La pioggia batteva lenta contro il vetro della stanza d’ospedale, della musica che non riconosce fuoriesce lenta dalle casse. Apre piano gli occhi e ciò che vede è soltanto il soffitto bianco dell’ospedale, volta il capo di lato e nota la figura di Sam addormentato su una poltrona con un giornale poggiato sull’addome.

Dov’era ora Bucky? Era vivo? Doveva esserlo. L’aveva perso per la seconda volta e per quanto fosse strano.. quella separazione sembrava fargli più male della prima. Perché? Perché sapeva che ora era vivo. Vivo e da qualche parte, solo e forse con molte domande per la testa. Bucky l’aveva aiutato innumerevoli volte nella sua vita e ora che toccava a lui poter fare altrettanto, si sentiva impotente. Lì, bloccato in quel letto, senza avere la più pallida idea di dove lui fosse.
Molte domande gli giravano per la mente, perché non l’aveva ucciso quando poteva? Perché gli aveva risparmiato la vita? Ogni volta che chiudeva gli occhi, il suo sguardo gli tornava alla mente, uno sguardo incrinato, incerto che nascondeva dietro ben altro primo tra tutti.. La paura. Non paura di lui, ma aveva paura di non sapere più da che parte stare e cosa fare davvero. Doveva trovarlo e aiutarlo. Fargli capire che non era solo, che lui c’era. Per quanto non si ricordasse nulla dei momenti passati insieme da bambini, delle partite di baseball, dei momenti in cui correva in suo aiuto, contro i bulletti della scuola, della guerra, delle persone che gli volevano bene.. Doveva riportarlo indietro.. Non poteva perderlo di nuovo..
Rigirandosi nel lettino ospedaliero si chiedeva perché si sentisse così, non sapeva neanche lui come definire ciò che sentiva, un dolore ben oltre il fisico gli si era irradiato dentro, un dolore che non sentiva da molto tempo.. forse neanche per la morte di sua madre.. Poteva Capitan America provare dolore? Poteva chiudere tutto il mondo fuori da una porta ed essere solo Steve Rogers per qualche istante? Poteva tornare ad essere quel ragazzo di Brooklyn.. a cui.. nonostante tutto ciò che era accaduto.. mancava il suo migliore amico? Poteva lasciarsi andare?
“Bucky..”
Un rumore appena accennato, un battito di ciglia e vede far capolino nella stanza una testolina rossa.
-Natasha..- il sorriso è chiaramente forzato sulle labbra, potrebbe mai essere sincero?
-Ehi, come ti senti?- il sorriso della ragazza è chiaramente più sincero del suo..
-Bene.. Certo, ho visto momenti migliori.-
-Non l’hanno trovato.-
Dopo un momento di confusione collega le sue parole alla domanda che si era posto oramai molte volte da quando aveva ripreso conoscenza e non poté non esserne felice, non l’avevano catturato, né tantomeno avevano trovato il suo cadavere.
-Natasha..-
Un lieve cenno del capo da parte della rossa gli lascia intendere che ha già capito cosa vuole chiedergli.
-Grazie.-
-Ringraziami quando avrò ciò che vuoi- l’ennesimo sorriso seguito da un bacio sulla fronte e così com’era arrivata, andò via lasciandolo solo, in preda ad una tenua speranza, la speranza di poterlo ritrovare.