Videogiochi > Resident Evil
Ricorda la storia  |      
Autore: Nocturnia    26/05/2015    4 recensioni
Albert inclina il capo, socchiude gli occhi.
"La risposta potrebbe essere più vicina di quello che pensi."
"Simmons?"
"E la Neo - Umbrella."
"Sono caduti entrambi anni fa, Albert."
Una risata, un quieto ruggito.
"Ma la Famiglia che vi era dietro no."
I mostri non rimangono mai nascosti sotto al letto troppo a lungo.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Alex Wesker, Barry Burton, Jake Muller, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'The Devil in I'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The biology of evil
Disclaimer: Albert Wesker, Alex Wesker e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. La Giant Corporation, Derek, Julian e Aelita sono invece di mia invenzione. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.



"Did you really carry me when I was asleep?

Did you try to defend me when I was weak?
Did you pick me up that lonely night the lights died out
and I turned to the gray side?
- Oh Land; Lean -



The biology of evil



Giappone, 2032


È un momento, un respiro.
Giusto o sbagliato, bianco o nero - vita o morte.
È un istante, un colpo solo, uno squarcio che la apre dal pube alla gola.

Platch.

Quale stupida catena sono i sentimenti.

Canada, 2023


Barry ha avuto il suo primo infarto.
Alex sa che non sarà ultimo; può sentire il suo cuore pulsare senza ritmo, contorcersi nella gabbia toracica come un uccellino spaventato.
Le stringe la mano, le chiede aiuto con gli occhi.
Potrebbe lasciarlo morire. Potrebbe riscuotere la sua libbra di carne.

Potrei.

Aggrotta le sopracciglia, finge preoccupazione, piange lacrime false - di plastica.
Alex compone il numero dell'ambulanza senza esitazioni.

Giappone, 2032


Afferra le sue stesse viscere, cerca di trattenerle all'interno.
Le raccoglie dal suolo, stelle filanti mollicce e raccapriccianti, soffocando un conato.
La creatura la fissa rialzarsi, scivolare nel suo stesso sangue, sforzarsi di rimanere in piedi.
La creatura ha mille occhi e un braccio deforme, una crudele parodia del T-002.
Alex inspira, espira.
La creatura ringhia, sbava; carica il colpo successivo.
Alex apre gli occhi e vede solo...

Rosso.

America, 2024


Chris le sorride, schermandosi dal sole con la mano libera.
"Congratulazioni." le dice, dandole una pacca sulle spalle "La più giovane del tuo corso, eh?"
Alex abbozza un sorriso, inclina la testa sotto il cappello quadrato.
Nasconde la rabbia dietro l'imbarazzo, dissimula l'arroganza dietro la timidezza.
Claire le scatta una foto a tradimento e la scuote nell'aria primaverile del campus, facendola prima vedere a Moira e poi porgendogliela.
"Sei venuta benissimo" le dice, e la bacia sui capelli.
Alex annuisce e fissa una donna che non riconosce.

Giappone, 2032


Sherry aveva urlato, Chris non aveva fatto in tempo.
Il B.O.W. era scattato in avanti, il laboratorio centrale ormai compromesso.
Jake si era abbassato, portandosi le braccia alla testa e facendo un ultimo, disperato, tentativo d'uscire dalla linea di tiro.

No.

Sherry piangeva ora, Chris impugnava l'arma e pregava che tutti i colpi del caricatore bastassero.

No.

Alex aveva già fatto la sua scelta.

America, 2025


Il compleanno di Polly; un'altra ricorrenza a cui deve presenziare, che deve sopportare.
Barry ha perso quasi tutti i capelli, ma la gioia nel vederla gli illumina il viso, lo ringiovanisce persino.
"Natalia." mormora, stringendosela al petto "Ci sei mancata."
Alex s'irrigidisce, ricambia il gesto in modo impacciato e confuso.
"Natalia!" la chiama Polly, correndole incontro "Sei venuta!"
"Certo." e la sua voce è ghiaccio velluto "Potevo forse mancare?"
Polly ride, un suono leggero come il suo cuore.
Alex stringe la mano di Albert fino a farla sanguinare.

Giappone, 2032


Jake vede il colpo arrivare, percepisce lo spostamento d'aria.

Morirò.

Si chiude su se stesso, cerca di ridurre il danno.

Morirò qui.

Qualcosa di caldo e appiccicoso gli bagna il viso, sulle labbra il sapore ferroso del sangue fresco.

Cosa...?

Natalia cade senza fare alcun rumore.

America, 2025


Il potere è solitudine.
Le dita di Alex scivolano veloci sul contratto, tratteggiano un nome che non le appartiene.
Il  simbolo della Giant Corporation ondeggia pigro sul display del computer, il suo nuovo direttore le stringe la mano con calore.
"Benvenuta tra di noi." l'accoglie "Sono sicuro che qui si troverà come a casa sua."
Alex annuisce, cerca gli occhi di Albert.

Silenzio.

New York non le è mai sembrata più vuota.

Giappone, 2032


Alex è già morte altre volte.
Il respiro si accorcia, il cuore si contrae.
Gli sfinteri cedono senza alcuna dignità, il corpo vomita ogni sua sostanza.
La vista periferica comincia a svanire, il mondo un punto confuso e in cui nulla ha più una forma.
"Alexandra."
La testa si gira di scatto, il meccanismo inceppato d'una bambola rotta.
"Fa male." mormora - geme tra i denti serrati.
"Lo so."
Alex non riesce a trattenere le lacrime, il virus un morso che non le lascia tregua.
"Avrei voluto salvarti."
"So anche questo."
Alex stringe le mani in pugni chiusi, si spezza le nocche.
"Mi dispiace."
Albert le sfiora la fronte, il collo, percorre i bordi della ferita in punta di dita.

