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Autore: Mitsuki no Kaze    08/06/2015    1 recensioni
"- Come mai la classe è vuota?-
Il più grande lo guardò non capendo la domanda, perciò il ragazzo provò a spiegarsi meglio.
- I tuoi compagni, intendo. Nessuno rimane per pranzo qui?-
- No, mangiano tutti fuori.- rispose lui con sufficienza.
- E tu mangi tutti i giorni solo?- continuò Sora.
Riku annuì con il capo, per poi riprendere a mangiare, rivolgendo tutta la sua attenzione al bento.
- E perché?-
Questa volta il maggiore sollevò lo sguardo e lo osservò con i suoi occhi verdi.
- Hanno paura di me, nessuno vuole stare in mia compagnia.-"
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kairi, Riku, Sora, Vanitas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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They are scared of me



Sora correva a perdifiato per strada con una fetta di pane tostato ed imburrato tra i denti, presa di fretta e furia dalla cucina, prima di fiondarsi fuori di casa dato che era in estremo ritardo.
La sveglia non era suonata neanche quella mattina  e lui doveva decidersi a cambiare le batterie di quell’aggeggio, perché non poteva più rischiare un infarto al mattino, non appena si accorgeva che mancava una mezz’ora scarsa all’entrata a scuola.
Aveva dovuto fare velocemente la doccia, indossare l’uniforme, afferrare la cartella e la «colazione», per poi scappare via.
Almeno sarebbe riuscito ad arrivare più o meno in orario, e dopo aver imboccato l’ultima traversa che l’avrebbe portato al proprio liceo, decise di rallentare il passo e di consumare il suo esiguo pasto.
Mentre divorava la fetta di pane vide Vanitas, il teppistello del secondo anno dai capelli neri e gli occhi dorati, importunare una ragazza proprio fuori dai cancelli della scuola. In un’altra occasione avrebbe tirato dritto, perché detto onestamente lui non era proprio un duro e avrebbe preferito evitare un confronto con Vanitas al mattino prima dell’ingresso a scuola. Il bullo, però se l’era presa con una ragazza in particolare.
Kairi, la sua migliore amica, che probabilmente non era ancora entrata in classe perché stava proprio aspettando lui.
Sora non poteva certo ignorare la situazione perciò si fece avanti, pronto ad affrontare il delinquente e ad aiutare l’amica.
Non appena lo vide arrivare Vanitas si voltò verso di lui e un sorriso poco raccomandabile si dipinse sul suo volto.
- Oh Sora! Chi si vede!-
Lui deglutì rumorosamente e avanzò di qualche altro passo.
- Io e la tua amica ti stavamo aspettando! Non si arriva in ritardo a scuola!- disse con tono saccente.
Il ragazzo corrugò la fronte e si voltò a guardare l’amica che gli rivolse un’espressione preoccupata.
- Beh, sì è vero…- disse incerto. – Ora sono  arrivato, andiamo in classe?-
Tentò di superarlo velocemente, mentre prendeva una mano Kairi per avviarsi entrambi all’interno della scuola, ma Vanitas gli afferrò l’altro polso, impedendogli di proseguire.
- Non andatevene subito, avanti!-
Gli occhi dorati del teppista puntarono la sua cartella e brillarono inquietantemente.
- Perché non mi fai vedere cosa c’è lì dentro?- chiese con falsa gentilezza.
Il ragazzo sospirò rassegnato e sollevò il braccio per consegnargliela. Il bulletto sorrise vittorioso della conquista e la prese con entrambe le mani.
Sora a quel punto, fece cenno a Kairi di andare via. La ragazza tentennò, non volendo lasciare l’amico solo, ma lui insistette e lei corse oltre il cancello.
Quando Vanitas sollevò lo sguardo aveva già varcato l’ingresso dell’atrio e stava raggiungendo l’entrata dell’edificio.
Rimase ad osservare la sua figura, forse un po’ deluso per essersi fatto sfuggire una preda, ma non fece niente per riprenderla.
