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Autore: MariaRQ    28/05/2015    0 recensioni
"Sei tu che mi hai permesso di stare qui, Isa." Sussurri.. Sussurri che sembravano provenire contemporaneamente da ogni direzione ..e da nessuna. Gli facevano venire voglia di urlare. Di premersi le mani sulle orecchie e gridare con quanto fiato aveva in gola. Ma ..quali mani? Quale gola? ..non erano più sue, no.
Nulla era più suo.

[Implied Akusai, Implied Xemsai, character death.]
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel, Saix, Xemnas
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
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Era una strana sensazione.
La realtà sembrava sfumargli di fronte agli occhi. Non era sicuro di quello che vedeva, di quello che sentiva. Aveva voglia di urlare, ma non riusciva. Non riusciva a muoversi, a parlare. Era in una stanza, una stanza bianca e spoglia ..eppure in un certo senso familiare. Non capiva.

Sorrise. Sentì nettamente le sue labbra incurvarsi in un sorriso, un sorriso che non aveva niente di allegro o amichevole. Un sorriso la cui ombra si era manifestata sul suo viso senza che potesse impedirlo.
 
 Cosa diavolo stava succedendo?

Non era da solo. Sentiva il lento e regolare respiro di qualcuno alle sue spalle. Vicino. E non gli piaceva. Avrebbe voluto voltarsi, ma come fare? Sembrava essere prigioniero di un corpo ..non suo. Controllato da qualcuno che non era lui.

"Ottimo momento per farti vivo, Isa." La voce gli era riecheggiata nella mente, senza provenire da nessuna direzione in particolare e quel cupo tono di scherno l'aveva infastidito ..e spaventato. Come ogni volta. Improvvisamente aveva capito. "..stai cominciando a perdere colpi, eh bambino? Stai.. cominciando ad arrenderti." Aveva sussurrato Saïx stavolta. E aveva ragione. Aveva smesso di tentare di imporsi da molto tempo. Anni ormai. Ma durante tutti quegli anni era riuscito ad affacciarsi ancora su quella coscienza. E, tempo prima, ancora lo si riusciva a scorgere in fondo a quegli occhi un tempo del colore del cielo. Nell'ambra in cui ora erano immersi, nascosti, luccicava ancora, seppur fioca e debole, la luce che un tempo li aveva animati. Quando ancora riusciva a parlare con (..Axel) Lea.  Oppure in quei momenti in cui il suo sguardo si perdeva in qualcosa che aveva una connessione con la sua vita passata.  Con la loro vita. Era stato in grado di coesistere con la presenza che gradualmente si era imposta nel luogo in cui prima era da solo. In cui chiunque dovrebbe essere da solo. Non era stata che uno ..spiffero all'inizio. Niente di cui preoccuparsi. Pensieri fugaci, intuizioni che non gli appartenevano, sì ma.. Isa era ancora Isa, cuore o no.

Cosa era cambiato? Quando era successo?
Perché non era stato in grado di impedirglielo?

Il controllo era suo adesso. Isa non avrebbe saputo dire da quanto. Ed era così ..stanco. Debole. Anche solo per tentare di ricordare. Da quanto lottava contro quell'oscurità da solo? La consapevolezza di quanto poco rimanesse di sé l'aveva colpito duramente, all'improvviso, come ogni volta che riusciva a risvegliarsi, di recente. E ogni volta ci metteva un po' di più a ricordare chi fosse davvero. Perfino quello era doloroso.
A malapena riusciva a trovare la forza di ..guardare quello che lui vedeva. Attraverso il SUO corpo, un corpo corrotto e irrimediabilmente marchiato, ma che ancora apparteneva ad Isa ..o- o no?

