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Autore: RomanceInBlack    24/05/2015    1 recensioni
Capitan America in versione Omegaverse. Bucky si scopre omega nonostante genitori beta e questo porta una serie di conseguenze, sopratutto quando Steve si sottoporrà al siero del supersoldato (la trama si basa sul primo film)
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Lime, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Declaimers: i personaggi inseriti nella storia appartengono alla Marvel ed ai rispettivi autori.

 

Chiedo scusa perchè non so scrivere, ma nonostate tutto, visto che nessuno scrive quello che ho in testa, oso pubblicare questa mia creatura.

E' un'Omegaverse, Bucky/Omega e Steve post siero/alpha, per far si che la trama stia in piedi, ho rivisitato il genere in base alle mie esigenze, ad esempio il calore per gli omega è circa 7 giorni ogni sei mesi, mi sono basata su quello delle lupe, circa 10/15 giorni ogni 6 mesi, altrimenti un Bucky in piena guerra con alpha allupati lo vedevo un po' malmesso... -_-'

Vabbè, meglio che non mi dilunghi troppo.

Please, fatemi sapere cosa ne pensate, almeno saprò se continuarla o meno, ogni critica è costruttiva, thanks.

p.s. Sono negata nei titoli

 

 

 

 

Quel sabato aveva deciso di fare un salto allo Smithsonian. Voleva rivedere il viso di Bucky, e dato che ormai poteva farlo solo attraverso i filmati e le foto che si trovavano in quel in luogo ogni tanto ci andava a passare il pomeriggio.

Era strano, a volte sentiva come se il legame col suo omega non fosse stato reciso dalla morte di quest'ultimo ma che si fosse solo allentato, come se da qualche parte l'altro fosse ancora vivo. Era impossibile lo sapeva. Erano passati più di settant'anni, anche se fosse stato vivo, ormai avrebbe avuto l'età da ospizio. E rise, immaginando un Bucky seduto ad un tavolo con altri quattro vecchietti a giocare a ramino.

Aveva male al cuore.

E nonostante tutto continuava a guardare quei filmati dove il suo Bucky sorrideva, lo faceva abbassare tirandolo per una spalla e gli dava uno sfuggevole e casto bacio su una tempia per poi allontanarsi coi compagni di pattuglia. Oppure era insieme ai bambini che avevano strappato ad un altro campo nazista, giocava con loro, ne teneva uno sulle spalle correndo e gli altri li inseguivano ridendo per il tutto il campo.

Sotto la foto del suo compagno, oltre alle solite informazioni, di nome, data di nascita e di morte (faceva dannatamente male vedere quei numeri vicino al suo nome), si poteva leggere quale grande e coraggioso omega fosse stato, perito nell'atto di difendere il proprio alpha in pericolo, di come fosse stato accettato dai suoi compagni di combattimento, dopo aver rivelato la sua natura di omega ed essersi legato, di che effetto aveva sui superstiti dei campi nazisti, che terrorizzati si tranquilizzavano subito sentendo l'odore di un omega che stava insieme ai soldati americani.

Era descritto come un eroe di guerra ed uno degli omega più influenti della storia sui costumi della società moderna. Più di una volta, Steve, aveva sorpreso giovani omega leggere le informazioni sul suo compagno e guardare i filmati in bianco e nero con occhi pieni di ammirazione, commentando su che uomo dovesse essere stato, su quanto fosse “forte e figo”per aver vissuto così in quegli anni. Alpha che lo avrebbero voluto al loro fianco come compagno ed omega che avrebbero voluto essere come lui.

Steve si commuoveva sempre quando gli capitavano sotto gli occhi episodi simili.

Se ci fosse stato Bucky se ne sarebbe uscito con qualcosa tipo, “E che cazzo, mica siamo dei fottuti forni per alpha, avremo il diritto di vivere un po' come ci pare anche noi, senza alpha qua e alpha là!”, soppesò il Capitano, sorridendo a se stesso.

Eh sì, il suo Bucky era sempre stato un omega atipico.

Steve lo conosceva da quando era nato, le loro madri erano amiche fin da quando aveva memoria e loro erano cresciuti quasi come fratelli, un po' a casa di uno un po' dell'altro, in base agli impegni delle rispettive famiglie. Entrambi i padri erano militari spesso in missione e le madri si dividevano fra figli e lavoro.