Il ragazzo rimasto provò anch’egli la fuga, approfittando del suo momento di distrazione. Tentò di sfilargli la borsa dalle mani per poi correre all’interno della scuola, ma Vanitas fu più svelto: lo afferrò per il colletto della camicia e lo inchiodò al muro che vi era alle sue spalle.
- Pessima idea.- proruppe con voce cattiva. – Pensavo di rubacchiarti solo qualcosa, ma a quanto pare dovrò pensare a punire la tua codardia, Sora. Non si scappa dai nemici, si affrontano.-
Sistemò la tracolla di Sora su una spalla, con la mano libera, mentre con l’altra teneva ancora il ragazzo contro il muro. Cominciò a rovistargli dentro la borsa e trovò solo un paio di quaderni che furono gettati a terra e calpestati fino a strapparne le pagine.
Poi trovò un portamonete. Lo soppesò un po’ sul palmo della mano e sentendo Sora deglutire rumorosamente, sorrise malevolo.
Lo mise semplicemente in tasca e riprese ad ispezionare la cartella, ma non trovò più nulla che attirasse il suo interesse.
Allora sollevò lo sguardo, mostrando un altro dei suoi sorrisi cattivi.
- Bene Sora, dato che tu mi ha dato un bel regalo per ricordarmi di quest’incontro…- e toccò la tasca in cui aveva conservato il suo portamonete, facendolo tintinnare. – Adesso è il mio turno.-
Sollevò il braccio accanto al proprio volto e piegò il gomito, pronto a sferragli un pugno in pieno viso.
Il ragazzo serrò gli occhi, come se servisse ad evitare il colpo o a renderlo meno doloroso, ma qualcosa accadde.
Le nocche di Vanitas non si scontrarono mai con il suo zigomo o con il suo naso, anzi sentì l’altro inveire a denti stretti.
Sollevò lentamente le palpebre e la prima cosa che vide fu un'altra mano che stringeva il polso di Vanitas.
Alla propria destra, Sora vide un ragazzo poco più alto di Vanitas, dai lunghi capelli bianchi. Sul volto del delinquente era sparito il sorrisetto arrogante che aveva avuto fino a quel momento e sembrava piuttosto preoccupato, quasi spaventato.
L’altro ragazzo lo lasciò andare, senza dire una parola. Nemmeno Vanitas emise un verso, sfilò la borsa di Sora dalla spalla, gettandola per terra e sparì oltre il cancello.
Il ragazzo rimase immobile contro il muro, gli occhi fissi sul suo salvatore. Quello si voltò e Sora tremò per un attimo. Gli occhi verdi del giovane dai capelli bianchi si puntarono nei suoi, in un espressione non più rassicurante di quella di Vanitas.
Sora lo riconobbe subito, dato che indossava l’uniforme della loro scuola e che il suo aspetto era inconfondibile.
Era Riku, frequentava il secondo anno di un’altra sezione ed anche lui aveva la nomina di bullo della scuola.
Dopo che Vanitas era scappato con la coda tra le gambe alla sua vista, non era difficile immaginare che lui potesse essere anche più temibile del ragazzo con i capelli neri.
Riku, però si chinò per terra e raccolse quello che restava dei quaderni di Sora, per poi porgerli al ragazzo, assieme alla borsa.
- Grazie…- rispose debolmente lui.
Lui si limitò ad un gesto del capo, per poi voltarsi ed entrare all’interno dell’istituto.
Sora rimase per un attimo fermo sul posto. La sua mente stava per rielaborare tutte le informazioni che aveva accumulato in quei minuti e per un attimo ebbe l’impressione che gli potesse scoppiare.
Scosse con forza il capo, nel tentativo di svuotare la mente. In quel momento la campanella suonò ed il ragazzo sobbalzò. Rimise i quaderni strappati nello zaino e corse verso l’edificio.
 
 
Per tutta la giornata Sora rimase pensieroso. L’incontro con Vanitas prima e poi l’inaspettato aiuto di Riku gli affollarono la mente per tutte le ore di scuola.
Anche quando suonò la campanella della pausa pranzo, il ragazzo restò seduto al suo posto, intento a guardare fuori dalla finestra, perso nei suoi pensieri.