Non ne era sicuro ormai. Non avrebbe nemmeno saputo dire se riusciva ad affacciarsi al bordo di quella coscienza forzatamente condivisa per la sua forza di volontà ..o solo perché LUI glielo permetteva. "Vattene." Avrebbe voluto urlarlo, con le sue vere labbra, ovviamente non poteva.
Ma il flebile mormorio della voce del suo pensiero era sufficientemente udibile per Saïx. E, immancabile, era giunta quella risatina sprezzante in risposta. "Sei tu che mi hai permesso di stare qui, Isa." Sussurri.. Sussurri che sembravano provenire contemporaneamente da ogni direzione ..e da nessuna. Gli facevano venire voglia di urlare. Di premersi le mani sulle orecchie e gridare con quanto fiato aveva in gola. Ma ..quali mani? Quale gola? ..non erano più sue, no.

Nulla era più suo.

"Io non vado da nessuna parte." (Basta basta basta basta)
"Oh e, soprattutto.." (Fallo smettere ti prego dio)
"Non vuoi sapere perché è un gran momento proprio adesso?" (Ti prego qualcuno TI PREGO-
"Perché tra poco morirai." Nessun ripetuto sussurro stavolta. La voce era stata chiara e decisa e il silenzio che ne era seguito era stato ancora più terrificante.

Isa non poteva cedere.
Rivoleva ciò che era suo.
Rivoleva il suo corpo.
Rivoleva il suo cuore.
Rivoleva Lea.

Non poteva arrendersi, non poteva svanire di nuovo, non così.

Ma non era quello che si ripeteva ogni volta, prima di sparire ancora e ancora in quel cupo sonno di morte?

Il loro breve ..dialogo non era durato più di un battito di ciglia per le persone all'interno della stanza, e di questo Isa si rese conto solo in quel momento. Dopotutto non era stato un vero dialogo. Dopotutto era come parlare con se stessi. I pensieri, rapidi ed evanescenti, non sono come vere parole.

E, nel frattempo, qualcosa stava succedendo nella stanza in cui si trovava.
Riportò immediatamente la propria attenzione su di essa e in quel momento due figure incappucciate irruppero all’interno. Avrebbe forse avuto modo di ricostruire quanto era successo prima che si ritrovasse di nuovo cosciente nella sua stessa mente, se solo avesse avuto più tempo per concentrarsi e mettersi a frugare fra quei ricordi, suoi o non suoi che fossero. Ma non ce ne fu né tempo né bisogno quando vide che i due stavano trascinando qualcuno di fronte a sé. Qualcuno di decisamente familiare stavolta, quei capelli rossi e quegli occhioni verdi non permettevano fraintendimenti. “LEA!” Fu spinto in ginocchio ai suoi piedi e uno dei due infilò una mano guantata fra quei capelli un tempo come il fuoco, ma che ora sembravano spenti, sollevandogli di forza la testa e permettendo ad Isa di vedere meglio il suo viso.
Non era in ottime condizioni. Il suo respiro ansante e spezzato era l’unico suono che rompesse il silenzio irreale della stanza. Aveva un labbro spaccato e sporco di sangue rappreso, il cappotto nero era strappato in più di un punto e sicuramente nascondeva altri lividi e lui era molto più ..emaciato di quanto potesse ricordare. 
Lo fissava attraverso un occhio gonfio e semichiuso, ma il suo sguardo continuava a lanciare scariche infuocate, nonostante fosse visibilmente ferito.

“LEA- LEA NO TI PREGO” Ma per quanto Isa strepitasse e si agitasse, l’espressione su quel volto rimaneva impassibile, fredda e immutabile. Non un contatto, non un battito di ciglia. Niente.

-Numero Sette.- Sapeva a chi apparteneva quella voce profonda e suadente ancora prima che parlasse. Aveva saputo fin dall’inizio chi c’era con lui in quella stanza. Una mano possente gli si strinse sul petto e Isa non poté fare a meno di trovarlo disperatamente ironico, visto che quegli invisibili ma allo stesso tempo evidenti artigli erano stretti proprio dove un tempo si trovava il suo cuore.

Avrebbe voluto ritrarsi, scacciarli, contrastarlo in qualunque modo ..eppure rimaneva lì, fiero e orgoglioso a quel contatto, guardando con un sorrisetto sprezzante il suo migliore amico ferito e quasi tremante ai suoi piedi.

