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Autore: Roberto_Yoda    08/01/2009    2 recensioni
Un ultimo addio tra vittima e carnefice. Nei capitoli successivi a quelli della vicenda di Hitomiko, Naraku riceve una visita da un fantasma del passato, rivive eventi da tempo trascorsi ...
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kikyo, Naraku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ovvero, un mucchio di noiosissime note introduttive.

Così vi potrete preparare a quel che vi aspetta, ed eventualmente decidere di spendere più utilmente il vostro tempo altrimenti.

 

Com’è strutturata questa fic?

In linea di massima, non troverete un gran numero di episodi nuovi o diversi da quelli della serie che ben conosciamo. Posso quindi affermare che, sotto moltissimi aspetti, questa è una riscrittura, o meglio ancora rilettura, di certi passaggi che a me personalmente sono molto piaciuti, e che riguardano soprattutto il personaggio di Kikyou in rapporto ad antagonista e protagonista della storia.

 

Questo lo dico, in quanto mi sono interrogato sul senso che poteva avere mettere in scena cose già viste e abbastanza note.

D’altra parte, io non sono certo uno scrittore. Posso, al limite, giocare un po’ negli spazi lasciati da un autore, ma nulla più.

Quindi. Uomo avvisato mezzo salvato. Ci saranno alcune scene nuove, ci saranno idee magari non presenti nella storia originale e che mi sono divertito a “infilare” nella fic, ci sarà un angolo diverso dal quale vedere il racconto. Specialmente all’inizio, noterete molta fedeltà rispetto all’originale soprattutto nei dialoghi (anche se non mancheranno alcune opportune modifiche, allo scopo di andare a parare dove mi interessa).

Poi la vicenda, pur seguendo sempre le “orme” della storia, se ne affrancherà un pochino di più.

E giocherò molto sull’introspezione dei personaggi (che è, in fondo, quel che mi riesce meglio).

 

Secondo punto.

La Kikyou di cui mi accingo a raccontare e dalla quale mi muovo è quella dell’anime, non quella del manga.

Non terrò conto, però, degli episodi riempitivi (i cosiddetti filler), salvo due eccezioni che segnalerò a suo tempo.

Pescherò certamente alcune cose dal manga, e ovviamente mi ricongiungerò alla Kikyou del manga ad anime finito.

 

 

Ora, un po’ di spiegazioni “tecniche”.

La struttura dell’anima per i giapponesi (struttura che la Takahashi usa nel racconto), è il seguente (prendetelo con un minimo di beneficio d’inventario, ma così dovrebbe essere se non ho frainteso qualche punto).

L’anima è divisa in tre parti.

- haku. Il soffio vitale. Questa parte dell’anima, che potrebbe essere definita energia vitale/spirituale, è in sé un’energia inerte.

L’haku è ciò che inizialmente Hakudoushi usa, come ricorderete, per assemblare Mouryoumaru. Privo delle restanti parti di anima, Mouryoumaru è solo un burattino. Hakudoushi (nome significativo) manipola l’haku per muoverlo e farlo agire, finché a Mouryoumaru non viene fornito un ‘cuore’.

In mancanza di informazioni più precise, do per scontato che Kikyou sia dotata di un haku, preso da una parte di quello di Kagome, e che nell’haku risieda sia la forza fisica che i poteri spirituali di cui è dotata.

- tamashii. La parte spirituale, della coscienza di sé e dei sentimenti. Assimilabile a quanto possiamo considerare anche noi anima. Quando si parla della parte di anima propensa all’odio che risiede nel corpo rianimato di Kikyou, la Takahashi si riferisce propriamente a questo: la tamashii di Kikyou è “spezzata” e questa porzione si annida nel corpo fabbricato da Urasue.

Infatti (come vedete, per una volta ho sconfitto la pigrizia e fatto bene i compiti a casa) i capitoli del manga nei quali Kikyou tenta di trascinare all’inferno Inuyasha si intitolano Sukuwarenu Tamashii, tradotto nelle scan inglesi Un’anima al di là della redenzione ma che letteralmente dovrebbe suonare così: una tamashii che non può essere curata.

Tamashii è anche ciò che propriamente estrae Kikyou da Midoriko nel tentativo di contrastare gli effetti del veleno di Naraku.

- shinidama. La parte di anima che muove il corpo fisico. Ovvero, ciò che permette alla tamashii di manipolare l’haku per muoversi e agire. Kikyou è del tutto priva di tale porzione di anima, ed è ciò che i suoi insetti demoniaci, chiamati appunto shinidamachu, raccolgono per lei.

