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Autore: madelifje    31/05/2015    4 recensioni
Ci sono persone col vizio del tabacco, delle corse, del cioccolato, dei francobolli da collezionare.
Liesel potrebbe minimizzare la faccenda dicendo che la sua, di ossessione, è di gran lunga la più economica. In fondo è proprio questo il punto. A volte “economico” non è sinonimo di “legale”.
Giurava di avere smesso.
***
[OS 1k+ ~ Missing Moments ~ Liesel!Centric]
Prima classificata Stars contest! sul forum di EFP
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liesel Meminger, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nick su EFP: madelifje
Nick sul forum: idkrugens
Titolo: "Guarderai il cielo"
Fandom: Storia di una ladra d libri
Citazione scelta: citazione numero 3, "Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in una di esse, visto che io riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero.”
Rating: verde
Avvertimenti: nessuno
Coppia: nessuna
Betareading: no
Nda: Di solito non scrivo su fandom così. Libri così, che mi hanno lasciato così tanto, ho sempre paura di rovinarli. Va anche detto che il Piccolo Principe non mi è piaciuto per niente - sì, rasenta la bestemmia, lo so - quindi, quando ho scelto la citazione, la prima a stupirsi sono stata io. Non appena ho letto la frase ho pensato a questo, non mi importa se come trama non è un granché. Spero davvero che vi piaccia :)





 
"Guarderai il cielo"


 
Se volessimo trovare una qualche giustificazione, diremmo che sia più forte di Liesel.
Ci sono persone col vizio del tabacco, delle corse, delle pulizie, dell'alcol, del cioccolato, del gioco d'azzardo e dei francobolli da collezionare.
Liesel potrebbe minimizzare la faccenda dicendo che la sua, di ossessione, è di gran lunga la più economica. In fondo è proprio questo il punto: a volte “economico” non è sinonimo di “legale”.
Giurava di avere smesso.
Era il ventiquattro aprile del ‘cinquantasei. Aveva vagabondato per tutta la mattina tra le bancarelle di un mercatino dell’usato, canticchiando una canzone sentita per caso alla radio, alla semi-disperata ricerca di qualcuno che vendesse libri. L’aveva trovato.
Si trattava di un omaccione simpatico e baffuto, che aveva sorriso nel vedere il suo entusiasmo per il Viaggio al centro della Terra. Liesel l’aveva desiderato a lungo, setacciava ogni libreria della zona da mesi, chiedendosi come fosse possibile che non ce l'avesse nessuno. Adesso era lì, tra le sue mani, una copia praticamente nuova…
…e non le bastavano i soldi.
«Scheiße» imprecò tra i denti. Le mancava troppo per poter chiedere uno sconto e, data la faccia simpatica dell’omaccione, avrebbe sicuramente avuto dei sensi di colpa. Così Liesel Meminger se ne andò a mani vuote, ostentando allegria ma sentendosi una pezzente. Decise di sfruttare i pochi franchi che aveva in tasca per comprarsi qualcosa da bere, più per orgoglio personale che per un effettivo bisogno. Si avviò verso il suo bar preferito, un vecchio caffè che riusciva a tirare avanti dal primo dopoguerra. Osservò la facciata in pietra, la veranda con le piante rampicanti e i clienti seduti ai tavolini. Quella semplice vista bastava a scacciare in parte il malumore dovuto al fallito acquisto. Liesel inspirò felice, fece tre passi verso l'ingresso e lo vide.
Una donna, che aveva coperto un elegante abito rosa con un altrettanto costosa giacca color crema, si era alzata per andare a pagare il conto e aveva lasciato un libriccino bianco incustodito sul tavolo.
Inizialmente Liesel ci passò semplicemente accanto, poi commise l’errore di lanciare uno sguardo alla copertina. Il piccolo principe, di Antoine de Saint-Exupéry.
Non l’aveva mai letto, nonostante se ne sentisse parlare ovunque da un po’ di tempo. Era una copia vissuta, di quelle che si vede che sono state lette e rilette più volte, forse anche sottolineate, impressione che andava un po’ a cozzare con l’idea che Liesel si era fatta della sua proprietaria.
Il libro d'altronde era considerato da tutti un capolavoro, a lei invece non ispirava granché, anche se...
Senza riflettere, prese il volumetto tra le mani e lo sfogliò.
“È il tempo che si è perduto per una persona a determinare la sua importanza.” 
Banale. Cliché. Scontato. Frase strappalacrime scritta appositamente per far immedesimare tutti quelli col cuore spezzato, che avrebbero gridato al capolavoro. Liesel fu sul punto di rimettere il libro a posto, ma finì per desistere e sfogliare ancora qualche pagina. Voleva avere più elementi, per potersi lamentare con cognizione di causa.
"Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in una di esse, visto che io riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero.”
 
 

 
 
Bianco.
 