-Lo sai chi è l’elemento dell’Organizzazione XIII che hai davanti, Numero Sette?- La voce di Xemnas si era fatta più vicina ora. Il tono era calmo e calibrato, le parole uscivano lente da quelle labbra che avvertiva tanto vicine al proprio orecchio da mandare un involontario e decisamente non gradito brivido lungo la sua schiena. Non gradito, almeno per Isa. Così come quel corpo così imponente alle sue spalle troppo vicino. Aveva voglia di urlare. Ma sarebbe cambiato qualcosa? Qualcuno l’avrebbe sentito?
..beh, qualcuno sì. E infatti.. –Soffio di Fiamme Danzanti, l’assassino dell’Organizzazione. Numero Otto, signore. – Sentì le proprie labbra pronunciare, come una specie di frase registrata, se non fosse stato per quel leggero tono di scherno ad animarla. Poteva vedere gli occhi di Lea che passavano freneticamente da uno all’altro e si accorse in quel momento che, per quanto fosse ancora evidente quella scintilla ribelle e combattiva, non era indirizzata a qualcuno in particolare, ma a tutti in quella stanza. Qualunque cosa Lea avesse intorno era identificata come il nemico, e sì, tremava, teso e ostile come un animale ferito. Si chiese cosa gli avessero fatto per ridurlo in quello stato e avvertì una fitta terribile per lui quando realizzò che sapeva, sapeva tutto quello che Lea aveva passato. Semplicemente perché era tutto lì, fra i suoi ricordi, i suoi pensieri, i suoi ..ordini.

-Precisamente. Ora dimmi, Numero Sette, sai di cosa è accusato il nostro Numero Otto?- Mentre parlava, avvertì la mano di Xemnas, l’altra, scivolare lentamente lungo il proprio fianco, giù, fino a raggiungere la sua stessa mano. Stringeva qualcosa fra le dita. Qualcosa che scivolò dalle sue alle proprie come se si fosse trattato del processo più naturale del mondo. Isa intuiva di cosa si trattava. Isa sapeva, ma si impediva di sapere. Negava, chiudendo gli occhi e scuotendo la testa, ma non c’erano vie di fuga, non c’era via d’uscita.
-Tradimento, ..signore.- Non c’era stata alcuna esitazione nel tono di voce, mentre la propria presa si stringeva ferrea intorno all’oggetto che Xemnas gli aveva dato. Un pugnale. Un meraviglioso pugnale d’argento cesellato. Freddo, leggero e terribilmente affilato.
-Tradimento, esatto.- Aveva mormorato Xemnas accondiscendente. Sembrava tutta un’inutile e dolorosissima farsa agli occhi di Isa. Pregava soltanto che finisse tutto. Se avesse richiuso gli occhi si sarebbe risvegliato nel suo letto, a Radiant Garden con Lea al suo fianco e nulla di tutto questo sarebbe accaduto, sarebbe stato tutto soltanto un orribile incubo.
-Un’ultima domanda, Numero Sette. – La voce cupa e vibrante di Xemnas l’aveva strappato da quei suoi dolcissimi farneticamenti.  –Poi sei ..promosso.- Questa volta si era ridotta davvero ad un sussurro, come se fosse stata rivolta soltanto a Saïx per un tacito e infantile accordo fra loro due. Se non ci fosse stato quel silenzio assordante nella stanza nemmeno lui l’avrebbe sentito. Ma un attimo dopo riprese, tornando ad alzare la voce e, sebbene Saïx rimase impassibile, quell’Isa dentro di lui sussultò. –Qual è la punizione per i colpevoli di tradimento?-

