Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Chie_Haruka    23/05/2015    2 recensioni
Questa è la storia problematica di una ragazza che ha perso suo padre, il suo pilastro di vita. Da Quando non c’è più si è chiusa parecchio, come un riccio. Evitando contatti con chiunque. Non ha mai amato fare amicizie ne tanto meno fare conversazioni lunghe.
Suo padre sapeva bene che sarebbe morto e per questo ha lasciato a sua figlia, molte lettere in cui ci sono messaggi per lei.
Nel tentativo, sua zia l’obbliga ad andare all’università. Ciò implicherà un grande sforzo da parte di Evee che la condurrà pian piano alla verità. Ma quanto sente che sta per afferrare ciò che vuole, qualcuno gli sbarrerà la strada, cambierà la sua vita, cambierà lei. . .
E lei da quel momento capirà cosa voleva dirgli suo padre. Cosa voleva suo padre per lei.
Lo interpreterà a modo suo ma alla fine ci riuscirà. Ma prima dovrà vedere l’inferno, l’altro lato, ciò che ognuno di noi nasconde.
Questa storia non ha niente di normale, siete stati avvertiti xD
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Guerra. Sangue. Un figlio. Rin. . . .
Continuavo a urlare il suo nome, in presa a spasmi. Sentivo la mia fronte madida di sudore e il sangue sgorgare dalla mia gola come un fiume.
Poi, la mia voce, inevitabilmente, si affievolì. Sempre più fioca e la vista iniziava ad annebbiarsi.
Rin.
Rin.
Rin.
Il suo nome ripetevo come una litania, come un ossessione.  E fu buio intorno a me. Non una luce.
È tutto così buio. . . cos’è successo? Dove sono ? ”
Sentivo le palpebre pesante ma comunque da non impedirmi da aprirle. Una fatica immane, tanto era la stanchezza che sentivo.
La luce del sole sparata sui miei occhi, fu un tormento. Un bruciore fastidioso imperterrito attaccava il mio povero colore, così debole, così innaturale. I miei occhi sono nuvole, non sole. Sono dubbi, non certezze.
E’ tutto bianco intorno a me. Dov’ero? Dov’è Rin? “
Tutto bianco.
Iniziavo ad innervosirmi, e un formicolio iniziava a percorrermi le gambe fino a piccoli brividi lungo la schiena. Come se il mio corpo fosse intorpidito.
<< Evee! >>  sentii chiamare il mio nome.  Una voce rauca, dolce e rassicurante. Fu come un balsamo per le mie orecchie.
Mi girai incredula spalancando gli occhi. La mia bocca faceva un movimento nervoso, aperta chiusa, chiusa aperta. Come se voleva dire qualcosa, ma poi se ne pentiva e rimaneva in silenzio.
Continuai a boccheggiare per un bel po’, fin quando la mia mente non realizzò chi avevo davanti.
 Davanti a me c’era James, mio padre.
<< Sei cresciuta >> sorrideva sornione e felice.
Che significava tutto ciò? Sono morta? “
Il dubbio si stava insinuando nel mio cuore e un allarme nella mia mente, ormai troppo razionale e poco coerente con se stessa.
<< Evee, tutto quello che hai visto . . .>> fece una pausa << è quello che ho voluto che tu vedessi. >> disse infine, come se fosse dispiaciuto.
“ Cosa?! In che senso? Non capisco. Parla! “
La mia voce non usciva. La mia bocca si muoveva, ma dalle corde vocali non usciva neanche un suono.
Lui continuò a parlare.
<< Ho voluto mostrarti cos’era l’amore, ma non solo quello. Ho voluto farti conoscere il male, affinché tu lo evitassi in futuro. Non odiarmi per questo! Ti voglio bene bambina mia e so che Rin è buono e dolce >> finì il suo discorso per poi dissolversi nel nulla.
Cosa significava? Non potevo crederci. . .”
 Sentivo la nausea investirmi. Un mal di testa atroce e tutto intorno a me iniziò a vortice, come se sotto di me non ci fosse nulla.
Avrei preferito di gran lunga che qualcosa di davvero molto pesante colpisse la mia testa, forse lo avrei gradito di gran lunga a tutta questa situazione.
Camminavo lungo la stanza luminosa, assorta, passiva senza una vera meta.
Niente.
Il nulla e la luce regnava in tutto il suo splendore.  
Una scatola, o meglio una gabbia, che mi teneva prigioniera.
 Cosa me ne sarebbe importato della luce e del nulla, se non potevo avere Rin? L’unica cosa che voglio veramente. . .?
Perché?” mi chiedevo continuamente.
Poi, sentii una voce in lontananza.
<< Ti prego. . . Svegliati! Mi senti? Sono tre mesi che stai in questo cazzo di letto. . . non parli, non ti muovi e non mi guardi. . . svegliati. . . >> urlò quella voce disperata.
Quella voce. . . la riconoscerei ovunque.
“Dove sei? Rin? Svegliarmi? Come? Perché dormo? Che significa?”
<< Quello stronzo di mio fratello. . .è tutta colpa sua! Lo ammazzo se non ti svegli, giuro che lo faccio! Non ha senso vivere se tu sei in coma >> urlò isterico.
“Che centrava Albert adesso? In COMA? Ma non può essere, che sta dicendo?” cercavo di dirgli ma nessuno mi avrebbe sentita, tanto meno lui.
Ero davvero disperata. Non sapevo che fare o dove andare.
Iniziai a disperarmi e a gridare senza fine. Di sotto fondo ogni tanto sentivo dei ghigni e strani gorgoglii.
Ad un tratto di parò davanti a me uno specchio ovale, lungo tutto la mia statura.
“Oh porca puttana!”mi sfuggì.
Dovevo ammettere che da quando ero con Rin il mio linguaggio sia più incline a un linguaggio scurrile. Ciò non andava bene, ma in quel momento era l’ultimo dei miei problemi e lo trovavo come unica fonte di sfogo
Non potevo credere ai miei occhi. Ciò che vidi nello specchio era al quanto irreale, irrazionale e senza senso! Ero io, sì, ma di un paio di anni fa.
Oddio, ditemi che è tutto un incubo. Un brutto scherzo di quello stronzo di Rin. . . ti prego
Non capivo che cosa stava succedendo.
Tutto quello che credevo fosse una certezza, non è altro che una mera illusione. Solo confusione e nient’altro.
La mia esistenza: una totale confusione.
Presi lo specchio esasperata e lo scaraventai lontano, rompendolo e  frantumandolo in mille pezzi.
Non sapevo cosa fosse vero o falso. Niente fu mai vero nella mia vita se non una cosa. E io avevo tutte le intenzioni di riprendermela, o meglio di riprendermelo.
Iniziai a correre a per di fiato in quell’oblio di luce, girando intorno. Tutto uguale. Non cambiava nulla e tutto iniziava ad essere così opprimente.
Finché. . . finché non vidi una piccola porta buia. Sembrava che quella porta assorbisse la luce e l’unico colore che poteva emanare era il nero. Era impossibile non notarla.
Quella era sicuramente il mio biglietto di andata. Se non lo fosse stato e mi avrebbe portata alla morte. . . beh, pazienza! Se ero veramente in coma, non volevo dilungarmi oltre in quel luogo, in quella situazione.
Così, decisa, entrai in quella porta e tutto iniziò a vorticare e a far male. . .
 