Tum tum.

La prima cosa che se ne va è la vista, la seconda il tatto.
"Sto morendo."
"Sì."

Tum.

La terza è il gusto ed è una benedizione con tutto quel sangue che le invade la gola, le narici.

"Ma tornerò."
Un cenno del capo, un pallido stirar di labbra.

Silenzio.

La sua voce si spegne, il mondo diventa buio e freddo.

Alexandra.

Jake era stato il giusto prezzo per quell'unica vita che non era riuscita a salvare.

America, 2026


Alex studia i risultati del nuovo virus con malcelato interesse, sistemandosi gli occhiali sul naso.
A un anno dalla sua assunzione presso la Giant Corporation è già al livello Quattro di sicurezza e quasi nulla le è precluso, con sua grande soddisfazione.
Sospira, reclinandosi contro la sedia.
"Uccide un po' troppo velocemente l'ospite." le dice Albert, sfogliando il giornale.
"Uhm." replica Alex, stirandosi all'indietro come un gatto "Posso aumentare il tempo d'incubazione, permettendo all'ospite di venire in contatto con più persone."
"È un'idea." continua Albert, passando alla pagina successiva "Ciò non toglie il problema dei limiti della trasmissione. Una diffusione aerea sarebbe un obiettivo più che auspicabile."
Alex sbuffa, incrocia le braccia al petto.
"Un problema alla volta."
"Parli da sola?" la interrompe Derek, due bicchieri di caffè in mano e un sorriso bianchissimo sul volto abbronzato.
Alex ricambia il sorriso, Albert alza un sopracciglio.
"Ogni tanto mi capita."
Derek ride senza pensieri, appoggiando la tazza sulla sua scrivania.
"Tre cucchiaini di zucchero, latte e cannella, come piace a te."
Albert assottiglia la pupilla, annusa l'aria.
"Grazie." mormora Alex, sistemando una pila di fogli "Gentilissimo."
Derek annuisce, ammiccando nella sua direzione e uscendo dal laboratorio in silenzio.
Albert la fissa, Alex lo ignora.
"Il caffè."
"Lascialo dov'è." replica, cercando le chiavi della macchina nella confusione della sua borsa "Lo preferisco nero."
S'infila il cappotto, lo sorpassa, indugia sulla soglia della porta.  
"Vieni?"
Il futuro è un passato che si rifiuta di definirsi tale.

Giappone, 2032


Alex urla.
Apre la bocca e libera un grido bestiale, un ululato grottesco e disumano.
Il virus ruggisce e assorbe ogni molecola, ogni cellula, un mostro tentacolare che irrora di veleno ogni tessuto.
Alex lo sente. Alex lo percepisce - lo vive.
S'inarca all'indietro con uno scatto secco, le vertebre che si distendono e si contraggono al ritmo asimmetrico del suo cuore.
Il virus blandisce il dolore, anestetizza la coscienza, comincia il suo meticoloso lavoro di rigenerazione.
"Natalia." la chiama Chris, allungando la mano verso di lei "Natalia."

Click.

La pressione aumenta, la pupilla si dilata.
Chris arretra e fissa il passato dritto negli occhi.

America, 2026


Alex Natalia è cresciuta.
Li accoglie nel suo nuovo attico che domina la città, un open space bianco e nero, tutto vetro e marmo.
Capelli biondissimi e occhi truccati di scuro, Natalia assomiglia a una di quelle donne in carriera che vedi sui giornali e Moira quasi s'imbarazza d'indossare ancora il giubbotto d'ordinanza di TerraSave.
"È bellissimo." si commuove Barry, gli occhi umidi e la voce spezzata.
Natalia sorride, labbra rosse come il sangue - come l'orizzonte che va morendo.
"La Giant Corporation paga proprio bene!" si entusiasma Polly, scivolando con lo sguardo sul televisore al plasma piatto e lungo la libreria che arreda la parete della sala "Sei ricca!"
"Lo devo solo a voi." mente Natalia, porgendo una birra a Barry "Mi avete sempre aiutata e supportata." storna lo sguardo, posandolo su Moira "Mi avete salvato la vita."
Moira alza il pollice, facendole l'occhiolino.
Barry brinda in suo onore, ridendo.
Natalia Alex si porta la mano al collo e stringe una pietra nera come il suo cuore.  

Giappone, 2032


Le dita si protendono verso l'alto, il petto del T-324 si apre come un frutto marcio.
Jake fissa la scena come a rallentatore, Sherry una presenza confusa al suo fianco.
Natalia Alex sanguina ancora, lo squarcio che l'aveva uccisa solo qualche minuto prima ora una striatura rosata e gonfia.
È nuda Natalia dalla vita in su e mostra i segni di una guarigione miracolosa, un fatto che può portare a una sola, logica, conclusione:

B.O.W.

Chris è immobile, paralizzato sul posto; una statua sul cui volto si rincorrono stupore e rabbia.
Sherry lo scuote, lo incita a rialzarsi.
Natalia affonda fino al gomito nel T-324, sollevandosi da terra di qualche metro buono.
"Cosa sei?" trova la forza d'urlare Jake "Chi sei?"

Plotch.

