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Autore: stardust94    27/05/2015    2 recensioni
( STORIA SOSPESA A TEMPO INDETERMINATO)
K RETURN OF KINGS - La Principessa Bianca e il Re Rosso
Questa storia prende il via subito dopo la prima serie.
Dal risveglio di Mikoto Suoh
Il Re rosso, che tutti credevano morto è vivo.
Davanti a lui però si prospettano nuove minacce.
Ce chi mira ad ucciderlo e stavolta per sempre
....
Chi è la ragazza che si para di fronte al Re rosso?
E perché ogni volta che incrocia il suo sguardo...Souh Mikoto resta paralizzato?
Alice un nome per una miriade di segreti.
I Re sono veramente solo sette?
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Mikoto Suoh, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'K anime project: serie'
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cap. 1 Rosso cremisi e Bianca purezza

 

I veri angeli sono le persone che in certi momenti compaiono all’improvviso a dare luce alla vita.

 

Mikoto


Morto.
Senza una meta, senza un domani. Allora che senso avrebbe avuto la tua esistenza? E i tuoi compagni? Cosa faranno senza di te...Senza il loro Re?
-Non lo so -
Risposi gelido, ma i miei occhi d'ambra tradivano ciò che pensavo realmente.
Il fuoco che divampava dentro di me, la rabbia, l'odio e il rancore che serbavo in quel momento, esplosero tutti in un ultimo disperato attacco.
In un istante il tempo si fermò in quella landa di neve e ghiaccio, mentre le mie fiamme lentamente venivano risucchiate dal gelo.
Neve. Pura e semplice…
Tanto semplice da macchiare, con il mio odiato colore rosso.
Sentii solo la spada affondarmi nel petto, e vidi le gocce di sangue scivolare e cadere a terra macchiando il terreno con una pozza di sangue.
Plic, plic.
Uno scroscio di cremisi, che mi macchiava i vestiti e i capelli.
Sorrisi mentre Munakata affondava nella carne viva la lama della sua spada.
E poi il buio.
...
Plic, plic. qualcosa colava dal soffitto, acqua forse. Picchiettava insistentemente sul mio viso.
Aprii gli occhi, ma nonostante guardassi il soffitto il mio campo visivo era parecchio limitato. Probabilmente ero sdraiato sulla nuda terra. Cercai di alzarmi, ma fu uno sforzo immane.
Alla fine con molta fatica riuscii a sedermi. Avevo una grande confusione in testa. Cosa era successo? Non ricordavo nulla…
Avevo perso la battaglia contro Munakata e mi ero fatto trafiggere dalla sua spada, pur di non perdere il controllo dei miei poteri… e poi? Cosa era successo veramente? Ero morto…?
No, non lo ero. Socchiusi gli occhi. Dalle labbra uscì uno strato di respiro congelato come la neve a terra sporca di rosso.
"Ma..Dove sono?"
Mi alzai, anche se avevo la nausea e freddo. Chiudendo la mano a pugno tentai di sprigionare qualche fiamma, ma non accadde nulla.
Sospirai e spazzando via la neve dai pantaloni neri mi incamminai verso una direzione qualsiasi. Dovevo scoprire dove mi trovassi.
Camminai per ore. Avevo una strana sensazione, come di essere seguito da qualcuno.
Quel che era peggio? Più camminavo più mi domandavo un sacco di cose.

 


Tanto per cominciare, come potevo essere vivo? Sospirai, quando una voce alle mie spalle mi fece voltare.
Col senno di poi mi domando cosa sarebbe accaduto se non mi fossi voltato o se non avessi incontrato i suoi occhi.
Forse sarei morto davvero. Dicono che la morte si presenti davanti a noi in diversi modi… Forse vale lo stesso per la vita.
Due occhi blu mi fissavano.

 