 
 
---
 
 
Tre mesi di agonia. Avevo ritrovato il mio diavoletto e in quell’istante l’avevo persa. Tutta colpa di quell’idiota di mio fratello. E anche sua, se vogliamo dirla tutta!
Perché mai è salita sulla moto con lui?  Per arrivare prima a quella stupida scuola?
Sembravo un disperato da telenovela. Carino, no? Non posso crederci. Perché? Per cosa? per una mocciosa. Ma vi rendete conto?  Perché non riuscivo a scrollarmene ? Chi è lei per me? Perché non si sveglia?
Come ciliegina sulla torta quello a investirli è stato Richard! Ma che cazzo aveva in mente? Ma come ha potuto distrarsi, lui! Questi sono misteri.
Ovviamente in macchina insieme a Richard c’era la zia di Evee, ovviamente deceduta all’impatto.
Lei non è morta! Oh, no! O meglio, adesso non è viva come umana. Questo è un altro mistero a me sconosciuto.  Evee dal nulla si è trasformata, così, come se fosse naturale.
Ho fatto alcune ricerche qua e là, ma è stato un buco nell’acqua.
Ho dovuto portarla a casa sua, nella villa. L’ospedale era escluso, non dopo quello che ho visto. Come minimo avrebbero interpellato mezzo mondo e messo a rischio gli altri della nostra specie.
La mia vita è diventata una fottuta domanda continua.
Di sigarette ne ho fatte fuori a montagne, sento che potrei vomitare anche i polmoni e cuore insieme. Tanto non mi servono!
 