Natalia atterra sul pavimento, ruotando su stessa con la grazia di una ballerina.
Il T-324 cade sull'impiantito con un tonfo umido, una carcassa molliccia e senza più vita.
Nell'aria pesante di sospetto e fatica, solo i loro respiri ne infrangono il silenzio colpevole.
"Chi sei?" ripete Jake, andandole incontro "Dimmelo."
Natalia tiene il capo abbassato, nasconde il viso dietro una cortina di capelli scuri di sangue e sporcizia.
"DIMMELO!" tuona la voce di Jake, così simile alla sua - così simile a lui.
Natalia Alex solleva lo sguardo e svela la bestia.

America, 2027


New York è un insieme di luci artificiali e monoliti d'acciaio, un gigantesco colosso d'umanità perdute e cenciose.
Alex si raggomitola sul suo divano troppo bianco, ascolta una notte troppo silenziosa, ripercorre memorie troppo dolorose.
Sorride al suo riflesso senza alcuna allegria, ripetendo un nome che le scivola via dalle labbra come una bestemmia.

Alexandra Wesker.

Ne assapora ogni sillaba, ogni lettera; ogni maledetto significato.
Lo lascia rotolare sulla lingua come una caramella, ingoiando al suo posto fiele e veleno.

Alexandra Wesker.

Alex chiude gli occhi e ripete il suo nome fino a quando non perde ogni valore.

Giappone, 2032


"Natalia?"
È Chris a parlare, lo sguardo ferito, la guardia alzata.

No.

C'è un momento in cui glielo potrebbe dire.
Sono Alex. potrebbe rispondere Lo sono sempre stata.
Un momento solo; un istante bruciato.
Il sangue continua a gocciolare dalle ferite che le percorrono il petto, fessurazioni che si aprono a ogni respiro.
Dipingono una tela rossa e bianca, gocce scure e pesanti come la verità.
"Tu non sei Natalia."
Jake le cerca gli occhi, non ha paura.
No. vorrebbe replicare. Non lo sono mai stata.
"Sei Alexandra Wesker."
Sherry trattiene il respiro, Chris libera un gemito di pura agonia.
"Sei la sorella di mio padre."
Alex non distoglie lo sguardo, pupille sottili come lame d'ossidiana.
"Non sei mai stata Natalia, vero?"

C'è stato un momento.
Flebile come una farfalla morente, forte come una stella che brucia.
C'è stato un momento in cui avrebbe potuto dirglielo; in cui avrebbe potuto rivendicare il suo retaggio e chiamare a sé l'ultimo brandello di cuore.
Un momento in cui, forse, avrebbe potuto vivere una vita diversa.

Forse.

C'è stato. C'è stato e ha scelto di lasciarlo passare; di ucciderlo con le sue stesse mani.

Chris spara il primo colpo, Sherry sussulta.  
Alex è già scomparsa ancora prima che il bossolo cada a terra.

America, 2028


La Giant Corporation le sta nascondendo qualcosa.
Alex studia la stringa di documenti e saldi contabili che le scorre davanti, analizzando ogni singolo spostamento anomalo.
Sospira, massaggiandosi le tempie.
Decine di milioni di dollari finiti nel nulla. Attrezzature all'avanguardia che non hanno mai raggiunto i laboratori. Team interi di scienziati assunti e poi spediti in divisioni inesistenti.
"Lo stanno facendo di nuovo."
Alex annuisce, il viso illuminato solo dallo schermo del laptop.
"Il laboratorio dell'Umbrella in Africa..."
"Me ne sono occupata personalmente." lo interrompe Alex "Devono aver avuto accesso alle informazioni in altro modo."
Un sospiro, dita tiepide che le sfiorano il ginocchio.
"Dal 2003 gli archivi dell'Umbrella sono diventati un banchetto pubblico e alla Tricell non è andata meglio. Ormai la corsa agli armamenti nel campo del bioterrorismo è praticata  da quasi tutte le aziende."
Albert inclina il capo, socchiude gli occhi.
"La risposta potrebbe essere più vicina di quello che pensi."
"Simmons?"
"E la Neo - Umbrella."
"Sono caduti entrambi anni fa, Albert."
Una risata, un quieto ruggito.
"Ma la Famiglia che vi era dietro no."
I mostri non rimangono mai nascosti sotto al letto troppo a lungo.

Giappone, 2032


La nausea l'assale come un'ondata acida, una risacca pericolosa e infida.
Alex barcolla, cerca sostegno nel muro vicino.
Lascia impronte rosse lungo le pareti, scivola su bolle di sangue e sudore.
"Non ci riesco." confessa al silenzio "Fa troppo male."
La ferita scricchiola sotto il peso del suo respiro, la pelle ancora arrossata e dolente.
Albert la segue senza dire una parola, le mani dietro la schiena e le spalle dritte.
"Non ci riesco."
Occhi rossi come l'Inferno; occhi che cercano i suoi senza vergogna.
"Io..."
Alex deglutisce, abbozza un sorriso triste.
I primi passi sono sempre i peggiori.

America, 2029


Alex ha ora un nome, un luogo.
Fissa il vino che ha nel bicchiere, lasciandolo ondeggiare pigramente lungo i bordi.
"C'è qualcosa che non va, Nat?"
Alex alza un sopracciglio a quel nomignolo, regalando un'occhiata in tralice a Moira.
"Preoccupazioni sul lavoro."
"Il tuo capo è uno stronzo, eh? Non ha mai avuto una faccia particolarmente simpatica."
Alex ridacchia, pensando a quanto lontana sia la verità.
"Vedrai che si risolverà tutto."
Quale assurda illusione è la fiducia.