James Bachunan Burnes, per Steve era solo Bucky,suo coetaneo, lo teneva sotto la sua ala protettrice, visto la capacità del più piccolo di cacciarsi in guai decisamente troppo grandi per lui e che avevano a che fare sempre con i bulletti del quartiere. Era spensierato, amava la sua famiglia ed era tremendamente testardo, soleva dire che da grande avrebbe intrapreso la carriera militare come suo padre a cui era molto legato.

Il danno avvenne verso i suoi tredici anni.

Senza nessun tipo di preavviso si ritrovò preda di una calore tipico degli omega. Cosa inaspettata e non calcolata visto che era figlio di due beta anche se era risaputo che avvenimenti simili potevano capitare. Era possibile che da genitori, entrambi beta, nascesse un alpha o un'omega, ma la percentuale era così bassa, circa il 0,01%, che nessuno si soffermava mai a pensare “potrebbe capitare a mio figlio”.

Ci fu la corsa in ospedale, gli esami di routine, la somministrazione di qualche medicinale per limitare i fastidi e gli istinti del calore, visto anche la giovane età del ragazzo e poi, per la sentenza, la sicurezza che fosse realmente un'omega, bisognava aspettare un secondo calore che ne convalidasse la natura. Non era insolito che figli di due beta, presi dal primo calore, non ne manifestassero altri, il che li lasciava semplici beta, liberi di crearsi la vita che volevano.

Per la prima volta Steve vide piangere il suo migliore amico.

Se il calore si fosse ripresentato e lui fosse stato classificato come “omega” avrebbe dovuto dire addio a tutto, amici, familiari e sogni. Sarebbe stato deportato in un collegio per omega dove avrebbe ricevuto un'educazione adatta a quello che sarebbe diventato, il compagno di qualche alpha, si spera di una certa rilevanza e con il quale avrebbe creato una famiglia, vivendo alle sue spalle come perfetto omega e tutore della progenie. Sarebbe stato sempre protetto e gli sarebbe stato impossibile avere qualsivoglia voce in capitolo sulla sua futura vita.

“Non voglio, non voglio essere un'omega. Avresti dovuto vedere l'espressione di delusione dipinta sul volto di mio padre.” Si stava sfogando Bucky, con la faccia immersa nel cuscino che teneva fra le braccia mentre stava seduto spalle al muro sul letto di Steve.

“Tuo padre ti vuole bene, non cambierà nulla anche se fossi un'omega e poi non è ancora sicuro.” Cercava di consolarlo il più piccolo, accarezzandogli la testa e la schiena.

“No, te lo assicuro, aveva un'espressione di tale delusione sul viso. Non aveva neanche il coraggio di guardarmi in faccia! Quando i miei pensavano che stessi dormendo sono andato ad origliare alla loro porta, e li ho sentiti piangere.”

Bucky stava affondando sempre più nella disperazione e Steve non era in grado di fare nulla se non abbracciarlo e sussurragli che sarebbe andato tutto bene.

Qualche giorno passò e quando suo padre ripartì per lavoro, Bucky si presentò sotto la finestra di Steve urlandogli.

“Scendi immediatamente! Ho un piano! E tu mi dovrai aiutare!”

Non sarebbe diventato un'omega! Non importa cosa avrebbe deciso il suo corpo, lui si sarebbe rifiutato, avrebbe lottato con le unghie e con i denti e contrastato la sua natura se necessario. Sarebbe entrato nell'esercito per intraprendere la carriera militare che tanto sognava e suo padre sarebbe stato fiero di lui.

Cominciarono a fare ricerche in biblioteca, sulla natura degli “omega” e cercando di capire se fosse possibile imparare a gestire la situazione.

Punto uno: gestire il rilascio di feromoni, soprattutto durante il calore o nei momenti di stress. Il pericolo più grande per un'omega non legato a nessun alpha, era di attirare attenzioni non richieste ed addirittura pericolose, da parte di alpha, emanando inconsapevolmente troppi ferormoni. I beta ne erano immuni, ma gli alpha, oltre a poterli sentire e distanze discrete, potevano anche venirne fin troppo eccitati e diventare pericolosi, in particolare se non legati. Durante i calori, sarebbe stato veramente difficile mantenere il controllo, ma per fortuna, esistevano dei medicinali che potevano aiutare, per quanto illegali e a volte pericolosi.

