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Autore: thera    14/06/2015    1 recensioni
Se Minato fosse sopravvissuto all'attacco della volpe, che in questa if non è mai avvenuto, che cosa sarebbe successo quando gli Uchiha volevano fare il colpo di stato? Il clan Uchiha è pronto a sostenere questa ambizione? Come reagirà Konoha? E le altre nazioni?
Obito scosse più volte la testa per allontanare quei pensieri, ma sembrava che tutti i suoi sforzi andassero a vuoto, se riusciva ad allontanare quelle immagini, dopo qualche secondo, tornavano, inesorabilmente, indietro. L'imponente sagoma dell'ospedale servì insieme a rassicurarlo e metterlo ancora più in ansia, che cosa avrebbe fatto se lei fosse morta? Iniziò a correre più veloce, ma quello che vide riuscì solo a gelargli il sangue nelle vene, c'erano molti cadaveri e ancora più sangue, sul pavimento, sulle pareti e perfino sul soffitto. Come diavolo poteva finire del sangue sul soffitto? C'erano delle urla e lui si diresse istintivamente verso la loro fonte. Ma più avanzava più sembrava rallentato, tutti quei corpi stremati per terra lo distraevano, guardava tutti i loro volti, uno per uno, per accertarsi che non fossero lei. I suoi occhi lo ingannavano, ogni singola ragazza dai capelli castani assumeva inspiegabilmente le sue sembianze
Genere: Angst, Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Minato Namikaze, Un po' tutti | Coppie: Minato/Kushina, Obito/Rin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Capitolo 15
Dolore e sangue

Notte tra giorno 5 e giorno 6
Shikaku guardò il corpo di Fugaku cadere a terra e l'acqua riversarsi sulle strade di Konoha, diventando ben presto un fiume rosso scuro che puliva dov'era passato, ma quando, dopo pochi metri, il rivo s'estinse fu chiaro che non aveva pulito affatto, aveva solo spostato il lerciume. Non sarebbe mai stato possibile pulire. Shikaku guardò il corpo senza vita del nemico e guardò la sua mano ancora protesa verso la sua umanità. Ne seguì la direzione con lo sguardo e vide Mikoto. Singhiozzava sommessamente, nell'attesa del suo destino. Shikaku sapeva che la donna era una civile e che non sarebbe dovuta essere sul campo di battaglia. S'avvicinò a lei e notò il vivido sangue cremisi che le macchiava i vestiti e la mano.
Quando fu davanti a lei la vide serrare gli occhi, per non vedere ciò che le sarebbe successo. Shikaku si chinò e la raccolse da terra. Lei era una civile e non c'entrava nulla in quella guerra, era inutile aggiungere altre vittime. La prese in braccio. L'avrebbe portata dai medici.
***
Obito era esausto, stava giusto per tornare a casa, prima, però doveva salutare Rin. Fu sulla strada che vide sua zia per la seconda volta in quei giorni. Era in braccio a Shikaku Nara ed era ferita. Le si avvicinò velocemente.
"Zia! Cos'è successo?" chiese in ansia. La donna lo guardò senza rispondere con occhi vitrei.
Obito la guardò ancora più preoccupato. 
"È successo qualcosa ad Itachi?" chiese cercando di capire il motivo del suo assenteismo. Mikoto non fece nulla, neppure il suo viso mutò. Fu come se nessuno le avesse parlato.
"È successo qualcosa allo zio?" Mikoto in quel momento distolse lo sguardo e l'ennesima lacrima scese sul suo viso. Obito invece, rivolse uno sguardo interrogativo a Shikaku. Qualcuno si degnava di dirgli che cos'era successo?
"Fugaku Uchiha è morto qualche minuto fa."
Obito rimase sconvolto da questa notizia. Non si aspettava che suo zio sarebbe morto.
"La sto portando all'ospedale." asserì quindi Shikaku. Obito annuì deciso e guardando la zia decise che cosa doveva fare.
"Vado a cercare Itachi." disse prima d'andarsene via. Allontanatosi di qualche metro realizzò che non aveva la minima idea di dove fosse il cugino. Come l'avrebbe trovato? 
Se non l'aveva visto sul primo fronte doveva essere sul secondo o a casa. Visto che a casa sua non poteva andarci,   decise quindi di dirigersi verso l'altro fronte. Per sua fortuna lo trovò. Camminava cercando di non barcollare, stava ritornando a casa.
"Itachi!" lo chiamò il cugino. Il ragazzo si voltò immediatamente e con un balzo Obito lo raggiunse. Lo guardò non sapendo come dargli la notizia. Non era mai stato bravo con queste cose.
"Ciao Itachi! Ehmm... come stai?" 
Il cugino lo guardò di rimando, attento. Vedere Obito serio in quel modo, indicava sempre una situazione grave. Cos'era successo?
Obito si sentì ridicolo. Decise quindi di dirglielo senza giri di parole.
"Ho una brutta notizia da darti. Tuo padre è morto."
Itachi era scioccato. Si sentiva pesante e non c'entrava nulla con la sua stanchezza. La notizia l'aveva colto del tutto impreparato. Aveva avuto dei dissapori con suo padre, le loro idee erano sempre state molto diverse, ma nemmeno per un secondo gli aveva augurato la morte. Che cos'era stato, dunque il loro rapporto? Che cose ne restava ora? Assolutamente nulla, non era rimasto più nulla. 