Giappone, 2032


Laboratorio A-03; Progetto Klon.
Doppia porta blindata e rinforzata, accesso a riconoscimento vocale e retinico.
Telecamere di sicurezza, sensori a infrarossi.
Alex snuda i denti e sfonda la porta a mani nude.

America, 2030


Il BSAA è sulle loro tracce.
Alex studia i loro movimenti, le loro informazioni.
Osserva Chris e la sua incrollabile forza.
Scompone Sherry e rivede in lei i tratti di Annette e William, disperati genitori, bellissimi mostri.
Si avvicina a Jake e percepisce un odore conosciuto, leggermente indebolito da un'altra fragranza, più leggera. (Aelita, senza dubbio)
Rivoltano i laboratori, confiscano i loro esperimenti, arrestano il personale.
Alex alza le mani in segno di resa, gli occhi impauriti, le labbra tremanti.
Albert ride alla sua interpretazione della principessa in pericolo.

Giappone, 2032


Immagini scomposte, deformate.
Immagini ributtati, riflessi di un uomo che non c'è più.
Alcuni hanno decine d'occhi, altri troppe braccia.
C'è a chi mancano le gambe e a chi la schiena, rendendoli sacchi informi di carne e visceri.
Uno è senza testa, se non per un abbozzo primitivo, eppure si contorce nella sua teca, cercando d'uscirne - mugolando da una bocca poco più grande d'una moneta.
Alex storna lo sguardo, frugando tra le pile ordinate di cartelle che trova sul tavolo.
Anno 2010, anno 2011, anno 2012, anno 2013, un ciclo senza fine.
Venti soggetti all'anno, più di un centinaio nel corso dell'intero esperimento.
Bruciati, conservati, vivisezionati, uccisi, mutilati, testati.

Allevati. Ibridati. Incrociati.

Alex serra le labbra in una linea durissima e spietata, sibila come un serpente.
La rabbia è l'unica cosa che sente.

America, 2031


La Giant Corporation è sotto accusa, Alex Natalia è stata scagionata.
Ha coperto bene le sue tracce e adesso è libera di seguire la sua pista - una strada che le ricorda troppo Spencer per non rivoltarsi nel sonno.
È tornata a casa di Barry piangendo, giurando che non ne sapeva niente, che i progetti erano tutti slegati tra loro, che Derek - oh, quel Derek - aveva quasi rischiato di farla arrestare.
Barry l'ha ascoltata, l'ha consolata, l'ha accolta come quella mattina di vent'anni prima.
Le prove su di lei? Inesistenti.
Le testimonianze sul suo operato? Nulle.
I documenti che dicevano firmati da Natalia Burton? Spariti.
Avevano sospettato di lei? Certo.
Le avevano creduto?

Ovviamente.

Giappone, 2032


Alex sta per distruggere tutto quando lo sente.
È un pigolio debolissimo, quasi inconsistente.
Afferra un camice abbandonato e ne cerca l'origine, un pianto che si ripete e si disperde con altrettanta facilità.
Apre la prima porta a destra, quella direttamente collegata con il laboratorio, e...
"Ora sai." mormora Albert, all'improvviso così giovane da essere quasi trasparente "Ora capisci."
La verità non avrebbe potuto essere più inaspettata.

America, 2032


Il BSAA ha localizzato il centro della Giant Corporation in Giappone, e con lui tutti i fondi perduti.
Alex Natalia s'inventa un viaggio improvviso: un anno sabbatico alla ricerca della tranquillità perduta.
Promette a Barry una telefonata al giorno e a Polly e Moira qualche regalo da posti lontani, esotici.
Le sorridono, l'abbracciano.
Le augurano buona fortuna, chiedono solo che Natalia torni sana e salva; felice d'essere quello che è.

Il mostro che dimora sotto al letto e nel cuore.

Alex ride all'ironia di un destino che non le hai mai risparmiato nulla.

Giappone, 2032


"Li ho visti." le dice solo "Li ho visti tutti quanti."
Alex stringe le mani sul bordo della culla, chiude gli occhi.
"Ho visto le foto, i dati raccolti, i protocolli da seguire, la mappa genetica."
Un sospiro, un altro ancora.
"Sono aborti."
Alex deglutisce, sangue e bile.
"Sono esperimenti della Giant Corporation."
Silenzio.
"Voglio la verità." il rumore di una pistola, il cane che si arma "Tutta la verità."
Alex si volta e fissa negli occhi tutto ciò che le è rimasto.

Giappone, 2032


Jake fissa Natalia in silenzio, gli occhi asciutti e il respiro corto.
Gli ha raccontato la sua versione Alex, un'orribile favola di mostri e demoni, principesse massacrate e draghi sventrati.
Gli ha raccontato l'origine di una storia che non conosceva e che, forse, mai avrebbe voluto conoscere così a fondo.
Gli ha rivelato cose inaspettate, segreti custoditi così a lungo da essere ormai metastasi incurabili.
"E lui?" le chiede poi, indicandolo con la canna dell'arma "Cosa ne farai?"
Alex abbassa lo sguardo su un bambino che ha i suoi occhi.

Giappone, 2032


Programma d'autodistruzione attivato ripete monocorde l'autoparlante Cinque minuti alla detonazione.

Chris spinge le gambe bel oltre i loro limiti, stende i muscoli, forza i tendini.
Sherry ansima al suo fianco, cercando di contattare Jake.
"Non possiamo abbandonarlo." gli dice, e Chris annuisce, più per abitudine che per altro.
"Dobbiamo trovarlo."
Un altro cenno del capo, occhi che cercano una via d'uscita.