In più, avrebbe anche dovuto imparare a non venire sopraffatto dai feromoni degli alpha.

Per entrambi i problemi esistevano dei farmaci, altamente illegali e con notevoli controindicazioni.

Punto due: Procurarsi contatti medici sia legali che non non per ottenere i farmaci. La madre di Steve sarebbe stata il punto di partenza, dato che era infermiera.

Punto tre: irrobustire il fisico. Normalmente agli omega veniva richiesto di essere, carini, desiderabili, abbastanza androgeni, il loro scopo oltre a fare figli, alpha e omega, era di far fare bella figura al proprio alpha in qualsiasi occasione, quindi lui, al contrario, avrebbe cercato di vere un aspetto virile e per nulla indifeso.

Il piano venne esposto anche alle alle madre di Bucky che stringendolo forte al petto gli mormorò, piangendo, quanto fosse orgogliosa di lui e che non lo voleva perdere.

Al ritorno di suo padre, qualche mese dopo, Bucky aveva cominciato mettere su qualche muscolo, era diventato un teppista che faceva pugni almeno tre volte a settimana, per lo più per difendere Steve, avendo la meglio sui bulli del quartiere ed era sempre più deciso a prendere in mano le redini della sua vita.

E Steve stava cominciando ad intuire che la stima che provava per il suo migliore amico sarebbe potuta presto trasformarsi in qualcos'altro.

Il calore si ripresentò dopo sei mesi dal primo ed allora divenne definitivo che la natura di Bucky fosse quella di un'omega.

Si prese la decisione di non denunciare l'episodio all'ospedale di quartiere, in quel caso sarebbe subito stato sottoposto ad esami e poi portato in qualche collegio per omega. La madre di Steve si procurò, essendo infermiera, dei medicinali per aiutare Bucky a superare il calore nella maniera meno dolorosa possibile.

Passò qualche anno. Steve e Bucky erano inseparabili, come prima, il primo era rimasto minuto di costituzione e la sua asma, poi, non aiutava affatto, il secondo, lo superava in altezza e in muscoli. Era strano vederli a zonzo insieme per il quartiere, uno sempre con qualche livido in volto, l'espressione grave e una voce bassa e baritonale dentro un corpo minuto, l'altro, sempre sorridente, dedito alle risate, sinuoso come un gatto e sempre con un occhio a scrutare il suo amico.

Bucky era diventato bravissimo a nascondere la sua natura di omega. Aveva letto e studiato qualsiasi libro parlasse di omega e di controllo sul corpo e mente che aveva trovato in biblioteca, da qualche anno andava a lezione di meditazione da un 'indiano, che viveva nel loro quartiere, spesso faceva a botte con ragazzi beta solo per avere addosso il loro odore e camuffare il proprio, in caso dovesse spostarsi in zone poco conosciute e frequentate da alpha. Purtroppo i farmici anti-calore funzionavano solo nelle vicinanze di questo periodo e durante il resto del tempo era la capacità del ragazzo di camuffare il proprio odore a fare la differenza. Nel periodo dei calori, circa una settimana ogni sei mesi, si imbottiva di medicinali e se ne sentiva il bisogno, andava in cerca di sesso verso Coney Island, trovava sempre qualche alpha con cui passare la notte, era bello e persuasivo, non chiedeva nomi, non faceva promesse e la mattina scompariva. L'importante era non fare intuire ad un'alpha il suo periodo di calore e con l'aiuto dei medicinali gli veniva facile farsi passare solo per un ragazzo particolarmente voglioso, piuttosto che un omega in pieno calore.

E Steve ormai aveva capito che i suoi sentimenti per l'amico non rientravano più nella categoria “amicizia”.

Ricordava perfettamente quando si era dichiarato a Bucky e come lui gli avesse sorriso dolce con un “se fosse possibile, ne sarei lusingato, Stevie”.

Era da poco venuto a mancare il padre di Bucky, caduto durante una missione in Europa. Il suo amico ne era distrutto e negli ultimi giorni non voleva vedere nessuno, nonostante Steve gli si presentasse alla porta almeno tre volte al giorno.

