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Autore: Chirubi    20/05/2015    0 recensioni
Cinque favori, un anno. L'Esempio di Demacia, la Signora della luminosità e una guerra che incombe.
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Dal primo capitolo: «È consentito entrare…?». La sua fu una domanda prettamente retorica, dato che spostò il peso della pila di carte su un solo braccio per poter spingere l'alto portone con l'altro.
La stanza era molto ampia, adorna di innumerevoli trofei di guerra e quadri raffiguranti i precedenti re omonimi, compreso un ritratto di Jarvan Quarto stesso. Bella compagnia, commentò tra sé e sé.
Le tende drappeggiate rosse e oro fornivano alla stanza un che di solenne, quasi non sembrava lo studio di un ventitreenne.
Come Lux stessa notò, la stanza era un'accozzaglia di cimeli di guerra, ritratti inquietanti e qualsiasi cosa costasse più del più bel gioiello che ella potesse mai indossare.
Si fece piccola piccola, quasi come se volesse scomparire dietro i fogli vagamente ingialliti dal tempo.
E se si fosse arrabbiato? Effettivamente era una preoccupazione giusta, dato l'orario indicibile; tutto il castello era rannicchiato sotto le coperte, meno i due giovani.
Lux non ottenne risposta.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jarvan IV, Lux
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  1. Sleeping King – Lullaby of the Night

 

7 Gennaio, 2… CLE

 

Prima di accomodarsi nello studio del futuro sovrano, Lux emise un colpetto di tosse per annunciarsi.

Le doleva disturbarlo, ma allo stesso tempo una scarica di emozione andò espandendosi nel corpo della giovane; le piaceva vederlo, anche se per pochi secondi: gli occhi chiari e limpidi come l'acqua, l'alone scuro della barba rasa, gli zigomi spigolosi e definiti… Pensava che a confronto Garen sembrasse un adolescente, nonostante i due fossero coetanei.

«È consentito entrare…?». La sua fu una domanda prettamente retorica, dato che spostò il peso della pila di carte su un solo braccio per poter spingere l'alto portone con l'altro.

La stanza era molto ampia, adorna di innumerevoli trofei di guerra e quadri raffiguranti i precedenti re omonimi, compreso un ritratto di Jarvan Quarto stesso. Bella compagnia, commentò tra sé e sé.

Le tende drappeggiate rosse e oro fornivano alla stanza un che di solenne, quasi non sembrava lo studio di un ventitreenne.

Come Lux stessa notò, la stanza era un'accozzaglia di cimeli di guerra, ritratti inquietanti e qualsiasi cosa costasse più del più bel gioiello che ella potesse mai indossare.

Si fece piccola piccola, quasi come se volesse scomparire dietro i fogli vagamente ingialliti dal tempo.

E se si fosse arrabbiato? Effettivamente era una preoccupazione giusta, dato l'orario indicibile; tutto il castello era rannicchiato sotto le coperte, meno i due giovani.

Lux non ottenne risposta.

Chissà, forse è tanto concentrato da non avermi sentita…

«Altezza, le ho portato…»

La frase era partita sicura, forse con un tono un po' troppo frenetico date le circostanze, ma poi si spezzò: un attimo prima la voce melodiosa della biondina, un attimo dopo il silenzio.

Fece attenzione a posare quanto più delicatamente possibile il mucchio di carta sulla sua scrivania, lasciando che un sorriso dolce le partisse al cuore fino a toccarle le labbra.

Jarvan stava riposando sull'imponente sedia del suo studio, completamente abbandonato tra le braccia di Morfeo. Era comprensibile, dato l'ammontare di lavoro che gravava sulle sue spalle in quei giorni. Per giunta, stava architettando qualcosa contro Noxus.

Non ci voleva un genio per dedurlo, lavorava rinchiuso tra i cancelli del castello ininterrottamente, la mattina per allenarsi e la notte per studiare.

Aveva la guancia sinistra poggiata sullo schienale e le braccia conserte, come se esse potessero donargli il calore di una coperta.

Magari sentiva freddo, non sarebbe stato impossibile, data la camicia bianca leggerissima che egli indossava.

Le sembrava così fragile, senza l'armatura dorata, il cavallo fiero e la lancia che aveva mietuto orde di vittime.

Lux accostò l'anta della finestra aperta camminando quatta, senza scollare gli occhi dal principe demaciano nemmeno un secondo.

Non voleva lasciarsi sfuggire nemmeno un respiro di quel bell'uomo che si era sempre limitata a guardare da lontano.

Prese una sedia dall'angolo più remoto della stanza e la spostò con le mani tremanti vicino a Jarvan, facendo attenzione nel momento in cui la poggiava a terra.

Faceva tutto con estrema lentezza, teneva addirittura il fiato sospeso pur di non disturbare minimamente la quiete regnante. Certo, non sarebbe stato semplice far capire a tutti gli ospiti della reggia perché lei stesse lì a quell'ora. Non che avesse voglia di sbrigare quella commissione, poi…

Ah, certo! I documenti presi dagli archivi di Noxus!