Quattro minuti alla detonazione.

Il blocco A-2 esplode in un grumo di lamiere e fiamme, lo spostamento d'aria una corrente rovente su per i corridoi.

Tre minuti alla detonazione.

Chris afferra il polso di Sherry e accelera.

Giappone, 2032


"Avvierò io il programma d'autodistruzione."
Alex gli cerca gli occhi, lo studia - diffidente.
"Niente di questa merda deve uscire da questo posto. Neppure il BSAA può entrarne in possesso."
Alex si porta il bambino al petto, un gesto istintivo.
Jake allunga una mano verso di loro, premendo la punta dell'indice sulla medaglietta che l'infante porta al collo.
"Numero tredici." mormora "Dicono sia un numero fortunato."
È una donna consumata Alex, un'anima vecchia in un corpo eternamente giovane.
È qualcuno che parla la sua lingua, che gronda il suo stesso sangue - la sua stessa storia.
È una bestia braccata, un predatore messo all'angolo.
Jake abbassa lo sguardo, osserva il bambino stringergli il dito e sospirare, lasciandosi avvolgere da odori e suoni conosciuti.
"Ironico." aggiunge, abbozzando un sorriso "Avrei dovuto essere io nella sua posizione quarant'anni fa."
Alex tace, continuando a fissarlo.
"Avete dieci minuti." dice poi, scostandosi e imbracciando il fucile "Non uno di più, non uno di meno."
Alex gli regala uno sguardo che dice tutto.

Francia, 2037


Julian porge una rosa alla signora in bianco, omaggiandola con un inchino fin troppo teatrale.
La donna sorride, stringendo la mano del bambino che l'accompagna.
"È suo figlio?" le chiede Julian, strascicando un po' le parole.
La donna amplia il sorriso, fissandolo da dietro le lenti scure.
"No."
Il bambino s'incanta davanti al fiore, seguendolo con lo sguardo.
"Ne vuoi una anche tu?" chiede Julian, estraendola dalla manica del cappotto "Ecco, prendi."
Il bambino la stringe tra le dita, assottiglia le labbra nell'imitazione di un sorriso.
La donna ride,  togliendosi gli occhiali.
Julian crede di non aver mai visto occhi più belli di quelli della donna in bianco.

Giappone, 2032


Alex corre, i piedi nudi che sbattono contro il pavimento bianco.
Ciaff, ciaff, ciaff, svolta a sinistra, perde l'equilibrio, accelera, buttandosi oltre una barricata improvvisata di sedie e tavoli.
Il bambino si muove tra le sue braccia, incredibilmente quieto.

Un minuto alla detonazione.

Alex stringe i denti, impone al suo corpo un ultimo sforzo.

Trenta secondi alla detonazione.

L'esplosione la sbalza in avanti di diversi metri.

Giappone, 2032


"Dov'è andata?" bercia Chris, la delusione mascherata da rabbia.
"Non lo so." replica Jake, scansandolo.
Chris lo afferra per il braccio, costringendolo a voltarsi.
"Stai mentendo."
Jake indurisce lo sguardo, Sherry si frappone tra due forze incontrastabili: tra due uomini il cui sangue grida un retaggio troppo pesante per essere dimenticato.
"No."
Chris lo studia per qualche minuto, lasciandolo poi andare di colpo.
"Lo dirai tu a Barry." conclude, dandogli le spalle.
Jake sospira e si chiede se abbia fatto la scelta giusta.

Giappone, 2032


La schiena le brucia come carne viva esposta al sole.
Alex contrae il diaframma, esala una respiro spezzato.
Cerca di controllare la ferita, raccogliendo pezzi di pelle nerastra e combusta.
Il bambino adesso piange e Alex si lascia andare a peso morto sull'erba, in lontananza il rumore delle pale degli elicotteri.
Tossisce, nebulizzando saliva e cenere.
Il bambino accenna un singhiozzo, portandosi una mano alla bocca e chiudendola a pugno.
"Due minuti" ansima solo "Due minuti e poi ce ne andiamo."
Il bambino fa un verso strano, un gorgheggio umido e confuso, poi tace, rassicurato.  
Alex chiude gli occhi, stringe le dita del bambino tra le sue.
L'incoscienza ha lo stesso suono del suo minuscolo cuore.

America, ex - Raccoon City, 2039


"Sai che posto è questo?"
Il bambino annuisce, tirando un ciuffo d'erba e strappandolo.
"Sai perché ti ho portato fin qui?"
Il bambino inclina la testa di lato, un gesto così familiare.
"Sì."
Alex fissa l'orizzonte, i lembi del cappotto nero che ondeggiano pigramente nell'aria autunnale.
"Perché è dove tutto è iniziato."
Un pettirosso plana verso di loro, scrolla il piumaggio, cerca qualche verme da mangiare.  
"Esatto."
Il bambino sorride, alzando gli occhi verso di lei, azzurri come il cielo, freddi come il ghiaccio più puro.
"Raccoon City." dice, e qualcosa brilla sul fondo di quella pupilla, una scintilla vecchia come la loro stessa storia "Come potrei mai dimenticare, Alexandra."
Alex appoggia una mano sul fianco, si butta il foulard rosso oltre le spalle.
Il silenzio ha già in sé tutte le altre risposte.

