro che difendersi, cercare di parare i tuoi colpi incessanti e violenti; gli molli un altro pugno sul viso, e dopo avergli assestato una ginocchiata allo stomaco lo lanci ai piedi della pira che gli Styne hanno preparato come rogo per le poche cose che hai mai avuto. Foto di una vita che sembra non esserti mai veramente appartenuta.
Cerchi di andartene ancora, sperando che sia bastato, sperando che tu non debba completare la semplice equazione che ha preso forma nella tua mente mentre calcolavi un modo per allontanarlo da te, per il presente e per il futuro. Perché nel rancore e il buio alle sue parole è stata la paura a prendere il sopravvento. Paura perciò che le sue parole celano; un qualcosa che Dean non sarà mai pronto ad accettare, il peso più dolce che manderà comunque entrambi nella fossa.
Com'è successo con le versioni alternative di Camp Chitaqua. Se devi diventare come il leader che non ha rimorso nel sacrificare chi più ama per la missione, preferisci che non ci sia nessuna di queste al tuo fianco. Nessuno da sacrificare.
"Dean" ti chiama e tu ti fermi ancora "Fermati."
No, vorresti dirgli, fermati tu. Basta così, smettila di cercare di salvarmi. Stai giù, rimani dove sei.
Sembra che tu debba completare l'equazione, ricorrere agli estremi rimedi che mai, mai nella tua vita avresti pensato di usare su di lui. Vi siete voltati le spalle a vicenda, vi siete guardati le spalle a vicenda, vi siete salvati a vicenda... e adesso? Adesso cos'è che vi farete?
Ah, già: del male. Come sempre.
Finisci il lavoro, è per il suo bene. Deve capire.
Così torni indietro e lo colpisci ancora, ed ancora, ed ancora. Lo scaraventi sul tavolo nell'angolo e poi fai collidere la superficie fredda col suo viso più e più volte, il Marchio pulsa, il tuo cuore si accartoccia e lui grugnisce e tutto il mondo perde ogni senso; lo lasci cadere per terra, troneggi su di lui e poi lo rigiri e perdi il fiato per un attimo dinanzi al suo volto striato di sangue, al suo rantolare.
La lama angelica spunta dalla sua manica, brilla letale. L'afferri, poi lo prendi per la cravatta per tenerlo fermo, perché devi guardarti bene, deve vedere perfettamente cosa stai per fargli.
Ti afferra il polso mentre rantola un no.
Stringi l'elsa della lama fredda.
"Ti prego..." perdonami. Ti prego odiami e fai finta che io sia morto. Ti prego, mi dispiace.
Finisci, il Marchio sibila nella tua mente. Finiscilo!
Ti prego.
Avanti! Sangue, è quello che vuoi.
Ti prego.
Uccidilo!
Non credi di esserti sentito mai così prima d'ora.
No.
Il pulsare del tuo dolore è più forte del pulsare del Marchio.
Non è così che la tua equazione finisce.
Cali la lama con violenza e la conficchi in un libro che si trova proprio accanto alla sua testa. Rilasci il respiro che non sapevi di star trattenendo, incapace di lasciare anche solo per un attimo il suo sguardo appannato dal dolore. Non sono le ferite che gli hai inferto prima a fargli male, no, ma quella nuova che hai aperto nel suo cuore con quel gesto. Gemella di quella che si è aperta sul tuo.
Te ne vai, questa volta sul serio, lasciandolo lì sul pavimento a fissare la sua stessa lama, imbrattato di sangue e dolorante.
L'equazione l'hai completata.
"La prossima volta non ti mancherò." minacci.
A dire il vero, ti correggi, non l'ho fatto.
Te ne vai ma la sua espressione, mentre impugnavi la lama, ti tormenterà per sempre.





 

   
 
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