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Autore: Odinforce    18/06/2015    8 recensioni
Naruto Uzumaki è il nuovo Hokage del villaggio della Foglia, e i suoi doveri lo tengono spesso lontano dalla famiglia. Ma di tanto in tanto, trova comunque un pò di tempo per raccontare fantastiche storie ai suoi figli... e non vedono l'ora di ascoltare la prossima prima di andare a dormire.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Himawari Uzumaki, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno | Coppie: Hinata/Naruto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Naruto – storia della buonanotte
 
La notte tiepida era calata sul Villaggio della Foglia, tipica come tutte le notti di primavera. L’ora tarda era tale da imporre a tutti i bambini di andare a letto senza discutere. La regola valeva anche per Boruto e Himawari Uzumaki, figli di Naruto Uzumaki, Settimo Hokage della Foglia. Quella notte, tuttavia, i due piccoli potevano godersi l’opportunità di ricevere la buonanotte dal loro papà. Naruto in effetti era spesso troppo occupato per stare con i suoi figli per un lasso di tempo soddisfacente, ma quella sera era riuscito a concedersi una tregua dal lavoro. Così, come ogni buon padre che si rispetti, aveva portato i bambini a letto e stava raccontando loro una storia: era solito raccontare le sue avventure, e per l’occasione aveva scelto lo scontro con il pericoloso ninja Kakuzu.
« ...a quel punto la sua schiena era completamente scoperta » disse Naruto, « perché aveva attaccato una mia copia con tutte quelle sue orrende appendici. Non si era accorto dello scambio, perciò ne ho approfittato e l’ho colpito in pieno con il mio Rasenshuriken. Kakuzu è andato praticamente in pezzi! E da quel giorno l’Akatsuki ebbe un membro in meno. »
L’Hokage tacque e guardò i suoi figli. Himawari aveva lo sguardo ansioso, come se avesse ascoltato una storia troppo paurosa; Boruto invece era emozionato.
« Gliel’hai fatta proprio vedere a quel bastardo » commentava. « Sei stato mitico! »
« Ah, be’... non è stata una passeggiata, te lo assicuro. Ero ancora giovane, e avevo appena imparato a manipolare la natura del mio chakra. La strada che avevo scelto di percorrere era ancora lunga. »
« Non hai avuto paura, papà? » domandò Himawari.
Qualcuno bussò alla porta prima che Naruto potesse rispondere. Sulla soglia apparve così sua moglie Hinata: lo sguardo amorevole che era solita sfoggiare tutto il giorno era ora offuscato dalla serietà, tutta rivolta verso il marito.
« Naruto » disse, « che stai facendo? È tardi, e i bambini dovrebbero già essere a letto. »
« Ma noi siamo a letto, mamma » obiettò Boruto.
« Voglio dire che dovreste già dormire. Ora da bravi, dite la buonanotte a papà, se la storia è finita. »
Naruto sospirò.
« Va bene, tesoro... dammi cinque minuti e ti raggiungo, va bene? »
Hinata annuì dopo una breve esitazione.
« Va bene. Buonanotte, bambini. »
E sparì oltre la soglia.
« Ehi, papà » domandò Boruto, perplesso. « Proprio non capisco... la mamma sa che sei l’Hokage. Allora perché riesce a darti ordini in questo modo? »
Naruto ridacchiò.
« Be’, dicono che l’unica persona più importante dell’Hokage sia proprio sua moglie. In ogni caso, vostra madre è una gran donna, in grado di tenere testa a qualsiasi cosa. Credetemi, nella mia vita non ci sono state molte donne come lei. Questo, inoltre, mi fa venire in mente quella volta che lei... »
Si bloccò prima di finire la frase e guardò l’orologio. Hinata aveva ragione, era molto tardi.
« Questa dovrò raccontarvela la prossima volta, temo » sospirò. « E’ proprio ora di dormire, per voi. »
« Oh, ti prego, raccontacela adesso! » protestò Boruto.
« Sì, papà, raccontacela! Tanto non abbiamo ancora sonno » aggiunse Himawari.
« Non se ne parla. Ho promesso a vostra madre di raggiungerla tra cinque minuti, non ho tempo per raccontarvi questa storia. A meno che... »
Guardò verso la porta socchiusa e sorrise, illuminato dal suo lampo di genio. Dunque congiunse le mani e sussurrò « Tecnica della Moltiplicazione! ». Una sua copia esatta apparve al suo fianco, che lasciò la stanza per obbedire all’ordine del suo originale.
« Questo dovrebbe funzionare, almeno per un po’ » commentò soddisfatto, tornando a sedersi tra i due letti.
« Allora, ragazzi... ricordate la storia che vi ho raccontato la settimana scorsa? Quella in cui ero finito in un altro mondo? »
« Certo » rispose Himawari con un sorriso.
« Aspetta, io non mi ricordo tutti i dettagli » disse Boruto, confuso.
