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Autore: eugeal    09/06/2015    1 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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- Sbrigati. Ti aspetterò lungo la strada per Knighton. - Disse Robin, mentre Guy finiva di allacciare i fermagli della sua giacca di pelle nera che aveva appena indossato, dopo essersi tolto il costume da Guardiano Notturno. Nascose il costume all'interno di un albero cavo, più tardi Allan lo avrebbe recuperato, e prese il cavallo per la briglia, conducendolo nella stalla senza far rumore.
- Non è necessario, Hood, sono in grado di cavarmela da solo, non ho bisogno della tua protezione.
Robin era sul punto di chiedergli cosa sarebbe successo qualche giorno prima senza il suo intervento, ma si costrinse a restare zitto. Aveva il sospetto che Gisborne non avrebbe preso bene quel commento e che il trauma dell'aggressione da parte degli abitanti di Knighton fosse ancora troppo vivido per poterci scherzare sopra.
- Non è per quello. Dobbiamo discutere di alcuni dettagli per il matrimonio.
Guy lo guardò, scettico.
- E non potevamo farlo stanotte?
- Parlare del banchetto con Much nei paraggi? No, grazie. Ora vai o finirai per farti scoprire.
Guy fece un sorrisetto divertito, poi si avvicinò alla porta di Locksley per sbirciare all'interno: Thornton era già sveglio, non poteva rientrare da lì.
Guy salì in piedi su una botte vuota che aveva fatto piazzare proprio sotto la finestra della propria camera qualche tempo prima e fece un salto per aggrapparsi con le mani al davanzale, poi si tirò su in fretta ed entrò nella stanza prima che qualcuno potesse notarlo.
Si affacciò per confermare a Robin che lo avrebbe incontrato più tardi, poi si avvicinò al catino per sciacquarsi il viso e allontanare un po' il sonno.
Il sole era già sorto e Guy non avrebbe avuto tempo per dormire prima di dover uscire di nuovo, ma lo avrebbe fatto a Knighton, stendendosi all'ombra di qualche albero dopo aver parlato con Robin.
Andò alla porta della propria stanza e la aprì, fingendo di essersi alzato da poco. Scese al piano di sotto per mangiare qualcosa prima di uscire e si sorprese di vedere Marian già seduta al tavolo, che sbocconcellava un pezzo di pane con aria assente.
- Buongiorno. - La salutò con un sorriso e nel guardarla Guy ebbe l'impressione di sentirsi meno stanco. - Ti sei alzata presto oggi.
Marian sussultò e lo guardò, poi anche la sua espressione si addolcì in un sorriso.
- Ho avuto un incubo e non sono riuscita a riaddormentarmi. - Marian non gli disse che l'incubo lo riguardava.
Aveva sognato di vederlo andare via senza riuscire a raggiungerlo. Lo aveva chiamato disperatamente, correndo per inseguirlo, ma Guy non la aveva sentita e aveva continuato a camminare senza voltarsi indietro finché non era sparito dalla sua vista. Lei era rimasta sola in mezzo a un paesaggio brullo, invaso dalla nebbia e aveva continuato a cercarlo e a chiamare il suo nome, ma Guy non aveva mai risposto.
Si era svegliata angosciata e aveva camminato in punta di piedi fino alla stanza di Guy, ma quando aveva provato a spingere la porta per vederlo dormire, l'aveva trovata sbarrata dall'interno.
Per un attimo era stata sul punto di bussare, poi si era chiesta come avrebbe potuto spiegare la sua presenza lì a tarda notte e aveva abbassato la mano. Guy avrebbe pensato che era una sciocca.
Era tornata a letto, ma era rimasta sveglia a pensare a lui e a come lo aveva visto scendere dal piano superiore della locanda, tormentandosi di dubbi e gelosia.
Ora che lo vedeva lì di fronte a lei, con quel sorriso dolce e un po' timido che Guy riservava solo a lei, le sue paure le sembrarono sciocche e infantili. Si alzò da tavola, gli andò incontro e gli mise le braccia intorno al collo per attirarlo in un bacio appassionato.
Lo voleva, pensò, e si spaventò dell'intensità di quel desiderio.
Forse le donne di Nottingham che la disprezzavano non avevano poi tutti i torti, forse non era una ragazza seria e i pettegoli avevano ragione a criticare la sua moralità, ma in quel momento, se Guy le avesse chiesto di andare oltre quel bacio, lei non avrebbe saputo dirgli di no.
Non avrebbe voluto dirgli di no.
Quando Gisborne si staccò da lei, Marian si sentì quasi delusa, ma poteva vedere nei suoi occhi che anche Guy aveva faticato a tirarsi indietro, che anche lui non desiderava altro.
Perché non mi chiede in sposa allora? Sarei sua e non ci sarebbe nulla di male.
Guy la guardò, quasi senza fiato, chiedendosi il motivo di tanta passione improvvisa, poi si costrinse a staccarsi da lei e le sorrise ironicamente, per nascondere la sua agitazione.
- Deve essere stato un incubo davvero terribile. - Disse, sfiorandole la fronte con un bacio molto più casto. - Però non posso dire che mi dispiace che tu lo abbia fatto se questa è la tua reazione.
Marian si liberò dal suo abbraccio con un gridolino di indignazione e lo colpì sulla spalla con uno schiaffo, ma non riuscì a reprimere una risatina divertita.
- Tu sei terribile! - Lo rimproverò, fingendo di essere severa, ma ormai l'atmosfera tra loro era tornata a essere scherzosa e rilassata e Marian si sentì sollevata e delusa allo stesso tempo.
- Ed è per questo che mi ami, no? - Disse Guy in tono leggero, senza però riuscire a evitare di lanciarle uno sguardo leggermente timoroso, come se fosse preoccupato che lei potesse smentirlo.
Marian gli sorrise e gli accarezzò una guancia con la mano, sorprendendosi come sempre di come la sua pelle potesse essere allo stesso tempo morbida e ruvida sotto le sue dita.
Un po' come lui, dopotutto.
- Già. - Disse, guardandolo negli occhi. - Io ti amo, Guy di Gisborne.