Giappone, 2032


Sherry non ha bisogno di domandargli niente; gli fascia le ferite e aspetta che le parole vengano da sé, spontanee come è stato il loro fidarsi l'uno dell'altro.
"È viva." dice solo, guardandola "Non ho potuto ucciderla."
Sherry non interrompe i suoi movimenti, metodici e delicati.
"Ho attivato io il programma d'autodistruzione del laboratorio."
"Perché?" mormora, sfiorando con le labbra un livido recente.
"C'erano cose... esseri che..."

Avevano otto gambe, niente braccia. Avevano due teste, nessuna bocca. Avevano poca pelle, solo muscoli. Avevano organi estroflessi, nessun apparato sessuale.
Avevano i miei occhi. Tutti quanti.

Sherry lo abbraccia in silenzio.

Spagna, 2042


"Allora ricordi?"
"Sì."
"Come hanno fatto?"
"L'esperienza del virus C è stata molto istruttiva."
"Perché?"
"Siamo un esperimento; lo siamo sempre stati. Non sono riusciti a mettere le mani su Jake e noi..." la sedia scricchiola, il bambino sposta il peso da una gamba all'altra "Io sono stato un'alternativa più che valida."
"I campioni di tessuto..."
"I laboratori della Tricell. Excella ne aveva collezionati un paio per sviluppare il mio siero. Il BSAA li ha confiscati e La Famiglia è riuscita a entrarne in possesso."
"La memoria..."
"Estratto genetico. Codifica digitale. Reincarnazione. Chiamala come vuoi."
Il mare lambisce i piedi d'entrambi, tiepido come il sole di quell'estate prematura.
"E adesso?" chiede Alex, un profilo cristallizzato per sempre nei suoi trent'anni "Cosa facciamo?"
Una risata vecchia, un suono giovane.
"Lo stai chiedendo a un bambino di dieci anni?"
"Lo sto chiedendo all'uomo che si nasconde nel corpo di un bambino di dieci anni."
Per la prima volta nella loro vita nessuno dei due sa cosa rispondere.

America, 2032


Alla notizia Barry ha quasi il terzo infarto, Moira un solo - tragico - gesto stizzito.
"Per tutto questo tempo..." mastica Claire, tra le ciglia lacrime che si rifiutano di cadere "Per tutti questi anni..."
Jake rimane immobile sul pianerottolo, una presenza fuori posto - un'impronta nerastra da cancellare, un profilo nemico.
"Ci ha mentito!" grida Moria, scaraventando al suolo tutte le loro foto dalla mensola del camino "Quella troia ci ha mentito!"
Il vetro s'infrange, si sgretola in mille pezzi.
Polly emette un lamento basso, straziante, scoppiando poi in un pianto disperato.
Jake apre la bocca, fa per dire qualcosa, ma Sherry intreccia le dita alle sue e scuote la testa, fermandolo.
Claire abbraccia Moira, cercando di calmarla.
Polly prende le medicine di Barry, gli allenta i primi bottoni della camicia, piange insieme a lui - per lui.
A terra, il volto di Natalia sorride al futuro che ha strappato a tutti loro.

Italia, 2057


Si muove sulla sua bocca, contro i suoi fianchi.
Nel buio della stanza Alex è un profilo pallido, sottile; un battito così forte da coprire ogni altro rumore.
La bacia come la prima volta, la distrugge come l'ultima.
Le schiude le cosce, le divora il cuore.
Alex sospira, geme nel silenzio irreale della camera, dita che percorrono un corpo nuovo, diverso: sempre uguale agli occhi del Progenitore.
Albert la studia per qualche minuto, affascinato.
La genetica ha sconfitto ogni traccia di Natalia e tra le sue braccia c'è una donna che si sovrappone crudelmente a quella che ha già conosciuto; capelli biondissimi, zigomi affilati, naso dritto e regolare.
Lo cerca, la domina, lo combatte: si piegano entrambi a un desiderio condiviso.
Il Progenitore annusa l'aria, fiuta un suo simile, segue un filo nerastro e sottile - il segno della malattia, il segno del dio.

Uroboros. T-Phobos. Nomi diversi per predatori sempre uguali.

"Ti ho cercato così a lungo..." mormora Alex, baciandogli il palmo della mano "Ti ho aspettato così a lungo..."
Albert sorride, una scintilla di bianco nell'oscurità.
Le sfiora il seno, la linea piatta dell'addome, scivola tra le sue gambe e ne cerca gli occhi, riflessi infernali dei suoi.
Non cede Alex, restituendogli il favore e osservandolo mentre irrigidisce la linea delle spalle, socchiude le labbra, brucia tra le sue dita.
Si scontrano, si misurano, s'infettano a vicenda con qualcosa che potrebbe essere chiamato amore.
Lo colpisce, la morde, lo graffia, fino a sentirne il sangue sotto le unghie - tra le dita.
Umida sulla pelle, tra le cosce.
Famelico  - ossessivo - in guerra, tra le lenzuola.

Ah.

L'orgasmo di Alex gli ricorda cosa significasse essere ancora umano - vivo; il suo, il perché abbiano invece scelto d'essere mostri e dèi.