« Ok, vi rinfresco la memoria. Io e la mia amica Sakura eravamo stati catturati dal nemico in una potente illusione, e fummo trasportati in un mondo alternativo, dove la storia di Konoha aveva preso una piega diversa da quella che noi conosciamo. In quel mondo i miei genitori erano vivi, e molti dei miei amici si comportavano in modo completamente diverso: Sasuke, per esempio, faceva lo sciupafemmine, Choji era magro, e vostra madre... lei era forse la più incredibile di tutti. Hinata era sempre stata timida e introversa, ma in quel mondo era l’esatto contrario: era determinata e sicura di sé, e le piaceva vestirsi in modo provocante; anche là era innamorata di me, ma in modo particolarmente ossessivo... e s’infuriava ogni volta che mi vedeva insieme ad un’altra ragazza. »
Naruto non fu sorpreso di vedere entrambi i suoi figli a bocca aperta.
« Come vi ho già raccontato, fortunatamente riuscii a liberarmi dall’illusione e a tornare nel mondo reale. Per lungo tempo ho creduto che la faccenda fosse chiusa per sempre... ma mi sbagliavo. Il passato, ogni tanto, ama riemergere in modo del tutto imprevedibile.
« Erano passati alcuni anni da quella faccenda. La Quarta Guerra Mondiale era finita da un pezzo; il maestro Kakashi diventò Hokage, e vivevano tutti quanti in pace, come era giusto. Io e Hinata ci eravamo messi insieme da poco, in seguito a quella storia della luna. Le nostre giornate scorrevano tranquille tra un appuntamento e l’altro, fatto di romantiche passeggiate e cose del genere. Eravamo felici, insomma. »
Naruto sentì sua figlia ridacchiare.
« Un giorno, però, le cose cambiarono improvvisamente » riprese. « Me lo ricordo ancora benissimo. Ero andato a prendere Hinata a casa sua per trascorrere un po’ di tempo insieme, e sulla strada incontrai i suoi compagni Shino e Kiba. Scoprii da loro che l’Hokage aveva affidato loro una missione all’improvviso, quindi l’appuntamento sarebbe saltato. Un po’ deluso dal cambio di programma, raggiunsi comunque la casa di Hinata per salutarla, ed ecco che dalla porta uscì una ragazza che non riconobbi subito: aveva parecchio rossetto sulle labbra, la felpa aperta per mostrare la scollatura, e un paio di jeans cortissimi. »
« Uh? Chi diavolo era? » domandò Boruto perplesso.
« Tua madre, ovviamente. Ma credetemi, il suo nuovo look era niente in confronto a ciò che vidi in lei due secondi dopo, cioè il tempo necessario che Hinata impiegò per individuarmi e saltarmi addosso. Mi abbracciò così forte da farmi credere di essere tra le spire di un serpente, e spinse la sua bocca sulla mia come se stesse usando uno sturalavandini. Forse lei in quel momento lo ritenne piacevole, ma per me non lo era affatto, anche perché aveva preso questa iniziativa sotto lo sguardo esterrefatto di Kiba e Shino... senza degnarli di uno sguardo.
« Riuscii per miracolo a staccarmela di dosso, e vidi che mi fissava come se fossi un dio o roba del genere. A quel punto i suoi compagni cercarono di prendere l’iniziativa, riportando Hinata alla realtà.
« “Ah-hem” fece Kiba. “Buongiorno, Hinata. Ti ricordi di noi, vero? Siamo venuti a prenderti, missione improvvisa.”
Hinata divenne triste di colpo.
“E io che volevo passare la giornata con il mio adorato Naruto.”
“Ordini dell’Hokage” aggiunse Shino. “Non possiamo rifiutarci.”
“Ovviamente no... peccato, amore mio” disse Hinata, rivolgendosi a me. “Dovremo rimandare tutto, ma aspettami... tornerò appena possibile!”
E sprofondò di nuovo le sue labbra sulle mie, tanto che per poco non persi l’equilibrio. Fortunatamente durò poco questa volta, e si allontanò con i suoi compagni.
« Non vi nascondo, bambini, che in quel momento fui sollevato nel vedere Hinata andare via, anche se ancora non sapevo cosa le fosse accaduto » spiegò Naruto. « Avevo capito subito che qualcosa non andava in lei, ma non sapevo spiegarmelo. Con i miei poteri ero in grado di percepire qualsiasi minaccia, ma su Hinata non avevo avvertito nulla. Cercai dunque di non farci caso, pensando che forse quel giorno lei avesse voglia di comportarsi in modo diverso. Non avevo idea che il peggio dovesse ancora arrivare! »
Boruto e Himawari si scambiarono un’occhiata ansiosa. Il racconto ormai aveva conquistato la loro attenzione.
« Il Team 8 tornò nel villaggio al tramonto. Incontrai Kiba e Shino, parecchio contrariati: si lamentarono perché la missione aveva rischiato di fallire per colpa di Hinata. Quel giorno si era comportata in modo troppo impulsivo, e aveva preso l’iniziativa al momento sbagliato. L’intervento dei suoi compagni riuscì a sistemare tutto, ma stavano davvero rischiando grosso. Kiba mi disse che Hinata era andata a casa a riposare, ma mi sconsigliò di andare da lei: per tutto il tempo, infatti, non aveva fatto altro che parlare di me... una cosa che non aveva mai fatto in vita sua. Vostra madre non amava dire ad alta voce cosa provava per me, lo sapevo ormai da un pezzo. Questo era un altro segnale che qualcosa era cambiato in lei. Scosso da quelle rivelazioni, seguii il consiglio di Kiba e decisi di tornare a casa.