- Meno male che dovevi fare in fretta. - Disse Robin, spuntando dal bosco per affiancarsi col proprio cavallo a quello di Guy.
- Perché, Hood, avevi qualcosa di meglio da fare? - Sogghignò Guy voltandosi a guardarlo.
- Di certo non aspettare te che amoreggi con la mia ex fidanzata.
- Mi stavi spiando, Hood? - Sbottò Guy, ma fu interrotto dalla risata di Robin e arrossì nel rendersi conto che quella del fuorilegge era stata una specie di trappola verbale in cui lui era caduto in pieno.
- Davvero, Gisborne, a volte sei così ingenuo. - Disse Robin, prendendolo in giro. - Stai sorridendo da quando sei arrivato, non ci vuole un genio per capirne il motivo.
Guy gli lanciò un'occhiataccia, poi continuò a fissarlo, serio.
- Cosa c'è, ora? - Chiese Robin.
- Davvero non ti dà fastidio? - Chiese Guy.
- Cosa?
- Marian. Non so al tuo posto cosa avrei fatto... Non credo che sarei capace di guardare in faccia la persona che mi ha portato via la donna che amo.
Guy aveva parlato senza alzare lo sguardo su di lui e Robin scosse la testa, sorridendo appena.
- Già. - Disse. - Ogni tanto mi capita di pensare che quella volta sarebbe stato facile sbagliare mira e colpire anche te insieme a Barret. Allora Marian sarebbe ancora la mia fidanzata...
Gisborne alzò la testa di scatto e lo guardò, allarmato.
Robin scoppiò a ridere nel vedere la sua espressione e proseguì.
- Ma in quel caso mi sarei ritrovato con un amore infelice e senza un fratello.
Guy rimase a fissarlo.
- Davvero? - Riuscì a dire dopo un po', profondamente commosso, e Robin fece un sospiro fintamente esasperato.
- Sì, ma adesso piantala altrimenti mi farai rimpiangere i tempi in cui cercavamo di ucciderci a vicenda.
- Allora ti conviene essermi amico perché sicuramente avrei finito per riuscirci, prima o poi. - Disse Guy, nascondendo le sue emozioni con un sorriso provocatorio.
- Sì, certo. E magari sei anche convinto di poter arrivare a Knighton prima di me. - Lo sfidò Robin.
- Ovvio. - Disse Guy, studiando la strada libera davanti a lui per scegliere la traiettoria migliore.
Poi entrambi si voltarono per guardarsi in faccia, si scambiarono un sorriso e spronarono i cavalli contemporaneamente, facendoli scattare in avanti.

Le donne di Knighton, chine sulle grosse tinozze piene d'acqua che stavano usando per lavare i panni, interruppero il loro lavoro per osservare i due cavalieri che si stavano avvicinando al villaggio a tutta velocità.
- Uno dei due è Gisborne. - Commentò una donna, notando i vestiti neri del cavaliere. - Ma chi è l'altro?
- Sono ancora troppo distanti per capirlo. Ma cosa stanno facendo?
- Si inseguono? Combattono?
Una ragazzina giovane si alzò sulle punte dei piedi e si schermò gli occhi con una mano per vedere meglio.
- Non mi sembra, non hanno le armi in mano. Ehi! L'altro mi sembra Robin Hood!
- E cosa ha a che fare Robin Hood con Gisborne? Quei due si odiano... Sicura che non siano armati?
- Però l'altro giorno Robin lo ha difeso. Mi chiedo come mai.
- Sì, è proprio Robin Hood. - Confermò la ragazzina, ora che erano più vicini. - E mi sembra che stiano facendo una gara...
I due cavalieri rallentarono nell'avvicinarsi al villaggio e, quando raggiunsero il gruppo di donne radunate intorno alle tinozze del bucato, queste ultime videro chiaramente che i due uomini stavano ridendo, ancora affannati per la cavalcata.
- Buongiorno signore! - Disse Robin con un sorriso sfacciato, notando che li stavano osservando, stupite. - Allora, secondo voi chi ha vinto?
Le donne lanciarono uno sguardo intimorito a Gisborne, ma Guy si limitò a scuotere la testa con un sorriso divertito.
- Andiamo, Hood, non ammetteranno mai che ho vinto io perché mi odiano, ma non oseranno nemmeno dire il contrario perché mi temono, la tua è una domanda inutile. - Disse, e, nonostante le parole amare, il suo tono era allegro.
Le donne lo fissarono a bocca aperta e Guy fece muovere il suo cavallo, superando Robin.
- Ma tanto ho vinto io. - Disse, passandogli accanto.

   
 
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