Steve se ne stava sul letto a leggere, aveva un occhio nero dovuto all'ultimo scontro con Mike, l'attuale bullo di quartiere ed era completamente concentrato su un articolo di giornale che narrava degli ultimi fatti avvenuti in Europa, ormai la seconda Guerra mondiale era cominciata, tanto da non rendersi conto dei sassolini che colpivano la sua finestra, fino a quando non venne aperta dall'esterno per far entrare un trafelato Bucky che era passato per le scale esterne.

Era una notte piovosa di autunno.

“Bucky, stai bene? Stai tremando.” Steve si era alzato per avvicinarsi all'amico, che però non si muoveva, stringendosi le braccia addosso e muovendo le mani su di esse come per scaldarsi.

Il più piccolo prese la coperta di lana che teneva sul letto, in un momento l'avvolse e cominciò anche lui a massaggiargli le braccia cercando di scaldarlo.

“Bucky, mi stai facendo paura, dimmi qualcosa.” Steve era spaventato dal comportamento dell'amico. Era così dannatamente strano. E triste. Aveva gli occhi lucidi di lacrime e bordati di rosso, per non parlare del pallore insolito che aveva la sua pelle, sembrava febbriciante. Ma stranamente bellissimo, più di quanto fosse solitamente.

Con non pochi sforzi riuscì a condurlo sul letto e andò a cercare qualche abito asciutto da fargli indossare visto che i suoi sarebbero risultati troppo piccoli. Era sicuro che da qualche parte, sua madre,tenesse ancora dei vestiti del padre mancato tre anni prima.

Trovati un paio di calzoni e una camicia, che gli sarebbero stati grandi, ma almeno erano asciutti, tornò in camera, trovandovi Bucky ancora seduto sul letto, con la schiena alla parete, le gambe tirate al petto e gli occhi fissi nel vuoto.

Steve gli si avvicinò fino a toccargli il viso e fargli alzare lo sguardo.

“Stevie...” La voce di James aveva un suono diverso, basso e umido rispetto al solito. Sexy, avrebbe pensato se non fosse stato così in pena per l'amico.

“Si sono io. Dimmi che cos'hai? Dimmi cosa posso fare?” Il più giovane era nel panico.

Solo quando Bucky cominciò a strusciare il viso sulla sua mano, chiudendo gli occhi in uno stato di beatitudine, Steve capì.

“Sei in calore!?” Era più un'affermazione che una domanda.

“Si, non riesco a controllarlo come al solito e anche i farmaci non stanno facendo il solito effetto...” Mormorò mentre si allungava verso Steve, fino a nascondere il viso nel suo collo e respirare a grandi boccate il suo odore.

Essendo beta, Steve non riusciva neanche a percepire l'odore del calore di Bucky, sentiva solo il suo normale odore, per lui il suo amico aveva sempre avuto sulla pelle un leggero profumo di agrumi, solo che ora gli sembrava fosse più accentuato, come se nella stanza ci fosse un cesto di arance e limoni e lui ci fosse passato vicino. Fosse stato un alpha, gli sarebbe saltato addosso letteralmente rischiando di fargli anche del male.

Ok, questo non andava bene. Probabilmente lo stress causato dalla perdita del padre e dall'aggravarsi della malattia della madre aveva causato uno sbalzo ormonale e il risultato era il malfunzionamento dei soppressori per il calore.

Il quartiere dove vivevano era abitato, praticamente, solo da beta, quindi il rischio di attirare qualche alpha era scampato. Portarlo in ospedale era fuori discussione, l'avrebbero internato in qualche struttura per omega non legati e obbligato a legarsi al miglior offerente, per procreare, visto che ormai aveva superato la maggiore età. Negli ultimi tre anni le leggi sul controllo degli omega erano diventate ulteriormente rigide, in America, data la guerra in Europa che stava dimezzando gli alpha e si sa che solo da un legame omega-alpha poteva nascere un'alpha e il pilastro della società erano loro, quindi... Ormai, tutti gli omega erano costretti a legarsi e, possibilmente, ad avere figli, entro i 21 anni.

Steve era un semplice beta come la maggior parte della popolazione e aveva un'esistenza tranquilla, non aveva limitazioni per scuola, lavoro o vita in generale, semplicemente non avrebbe mai potuto avere una posizione superiore a quella di un'alpha. Nella carriera militare sarebbe stato al massimo sergente, mai capitano, in una legale, avvocato, mai giudice, in una medica, mai un primario. I beta potevano tranquillamente avere figli (non più di due per coppia), sposarsi, divorziare, fare quello che volevano, non erano sottoposti allo stress di istinti primordiali come alpha e omega, ma contavano molto meno.