« Ma non potevo evitare Hinata per sempre. Il giorno dopo, infatti, era tornata alla carica su di me, libera da qualsiasi impegno. Non era cambiata per niente... o meglio, non era tornata ad essere la ragazza che conoscevo da una vita. Decisi di far finta di niente e di stare con lei, cercando nel frattempo di capire cosa le passava per la testa... ma non fu per niente facile. Avete presente quando un polpo ti si attacca addosso? »
Boruto e Himawari scossero la testa all’unisono.
« Ah già... ancora troppo giovani. Be’, insomma, per farla breve, vostra madre mi stava letteralmente appiccicata addosso. Ogni momento per lei era buono per baciarmi o abbracciarmi con una forza micidiale... e altre cose di questo genere. D’accordo che l’amavo, ma c’è un limite a tutto. Passai tre giorni così, con questa terribile routine... e non ero ancora riuscito a scoprire nulla. Cominciavo a vergognarmi di me stesso: Naruto Uzumaki, l’eroe del Villaggio della Foglia, che aveva sconfitto i più terribili nemici della storia dei ninja... ora incapace di gestire la situazione con la sua ragazza. »
« E allora come hai risolto questo problema? » domandò Boruto, impaziente.
« Cercai aiuto tra i miei amici. Trovai un momento libero e mi confidai con Sakura, davanti a un bel piatto di ramen da Ichiraku. Anche lei aveva notato l’improvviso cambiamento di Hinata, ma aveva preferito farsi da parte; dopo il mio racconto, però, cominciò a preoccuparsi seriamente, e mi consigliò di portarla al centro medico. Sakura, infatti, pensò che vostra madre avesse preso una malattia, e doveva essere curata al più presto. Io non avevo altre idee, perciò accettai e tornai da Hinata, pensando a un modo per convincerla a farsi visitare. »
Naruto intercettò lo sguardo preoccupato di sua figlia. Si spaventava ogni volta che sentiva parlare di malattie. Lui sorrise ancora per farle capire che andava tutto bene.
« Eravamo seduti al parco, e lei mi stava appiccicata addosso ancora una volta. Stavo per dirle cosa avremmo dovuto fare, quando all’improvviso vidi una folla di persone avvicinarsi a noi. Erano turisti giunti dal Villaggio della Pioggia, che naturalmente mi riconobbero subito: in parecchi vollero l’autografo. Io li accontentai. Poi alcune ragazze entusiaste mi chiesero di fare una foto insieme a loro; a quel punto Hinata fece irruzione, separando con forza quelle ignare turiste da me. Sembrava furiosa, ve lo assicuro. “State lontane dal mio ragazzo!”, urlava, e continuò a ripeterlo finché i turisti non si allontanarono in tutta fretta.
« “Ma che diavolo ti prende?” le dissi, esasperato. “Volevano soltanto un autografo!”
“See, dicono tutte così” ribatté Hinata. “Cominciano con un autografo, ma poi continuano con i complimenti e con l’invito a uscire insieme. Bah! Col cavolo che intendo cedere il mio Naruto a un branco di gatte morte.”
“Ti ha dato di volta il cervello? Da quando in qua ti preoccupi per queste cose? Sono anni che la gente mi ferma per un autografo, e da quando stiamo insieme non hai mai reagito in questo modo! Ora sembra che tu non abbia alcuna voglia di dividermi con altre persone.”
“Non con altre donne, almeno! Lo so che là fuori ce ne sono un sacco che vorrebbero essere al mio posto... al fianco del mitico Naruto. Ma sprecate soltanto il vostro tempo, stupide oche!” aggiunse, rivolta al nulla. “Naruto è mio!”
“Dio, Sakura aveva ragione... tu non stai bene.”
“Che diavolo c’entra Sakura?”
“Ho parlato con lei poco fa, a pranzo, e...”
“Tu cosa??”
« Mi afferrò per la giacca e mi fissò con lo sguardo più furioso che avessi mai visto, anche perché aveva attivato il suo Byakugan. Devo ammetterlo, in quel momento mi spaventò parecchio... sembrava davvero un’altra persona.
“Sei uscito con lei? Perché? Che cosa vi siete detti? Ci stai ancora provando con lei? Tu, maledetto bugiardo... io ti...”
“Ora basta!”
« Mi liberai dalla sua presa, un po’ troppo forte. Hinata perse l’equilibrio e cadde a terra. Non l’aiutai a rialzarsi. Ormai mi ero convinto che quella non era la ragazza che amavo, ma una perfetta sconosciuta.