Negli ultimi giorni, si muove.
Ogni tanto fa dei versetti e dice parole sconnesse tra di loro.
<< Mocciosa, quando dici tu! Svegliati! Lo capisci? Ti.Devi.Svegliare.! >> urlai esasperato.
Ormai lo ripetevo cosi tante di quelle volte che a breve mi sarebbe mancata la voce.
 
Due giorni dopo. . .
 
 
Dormivo beato, quando sentii qualcuno tossire e chiamarmi.
Aprii un occhio per controllare e vidi un mucchio rosso avvicinarsi a me.
Allucinazioni di primo mattino. Perfetto! Forse è meglio che io non mi dia più alle canne mattutine. . . o almeno per un periodo.
<< Rin. . . >> mi sentii tirare la canottiera e chiamare da una piccola voce.
Aprii gli occhi e mi tirai su a sedere.
Evee era davanti a me. Piccola e con gli occhiali.
Occhiali.
Piccola.
Evee?
Coma?
Incidente?
Ma quale incidente? Adesso che ci penso non c’è mai stato nessun incidente.
<< Evee >> pronunciai ma non uscì nessun suono.
Stavo mordendo Evee. La stavo uccidendo e non riuscivo a fermarmi.
Il suo corpo diventava sempre più gelido. I suoi capelli si spegnevano come il tramonto e insieme ad essi gli occhi.
Cosa avevo fatto? Perché? Io non volevo!
<< EVEE! >> urlai a squarcia gola.
 
 
 
 
---
 
 
 
 
 
 
 
<< Che patetici! Guardali come si dimenano! Guardali! Dicono di amarsi e non riescono a trovarsi! Guardali James! Credi ancora nell’amore? >> rise isterico Richard, parlando invano allo zombie, al corpo senza vita di James, legato e impalato per bene.
<< Che ne dici di farli soffrire ancora un altro po’? Oppure preferisci che li sveglio e invece di torturarli psicologicamente, gli stacco qualche arto? Oppure. . . Oppure.. . Oh, si! So cosa fare! Sei un genio James, lo sapevi? >> continuò a ridere convulsamente e parlando più a se stesso che a James.
Richard staccò il contatto con le loro menti facendoli svegliare.
<< Heilà! Buon giorno a voi! >> urlò ancora.
Rin ed Evee aprirono gli occhi, sbarrandoli, cercando di mettere a fuoco. Si ritrovarono legati da pesanti catene d’argento, davanti un pazzo e furioso Richard e un cadavere che respirava ancora.
Era ricoperto da qualche lembo di pelle qua e là, pieno di catene e impalato. Aveva un occhio grigio che faceva il giro della stanza, come se avesse vita propria. Come fosse impazzito.
Ogni tanto grugniva.
<< Allora, come ci si sente? Credevate veramente di aprirmi guerra? A me? Oh, che cosa buffa. Credo sia la cosa più divertente che mi sia capitata in tutta la mia vita! Dico sul serio >> lo sproloquio di Richard continuava.
Evee si rese conto di cosa era successo. Gli amici che si era fatta e che aveva intenzione di aiutarla ad ammazzare Richard, non erano mai arrivati a casa sua. Perché già li aveva uccisi, ed erano lì, davanti a lei. Smembrati e quello che rimaneva era in un lago di sangue.
Una lacrima scarlatta attraversò il suo viso e la rabbia iniziò ad aumentare.
<< Sei un mostro. Non meriti nulla >> sibilò Evee a denti stretti.
<< Mostro? No, tesoro. Sono la stessa cosa che sei tu! Ah, non volevi disperatamente tuo padre? Guardalo è lì >> e Richard gli indicò lo zombie.
Evee era in uno stato di shock. Non vedeva niente. Era diventato tutto nero.
<< Evee, calmati! Ti prego, non fare sciocchezze >> a parlare stavolta era Albert, anche lui legato e mutilato di un braccio.
Questo per Evee era un motivo in più per far strage.
Iniziò a digrignare i denti, a farli uscire in tutta la sua splendida forma. Gli occhi si tinsero di un rosso denso come se fosse fuoco vivo.
Sentiva la forza dentro di sé. Sentiva già lo scricchiolare delle catene e ogni tanto gli arrivava qualche parola ovattata.
<< FERMATI >> urlò invano Rin, mentre Richard se la rideva tutta.
Evee riuscì a spezzare le catene e si diresse verso lo zombie, ammutolendo tutti da quell’inaspettato gesto.
<< E’ tempo che tu riposa in pace, hai sofferto abbastanza. Avevi ragione tu. Non preoccuparti, con me c’è Rin >> detto ciò spezzo quel piccolo ed invisibile filo di vita che legava James ancora in quel regno dei vivi.
Richard la guardava storto, nessuno gli aveva dato il consenso di fare ciò al suo giocattolino preferito.
Così si avvicinò a lei sferrandole un potente pugno sulla bocca dello stomaco, atterrandola. In tutta risposta Evee si alzò, in uno scatto velocissimo, scaraventandosi sul suo braccio, staccandolo con un morso.
<< Puttana! >> urlò. Ma non dal dolore, cercò di mascherare il tutto nella sua splendida faccia orgogliosa.
<< Questo è per Albert, bastardo >> ringhiò in risposta Evee, pronta a farlo a pezzi.
Nel frattempo i due fratelli si liberarono cercando di dare una mano ad Evee, ma vennero intercettati da alcuni vampiri, tra cui la cara Jin!
<< Ci rivediamo, Rin >> salutò sarcastica Jin con un piccolo sorrisino.
<< E’ questa sarà l’ultima volta >> disse in tutta risposta secco, sicuro che da poco a lì di lei non sarebbe rimasto soltanto il ricordo.
I due fratelli si occuparono di quest’ultimi sperando che Evee ne escisse viva.
 