La situazione stava andando molto più in là di quanto si fosse mai spinto Steve nelle sue fantasie, aveva le labbra del suo amico sulle proprie mentre veniva attirato sul letto. E quelle labbra erano così dannatamente saporite ed invitanti.

“Bucky fermati.” Nonostante tutto la ragione di Steve era sempre presente e urlava nella sua testa -non puoi approfittarti di lui-. Dannata coscienza.

“No, non voglio fermarmi.” E ormai erano tutti e due sdraiati sul letto.

“Bucky, guardami! Non sei tu, questo non sei tu! Reagisci!” era da idioti chiedere a qualcuno di reagire ai sintomi di un calore e bastava leggere qualsiasi libro sull'argomento per saperlo, pure a scuola te lo insegnavano durante le lezioni di biologia, ovviamente, venivano spiegate anche le differenze tra beta, alpha e omega, quindi, chiunque avrebbe saputo che in una situazione come quella l'unica soluzione sarebbe stata soddisfare il bisogno del soggetto interessato. Un beta non avrebbe potuto soddisfarlo del tutto, ma avrebbe potuto alleviare i sintomi che nel caso di Bucky, serebbe andato benissimo, dato i farmaci che di solito si somministrava.

“Ti prego Stevie. Se avessi potuto controllarlo non sarei venuto da te. Non voglio andare in cerca di un'alpha che neanche conosco per farmi scopare. Non voglio.” Stava ansimando come se parlare gli procurasse un'immensa fatica.

Steve aveva la gola secca e gli slip decisamente pieni, mentre sentiva il respiro dell'amico nell'orecchio e la sua mano slacciargli i bottoni del pigiama e la sue erezione premergli contro una gamba.

“Io... io non so cosa fare... lo sai che non ho esperienza in questo ambito e poi, tu... tu sei il mio migliore amico... io...”

“Ti disgusto. Oh mio Dio, cosa sto facendo, odio il mio essere omega e questo dannato bisogno di...”

“No Bucky, ascoltami.” Il più giovane bloccò l'amico che cercava di allontanarsi tremando “Non mi disgusti, non potresti mai, solo, non voglio farti del male.”

“Non sarei venuto qui, se avessi pensato che avresti potuto farmene. Ho solo te.”

La mente di Steve andò in crash. Baciò Bucky e si lasciò guidare in quello che segretamente desiderava da diverso tempo, ormai.

Fu il maggiore a guidarlo per tuttala notte e a prendersi quello di cui aveva bisogno.

La mattina dopo, Steve si svegliò per primo, rannicchiato al fianco di Bucky che ancora sonnecchiava in posizione prona con un braccio sotto il cuscino. Sembrava tranquillo e sereno. Probabilmente i farmaci soppressori del calore avevano cominciato a riprendere il loro effetto corretto dopo lo sfogo della notte prima.

Si sedette con la schiena alla testata del letto e aspettò che anche l'amico aprisse gli occhi.

Quando Bucky si svegliò, trovò Steve seduto a guardarlo sorridendo.

“Stai meglio?” Era rosso in viso e non riusciva a guardarlo dritto negli occhi, era imbarazzato come mai in vita sua.

“Si. Grazie per ieri sera. Scusami se ti ho spaventato e disgustato. Non eri tenuto a farlo.”

Ancora. Bucky ancora si scusava pensando di averlo disgustato e costretto, non sapeva di aver realizzato uno dei sogni più grandi di Steve.

“Bucky basta, non è come pensi tu. L'unica cosa di cui mi dispiaccio, è di non essere un'alpha, per poterti legare a me e farti vivere come vorresti, non perennemente con qualcosa da nascondere. Tu non hai colpa di niente e meriti un'alpha che ti ami e tenga a te e io non potrò mai esserlo.” Quasi gli urlò addosso le ultime parole, tanto era la frustrazione che provava.

“Se fosse possibile, ne sarei lusingato.” fu la dolce risposta dell'amico prima di baciarlo.