“Non so a che gioco stai giocando, Hinata, ma io non mi sto divertendo” le dissi. “Non voglio partecipare. Me ne vado... ti consiglio di darti una calmata e di restituirmi la mia ragazza, chiunque tu sia.”
« Le voltai le spalle e mi allontanai in tutta fretta, ignorando le sue grida che mi imploravano di restare. Fui costretto ad usare la massima velocità per far perdere le mie tracce. Non ero contento di ciò che avevo fatto, ma in quel momento non vidi altra scelta. Tornai a casa, ancora più triste di prima, e mi addormentai da solo. Sperai che il giorno dopo le cose tornassero per magia come prima... ma quel giorno non era ancora terminato, purtroppo. Durante la notte, un sasso spaccò la mia finestra, mandandola in frantumi; mi svegliai subito e, pensando che fosse solo lo scherzo di qualche ragazzino, guardai fuori per capire chi fosse stato. Vidi un’ombra allontanarsi in tutta fretta dal tetto di fronte e salire su quello della mia casa. Chi poteva essere tanto pazzo da aggredire Naruto Uzumaki? Dopo quello che avevo fatto durante l’ultima guerra, chiunque ci pensava bene prima di fare il cattivo con me. Chiaramente non riuscivo a crederci; inseguii comunque il misterioso assalitore e raggiunsi il tetto subito dopo. Non c’era nessuno davanti a me... ma quando mi voltai, vidi un paio di occhi bianchi brillare nel buio: gli occhi di vostra madre, carichi di rabbia. »
Naruto aveva usato un tono minaccioso per descrivere l’ultima parte, cosa che suscitò l’effetto desiderato nei suoi figli. Boruto e Himawari, infatti, restavano immobili tra le coperte con aria ansiosa, come se un fantasma si aggirasse per la casa. La tensione era così alta che, quando la porta della cameretta si aprì all’improvviso, i due bambini trasalirono per lo spavento. Hinata apparve di nuovo sulla soglia della cameretta, con lo stesso sguardo minaccioso descritto da Naruto, il Byakugan attivato. Ma anche suo marito si spaventò per l’improvvisa irruzione, poiché non se lo era aspettato affatto.
« Naruto... » mormorò Hinata, « credevi di ingannarmi con il tuo trucchetto? Mandarmi una tua copia per permetterti di fare i tuoi comodi? »
« Oh... ehm... »
« Non voglio sentire scuse. Lascia riposare i bambini, immediatamente. »
« Oh, mamma! » protestò Himawari. « Ti prego, vogliamo sentire come finisce la storia! »
« Ve ne sta raccontando un’altra? »
« Sì » esclamò Boruto, « quella in cui tu eri diventata una ragazza antipatica! »
Lo sguardo di Hinata si trasformò, da furioso a incredulo, nel giro di un secondo. Tornò dunque a guardare Naruto, che ricambiò con una faccia innocente.
« Gli stai raccontando quella storia? »
Naruto, troppo imbarazzato, riuscì solo ad annuire.
« Dài, mamma » aggiunse Himawari. « Papà non è mai a casa quando vogliamo stare con lui. Vogliamo almeno sentire la sua storia per questa volta. »
Hinata sospirò, e decise di sedersi accanto a Naruto, tornando a sorridere.
« E va bene. Però state facendo un grosso errore in questa storia. »
« In che senso? » obiettò Naruto. « Credo di ricordarmela ancora bene. »
« Certo, ma stai sbagliando comunque... perché dovrei essere io a raccontarla. Dopotutto si parla di me, e di quello che mi è accaduto. Allora, a che punto eravate arrivati? »
« Al punto in cui avevi aggredito papà a notte fonda, incazzata come una bestia... »
« Boruto! » esclamò Naruto. « Che cosa ti ho detto riguardo alle parolacce? »
« Ehm... non prima dei quindici anni? »
« ...e di non dirle accanto a tua sorella! »
Calò un silenzio carico di vergogna, sicché Naruto decise di tagliare corto.
« Be’, siamo arrivati a quel punto » disse a Hinata. « Vuoi continuare tu? »
« No, per il momento preferisco ascoltare » rispose lei. « Interverrò solo al momento giusto. »
Naruto annuì.
« Bene, allora... Hinata era lì davanti a me, con quegli occhi che facevano una gran paura. Non mi aveva mai guardato in quel modo, ed era la cosa che più mi spaventava. Il suo Byakugan era attivo, perciò riusciva a vedermi perfettamente attraverso il buio.
“Hinata, tu non stai bene!” le dissi, cercando di ragionare. “Non ti rendi conto degli errori che stai commettendo!”
“No”, mi rispose lei di rimando, “sei tu a non renderti conto dell’errore enorme che hai commesso... quello di scaricarmi! Dopo tutto quello che ho fatto per te... dopo averti ammirato da lontano per tutti quegli anni... non puoi permetterti di allontanarti da me.”
“Certo che posso, se la mia ragazza decide di impazzire da un giorno all’altro. Non mi piace affatto come sei diventata.”
“Sono cambiata un po’, e allora? Sono sempre io, Hinata Hyuga, quella che ha dichiarato di amarti mentre tu eri impalato come uno spiedino e ha rischiato la vita per salvarti!