America, 2040

Claire fissa un peperone dall'aspetto triste; un verde spento e pallido.
"Vi siete mai chiesti perché non ci abbia ancora ucciso?"
"No." replica Chris, ma è una patetica bugia.
"Forse perché è morta?" sibila acida Moira "Forse perché l'esplosione l'ha uccisa una volta per tutte."
Claire gioca con un pezzo di mozzarella, taglia via la crosta dalla sua fetta.
"Persone come loro non rimangono mai morte molto a lungo."
Chris mastica in silenzio, cercando d'ignorarle.
"Che t'importa, alla fine?" sbotta Moira, assassinando un'oliva con la forchetta "Se fa rivedere la sua faccia da cazzo da queste parti le sparo un altro missile dritto in testa."
Claire la guarda in tralice, appoggia il coltello.
"So che le volevi bene."
Moira irrigidisce la mandibola, deglutisce.
"Non importa ormai."
"Importa sempre." s'intromette Chris, lo sguardo oltre la terrazza "Sono i fantasmi che portiamo nel cuore quelli più pericolosi."
"Tu non volevi bene a Wesker."
Chris inspira, grattandosi la punta del naso.
"No." ammette "Ma lo ammiravo. Lo stimavo. Mi fidavo." si volta, occhi così tersi da essere quasi trasparenti "E sai cosa sogno ancora la notte, quando il dolore diventa troppo?" pianta i gomiti sul tavolo, incrocia le dita tra loro "La sua voce mentre mi dice di cosa stai parlando Chris? Sono sempre stato dalla parte dell'Umbrella. Voi? Le mie piccole e deliziose cavie personali. Non quando lo rividi a Rockfort Island. Non in Africa, con al fianco Jill e il suo viso morto. Non L'Uroboros, non i suoi tentacoli che cercano di strangolarmi, no."
Moira tace, Claire tiene lo sguardo basso.
"Non sono i mostri a farci paura, Moira." riprende poi Chris, la pizza che va raffreddandosi "Ma l'umanità che è in loro; che è in tutti noi."
Claire stringe le mani in pugni chiusi e piange una bambina che non c'è più.

Portogallo, 2060


"Una libreria."
Alex sorride, girando il cucchiaino nel suo arroz doce.
"Non sarebbe male."
"E cosa dovremmo vendere? Trattati di virologia e armi biologiche applicate?"
Alex ride, rovesciando la testa all'indietro.
"Non avevi questo senso dell'umorismo la prima volta che ci siamo incontrati."
Albert alza un sopracciglio, si sistema gli occhiali.
"Però non sarebbe male."
Un grugnito, qualcosa che assomiglia a una parola.
"Ma non funzionerebbe."
"Perché non li comprerebbe nessuno?"
Alex chiude gli occhi, offre al sole un profilo bellissimo e libero.
"Perché non è quello  che siamo."
Albert ne studia l'espressione, la posa rilassata e pacifica - le pieghe candide del cardigan, gli innumerevoli bracciali che le dondolano ai polsi.
"E allora cosa siamo, Alexandra?"
Alex si volta, gronda bianco e oro - un'Era splendida e terribile.
"Non lo so ancora." gli dice, e sorride.
La libertà dal proprio destino non ha mai avuto sapore migliore.

Canada, 2045

Moira l'ha nascosta in cantina, sepolta sotto altri scatoloni.
Barry c'impiega almeno dieci minuti buoni a scendere tutti i gradini, quasi scivolando sull'ultimo.
Il tempo lo sta stringendo alla gola e vorrebbe solo avere meno rimpianti e più promesse da fare; meno lacrime e più sorrisi.
Impiega altri venti minuti a trovare la piccola scatola rossa, solo due ad aprirla.
Osserva le sue stesse mani, rugose e secche, mentre fanno scattare il meccanismo, e gli sembra ieri che stringeva la piccola mano di Moira nella sua, che sollevava Polly sulle spalle e che...

Natalia.

Sorride una bambina mai esistita da foto che gli ricordano quanto a fondo era penetrato il veleno del serpente - quanto certe storie cambiano solo nome, mai significato.
Ride quella bambina, ammicca all'obiettivo.
Cresce sotto i suoi occhi e diventa una donna affilata come una lama - dura come l'acciaio.
L'aveva reso orgoglioso quella bambina, gli aveva ridato speranza nell'umanità - gli aveva regalato l'idea d'aver fatto la cosa giusta.

Ma era tutta una menzogna.

Barry sospira, un rantolo umido e affannato.
I suoi polmoni non sono più quelli di una volta (niente lo è, ormai) e già se la immagina Natalia Alex, la sempiterna bellezza del diavolo.
Gli hanno detto che è morta.
Gli hanno detto che è sparita assieme ai laboratori della Giant Corporation, inghiottita dalle fiamme e dalla polvere, ma lo sguardo di quel ragazzino - quel Jake - raccontava tutta un'altra storia.

Colpa. Rimorso. Imbarazzo. Orgoglio.

Sì, era stata quella scintilla a farlo insospettire; quel piccolo fuoco che gli aveva illuminato gli occhi azzurri, rendendoli roghi annichilenti.
Parlava la verità dal fondo di quella pupilla contratta, ma Barry aveva scelto d'ignorarla; di far riposare un altro po' il suo vecchio e stanco cuore.

Ma non si può evitare per sempre, eh, Barry?

Barry chiude la scatola, mette a tacere la memoria.
"Ovunque tu sia, Natalia... ovunque tu sia."
Crudele ironia vuole la vittima così legata al proprio carnefice.

Austria, 2063


Non le ha mai chiesto come era stato vivere con i Burton per tutti quegli anni.
Non gli ha mai chiesto se ricordasse qualcuno degli altri, se avessero coscienza.

Non hanno mai voluto sapere.

Alex a volte si sveglia nel cuore della notte e ricorda la donna senza volto, il mostro sfigurato con il quale ha dovuto convivere per sei, lunghi mesi.
Albert dice di non sognare mai; dice.

