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Autore: Raeiki    19/05/2015    0 recensioni
E' passato quasi un anno dalla registrazione della Squadra Selen su Login 'n Kill, il gioco che uccide. Albert ha scoperto l'identità del suo acerrimo nemico, Light. Saprà approfittare di questo vantaggio sulla sua nemesi? Intanto le altre squadre si preparano a confrontarsi nello scontro per il regno virtuale, e iniziano i preparativi per la base del Team. Login 'n Kill è stato aggiornato, e i ragazzi non sanno cosa li aspetterà nei prossimi giorni.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Che vuol dire che sono fuori?" Dark si trovava in una situazione tanto scomoda quanto fatale per i suoi piani. "Vuol dire vattene. Hai fatto troppi casini. Stai facendo tutto di testa tua. Sei troppo... pericoloso, ecco. Non puoi rimanere." Selen era serissima, quindi Dark escluse la possibilità di uno scherzo. Non voleva crederci. Rimase per qualche secondo senza dire nulla, e rimase per l'ultima volta sotto lo sguardo del team, che era un misto di delusione e tristezza. Dark si voltò e si avvicinò verso l'uscita. Prima di andarsene, si voltò verso il team Selen, squadrandoli tutti per poi posare lo sguardo sul capo della squadra: "Non mi darò pace finchè non vi avrò massacrati. Tutti." Si girò di nuovo e si disconnesse.

Non si connesse a Login 'n Kill per tutta la settimana. Si dedicò alla scuola, parlò con i suoi genitori, per una settimana condusse la vita che aveva parzialmente abbandonato. Si mostrava impassibile, anche se dentro era quasi più infuriato di prima. In più era scosso emotivamente per il fatto di aver ucciso quello che era il suo migliore amico. Ma la rabbia aveva guidato le sue azioni, e la sensazione di preoccupazione di Albert non arrivava mai a diventare rimorso. Non era pentito di ciò che aveva fatto. Però ad aggravare la sua costante ansia non solo c'era l'avvicinamento del duello con Light, ma anche il fatto che per eliminare un nemico se n'era creati tanti altri. Adesso aveva un team intero da debellare, ma non l'avrebbe fatto da solo. 
Due giorni prima della sfida decise di fare una partita, e si connesse in una delle solite zone isolate della città. Cercava l'ennesimo idiota o il ladruncolo di strada da fare fuori, ma trovò qualcos'altro; sentì un rumore, come due oggetti di ferro che cozzano con violenza tra loro, seguiti da delle voci: "Ma porc-" "Devi sempre fare tutto questo casino?" "Shhhh! Zitte!". Dark si avviò accigliato verso quel vicolo, pistola puntata in avanti, quando sbucarono tre ragazze davanti a lui, probabilmente giocatrici. Istantaneamente, Dark si ritrovò con puntati addosso un arco compound nero, una scure vichinga con la lama scheggiata e due fucili d'assalto terminanti in una baionetta. Il killer puntava la pistola contro la testa dell'arciera, che stava nel mezzo. Indossava una tuta nera con placche in kevlar, simile a quella da agente speciale di Enea, aveva dei lunghi capelli neri e blu raccolti in una coda, e degli occhi di un verde perforante. Studiando le altre due, notò che una era vestita come una Valchiria, le classiche dee della guerra vichinghe, e in una mano teneva un pesante scudo. L'ultima, che sembrava la più piccola, aveva i capelli corti e due grandi occhi color nocciola, ed era vestita come le ragazzine ribelli, giacchetta in jeans senza maniche, pantaloni verdi ridotti piuttosto male e anfibi neri. Portava due grossi occhiali Steampunk sulla testa. La domanda sorse spontanea a Dark: "Siete giocatrici?" Quella centrale rispose: "Si, ma non siamo in nessun team. Giochiamo per conto nostro. Ora zitto o ti facciamo fuori." Dark ridacchiò: "Fino a prova contraria tu hai una pistola puntata alla fronte, e non so quanto valga la tua vita, ma non sono sicuro che le tue amiche lì vogliano una morta nell'allegro trio." La ragazza stette in silenzio, poi abbassò l'arma e le altre fecero lo stesso. "Non sembri una minaccia, ci avresti già uccise probabilmente. Sono Juliet. La Valchiria è Katrine e lei è Majora." "Come Majora's Mask? Conosco una persona con cui andresti d'accordo..." Dark sorrise, ma la ragazzina non fece lo stesso. Juliet squadrò il ragazzo, poi confabulò per un attimo con le sue compagne, per poi giungere a una conclusione: "Ora ci dileguiamo, torniamo allo stato di fantasmi. Tu non ci hai mai viste e noi non abbiamo mai visto te, bla bla, ci vediamo. Forse." Fecero per andarsene quando Dark la fermò: "Aspetta. Non ho più un team, e ho bisogno di aiuto per vincere. Non batterò i Selen da solo.". Juliet non sembrava interessata, ma quando sentì quel nome si illuminò. "Beh, da quando siamo entrate qui, abbiamo sempre odiato sia i Selen che i Creeps. Indifferenza totale verso gli altri team, ma quei due non li reggevamo, e non li reggiamo neanche adesso. Com'è che non sei più con loro?". Dark fece per chiedere come lo sapeva, ma si rispose da solo. Se conoscevano così tante cose sui team come potevano non aver visto almeno una volta i membri. "Al capo non piacciono i miei modi di fare. Mi ha sbattuto fuori." Juliet soffocò una risatina, poi gli disse: "Va bene, Dark Mind, proveremo ad aiutarti nel tuo intento. Ma sarà difficile, sono in tanti." "Il mio obbiettivo è il capo, agli altri posso pensarci più avanti. Per adesso però ho un impegno.". Si girò e se ne andò, quando la voce di Juliet lo chiamò: "Che cosa?" "Uccidere il capo dei Creeps. Ci ritroviamo qui domani per parlarne." Juliet guardò quello strano tipo andarsene. Non sapeva cosa pensare, e non sapeva se buttarsi in quel folle piano. Ma c'era qualcosa in Dark che la trascinava al suo seguito. Si girò verso le sue amiche, che la stavano guardando con un'espressione strana. "Che c'è? Non pensate male, non mi interessa di quello. Aiutiamolo a sconfiggere i Selen e spariamo."