Kairi si avvicinò all’amico e lo richiamò, toccandogli una spalla.
- Sora, tutto bene?-
Lui sussultò e la guardò confuso.
- Sì, scusa… stavo pensando ad una cosa.-
Lo sguardo della ragazza si fece ancora più preoccupato.
- Riguarda quello che è successo stamattina con Vanitas? Cosa è successo dopo che me ne sono andata?-
- Esatto, riguarda proprio questo! Dopo che sei entrata a scuola lui ha rovistato nella mia borsa, ha preso il mio portamonete e mi ha distrutto i quaderni! Poi voleva… «lasciarmi un ricordo» dell’incontro… ma quando stava per darmi un pugno Riku, quello del secondo anno, lo ha fermato!- raccontò concitato, recuperando immediatamente tutta la sua vitalità.
- Riku? Quello con la faccia sempre scura? Dicono faccia parte della Yakuza!- esclamò stupita Kairi.
- Sì sì, proprio lui! Ha fermato Vanitas e mi ha ridato i quaderni! Poi è andato via, senza dire una parola.- concluse Sora.
In quel momento un loro compagno aprì la porta della classe e si fece immediatamente da parte, era teso come una corda di violino.
- Hai detto di cercare, Sora? E’ qui in classe!- disse nervosamente, per poi scappare in corridoio.
Fuori dalla porta si sentiva un certo mormorio concitato.
Sora e Kairi si voltarono per capire chi cercava il ragazzo e non appena videro proprio Riku entrambi sussultarono.
Il ragazzo più grande li osservò per un attimo, poi si avvicinò e i due videro che teneva in mano un sacchetto. Lo poggiò proprio nel banco di Sora e disse:
- So che Vanitas ti ha preso i soldi e non ho visto nessun pranzo al sacco nella tua tracolla, perciò ho pensato che saresti rimasto a digiuno.-
Poi si voltò ed uscì dalla classe richiudendo la porta.
I due amici erano rimasti immobili ad osservare il punto in cui Riku si era fermato a parlare, troppo sconvolti per  poter dire o fare qualcosa.
Il primo a riscuotersi fu Sora, che allungò lentamente una mano verso il sacchetto che l’altro ragazzo aveva poggiato sul tavolo.
- Dei… tramezzini?- balbettò tirandoli fuori dalla busta.
 Kairi sgranò gli occhi e puntò lo sguardo su di essi.
- Sembrano pure fatti in casa! Non sono stati acquistati.- osservò la ragazza, mentre l’amico di scartava.
Non avevano infatti l’involucro plastico con un etichetta dei prodotti comprati nei supermercati.
Sora li puntò, sconvolto.
- Riku mi ha offerto il suo pranzo….-
 
 
Ci aveva pensato bene, era stato praticamente tutta la notte sveglio per decidere cosa fare e non aveva trovato altra soluzione.
Perciò il giorno dopo, armato di tutto il coraggio di cui disponeva, si era presentato davanti la classe del secondo anno, durante la pausa pranzo. Non aveva trovato nessuno nei pressi dell’aula perciò provo a bussare, per poi aprire la porta e guardare all’interno.
Sora si ritrovò a deglutire rumorosamente non appena si accorse che la classe sarebbe stata vuota se non fosse stato per la presenza di una singola persona: Riku.
Infondo era contento di averlo trovato, si sarebbe liberato di quel pensiero opprimente subito.
Si avvicinò con passo malfermo fino al banco del ragazzo, ma lui sembrò non accorgersi di lui, troppo intento a leggere un libro.
Sora tossicchiò un po’, nervoso, prima di iniziare a parlare.
- Ciao, scusa se ti disturbo… Ma visto che ieri mi hai offerto quei  tramezzini, volevo sdebitarmi e ringraziarti.-
Riku aveva sollevato gli occhi su di lui, ma non disse nulla.
L’altro ragazzo iniziò a tremare sotto il suo sguardo e fece una fatica immensa per poggiare sul suo banco una scatola di bento.
Gli occhi verdi di Riku si spostarono sulla scatola del pranzo, per poi ritornarne di nuovo su Sora. Rimase a fissarlo per quelle che sembravano ore, poi parlò.