 Non era stato solo il volume a spaventarlo. Era il tono, così aspro, così ..crudele. Xemnas aveva smesso di giocare. Saïx aveva smesso di giocare. L’atmosfera era cambiata. E se Isa fino a quel momento era stato spaventato, ora era terrorizzato. “No..” Un mormorio nella sua stessa coscienza. Ma sapeva a chi era rivolto. “No no no, ti prego, no” Sapeva che lo sentiva. Sapeva di essere ignorato. Ma si rifiutava di arrendersi, non.. come aveva sempre fatto. Si diede dell’idiota, se solo avesse sempre lottato così, se non gli avesse permesso di arrivare a questo punto, lui.. Lui non- “Ma Axel ..il tuo Lea ti aveva voltato le spalle, Isa” Varie immagini gli balenarono nella mente allo stesso tempo, un solo attimo, ma fu sufficiente a colpirlo come uno schiaffo. Axel che scompigliava i capelli a Roxas prima di una missione. Bastoncini di gelato. ..due ragazzini che si facevano una promessa sussurrata sotto le stelle. Fu quella a fargli più male. E poi di nuovo, Axel che gli urlava contro, Axel che difendeva Roxas e quel.. pupazzo. Axel che gli diceva di farsi da parte. Di ..chiudere il becco. Axel che sceglieva loro e non lui. Un solo attimo, che lo lasciò senza forze per ribattere e con un’immensa voglia di piangere ..se avesse avuto i propri occhi per farlo. “Lo sai che è giusto così..” Un nuovo sussurro che gli riecheggiò nella mente. ..ma l’eco venne interrotto.

-Morte, signore. –

Sentì la presa stringersi intorno alla fredda impugnatura, mentre l’altra mano afferrò con uno scatto i capelli di Axel, sollevandogli la testa senza alcuna delicatezza ed esponendo la pelle pallida del suo collo.
Attraverso i suoi stessi occhi, che fissavano freddamente il ragazzo, riuscì a vedere Axel. Il suo sguardo si era fatto decisamente più ..lucido al pronunciare quella parola. Attento, ma ancora così irrimediabilmente ferito. Lo stava guardando direttamente stavolta, e aveva la netta impressione che scrutasse febbrilmente il suo stesso viso, alla ricerca di qualcosa ..qualcuno. Il dolore che leggeva in quello sguardo sembrava trapassarlo. Era insopportabile. “LEA- ..” Urlava. Urlava il suo nome ancora e ancora, ma non era che un flebile pensiero ora. Totalmente inutile.
Sentì la mano che stringeva la lama avvicinarsi al suo collo, con delicatezza e calibrata lentezza. La visuale su Axel gli fu negata quando Saïx lanciò un’occhiata disgustosamente complice a Xemnas, come a volerne verificare l’approvazione. Un solo cenno dell’uomo, animato da un sadico sorriso impaziente che gli mise brividi di rabbia e raccapriccio, bastò per far spostare nuovamente l’attenzione di Saïx sulla sua ..futura vittima. Lo sapeva. Era davvero la sua intenzione. Non una volta aveva pensato di non farlo. Avrebbe ucciso Axel. Avrebbe ucciso Lea. Non riusciva a crederci. E il sentimento sembrava condiviso dal ragazzo, che lo fissava dal basso con occhi increduli e pieni di lacrime. Le due cupe figure ai suoi fianchi gli bloccavano con prese ferree le braccia, costringendolo a rimanere in ginocchio, a scoraggiare ogni tentativo di sottrarsi alla sua pena. ..Ma erano sforzi completamente inutili. Bastava quel soffocante senso di sconforto che gli leggeva negli occhi a bloccare Axel, a privarlo della forza di reagire. Quel bruciante senso di tradimento, quell’incredulo dolore ..

Fu in quel momento che qualcosa dentro Isa si spezzò. Fu come sopraffatto da quel mare di emozioni che Saïx si negava e gli negava. Urlò, urlò forte mentre lui stesso sembrava spezzarsi, esplodere, scagliare quanto rimaneva della sua stessa essenza contro quel vuoto oscuro che si stava artigliando alla sua anima, strappandogliela un pezzo alla volta, sostituendolo con quel ..mostro che era diventato.
Ma non bastò. Era troppo debole. Troppo ..insignificante rispetto all’enorme oscurità che lo sovrastava, senza lasciargli alcuna possibilità. Venne rigettato al suo posto, privato ancora di più di quella poca forza che gli restava. Fu con quella che tentò di ..allungare una mano verso Lea, senza alcuna speranza ovviamente. Eppure..