L'indomani come promesso Juliet si fece trovare nello stesso posto del giorno prima, da sola. Lei e Dark si scambiarono i numeri di telefono così da potersi tenere in contatto. "Allora. Se non siete in nessun team, perchè vi siete iscritte al gioco?" Juliet sembrò afflitta da quella domanda, ma rispose comunque: "Io e Katrine siamo sorelle, Majora è un'amica di famiglia. Nostro padre è morto, ucciso da dei criminali con cui aveva dei debiti. Il padre di Majora lo conosceva bene, per questo sua figlia ci è rimasta così male. Ci ha aiutate a trovare i suoi assassini e li abbiamo uccisi. Tutti. Da quel momento non siamo più tornate a casa, girovaghiamo senza un motivo, senza farci vedere." Dark fu scosso da quella risposta: "Mi... mi dispiace, non volevo farti ricordare..." "Non fa niente, non potevi saperlo. Tranquillo. Adesso dimmi, come pensi di uccidere Light? Ha l'aria di essere uno che sa il fatto suo." "Mi ha sfidato a un duello alla pari. Stasera, al parcheggio centrale." Fece una pausa, guardando il cielo: "...e sembra che ci sarà un brutto tempo.". Juliet lo guardò a lungo. Cosa le aveva fatto quel ragazzo? Tenne lo sguardo fisso, finchè non incrociò il suo, attraverso gli occhiali da sole; in quel momento si girò, imbarazzata: "Cerca... di non morire.". Dark alzò un sopracciglio: "...oh. Ehm... si, ci proverò, promesso.". Lei si voltò, e gli sorrise. Dark sentì qualcosa dentro al suo cuore che non sentiva più da tanto tempo. Gli... piaceva quella ragazza? L'aveva appena conosciuta, eppure gli sembrava di conoscerla da una vita, ed era così bella... Smise di pensarci per un attimo. 

Si stava facendo tardi, così le chiese: "Ti fidi abbastanza di me?" "Ehm... dipende, per cosa?". Dark l'abbracciò, spiegò le ali e le disse: "Tieniti." Spiccò un salto, accompagnato dalle urla di Juliet. La portò su un tetto non troppo alto, ma con una vista sul centro della città illuminato. Era bellissimo. Juliet si sedette vicino a lui, con le gambe che pendevano dal tetto: "E' fantastico qui... davvero, grazie!". Dark sorrise, e lei fece lo stesso. Si sentivano entrambi felici, dopo tanto tempo passato a odiare. Si guardarono per un attimo, e i loro visi si avvicinarono piano. Furono bruscamente interrotti da un tuono, e Juliet sobbalzò: "Sta arrivando un temporale, meglio andare. Mi accompagni al rifugio?" "Certo.". L'accompagnò planando da un edificio all'altro fino al rifugio, un capannone abbandonato dove viveva con le sue compagne. Una volta arrivati, prima di entrare, Juliet si voltò verso Dark: "Stasera voglio esserci." "Assolutamente no, è pericoloso, e non potresti aiutarmi. Non sarebbe uno scontro alla pari, e mi ferirebbe nell'orgoglio." "...allora non ti aiuterò, ma voglio essere presente. Ti prego.". Dark era spaventato dall'idea, ma accettò. Juliet lo ringraziò, ed entrò nel capannone salutandolo. 