“Non capisco... andava tutto così bene tra noi” mormorò, più a se stessa. “Perché hai deciso di rovinare tutto uscendo con Sakura? Lei stravede per quel fesso di Sasuke, lo sai benissimo.”
“Non è come pensi tu!” protestai. “Ho solo chiesto a Sakura di aiutarmi... è chiaro che ti è successo qualcosa, e vogliamo capire di cosa si tratta.”
“Bugiardo!”
« Si scagliò contro di me, le mani alzate per sferrare i colpi della sua tecnica, il Pugno Gentile: quella che danneggia gli organi interni dell’avversario e chiude le aperture del chakra. Riuscii a bloccarla appena in tempo, tanto rimasi sorpreso dal suo attacco. Non me lo ero mai aspettato da Hinata: era diventata così gelosa da infuriarsi fino a questo punto. Non volevo affrontarla, ma lei sembrava decisa a volermi fare del male.
« Ormai stavo per cedere: non vedevo altra scelta che reagire, e stavo per usare il mio potere quando apparve un’ombra alle spalle di Hinata, che attirò la sua attenzione. Lei si voltò appena in tempo per vedere lo sconosciuto afferrarla per un braccio e fissarla negli occhi. Pochi attimi dopo, Hinata cadde a terra priva di sensi. Alzai lo sguardo e scoprii che la persona giunta in mio soccorso era Sasuke Uchiha.
« “Ehi, testa quadra” mi salutò, beffardo come al solito. “Problemi con la tua ragazza?”
« Fui troppo sorpreso per ribattere. Sasuke proseguì dicendo che Sakura gli aveva spiegato il mio problema dopo la nostra conversazione a pranzo. Lui mi aveva quindi tenuto d’occhio per tutto il giorno, intervenendo non appena la situazione precipitò in quel modo. Aveva addormentato Hinata con il suo Sharingan, senza arrecarle alcun danno. Dovetti riconoscere che mi aveva tirato fuori dai guai... anche se potevo cavarmela benissimo da solo. »
Guardò Hinata per un attimo, che tuttavia era intenta a fissare il pavimento con aria afflitta. Chiaramente non andava fiera di ciò che era successo quella volta.
« Comunque, non poteva andare avanti così » continuò Naruto. « Qualunque cosa avesse vostra madre, doveva essere risolta al più presto. Perciò, con l’aiuto di Sasuke, portai Hinata ancora incosciente dall’Hokage: speravo che potesse aiutarmi nonostante l’ora così tarda. Fortunatamente il maestro Kakashi era ancora sveglio, e fu lieto di aiutarmi: non fu in grado di capire la verità sullo strano cambiamento di Hinata, perciò fummo costretti a rivolgerci a un’esperta nel campo della mente. Mi riferisco a Ino, un’altra amica la cui famiglia è specializzata nella lettura del pensiero e cose del genere.
« Ino entrò così nella mente di Hinata, mentre lei era ancora addormentata grazie alla tecnica di Sasuke. Per lei fu facile analizzare i suoi pensieri, e ci raccontò tutto quello che vide. Non incontrò nessuna difesa mentale, ma ciò che vide nella testa di Hinata fu tutt’altro che piacevole. Dapprima si ritrovò in un lungo corridoio pieno di miei ritratti, di immagini e statue che mi raffiguravano come se fossi una divinità: ogni tanto trovava una finestra da cui poteva vedere scene del passato, ma ciò che vedeva non aveva senso. Vide Kiba e Shino che si comportavano in modo strano: il primo aveva la fissa per i gatti, il secondo continuava a spruzzare insetticida dappertutto. Alla fine del corridoio, Ino entrò in una stanza dove assistette a una scena del passato: il giorno in cui Hinata affrontò suo cugino Neji come prova per la selezione dei chunin. Vostra madre, lo sapete, fu pesantemente sconfitta, pur dimostrando un grande valore grazie al coraggio delle mie parole. Ma Ino vide accadere il contrario: in quella scena fu Hinata a sconfiggere Neji. La vide trionfare sul cugino che stramazzava a terra, e lo fissava immensamente soddisfatta. »
« Non capisco » obiettò Boruto. « Come ha potuto Ino vedere quella cosa se non è andata in quel modo? »
« Perché Ino si stava avvicinando alla verità. E la trovò, infatti, nella stanza successiva, che assomigliava alla cella di una prigione: al suo interno trovò Hinata, incatenata e rinchiusa dietro solide sbarre, senza alcuna via di fuga. Ino ebbe appena il tempo per riconoscerla, quando fu aggredita da un’altra Hinata... quella che mi stava complicando la vita negli ultimi giorni. Quella ragazza colpì Ino duramente, gridandole “Fuori di qua, questo è il mio corpo!”, e il contatto mentale fu interrotto. Ino fu praticamente cacciata fuori dalla testa di Hinata, con sua enorme sorpresa.