Lux sussultò sulla sedia e il suo sguardo corse verso il cumulo di carta.

Erano affari di stato importantissimi, a detta del principe, e non appena li avrebbe avuti li avrebbe rinchiusi al sicuro nella cassaforte. Era “roba scottante”, come la definiva la principessa, se fosse passato qualcun altro – cosa non del tutto insolita – sarebbe venuto a conoscenza di segreti nazionali unici. Ma Lux lo sapeva bene, quando era riuscita ad accedere alla biblioteca nazionale di Noxus s'era presa tutto il tempo del mondo per spulciare i più intimi segreti della città-stato.

Ella si mordicchiò il labbro inferiore, consapevole di non poter trascorrere molto tempo a contemplare l'uomo. Il tempo stringeva, e per giunta Garen si sarebbe potuto svegliare da un momento all'altro per controllare la sorella minore.

Non le restava che fare una cosa.

Imbarazzata, toccò il braccio di Jarvan, vicino al gomito. Era la prima volta che aveva un contatto fisico con lui, escludendo i baciamano di cortesia o i combattimenti nell'arena.

Era caldo e aveva la pelle dura, come se fosse munito di squame. Non molto differente da quando indossava l'armatura, quindi.

Non ebbe nessuna reazione, quindi si prese il lusso di sfiorargli con la punta delle dita i bicipiti, avvertendo un fremito in tutto il corpo. Si sentiva bruciare il viso, evidentemente doveva essere arrossita molto. Ma non vi fece caso e gli lambì appena le labbra.

Quello inferiore era spaccato, forse per il gelo di quella notte scura. Lanciò uno sguardo alla falce di luna, la cui luce carezzava il viso pallido della giovane. Notò che la notte era trapunta di stelle, che illuminavano in maniera blanda l'ombra che si rigettava dalla finestra. Non ci aveva fatto caso prima, quando era immersa nell'ammirare quella figura autoritaria.

Scosse la testa, stava perdendo tempo, nonostante l'idea di stare ad un passo dal viso di Jarvan senza subire le prediche del fratello maggiore fosse assai allettante.

A malincuore, poggiò di nuovo la mano sul suo braccio, facendolo oscillare leggermente.

«Altezza, si svegli…» sussurrò «… le ho portato i documenti, e poi credo che il re non sarebbe lieto nel vederla assopito alla scrivania».

Pochi attimi, e non successe niente.

Proprio quando Lux stava trovando il coraggio di continuare ad insistere, vide aprirsi flemmatici due occhi chiari che la fissavano intensamente per metterla a fuoco.

«Luxanna… cosa…?» biascicò con voce roca, confuso, prima di rendersi conto della situazione.

L'erede al trono dell'imponente città-stato di Demacia che si addormenta sul lavoro. Un'eresia, in poche parole, e non appena se ne accorse scattò.

«Signorina Crownguard! Cosa ci fate qui?»

Lux balzò in piedi, sistemandosi il cerchietto nei capelli e boccheggiando nel panico più totale «Sono venuta a p-portarle i documenti…» deglutì nervosamente ed indicò la colonna scomposta bianco-giallastra come si indica un ragno enorme nella propria stanza «… e v-volevo sincerarmi che ne avrebbe avuto visione prima di domattina» terminò la frase pigolando e tremando come un pulcino indifeso.

Jarvan notò più l'atteggiamento della ragazza piuttosto che le sue parole. Non era nel suo intento spaventarla, a maggior ragione perché aveva compiuto la missione assegnatale; e, in fondo, anche perché era la sorellina del suo amico di infanzia.

«Sì, giusto…» si lasciò andare ad uno dei suoi rari sorrisi per metterla a suo agio, grattandosi distrattamente la nuca «… Sono mortificato, non ho intenzione assolutamente di giustificare la mia negligenza…» scosse il capo e provò ad agganciare quegli occhi azzurri rivolti verso il pavimento, con fare vagamente inquisitorio «Vi ringrazio per quanto avete fatto».

A quelle parole Lux si riaccese, notando il sorriso del principe e gli occhi che la cercavano, forse anche con un po' di curiosità «Il mio è stato solo un piacere, Signore» cinguettò, inchinandosi. Tuttavia, ciò non tolse che sarebbe stato meglio troncare il tutto, pensò che per quella sera avesse già fatto abbastanza. «Adesso è meglio che vada, si è… fatto tardi» indugiò, avvicinandosi alla porta dalla quale era entrata non più di un quarto d'ora prima. In fondo non le dispiaceva tornare in camera, dopo quanto accaduto.

Si diresse verso il portone quasi slanciandosi, tanto l'imbarazzo.

Stava per varcare la porta, quando udì alle sue spalle «Buonanotte, Luxanna».

   
 
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