Il tempopassò lento e non parlarono più dell'accaduto, cercando di riprendere il loro solito rapporto di amicizia. Per Steve era dura, già era innamorato prima, ma dopo aver assaggiato anche quel lato più intimo ed indifeso del suo amico i suoi sentimenti erano diventati molto più difficili da gestire.

Tre mesi dopo morì la madre di Bucky, la sua malattia si era aggravata di colpo e non era stato possibile fare nulla per salvarla. Poco dopo venne a mancare anche la madre di Steve, a causa di un tumore.

Ormai erano rimasti soli contro il mondo, “sarò con te fino alla fine”, si dicevano spesso ridendo nonostante gli sguardi tristi, per farsi coraggio.

Pochi mesi dopo, Bucky partì per la Gran Bretagna.

Prima di mancare, suo padre era riuscito , in qualche modo, a far si che venisse arruolato senza che nessuno sapesse della sua condizione di omega e un medico militare, molto amico dell'uomo, aveva promesso di aiutare il figlio procurandogli i medicinali che gli sarebbero serviti durante il servizio in Europa, così il sogno di Bucky si era realizzato. Intraprendere la carriera militare.

La sera prima della partenza, Steve e Bucky la passarono insieme. S'imbucarono ad una festa e Bucky, nella sua nuova divisa militare, fece colpo su un paio di ragazze niente male che cominciarono a ronzargli intorno con fare insistente mentre Steve si sentiva morire. Era preda di pensieri poco felici sulle due ragazze quando il suo amico lo prese per mano e lo trascinò via dalla festa, ridendo.

“Dovresti vedere che faccia hai, amico. Sembrava volessi sbranare quelle povere ragazze.”

Lo sguardo che Steve gli rivolse era così triste.

Bucky non era cieco e non era uno sprovveduto in campo sentimentale, si era accorto da tempo di quello che sottintendevano gli sguardi e il cambio di odore dell'amico, quando era in sua compagnia. Lui, come omega, al contrario di Steve che era un semplice beta, poteva percepire l'odore e da questo i cambiamenti umorali degli altri quindi sapeva da molto tempo del suo turbamento ma anche che sarebbe stato contro la sua natura di omega intraprendere un relazione con lui. Avrebbe potuto stare con lui platonicamente ma fisicamente, prima o poi, avrebbe avuto bisogno di un'alpha, purtroppo non poteva nulla contro quella parte della sua natura.

Riprendendolo per mano si avviò verso casa.

Lo baciò sulla porta, lasciandolo interdetto e lo sospinse verso la camera da letto mentre lo spogliava tra una bacio e l'altro.

“Bucky... Cosa...? E' la tua ultima sera a Brooklyn...”

“Sshh... Ora faremo l'amore.” Gli sussurrò all'orecchio prima di farlo sdraiare sul letto.

“Sto facendo esattamente quello che voglio, nel posto che voglio, con la persona che voglio, nella mia ultima notte a Brooklyn e ora baciami.” inutile dire che Steve non se lo fece ripetere.

Fu diverso dalla volta precedente, molto lento, molto intenso, guidato da un bisogno diverso. Steve cercò di memorizzare ogni movimento, ogni sguardo, ogni espressione di Bucky.

La mattina si svegliò nel letto da solo, Bucky era partito, lasciandoli solo un biglietto che diceva:

“Sarai con me fino alla fine. Penso di amarti”.

L'avrebbe rivisto? Non lo sapeva.

Da lì, i mesi prima dell'arruolamento furono un'agonia.

Ripensò alla sua lotta per farsi arruolare, all'accettazione di sottoporsi alla somministrazione del siero del supersoldato del Dottor Erskine, a quegli stupidi spettacoli in costume che fu costretto a fare e che allo Smithsonian non mancava mai di osservare con aria divertita. A cosa si era abbassato per servire la sua patria.

Un effetto collaterale del siero, oltre al non potersi ubriacare e ad avergli guarito l'asma cronica, fu il cambio di genere, divenne un'alpha, con quello molti suoi istinti cambiarono e Bucky era ancora più presente nella sua mente. L'istinto di alpha reclamava l'amico come suo omega.

Si ricordò il dolore, la rabbia e il panico provati quando sentì per puro caso che il il centosettesimo reggimento, quello di Bucky, era disperso in missione.

 

 

  
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