 
Evee e Richard se la stavano battendo alla grande, e Richard si stava ricredendo sul fatto che lui potesse essere il più forte. Ma lui non aveva intenzione di giocare pulito, al contrario.
In un momento di confusione, colpì Evee sul basso ventre, sapendo che lì, c’era il figlio di Rin, suo “nipote”. Ma per lui non aveva importanza. Era soltanto un bastardello da eliminare.
Evee malgrado avesse parato il colpo, fece un volo di una ventina di metri, trapassando alcune camere.
Gli faceva troppo male il ventre e aveva paura per il bambino, non voleva che gli accadesse nulla.
Ma stava lì piegata dal dolore, gridando in silenzio, pur di non dare soddisfazione a quel cane. Sputava sangue e stava sanguinando da lì.
Il danno era fatto e  Evee per un momento desiderò di farla finita. Ma vedendo arrivare Richard con tanto di sorriso, si scaraventò su di lui mordendolo e iniziando a succhiare più sangue che poteva.
Il vampiro millenario invece di essere spaventato dalla cosa, stava godendo. Con la mano rimastogli gli aveva accarezzato i capelli. Poi, se la scrollò di dosso come se fosse un moscerino e tentò più volte di attaccarli al suo collo.
Ormai Richard non avevo un briciolo di umanità. Forse non l’aveva mai avuta.
Evee in un istante, mentre stava progettando il prossimo attacco da fare, venne colpita da dietro da un vampiro. Non l’aveva spostava neanche di un centimetro. Non si era scomposta. Aveva solo sorriso, voltato di un po’ la testa per poi guardarlo dritto negli occhi. Quest’ultimo iniziò a gridare e chiedere aiuto. Stava bruciando!
Quando rigirò la testa si ritrovò Richard ad un palmo dal naso. Con l’unico braccio rimastogli , le strinse il collo e la sollevò di un paio di centimetri, in quanto lui era molto più alto di lui.
Evee cercò di divincolarsi, ma lui era troppo forte fisicamente ed aveva anni di esperienza nel combattimento. Lei aveva cacciato qua e là e imparato al massimo a difendersi.
Ad Evee iniziavano a bruciare i polmoni, in una muta richiesta di ossigeno. Ma improvvisamente si accasciò a terra. Richard stava urlando di dolore.
Albert lo aveva trafitto con una spada d’argento, mancando il cuore di un millimetro esatto.
<< E’ tutto tuo >> si rivolse a Evee.
Albert aveva capito che non aveva mai avuto un padre. Del resto non gli aveva dimostrato mai un briciolo di amore.
<< Non può finire certo così, tu verrai all’inferno con me, Albert! >> urlò l’uomo.
Ma neanche si rese conto che Evee gli aveva staccato la testa e dato fuoco al suo corpo.
Ora se ne stava davanti alla sua testa a guardarlo fisso.
<< Mi hai reso la vita un inferno, Hai reso schiavo mio padre, Hai rovinato anni a Rin, Hai ucciso mio figlio e fatto male ad Albert. Credo che non meriti neanche questo tipo di morte e forse. . . neanche  all’inferno verrai accolto. >> detto ciò, schiacciò la sua testa.
Rin nel frattempo aveva fatto a pezzi tutti i vampiri e Jin ridotta in fin di vita, mentre chiedeva ed implorava pietà.
<< Falla fuori >> disse secca Evee, e Rin esegui.
Ormai provato da quel combattimento e dal susseguirsi degli eventi, Evee si sentiva abbastanza provata e stanza. Non voleva più sapere.
Si accasciò a terra dal forte dolore al basso ventre e iniziò a tremare e a piangere.
Rin corse da lei, disperato temendo il peggio. Ormai era succube di lei, non avrebbe permesso a nessuno che le facessero del male. Era già un miracolo che l’aveva lasciata lì, in balia di quel bastardo, ma sapeva benissimo che gli spettava di diritto. Per questo non fiatò.
Ma adesso era super incazzato. La sua Evee stava soffrendo. Il bambino ormai era perduto. . .
Lacrime scarlatte uscirono dai suoi splendidi occhi colore del male e del cielo.
<< Basta, adesso ti porto a casa. E’ tutto finito! >> disse Rin prendendo in braccio la sua piccola.
 