Eppure alla mattina c'è sempre qualcosa di rotto per la stanza - qualcosa di rotto nella sua mente.

"Vuoi tornare indietro a ucciderli?" gli chiede una notte, arrotolata sotto il lenzuolo "Vuoi avere la tua vendetta?"
Fissa la notte Albert; spazza la stanza con lo sguardo, studia le poche stelle che le nubi lasciano intravedere.
"No." le dice solo "Il tempo mi ha portato via questa possibilità."
Alla fine della storia eroi e mostri diventano sempre una cosa sola.

America, 2052

È una semplice busta bianca.
Nessun indirizzo, nessun mittente, nessuna impronta digitale.
Jake la fissa sospettoso, appoggiandola sul bancone della cucina.
"Chi la manda?" gli chiede Sherry, pulendosi le mani su uno strofinaccio "Il BSAA?"
"No. E poi siamo in pensione, Sherry." aggiunge Jake, un po' petulante.
"Allora aprila."
"Potrebbe essere una trappola."
Sherry incrocia le braccia al petto, sotto un seno un po' più pesante dopo la nascita del loro primogenito.
"Jake Wesker, non dire sciocchezze. Siamo sopravvissuti a decine di attacchi terroristici, invasioni di B.O.W, mutazioni strane e creature al limite del normale." alza un sopracciglio, gli punta un dito contro "Diavolo, ne siamo usciti vivi persino da una valanga, per cui adesso apri questa maledetta busta."
Jake stringe le labbra, assottiglia gli occhi.
"No."
"Sì."
"Assolutamente no."
Sherry gonfia le guance e si protende oltre il bancone, afferrando la lettera.
"Allora lo faccio io."
"Sherry, non credo che..."

Silenzio.

Sherry fissa la lettera come imbambolata, sbattendo le palpebre un paio di volte.
"Cosa c'è scritto?" domanda Jake, aggirando il bancone "Cosa..."

Grazie.

Nient'altro.
Non una firma, uno stemma, una sillaba in più.
Solo quel grazie, scritto in una grafia elegante e spigolosa.
"Devono averlo consegnato a mano." inizia Sherry "Non è certo arrivato per posta."
Jake annuisce, sfiorando la carta con la punta delle dita.
"Nessuno ha visto niente."
"No."
"Neppure le telecamere di sicurezza che abbiamo installato?"
"L'allarme avrebbe suonato."
Sherry inclina il capo, portandosi una mano chiusa a pugno sotto il mento.
"Dici che..."

Che è stata lei? Loro? Che sono vivi?

Jake fissa ancora per qualche secondo quella parola, come se all'improvviso potesse assumere un nuovo significato - rivelargli la verità.
"Sì." replica poi "Ne sono sicuro."
Sherry sorride suo malgrado.

Inghilterra, 2067


Il tempo è una dimensione ingannevole per creature come loro.
L'hanno temuto, ne sono stati sconfitti, l'hanno vinto.
Alex stringe la tazza di caffè tra le dita intorpidite dal freddo, i capelli adesso scuri come l'ala di un corvo e un viso che non è mai cambiato.
Il Tamigi scivola quieto nella notte londinese, grigio e placido come un serpente sfamato.
"È un po' strano." inizia Alex, dondolando i piedi oltre il bordo del muretto.
"Cosa?"
Alex apre le mani, allargando le braccia e indicando lo spazio intorno a sé.
"Tutto... questo."
"Uhm."
"Niente fuoriuscite di materiale virale, niente esperimenti strani, niente mutazioni genetiche."
S'inclina verso di lui, fissandolo in tralice.
"Niente deliri d'onnipotenza. Niente manie di conquista del mondo."
Albert ride, un suono che non sentiva da anni.
"Forse, un giorno..." mormora poi, sistemandosi la sciarpa blu attorno al collo e porgendole la mano, lasciando quella frase lì, sospesa tra un'offerta e una speranza.
"Forse; un giorno." concorda Alex, cercandogli le labbra e il cuore "Forse un giorno il mondo sarà tuo, Albert: nostro."
Alcune promesse non hanno bisogno d'essere mantenute per essere vere.




Note dell'autrice: Albert Wesker e Alex Wesker non sono fratello e sorella. Non hanno nessun legame di sangue e non sono stati cresciuti nella stessa famiglia come tali (ne hanno avute due ben diverse e distinte) per cui non ritengo che questa storia richieda l'avvertimento incest. Appartengono allo stesso progetto scientifico di selezione genetica (Project W.) e per questo si definiscono "fratello" e "sorella" e possiedono lo stesso cognome (in onore del creatore del progetto), ma nei fatti non lo sono e non hanno mai avuto l'occasione di comportarsi come tali.

Secondo la legge italiana non sono né discendenti né ascendenti, e neppure affini in linea retta, per cui il reato d'incesto non sussiste.
L'arroz doce è un dolce tipico del Portogallo.
L'idea della rinascita di Wesker mi è stata ispirata dal ricordo della storia di Hotaru Tomoe (Sailor Saturn) dove la ragazza dopo aver compiuto il suo destino (ed essersi risvegliata) muore, trovando poi nuova forma in una neonata che verrà cresciuta dalle guerriere del Sistema Solare Esterno, ovvero Uranus, Neptuno e Pluto.
Le vicende qui narrate sono una mia interpretazione, una visione del futuro dopo gli eventi di Resident Evil Revelations 2.
Per una miglior comprensione degli eventi è possibile leggere il prequel, ovvero "You couldn't hate enough to love."

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Resident Evil / Vai alla pagina dell'autore: Nocturnia