« Ino passò i minuti successivi a spiegarci tutto quello che aveva visto: la stanza con i miei ritratti, Kiba e Shino, la scena dello scontro con Neji, e la prigione. Dopo aver messo insieme tutti questi pezzi, cominciai a ricordare una cosa importante: il giorno in cui caddi nell’illusione scagliatami da Tobi, dove i miei genitori erano vivi e i miei amici si comportavano diversamente. Era lì che avevo conosciuto un Kiba amante dei gatti e uno Shino che odiava gli insetti, ma soprattutto una Hinata scontrosa, gelosa e provocante. Tutto cominciava ad avere una spiegazione, almeno per me. »
« Allora che cosa è successo alla mamma? » domandò Himawari.
« Ero posseduta » intervenne Hinata. « Il mondo illusorio visto da Naruto era più reale di quanto immaginassimo. Tobi, il nostro nemico, aveva creato quel mondo con una sfera magica che poi era andata in pezzi. Il caso volle che io, anni dopo, trovai un frammento di quella sfera nel giardino di casa mia, e al suo tocco la mia mente fu invasa dall’altra me. Per questo, il giorno seguente, videro tutti che ero cambiata all’improvviso. Era come se un’altra persona avesse preso il controllo del mio corpo. »
I bambini rimasero a bocca aperta per lo stupore.
« Questo fu un dettaglio che scoprimmo in seguito » continuò Naruto. « Ma quella notte, io e i miei amici tentammo di liberare Hinata da quella terribile situazione. Fu tutto inutile: le arti mediche di Sakura, le capacità mentali di Ino, le tecniche di Kakashi e le abilità illusorie di Sasuke non servirono a niente. Nemmeno i miei poteri furono in grado di opporsi al controllo dell’altra Hinata su vostra madre. Ormai stava sorgendo l’alba quando i miei amici cominciarono a gettare la spugna.
« “E’ inutile” diceva Ino, “le arti ninja non hanno alcun effetto. È chiaro che è un problema di natura diversa... un caso psicologico.”
“Che vuoi dire?” chiesi io.
“La mente di Hinata è stata conquistata da un nemico che noi non possiamo sconfiggere. Credo che l’unica persona in grado di reagire al controllo sia proprio Hinata stessa.”
“Allora che diavolo aspetta a farlo? Io conosco Hinata, non è la tipa che si arrende per colpa di una sua versione zoccola venuta da un altro mondo! Mi senti, Hinata? Reagisci! Prendi a calci in culo quella stronza e torna da noi!”
« Niente. Hinata rimaneva immobile sul tappeto, ancora priva di sensi per l’ipnosi... come se avessi parlato al muro. »
« In realtà ti avevo sentito, caro » disse Hinata. « Ma ero troppo debole, prigioniera nella cella che l’altra me aveva creato per sigillarmi. »
Naruto annuì.
« Mi dissero che non potevamo fare nulla, ma non volevo crederci. Infuriato, mi allontanai e raggiunsi il tetto, costringendo me stesso a trovare la soluzione al problema. Non avevo alcuna intenzione di arrendermi... non l’avevo mai fatto in vita mia. Doveva pur esserci qualcosa che potessi fare, piuttosto che restare a guardare vostra madre mentre stava in quelle condizioni. Fu così che iniziai a discutere con l’amico a me più vicino... letteralmente: Kurama, la Volpe a Nove Code. »
Boruto e Himawari, sempre più sorpresi, abbassarono lo sguardo sul ventre di Naruto, dove sapevano che si trovava il sigillo che imprigionava il demone nel suo corpo.
« Non mi aspettavo che Kurama fosse in grado di aiutarmi. Cosa poteva saperne un demone di ragazze impazzite? Così, all’inizio, non riuscii ad ascoltarlo.
“Problemi con la tua fidanzata, ragazzo?”
“Già... e a quanto pare, non posso farci nulla” risposi affranto.
“Che ti prende? Non è da te reagire in questo modo dopo appena qualche fiasco. Non sei mica morto dopotutto... e tu sei tipo da arrenderti solo dopo essere morto.”
“Li hai sentiti anche tu, Kurama. Non posso aiutare Hinata in alcun modo. Il mio potere, le mie tecniche... sono completamente inutili in questo caso. All’improvviso mi sento inutile.”
“Ah, capisco. Ti sei reso conto della verità. E la verità fa male, più di qualsiasi tecnica ninja di questo mondo. Ma credevo tu fossi resistente anche a questo, ormai...”
“Come hai detto?”
“Ho detto che ti credevo più resistente, ragazzo. Se lo fossi, riusciresti a salvare il tuo amoruccio da questo casino in un battibaleno!”
“No, quello che hai detto prima! Forse ho avuto un’idea!” »
« La verità » spiegò Naruto. « Kurama disse che la verità fa male, come dice un vecchio detto. Fu così che mi venne in mente un posto in cui forse avrei potuto aiutare Hinata a tornare se stessa. La Cascata della Verità, un luogo speciale in cui mi sono allenato anni fa per controllare il potere della Volpe. Laggiù affrontai me stesso, una mia copia fatta di tutte le emozioni reali che provavo a quel tempo. Pensai dunque che Hinata potesse fare lo stesso: spiegai la mia idea all’Hokage e agli altri, e loro approvarono.