 
 
---
 
 
 
Sette  anni dopo . . .
 
 
<< MATILDEE! VIENI QUA. >> urlò disperata Evee.
Una bambina dalla chioma liscia e di un nero brillante con occhi tra il ghiaccio scuro e chiaro, era stata beccata , di nuovo, con le mani nel vaso della nutella.
Era una vera peste, ma non quando il suo fratellone, Alexander , che l’aiutava con i biscotti. Alexander un bimbo furbetto dai capelli rossi e gli occhi verdi, sembrava la fotocopia della madre. Mentre Matilde era tutta sua padre.
<< Rin! >> urlò ancora Evee.
<< Ragazzi, siete nei guai! >> dichiarò loro padre in preda al panico, temendo le ire della moglie.
<< Da domani vi scordate la nutella! >> disse arrabbiata.
<< Nooo! Mammina ti prego, non lo facciamo più >> dissero all’unisono le due piccole pesti che incrociavano le loro piccole dita dietro la schiena.
<< Ah si? E perché non vi credo? Andate di là dallo zio Albert >> ordinò più nera che mai.
Evee non sapeva che pesci prendere erano due terremoti, ovviamente da chi avevano preso?
<< Dai, non essere così severa con i bambini. . . >> fece per calmare la sua piccoletta.
<< Ma Rin stanno venendo su due diavoli, non bambini. . . >> Rin gli aveva bloccato la bocca con un bacio passionale.
<< Shhh. Basta. >> e continuò a baciarla.
<< Mhm >> mugugnò in tutta risposta Evee.
<< Sai, voglio un altro figlio >> dichiarò sicuro Rin.
<< COSA? >> gli urlò.
Rin gli fece la linguaccia e andò di là dai suoi figli, sapendo che Evee lo stava incorrendo.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
Ebbene si! L’ho finita. Ho messo la parola fine anche a questa storia. . .. non sapete quando mi si stringe il cuore e mi dia un senso di vuoto dover abbandonare questa storia. Mi sono affezionata a tutto T.T
E sinceramente non pensato di finirla xD un anno scolastico ho impiegato ahahah.
Beh, non so più cosa dire se non: Grazie a tutti per avermi sostenuta anche in questo progetto e a tutte le persone che l’hanno letta/recensita ecc..
E Soprattutto alle mie amiche che mi hanno sopportato <3 vi voglio un mondo di bene.
Alla prossima avventura ( si spera dopo gli esami, con BrokenHeart )
Haru <3
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Chie_Haruka