- Non ce n’era bisogno.-
Il ragazzo sobbalzò, come se non si aspettasse una risposta.
- Sì, cioè… Mi sembra il minimo! Mi hai aiutato con Vanitas, dovevo ricambiare in qualche modo!-
Il maggiore sembrò riflettere sulla sua risposta, poi prese la scatola del bento e l’aprì.
Sora si sentì improvvisamente di troppo, mentre il ragazzo dai capelli lunghi cominciava a mangiare. Spostò lo sguardo per l’aula mentre tentava di trovare una scusa per potersene andare, senza sembrare in fuga.
Ma non c’era niente in quell’aula alla quale si potesse appigliare, che gli facesse venire un’idea. Quella classe era completamente vuota.
Quel dettaglio, che in un primo momento non sembrava avere alcuna importanza, stupì Sora,che riportò la proprio attenzione su Riku.
Lo trovò mentre fissava un wurstel tagliato a forma di polipetto con sguardo truce, ma quella vista non lo fermò dal porgli una domanda.
- Come mai la classe è vuota?-
Il più grande lo guardò non capendo la domanda, perciò il ragazzo provò a spiegarsi meglio.
- I tuoi compagni, intendo. Nessuno rimane per pranzo qui?-
- No, mangiano tutti fuori.- rispose lui con sufficienza.
- E tu mangi tutti i giorni solo?- continuò Sora.
Riku annuì con il capo, per poi riprendere a mangiare, rivolgendo tutta la sua attenzione al bento.
- E perché?-
Questa volta il maggiore sollevò lo sguardo e lo osservò con i suoi occhi verdi.
- Hanno paura di me, nessuno vuole stare in mia compagnia.-
 
 
All’inizio era stato difficile farlo, le prime volte era stato un disastro ma con il tempo le cose erano migliorate.
Sora sorrise soddisfatto, non appena ebbe finito di svuotare il suo bento, fino all’ultimo chicco di riso. Voltò il capo e vide Riku seduto al suo banco, intento a finire un cartone di succo di frutta, mordicchiando di tanto intanto la cannuccia.
Gli sorrise e il ragazzo dai capelli chiari ricambiò.
Se glielo avessero detto, Sora non ci avrebbe mai creduto.
Era diventato amico di uno dei bulli della scuola.
Riku, però, non era davvero un bullo. Non faceva male a nessuno, ma stava sempre da solo e la sua espressione cupa, i capelli lunghi da ribelle e il fisico muscoloso avevano fatto nascere quelle voci sul suo conto.
In realtà non era altro che un bravo studente, tranquillo, a cui piaceva fare sport. Era anche un buona compagnia, non appena prendeva confidenza ed era molto disponibile. Infatti lo aveva più volte aiutato con i compiti.
Anche Kairi aveva fatto amicizia con Riku, nonostante la diffidenza iniziale, ma grazie all’insistenza di Sora anche lei aveva messo da parte i pregiudizi ed aveva imparato a conoscere quel ragazzo per davvero.
Al pensiero della propria amica, il giovane si scurì un po’ in volto e la cosa non sfuggì proprio a Riku.
- Tutto bene?-
Sora sobbalzò.
- Sì, sì! Scusa ero sovrappensiero…-
Il ragazzo dai capelli argentei rimase a fissarlo e lui dovette voltarsi da un’altra parte, perché non riusciva a sostenere il suo sguardo.
Sapeva che era sbagliato farlo, ma non poteva fare a meno di pentirsi per aver fatto conosce Riku  e Kairi. Quando erano tutti e tre insieme, i due ragazzi si mettevano a chiacchierare, lasciandolo da parte. Sora aveva anche scoperto che si erano visti qualche volta da soli e da lì a pensare che si piacessero, il passo era breve.
E come dar loro torto? Erano un ragazzo ed una ragazza molto belli, intelligenti che andavano d’accordo. Sarebbe stato il minimo che la scoppiasse la scintilla.
Il ragazzo si sentiva amareggiato di essere geloso, era meschino da parte sua provare quel sentimento. Sarebbe dovuto essere felice per i suoi due amici.