Eppure successe qualcosa. Uno scintillio, uno scintillio decisamente familiare brillò negli occhi di Saïx. E non solo. C’era stato un lieve ..tremolio in quella mano che fino a quel momento aveva retto freddamente la lama contro alla sua gola, giusto? Non era stato che un breve, brevissimo attimo, ma ad Axel non era sfuggito, Isa lo vide chiaramente. Era difficile rimanere cosciente ora, ma Isa lo vide. Vide Lea che lo notava. Vide un luccichio di speranza in mezzo a tutta quella angoscia.

A quel punto le lacrime bloccate negli occhi di Axel rotolarono lungo le sue guance. –Isa.. – Mormorò con voce rotta, fissando quel volto di nuovo glaciale e distaccato, impassibile come sempre. –Zitto, numero Otto.- Sibilò, ma Axel nemmeno lo sentì. Sembrò annaspare nel tentativo di tendersi verso di lui, gli occhi persi in una disperata ricerca. Sapeva quello che aveva visto, avrebbe riconosciuto quello sguardo in mezzo a mille altri, e non gli importava di Xemnas e di quel coltello, non gli importava più di niente se non.. – ISA! Isa, p-perché? –Riuscì con un inaspettato strattone a liberarsi da quella presa tendendo un braccio verso di lui, singhiozzando ora. –Isa, ti prego, non- andare, non- ISA- ..”

Si bloccò con un’espressione sbigottita, un lieve verso strozzato, le dita tese verso il viso di Saïx si afflosciarono ..e dopo un attimo la mano tremante giunse pigramente alla sua gola. Squarciata. Il sangue sembrava scorrere a fiumi, inarrestabile. Ma Axel nemmeno si prese la briga di provarci, continuò semplicemente a fissare Saïx, lo sguardo implorante via via più appannato e il corpo scosso da lievi spasmi, mentre il sangue cominciava a formare una larga pozza alle sue ginocchia, che andava allargandosi.
Ma Axel non notava nulla di tutto questo, e presto non avrebbe notato più nulla. Ma allungò di nuovo la mano, grondante di sangue e sempre meno ferma, verso di lui. Gli occhi imploranti, scosso da continui singhiozzi e quasi incapace di respirare, mormorò a fatica e con voce arrochita due sole parole. Poi la mano ricadde e così fece anche la sua testa.

Fu l’ultima cosa che Isa vide prima che le figure nere trascinassero via il suo Lea. Poi non volle vedere più nulla, si allontanò da quella coscienza e dal suo corpo, udendo solo in lontananza la sua stessa voce che ordinava a un paio di Dusk di pulire quel macello. Perché lui odiava lo sporco.

Continuò ad estraniarsi e gli sembrava di piangere anche se fisicamente non avrebbe potuto.
Poi perse anche quella sensazione.
Piano piano si sentì scivolare in quel buio di cui, lo sapeva, aveva sempre fatto parte.
Ma quelle due parole, le ultime parola di Lea, non smisero mai di riecheggiargli nella mente, fino alla fine.
Sentì quegli artigli tornare ad aggredirlo e li lasciò fare.
Era ..piacevole, dopotutto. Meglio di tutto quel dolore. Qualunque cosa sarebbe stato meglio.
Ma continuava a sentire quella voce. La voce di Lea.
Ancora e ancora, fino alla fine.
Quelle due parole.

“Non ..dimenticarmi.”

E a che sarebbe servito dirgli che l’aveva già fatto molto tempo prima? Non era stato altro che una delusione, sempre, continuamente.

Ma aveva trovato un modo per risolvere le cose, no?

Gli sembrò di udire una cupa risata distante, tanto distante.

Poi fu tutto buio.



 

[Dedicata alla ragazza che oggi sono orgogliosa di chiamare mia beta reader ..e che mi ha dato il coraggio per buttarmi in quest'impresa. 
So che potrei fare di meglio per te -e lo farò- ma per ora grazie mille per tante tante tante cose, ti adoro ♥
 
E ..grazie anche a chiunque legga questa storia, sempre che qualcuno lo faccia, ecco.
Alla prossima~]
  
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