Erano di un intenso e penetrante blu, e appartenevano ad una ragazza, appoggiata ad un albero. La carnagione color pesca rendeva il blu elettrico dei suoi occhi ancora più intenso.
I capelli erano biondi e lunghi fino alle spalle, e ricadevano su di esse in modo scomposto.
Indossava abiti semplicissimi: un paio di jeans attillati di colore blu con una cintura rossa, una maglia a maniche lunghe a righe nera e bianca e una giacca di pelle nera.
Mi guardò sorridendo calma e si avvicinò, con le mani nelle tasche dei pantaloni.
Non era molto alta e mi arrivava appena al petto. Sarà stata un metro e sessantasette al massimo.
Le sorrisi calmo osservandola.
-Ciao Mikoto-sama -
Disse lei con la voce gentile e uno strano luccichio negli occhi.
Io mi passai una mano dietro alla nuca abbassando lo sguardo che rialzai subito dopo.
-Come sai il mio nome? E chi sei?-
Mi limitai a chiederle sfidandola con lo sguardo. Lei alzò le spalle sorridendo dopo di che si voltò e mi fece un cenno rapido, come se mi stesse dicendo di seguirla.
Sentivo che quella ragazza era a conoscenza di qualcosa che non sapevo ancora. Così, sospirando, la segui a passo calmo e lento.
***
Guardavo la ragazza davanti a me. Semplicemente si limitava a camminare.
Ad un certo punto si fermò voltandosi verso di me, e mostrandomi un largo sorriso mi indicò un piccolo edificio.
Io la guardai inclinando leggermente di lato la testa. Sorrise di nuovo, ed entrò.
La seguii a ruota varcando la porta. Quello che da fuori mi era sembrato grande era in realtà un appartamento abbastanza spazioso per al massimo due persone.
Il pavimento era in legno e scricchiolava ad ogni mio passo. Le pareti, erano tinteggiate con un color ocra chiaro, accanto ad una libreria c’era il divano in stoffa rossa, e una porta comunicante dava sbocco sulla cucina.
Notai una scala e capii subito che l'appartamento aveva due piani. ipotizzai che di sopra ci fossero le camere.
-Uhm… Un posto accogliente.-
Mi limitai a dire sedendomi scompostamente sul divano.
La ragazza sorrise leggermente per poi recarsi in cucina e tornare subito dopo con un piatto di carne.
-Sarai affamato, immagino-
Disse porgendomi il piatto con la bistecca. Io socchiusi gli occhi e lo appoggiai con calma sul tavolo, tornano a guardare lei.
-No grazie.-
Dissi freddo senza perderla di vista nemmeno un secondo.
-Piuttosto, chi sei e come fai a conoscermi?- incrociai le braccia al petto guardandola serio.
Volevo risposte alle mie domande e non mi sarei arreso facilmente.
-Va bene - 
Disse lei sospirando, per poi sorridermi con gentilezza.
-Ma sappi che sarà un trauma.- aggiunse poi giocherellando nervosa con una ciocca di capelli.

 


Io annuii calmo. Non era da me agitarmi per un nonnulla, e sopratutto non era da me tirarmi indietro se era qualcosa pericoloso.
La ragazza prese un respiro profondo chiudendo gli occhi, poi mi guardò intensamente e cominciò a parlare.-Da dove comincio?-

 

Chiese spostandosi alla mia destra e appoggiandosi poi con la schiena al muro e una gamba piegata in modo da far aderire il piede ad esso.
-Ok… Tu… Beh… come spiegarlo?-
Sospirò, per poi guardarmi in maniera più decisa. Ammetto che guardandola mi sentivo stranamente calmo, della serie da lei non sentivo provenire niente, né istinto approffittatorio né omicida. Forse per questo le concessi un mezzo sorriso.
-Vai avanti.-
Dissi appoggiando la testa al indietro. Lei annui. Notai subito che si era completamente trasformata perché sorrise calma e allegra.
-Cominciamo dal principio - fece un respiro alzando il capo. -Tu sei morto, ma…- Ci fu un attimo di silenzio poi riprese a parlare.
-…"Qualcuno"… Ti ha dato un altra possibilità.-
Restai paralizzato da quelle parole.
Ero morto e tornato in vita… E tutto per volere di qualcuno?. Sospirai guardandola.
 -Qualcuno… Chi?- le domandai spiazzandola completamente.
Lei non rispose, voltando lo sguardo. Pareva nervosa. Sospirai di nuovo, mi alzai e rimanendo dì fronte a lei appoggiai una mano sul muro vicino al suo braccio, l' altra sopra in modo che disegnasse un arco. Abbassai il viso guardandola dritta negli occhi.
-Stai esitando.- Le dissi freddo. Lei appoggiò entrambe le mani dietro di sé come se cercasse di schiacciarsi il più possibile contro il muro.
-Non è vero…- La voce le uscì timida e impacciata. Cosa che mi fece scappare un sorriso.
Continuai a guardarla. Lei era davanti a me e cercava di non incontrare il mio sguardo.