Tuttavia, nella versione giapponese, quando ci si riferisce alle anime raccolte da Kikyou vengono usati in maniera intercambiabile i due termini ‘shinidama’ e ‘tamashii’.

E, propriamente, se è pur vero che Kikyou ha bisogno delle shinidama, è altrettanto vero che raccoglie anime intrise di rimpianto e tristezza (chiaro riferimento alle tamashii).

 

Perciò, ho semplicemente deciso che gli shinidamachu prendono entrambe queste parti dell’anima delle donne morte. Nel racconto userò il vocabolo “anima” per intendere queste due parti dell’anima giapponese.

 

 

Divinità.

Nella religione scintoista, le divinità sono chiamate “Kami”. Il termine divinità è in parte fuorviante, così come quello di demone (youkai). I più potenti tra i Kami sono comunque assimilabili approssimativamente alle divinità greche, ed è in questa accezione che userò il vocabolo.

Ma anche le montagne, le tempeste, gli antenati, gli eroi (e l’imperatore del Giappone) sono o possono essere Kami.

 

 

Aldilà.

Gli spiriti dei morti sono liberi di reincarnarsi 49 giorni dopo la morte. Coloro che non hanno ricevuto un funerale appropriato, o che sono legati al mondo dei vivi da catene di dovere e/o passione, non si possono reincarnare.

Costoro rimangono nel Meidou, l’oscuro regno dei morti (Inferno, diciamo, o Ade che si voglia), ricordando tutto ciò che hanno odiato e amato.

Il Kami che governa il Meidou è conosciuto con il nome di Okuninushi.

 

NOTA: detto questo, io ho intenzione di appropriarmi dei concetti che mi tornano utili, per poi rielaborarli secondo i miei comodi. Non ho certo intenzione di perdermi in un trattato sulla corretta interpretazione di questo corpus mitologico, che ho tratteggiato in maniera molto sbrigativa.

Mischiare e inventare è molto più divertente e meno faticoso che documentarsi troppo ^_^“

 

 

Per finire, un po’ di glossario. E se avete resistito fin qua, forse avete le spalle (spalle, ho detto! Cosa andate subito a pensare, maliziosi!!) per sopportare anche il resto.

 

 

Miko: sacerdotessa scintoista;

Kuro miko: sacerdotessa oscura;

Bou: monaco buddista;

Oni: demone con un occhio solo simile a un orco;

Gumo: ragno;

Naraku: inferno o “abissi infernali”;

Shikon no Tama: la sfera dei 4 spiriti;

Kikyou: il nome di un fiore, la campanella cinese. Ma anche, colei che è eccentrica;

Chihaya: il costume tradizionale della miko indossato da Kikyou;

Hakama: la parte inferiore, rossa, del costume della miko (i pantaloni);

Hitoe: la parte superiore, bianca, del costume della miko (il kimono);

Youkai: demone/creatura sovrannaturale;

Hanyou: mezzodemone;

Youki: energia “demoniaca” di youkai e hanyou;

Juso: maledizione;

Shikigami: creatura artificiale che serve le miko;

Taijiya: sterminatore di demoni;

Daimyo: il capo di un clan, assimilabile al nostro “signore feudale”. La madre di Inuyasha è la figlia di un daimyo;

Ronin: samurai senza daimyo;

Katana: spada del samurai;

Bokken: la spada di legno, letale quasi quanto una katana.

 

–dono e –sama: suffissi di saluto. In giapponese non esiste il lei e il voi (anche se io ho tutta l’intenzione di utilizzarli). Il minore o maggior rispetto, all’interno di una frase, si ottiene rivolgendosi in maniera più o meno formale all’interlocutore. Dono è suffisso molto formale che si usa nei confronti di una persona rispettabile con cui si ha poca o nessuna familiarità. Sama è anch’esso un suffisso di grande rispetto, ma che implica una maggiore vicinanza.

 

Ringraziamenti:

a rosencrantz (aka Lara) per l’apprezzamento e l’incoraggiamento;

a solandia (aka Elena) in quanto questo racconto deve molto anche a tutti i fiumi d’inchiostro versati nei nostri papiri a sostenere (io) le “ragioni” della scelta di Kikyou di rendere umano Inuyasha e l’altra a ribadirne i “torti” e le ombre. Sempre un piacere          ^-^

  
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