 
È sul portapacchi di una bicicletta. Si regge ai fianchi ossuti di un ragazzino coi capelli giallo limone, facendo attenzione a non grattare le suole delle scarpe per terra. La refurtiva, tre mele e un pezzo di formaggio, è nel cestino davanti. Liesel non è riuscita a capire esattamente come abbiano fatto a procurarsi la bicicletta; al momento, però, quello è l’ultimo dei loro problemi. Il mezzo di trasporto è vecchio, le ruote ad ogni dosso minacciano di staccarsi, d'altro canto il ragazzino che guida non sembra intenzionato a rallentare. È sera, il sole è tramontato quasi del tutto e loro hanno praticamente raggiunto il fiume Amper. 
Ah, già, li stanno inseguendo.
«Tieniti!»
Ce l’hanno quasi fatta.
(Liesel si stava già tenendo, comunque)
Svoltano in un vicolo, nel quale un uomo corpulento sta tentando di caricare delle casse su un carro messo di traverso nella stradina. Fischietta, non li ha visti. Il ragazzino biondo non rallenta, Liesel suda.
«Gesù, Giuseppe e Maria, stavolta ci ammazziamo!»
«Ti fidi di me, Saummensch
Mica tanto.
«Cosa vuoi fare?»
«Quando ti dico di gridare, grida.»
Lui le dà l'ordine all’ultimo minuto, quando l’uomo in mezzo al vicolo si è già accorto della loro presenza, anche se troppo tardi. Liesel strilla a pieni polmoni, in un modo di cui più tardi si sarebbe vergognata, e anche l’energumeno grida. Il ragazzino no, lui ride.
La scena passerà alla storia.
L’uomo si lancia di lato, facendo cadere le due casse che teneva fra le mani. Tra il cancello di una delle case e il carro c’è solo una stretta passerella di legno. Il ragazzino smette di pedalare e Liesel capisce. Stavolta si ammazzano sul serio. Il ragazzino salta e la bicicletta rubata vola sopra la passerella. C’è il biondino che esulta e la ladra di libri che afferra al volo una pagnotta proveniente dalle casse, si sa mai.
Poco dopo, i due manigoldi si lasciano cadere stremati sulla riva del fiume. Hanno il fiatone e l’effetto dell’adrenalina che inizia a svanire. L’erba solletica la faccia di Liesel; di fianco a lei, il ragazzino coi capelli color limone ride ancora. Rotolano fino a trovarsi in posizione supina, uno di fronte all'altro.
«Gesù, Giuseppe e Maria» ansima Liesel. «Potevi dirmelo prima, che sapevi volare.»
«Nah, Jesse Owens non può svelare i suoi segreti a tutti. Ma non mi merito un bacio?» chiede Rudy.
Liesel scoppia a ridere.
Sono spuntate le stelle.
 
 
Bianco.
 

«Avresti dovuto vedere che stellata.»
«Descrivimela.»
«Prima abbiamo visto il Grande Carro. Poi Papà ha detto di cercare per bene, ‘ché sicuramente c’era anche il Piccolo.»
«E c’era?»
«C’era. C’erano così tante stelle che ero contenta di essere sdraiata, perché altrimenti sai che giramenti di testa? E Papà ha iniziato a raccontarmi le loro storie, di tutte quelle stelle; dei guerrieri, delle principesse orientali, degli dei e della magia. Sicuramente tante se le è inventate al momento, mica sa tutte quelle cose, però facevano venire i brividi. E poi c’era la stella polare. Ti giuro che anche le altre erano tutte bellissime, roba da non trovare le parole per descriverle. Ma quella stella, Max, non potevi non vederla.»
 
 
Bianco.
 
 
Non le vuole dare la fisarmonica.
Quel maledetto tipo dell’LSE non le vuole dare la fisarmonica di Papà. Perché non capisce? È sua, gliela deve riportare.
Negli istanti successivi è Liesel a capire tante cose.
Perché la Mamma e il Papà non si muovono, ad esempio.
La Mamma non si sta alzando fumante dalla rabbia, non sta prendendo lo slancio per mollarle un ceffone e non la chiama Saummensch. Perché non lo fa? Liesel non se la prenderebbe, sul serio. 
Basterebbe anche che aprisse gli occhi.
La mamma di Liesel è bella. Quella volta che era corsa a scuola solo per che Max Vanderburg si era svegliato? Lì era bellissima.
Liesel vorrebbe averglielo detto, un giorno, per sbaglio, mentre si sforzava di mangiare la zuppa disgustosa o usciva per andare dalla moglie del sindaco.
Adesso non si può più.
Papà, invece, è così tante cose da non farle trovare le parole. Ha un nodo troppo grande, proprio in gola, e non se ne vuole andare. Il mento trema. Gli occhi bruciano. Le mani magre stringono una fisarmonica rovinata, appoggiano lo strumento vicino al suo legittimo proprietario. Il suo posto, dopotutto, è quello lì.
Liesel ingoia il nodo alla gola e, finalmente, piange.
 

 
Il ciello della Himmelstrasse solitamente ha il colore dello sputo, acquoso e con poche stelle. 
Liesel lo sa, lava via sputi dalla porta di casa tutte le sere, ogni tanto è normale che le capiti di sollevare lo sguardo. Dopotutto, doveva trovare nuove stelle da raccontare a Max. 
Il cielo le piace.
Stanotte il fuoco lo copre completamente.
 
 
 
Bianco.
 
 
«'Capelli color dei limoni?' Gli hai parlato di me?»
«Certo che gli ho parlato di te.»
 




 
 
 
 
Una donna in abito rosa uscì da un bar.
Era il ventiquattro aprile del ‘cinquantasei e aveva appena pagato uno dei migliori caffè della sua vita.
Si sistemò la giacca costosa, sorrise tra sé e sé e si diresse verso il mercatino dell’usato.
Fece esattamente quattordici passi, poi si fermò.
Girò sui tacchi, i suoi occhi verdi vagarono pensierosi fino a posarsi sul tavolo che aveva occupato poco prima.
Scosse distrattamente la testa e continuò per la sua strada.
Il tavolino del bar.
Che strano, avrebbe potuto giurare di averci appoggiato sopra il Piccolo Principe
 
  
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