 


Non avevo alcuna intenzione di cedere. I motivi erano due ed erano semplicissimi da immaginare.
Numero uno: non sono il tipo di persona che ama i misteri o le cose incomplete.
Numero due: ero parecchio arrabbiato, e inspiegabilmente non riuscivo ad emanare le mie fiamme.
Cosa che mi rendeva nervoso e agitato come non mai.
Sfortunatamente per me, non ebbi il tempo di dire o fare nulla: in un istante mi ritrovai a terra, davanti a me la ragazza bionda con le braccia incrociate al petto.
-Magari…-
Fece un rapido gesto con la mano evocando una sorta di falce.
La lama era di cristallo rosso, il manico nero. La fece roteare per poi piantarla nel pavimento e fulminarmi con uno sguardo abbastanza seccato.
-…Se avresti ascoltato in silenzio…-
Disse sospirando, dopo di che scattò contro di me che mi ero rialzato e mi fece cadere con un calcio.
Io le afferrai il braccio rotolando e cercai di farle perdere l'equilibrio, ma lei, più agile, riuscì a schivare e mi spedì contro una parete con un altro calcio.
-…Forse ti avrei spiegato la situazione!-
Disse sbuffando. I suoi occhi blu incontrarono i miei d'ambra.
Mi rialzai ringhiando un freddo -Stronza.-
Mentre con un balzò le bloccavo una mano dietro alla schiena facendole uscire un gemito di dolore.
-Come… Ahia!- Più si dimenava inutilmente, più io le serravo la presa in modo da non farla scappare.
-Ora… Mi dirai quello che sai.- dissi guardandola. Ormai la distanza dai nostri visi era pari a zero
-Tanto per cominciare… Che ne dici di dirmi il tuo nome?-
Lei sbuffò qualcosa di simile a un "perchè dovrei?!" ringhiando e gemendo ancora per il dolore che le stavo infliggendo.
Le mollai il braccio lasciandola libera. Lei mi fulminò con lo sguardo.

 


-Che modi! e io che ti sto anche aiutando!- Gonfiò le guance come una bambina massaggiandosi il polso rosso a causa della mia stretta. La falce alle sue spalle scomparve di colpo.
Sbuffai e feci per andarmene ma al ultimo momento ci ripensai.
Non lo avrei mai ammesso ma quella ragazza mi serviva.

 


Sospirai guardandola e bazzicai qualcosa di molto simile ad un "mi spiace", ovviamente a bassa voce. Lei alzò il capo e sospirò a sua volta scrollando le spalle
-Va bene…- Disse gonfiando ancora le guance.
-Piuttosto… in che città siamo?- chiesi cercando di cambiare argomento.
Lei un po’ sorpresa dalla mia domanda si affacciò alla finestra.

 

-Siamo nella città di Shizume-
-Shizume?!- domandai alla ragazza un po’ agitato.
Lo so non è da me perdere il controllo, ma capitemi: mi ero appena risvegliato, scoprendo che qualcuno mi aveva riportato in vita.
Perfino uno calmo e serio come me si sarebbe sorpreso.
-Uhm… Comincio a non capirci più nulla…- Dissi sospirando.
Lei sorrise socchiudendo gli occhi.
-È normale Mikoto-sama.- pareva diversa, più calma e rilassata, e lo ero anche io.
-Tu conosci il mio nome... Ma io non conosco il tuo- dissi sorridendole.
Lei rise poi si avvicinò a me e spostandosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio piegò il bacino in avanti finendo con il viso a dieci centimetri dal mio.
-Alice - Disse rimettendosi dritta e sorridendo decisa. -Il mio nome è Alice Kurenai- Mi porse la mano amichevolmente.
Io le scoccai un occhiata calma ridendo appena.
-Sai già chi sono, no?- dissi alzando le spalle.
Lei arrossì di colpo distogliendo lo sguardo. Risi.

 

Mi divertiva prenderla in giro, anche se era chiaro non lo facessi per cattiveria. Più che altro la trovavo piacevole come divertimento passeggero.
-Sei il Re Rosso di Homra.-
La sua voce si era fatta incredibilmente fredda. Io mi limitai a confermare la sua dichiarazione.
 Improvvisamente sentii squillare un telefono. Kurenai rispose girandosi e dandomi le spalle.

 


-Si, ho capito… Ok lo porto da… Ehi, aspetta! Ah, ok, ok.-
La bionda riattaccò e mi guardò sospirando.
Da quel poco che sapevo di lei non sembrava una tipa molto paziente. Come me del resto.
Teneva una mano premuta contro la fronte.
-Le cose si fanno più complicate.-
Sbuffai guardandola torvo e alzai appena un sopraciglio.
-Che intendi?-
Lei incontrò il mio sguardo poi restò per un attimo in silenzio, prima di incrociare le braccia al petto.
-Vieni con me.-
Annuii seguendola fuori dall' appartamento. Uno strano presentimento mi diceva due cose…
Il nostro non era stato un incontro casuale, e quella ragazza non era una persona qualsiasi.

  
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