Invece no, Sora fissava Riku e desiderava ritornare al momento in cui lui era solo un teppista agli occhi di Kairi. Voleva tornare a passare il tempo con lui, studiando e parlando di sciocchezze.
- Dimmi cos’hai. Te lo si legge in faccia che qualcosa si preoccupa.-
Rabbrividì a quelle parole.
Il maggiore sapeva capire ogni suo singolo pensiero, e questo lo spaventava.
Si voltò nella sua direzione e trovò i suoi occhi ad osservarlo, in attesa di una risposta.
Iniziò a boccheggiare alla ricerca di una scusa da dirgli, ma se avesse temporeggiato troppo, Riku si sarebbe accorto che stava mentendo.
- Tu e Kairi vi siete fidanzati?- chiese all’improvviso, senza quasi rendersene conto.
Il ragazzo dai capelli chiari sgranò gli occhi, ma non parlò.
- Dimmi almeno se ti piace! Vedo che state bene assieme e credo che qualche volta siete pure usciti da soli… perciò potresti dirmi la verità?-
Sora si sentiva un emerito idiota a fargli quelle domande, dato che non era affar suo impicciarsi di quella storia.
Riku, però, rise.
La sua risata si alzò chiara e forte in quell’aula vuota durante l’ora di pranzo.
Il più piccolo rimase fisso a guardarlo, incredulo. Era davvero così ridicolo?
L’altro però fece di tutto per placare la strana euforia che lo aveva colto, non si era mai lasciato andare così, ma quella situazione era al limite dell’assurdo.
- No, io e Kairi non usciamo assieme. E non siamo innamorati l’uno dell’altra.- rispose infine, sempre ridacchiando.
Sora scattò in piedi come una molla e si catapultò verso il suo banco.
- Davvero? Non è possibile! Sareste perfetti insieme!-
Perché stava tendando di fare aprire gli occhi a Riku, proprio quando i suoi sospetti erano stati chiariti?
- Perché…- il maggiore rimase un po’ a riflettere, indeciso se proseguire. – perché mi piace un’altra persona.-
- Chi può piacerti, se non Kairi? Insomma, parli solo con me e lei!-
Il ragazzo dai capelli lunghi gli rivolse un’occhiata eloquente, ma lui non la cose. Continuò piuttosto a parlare.
- Vi ho visti assieme! Sembravate anche molto affiatati!-
L’altro annuì con un cenno della testa.
- Sì, è vero… Ho voluto parlare con lei a solo perché… uhm… volevo un consiglio…- spiegò, mentre si grattava la nuca con un lieve imbarazzo.
- Consiglio?-
- Sì, sulla persona che mi piace.-
- E lei che ti ha detto?- esclamò Sora perdendo il filo principale della conversazione e finendo per  farsi sempre di più gli affari del ragazzo.
Riku allontanò lo sguardo da lui. Sembrava pensieroso e preoccupato, indeciso se dirgli tutto o meno.
- Secondo Kairi…- cominciò, riportando gli occhi verdi su di lui. – Dovrei agire, piuttosto che dichiararmi a voce… Perché la persona di cui stiamo parlando ha un po’ la testa dura e non capirebbe ciò che gli vorrei dire.-
Il più giovane abbassò lo sguardo, pensieroso. Non aveva molta dimestichezza con gli affari sentimentali, ma voleva comunque provare a dare una mano al suo amico. Forse sarebbe stato di nuovo geloso, perché avrebbe visto di nuovo compromesso il suo rapporto con Riku, ma era il momento di crescere, di smetterla di essere egoista e di aiutare una persona a sé cara.
Concentrato com’era nelle sue riflessioni, non si accorse che l’amico si era alzato dal suo posto e lo aveva raggiunto.
- Sora…- lo chiamò piano.
Lui sollevò un po’ la testa e si ritrovò davanti il volto di Riku, vicinissimo al proprio.
Non ebbe il tempo di dire nulla, che alcune delle sue dita si chiusero sul suo mento in una presa gentile, ma decisa e che le sue labbra si poggiarono sulle sue.