« Non ci restò altro da fare che raggiungere la Cascata della Verità. Questa fu la parte più difficile, perché si trovava in un luogo molto lontano, un’isola-tartaruga custodita dai ninja del Paese del Fulmine. Fu un viaggio lungo, e per tutto il tempo fui costretto a stare con Hinata, di nuovo sveglia; non potevamo tenerla addormentata a lungo, e Sasuke si era rifiutato di accompagnarmi. Dopotutto non si trattava di una missione, visto che non richiedeva l’uso di alcuna tecnica ninja. Eravamo solo io e lei, del tutto ignara di cosa io avessi in mente: aveva accettato di venire sull’isola perché le avevo raccontato una bugia, facendole credere che avremmo fatto una magnifica crociera. »
« Cavolo » commentò Boruto, « ci è cascata così facilmente? »
« Be’, quella Hinata era pazza di me. Avrebbe creduto a qualsiasi cosa pur di stare insieme. Ma per contro, fui costretto a sopportarla per tutto il viaggio. Feci un enorme sforzo per tollerare tutto quello che faceva, perché la speranza di far ritornare la vecchia Hinata era più forte; non mi lamentai neanche per un secondo, continuando a concentrarmi sul piano.
« La nave raggiunse l’isola-tartaruga. Io e Hinata sbarcammo a terra con il permesso dei ninja della Nuvola. Fu a quel punto che vostra madre cominciò a sospettare qualcosa: quell’isola non era affatto il paradiso tropicale che si aspettava, e mi chiese una spiegazione. Io cercai di tagliare corto, ma capii che il mio inganno non sarebbe durato ancora a lungo. Hinata intuì allora che io l’avevo portata laggiù per qualche motivo... addirittura credette che volessi abbandonarla in quel posto orribile. Si arrabbiò ancora e fui costretto a reagire, tramortendola con un pugno. Vi giuro, bambini, che fu l’ultima cosa che avrei voluto fare in quel momento! Lo facevo per il suo bene... continuai a ripetermelo mentre la caricavo sulle spalle e mi dirigevo verso la Cascata della Verità.
« Ci arrivai in un attimo: non era cambiato niente da quando c’ero stato alcuni anni prima, al tempo della guerra... quando mi allenavo per controllare il potere di Kurama. Davanti alla cascata c’era ancora la roccia su cui mi ero seduto per affrontare me stesso. Pregando che funzionasse, portai Hinata fin laggiù e la lasciai sulla roccia, priva di sensi. »
Naruto tacque, e Hinata approfittò di quel momento per mettergli una mano sulla spalla.
« Credo che sia arrivato il mio turno di raccontare » dichiarò. Naruto la guardò sorpreso, ma annuì. Dopotutto non poteva conoscere nel dettaglio cosa era accaduto in seguito.
« Il piano di Naruto funzionò » disse Hinata. « Quando mi pose sulla roccia della cascata, il mio corpo era ancora privo di sensi, ma nella mia mente accadde qualcosa. L’altra Hinata, quella che da giorni aveva preso il controllo, si svegliò ignara di cosa stesse accadendo; vide qualcuno emergere dalla cascata e avvicinarsi a lei. Ero io, improvvisamente libera dalla prigione in cui mi aveva rinchiuso.
« “Che diavolo succede?” esclamò l’altra Hinata, incredula. “Tu non dovresti essere qui! Come hai fatto a liberarti?”
“Se mi trovo qui davanti a te, è merito di questo posto” risposi io. “La Cascata della Verità. A quanto pare, permette a chi si siede sulla roccia di affrontare le vere emozioni che cova nel cuore. Ebbene, io sono la verità... la vera Hinata, quella che hai cercato di sopprimere. Non importa quante catene hai dovuto usare per imprigionarmi, in questo posto non servono a niente.”
« Mi resi subito conto che l’altra Hinata era del tutto impreparata a questa situazione. Non si aspettava affatto che io potessi liberarmi dal suo controllo. Eppure cercò di opporre resistenza, mantenendo l’arroganza che aveva osato mostrare con il mio corpo.
“D’accordo” disse, “vorrà dire che dovrò eliminarti completamente. Come ho già detto a quella stronzetta che aveva cercato di liberarti la volta scorsa... ora il tuo corpo è mio!”
« Così tra noi due iniziò un violento scontro. Io contro l’altra me stessa, ad armi pari. Avevamo le stesse tecniche, lo stesso chakra, le stesse capacità... per questo nessuna riuscì a prevalere sull’altra. Continuammo a lottare fino allo sfinimento. Io non volevo combattere, ma lei continuava a opporre resistenza, convinta di essere superiore a me. Ma anche lei aveva un limite, e alla fine si accasciò a terra.
“Proprio non capisci... vero?” le dissi, approfittando di quel momento. “La tua forza non conta niente qui dentro... non puoi abbattere la verità a suon di pugni.”