Come l'avrebbe presa Sasuke? Riusciva già a vedere la sua espressione impietrita e la sua sofferenza mal celata. Il crack che avrebbe fatto il suo cuore. Come poteva proteggerlo da questo dolore? Si sentiva del tutto impotente. 
"Ehmm, mi dispiace, ma non c'é solo questo... Tua madre è ferita" continuò Obito. Poi accorgendosi della sua grande mancanza di tatto precisò:
"Però sta bene! Benissimo! Adesso é solo all'ospedale!"
Obito si diede di nuovo del coglione, si contraddiceva da solo!
Itachi incassó anche questo colpo, tuttavia gli sorsero tanti interrogativi. Perchè era fuori? Era questo che Shisui gli stava nascondendo? Ma fu solo uno quello che espresse.
"Come sta?"
Obito sentì freddo, era senza parole, non sapeva come rispondergli.
"Vieni. Andiamo all'ospedale. La vedrai di persona." 
Itachi annuì. E Sasuke? Doveva portare anche lui? Non poteva lasciarlo a casa da solo, ma sarebbe stato giusto sottoporlo alla visione della guerra? 
"Vuoi portare anche tuo fratello?" chiese dunque Obito intuendo i suoi pensieri e, vedendo che il cugino non rispondeva, continuò: "Anche se è piccolo ha il diritto di sapere."
Itachi lo guardò riconoscente, sapeva che Obito aveva ragione. Itachi annuì rivolto al cugino.
"Ci vediamo tra un quarto d'ora all'incrocio con il vecchio venditore di kunai. Io non posso entrare al quartiere e voi non potete andare all'ospedale da soli." disse Obito. I due cugini si salutarono e si diressero in due direzioni opposte. Itachi cercò di camminare il più velocemente possibile, tuttavia era stanco e senza chakra, lo scontro col bambino l'aveva distrutto. Entrò in casa e accese la luce. In quella casa c'era un'atmosfera cupa ed opprimente, come se anche lo stesso edificio testimoniasse il suo dolore.
Il silenzio era così totale da essere rumoroso.
Itachi si riscosse e scosse la testa. Iniziò  a salire le scale di corsa e si fiondò verso la camera di Sasuke. Aprì la porta e guardò l'interruttore indeciso, poi, però, decise di ignorarlo e si sedette sul bordo del letto del fratello. Gli poggio una mano sulla spalla e prese a scuoterlo delicatamente.
"Otouto, svegliati, dobbiamo uscire!"
Sasuke aprì gli occhi a fatica e li stropicciò con le manine. Guardò il fratello frastornato.
"È già mattina nii-san?" chiese con voce impastata.
"No, ma sbrigati per favore, dobbiamo fare in fretta."
Sasuke si alzò a fatica. Non riusciva a capire perchè fosse così stanco.
Itachi guardò la lentezza del fratellino con un sospetto e quando lo vide infilare entrambi i piedi in un'unica gamba dei pantaloncini ebbe la certezza che sua madre gli avesse fatto prendere del sonnifero. Per loro fortuna, però, lo stordimento iniziale del piccolo Uchiha passò ben presto.
"Che cosa succede, nii-san? Dove sono mamma e papà?"
"Non preoccuparti, otouto, non è successo nulla di grave. Ma la mamma è dovuta uscire, noi stiamo andando a trovarla."
"Nii-san, non capisco, perché la mamma è uscita? Lei non è una ninja, poteva farsi male!"
Itachi lo guardò con i suoi, ormai familiari, occhi tristi. Come poteva dirglielo? Prese un profondo respiro e parlò con la sua solita seria calma.
"Infatti la mamma si è fatta male, Sasuke."
Il viso di Sasuke rimase pietrificato per un secondo, annaspando. Itachi sentì una pesante crepa percorrere il suo cuore, scendeva inesorabile e crudele. 
"Non preoccuparti. Ora sta bene, è per questo che la andiamo a trovare."
Sasuke, con le lacrime agli occhi tirò su col naso e annuì deciso.
Poco dopo era già davanti alla porta del quartiere.
Itachi fece un profondo respiro e prese Sasuke per mano, s'inginocchiò per essere alla sua altezza e gli disse:
"Fuori non è come prima. Cammina dritto e non guardarti intorno."
Varcarono le porte e Sasuke, più per la curiosità di un bambino che per disubbidire al fratello, fece vagare velocemente lo sguardo. Anche il primo giorno, quando era scappato per aiutare Itachi gli edifici erano distrutti, ma quello che vedeva adesso non era distruzione, era desolamento, annientamento e... sangue, tanto sangue.
Distolse velocemento lo sguardo per non vedere tutti quei corpi giacere in posizioni scomposte.
Sasuke iniziò a tremare. Perché era stato necessario tutto quello scempio? 
Itachi guardò gli occhi lucidi di Sasuke con il cuore straziato e velocemente gli strinse la manina. Lui ci sarebbe stato sempre.
Il bambino si voltò con un espressione seria ed impaurita insieme.
"Nii-san, sono stati papà e gli altri a fare questo?"
"No," rispose Itachi, amaro "è stata la guerra."
   
 
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