Fu un contatto leggerissimo, solo una lieve pressione, ma bastò a far accelerare incredibilmente il battito del suo cuore.
Il ragazzo si scostò da lui, lentamente e rimase a fissarlo negli occhi, in attesa in una qualunque reazione.
Sora lo guardava con gli occhi sgranati e ci volle qualche attimo, prima che riuscisse a spiccicare una parola.
- Perché lo hai fatto?- disse debolmente.
Riku sospirò. Passare ai fatti non era stata proprio una buona idea.
- Perché tu sei la persona di cui sono innamorato.-
L’espressione sul volto dell’altro non mutò.
- Perché proprio io?-
Riku rimase sorpreso da quella domanda.
Sospirò e si passò una mano nei capelli, perché rispondere a quella domanda lo metteva in imbarazzo.
- Per quello che hai dimostrato la mattina in cui ci siamo conosciuti, quando Vanitas ti ha dato fastidio. Lo hai affrontato perché stava minacciando una tua amica e questa è la prova che tieni davvero alle persone che ti stanno intorno e che sei disposto a rischiare tutto per loro… Sono state queste cose e tante altre, che mi hanno fatto innamorare di te...-
- Cos’altro?-
Il maggiore trasse un altro profondo respiro e riprese.
-Perché tu sei l’unica persona che non si è fermata alle apparenze, che ha voluto conoscermi per quello che sono realmente, nonostante tutti mi dessero del teppista. Hai affrontato la paura, perché mi hai visto solo.-
Sora non rispose, solo abbassò lo sguardo.
- Forse ho sbagliato a darti quel bacio e a dirti queste cose…- si scusò Riku, non ottenendo alcuna risposta. – Mi dispiace.-
L’altro però lo prese per una manica, come ad impedirgli di muoversi.
- Quando ho creduto che tu e Kairi usciste assieme, ho capito di essere geloso. All’inizio credevo perché sentivo che mi avreste messo da parte… ma ora ho capito che ero geloso di te! E’ stupido da dire ed anche egoista…-
Riku gli prese la stessa mano che ancora stringeva la camicia dell’uniforme.
- Non sei egoista e nemmeno stupido.- gli disse dolcemente.
- Riku…-
- Sì?-
- Posso… darti un bacio?-
Il maggiore sorrise.
- Anche più di uno, se vuoi.-
E Sora si alzò sulle mezze punte raggiungendo così il suo volto e lo baciò, mentre allacciava le proprie braccia intorno al suo collo.

 
 
Note Autrice: Saaalve a tutti! Questo è il mio debutto nel fandom di Kingdom Hearts e dire che sono un po’ nel panico è un eufemismo :’D
Sono abituata a scrivere fic solo quando conosco bene la serie, per evitare di fare danni- Ma questa volta ho voluto fare uno strappo alla regola…
Mi sono avvicinata di recente al questo fandom, quindi sono un po’ una novellina, ma Riku e Sora sono… troppo… troppo e basta (?) per non poter scrivere su di loro, quindi ho iniziato a plottare un po’ di fic su di loro (e non solo-)
Questa in particolare ha visto la luce perché mi è stata richiesta dalla mia amica Mizuazu (o meglio, io ho chiesto a lei e ad altre amiche dei prompt per provare qualcosa di
nuovo, spingermi in altri fandom ed esercitarmi con altri stili… E lei ha richiesto una RikuSora-)…
Il titolo fa schiff- (?) lo so, ma non ho trovato niente di meglio, chiedo perdono çvç Ah Vanitas è un mio piccolo capriccio, perchè lo adoro ed in generale adoro BbS çvç
E’ un’AU perché non ho molto dimestichezza con le varie ambientazioni di Kingdom Hearts ed appunto, non volevo fare cavolate çvç
Spero che la storia vi sia piaciuta e che vorrete lasciare un commentino, o semplicemente aggiungerla a qualche lista! >_<
Mi scuso per eventuali errori nel testo, rileggo un’infinità di volte, ma purtroppo qualcosa sfugge sempre >_<
Bene, credo di avere concluso!
Un bacione ed a presto!
~ Mitsuki <3
   
 
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