La sera arrivò presto. Quando Dark arrivò Light era già li che lo aspettava: "Ehilà. Ci hai messo un po'." "Già. Finiamo in fretta, se possibile.". Juliet si era appostata dietro una macchina, pronta a togliersi in caso di emergenza. 
La battaglia iniziò contemporaneamente con la pioggia. Dopo pochi minuti pioveva a dirotto, e questo metteva in difficoltà la vista di Dark che buttò via gli occhiali da sole. Scattò avanti, fingendo di colpire dall'alto e portando in quella direzione la guardia di Light, ma all'ultimo secondo cambiò tirandogli un calcio nello stomaco. Light fu preso alla sprovvista e arretrò, iniziando a roteare le lame. Iniziò a bersagliare Dark senza risultato, poichè il suo avversario parava quasi tutti gli attacchi con il bastone. Dark aspettò il momento giusto e incastrò una lama di Light nel bracciale pistola, tirandolo indietro e colpendo il nemico con una ginocchiata allo sterno. Light cadde a terra, nell'acqua. La pioggia rimbalzava sulla maschera, producendo un rumore tintinnante. Light si rialzò, infuriato; sembrava essere sempre più veloce a ogni colpo ricevuto. Finalmente fu il turno del capo dei Creeps a colpire Dark, causandogli una ferita sul petto. Dark colpì in piena faccia Light con un pugno, dolorante a causa della maschera, per poi colpire a bastonate le gambe dell'avversario. Light si rialzò ringhiando e incominciò a deviare tutti i colpi di Dark, tagliandolo di nuovo e tirandogli un calcio sulla ferita. Dark urlò e cadde; Light approfittò di quel momento per calpestare la schiena dell'avversario, trattenendolo a terra. Roteò le lame in modo da tenerle come un coltello, e disse con la voce smorzata dal fiatone e alta per coprire la pioggia: "Game over, Dark Mind.". Ma non era destinata a finire così. Dark spalancò le ali, facendo perdere l'equilibrio a Light, che cadde a sua volta. Dark si alzò, lo prese per il collo e lo sollevò. Spiccò un salto continuando a tenere il collo dell'avversario stretto e atterrò poco più avanti facendo sbattere violentemente Light per terra. A quel punto lo prese per i capelli e lo alzò in piedi, assestandogli un pugno che lo fece sbattere contro una macchina. Come ultima mossa, Dark sfruttò lo slancio delle ali per volare contro Light talmente forte da fargli spaccare la portiera della macchina, il cui allarme iniziò a suonare. Il killer, vedendo che l'avversario non si alzava, gli tolse la maschera vedendo la faccia di Edward Baine distrutta dagli impatti, dalle botte e dai lividi. Sanguinava dalla bocca e dal naso, e sembrava voler dire qualcosa: rantolò qualcosa, appoggiandosi un dito contro la fronte. Dark gli puntò la pistola contro la faccia: "Ti sbagliavi. Questo è il tuo game over, Light.". Dark sparò un proiettile che andò a conficcarsi nella testa dell'avversario, uccidendolo sul colpo. Aveva vinto. Il suo desiderio di vendetta verso il suo odiato nemico era stato finalmente saziato. Light era morto, davanti ai suoi occhi. 

Juliet corse incontro a Dark, e prima che il ragazzo potesse parlare lei strinse le braccia intorno al suo collo e posò le labbra su quelle del killer.
Quest'ultimo rimase stupito da quell'azione, ma ricambiò, sentendosi davvero felice. Rimasero abbracciati sotto la pioggia per un po', senza staccarsi, in silenzio. Erano fradici per la pioggia, ma a loro non importava. 

Albert si sentì realizzato: era riuscito a compiere la sua missione, anche se parzialmente: i Creeps erano ancora una mina vagante sotto il comando di Pasey e grazie all'esercito di cloni di Light creato da Skydrops, in più doveva sconfiggere il suo vecchio team, i Selen.

Quello, per Albert, era l'inizio della fine.
   
 
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