“Stà... zitta” ribatté lei. “Sono arrivata fino a questo punto con le mie sole forze... e non ho alcuna intenzione di arrendermi adesso!”
« Sotto questo aspetto somigliava molto a Naruto » ammise Hinata. « Anche lei, come me, aveva deciso di non arrendersi mai, ispirandosi a lui. Ma, diversamente da me, il suo credo ninja l’aveva cambiata in un modo che non avrei mai ritenuto possibile. L’altra Hinata me lo raccontò in quel momento, mentre giaceva sfinita davanti a me. Quando aveva dodici anni non era diversa da me: timida e insicura... una fallita, agli occhi di molti. Poi arrivò il giorno della selezione dei chunin... l’incontro preliminare per accedere alla terza prova. Anche a lei toccò affrontare Neji; ma le cose andarono diversamente, nel suo caso. L’altra Hinata sconfisse Neji. Riuscì a schivare il colpo di grazia che aveva battuto me, e ferì gravemente Neji a un braccio, sbilanciandolo e mettendolo al tappeto. Lei vinse la sfida... e da quel giorno cambiò: lei divenne più sicura di sé, mentre Neji rimase al suo posto come membro della casata cadetta. Fu quell’evento a trasformarla così tanto, da timida ad incredibilmente arrogante. Continuava ad ammirare Naruto, perché era tutto merito suo: le sue parole l’avevano spinta a reagire e a vincere la sfida. Eppure, nonostante lo adorasse, non aveva mai conquistato il suo cuore. Strano, pensai, che una come lei non fosse riuscita in un’impresa del genere, no?
« “Spiegami una cosa” le domandai, “se nel tuo mondo eri tanto soddisfatta di te stessa, perché non sei riuscita a metterti con Naruto? Deve essere per questo che hai fatto tanta strada, no? Per ottenere ciò che ti è stato negato nel mondo da cui provieni. Dopo aver sconfitto Neji, ero convinta che tu fossi in grado di avere qualsiasi cosa... eccetto l’amore di Naruto.”
« L’altra Hinata non riuscì a rispondere alla mia domanda. Ovviamente avevo indovinato: lei non era riuscita a conquistarlo, nonostante avesse tutto il coraggio per dichiararsi.
“Allora non sei poi così diversa da me, dopotutto. Questo fa di te una fallita!”
“Non è vero!” cercò di ribattere. “Io non sono come te! Io non sono te! Sono tutto quello che non sei tu!”
“Appunto... sei quello che non voglio essere. Perché se l’alternativa è essere una stronza, preferisco restare una fallita. Qui, almeno, esiste qualcuno che mi ama per come sono adesso... e non rinuncerò mai a lui, per nessun motivo al mondo!”
“Bastaaaaaa!!!”
« L’altra Hinata mi attaccò ancora, ormai fuori di sé per la rabbia. Le avevo fatto più male con le mie parole che con la forza bruta. Schivai facilmente il suo attacco e la colpii al petto, con tutta la forza che mi era rimasta. Lei cadde a terra, ormai sconfitta... non dalla forza del mio pugno, ma dalla verità. Come aveva intuito Naruto, grazie al suggerimento della Volpe, la verità fa male più di ogni cosa. L’altra Hinata non poteva sopportare il fatto di non essere mai riuscita a conquistare Naruto, nel mondo da cui proveniva; sperava di rimediare venendo qui e prendendo possesso del mio corpo. Ma, alla fine, ha fallito anche qui.
« Nonostante tutto ciò che aveva fatto servendosi di me, io provavo ancora pietà per lei. Perciò mi chinai per afferrarla, e vidi grosse lacrime sgorgare dai suoi occhi.
“E’ strano” disse. “Il mio mondo non è mai esistito, lo so... perciò nemmeno io esisto. Sono stata creata da un’illusione. Ma se sono un’illusione... perché sento tutto questo dolore? Sembra davvero che io stia morendo...”
« Infatti era così » spiegò Hinata. « Lei stava sparendo tra le mie braccia, dissolvendosi come se fosse fatta di fumo. Ormai non le restava che pronunciare le sue ultime parole.
“Sì... è davvero la mia fine. Sto tornando nel nulla che mi ha generata. Ma sono ugualmente felice... perché sto sparendo... sapendo che Hinata Hyuga ha ottenuto ciò che voleva... l’amore di Naruto Uzumaki. Ti prego, allora... abbi cura di lui!”
« E sparì, come se non fosse mai esistita. »
Hinata tacque, non avendo altro da aggiungere.
« Quando Hinata riaprì gli occhi ai piedi della cascata, era tutto finito » continuò Naruto. « Vostra madre aveva sconfitto il suo nemico. L’altra Hinata aveva abbandonato il suo corpo, e lei era libera di tornare se stessa. Per prima cosa rimase scioccata quando scoprì in che stato era... sapete, l’abbigliamento e tutto il resto. Ma poco importava, perché finalmente eravamo di nuovo insieme. »
Naruto afferrò allora una mano di sua moglie, stringendola con affetto. I bambini li osservarono per un po’, ma non sembrarono gradire l’improvviso silenzio che era calato nella stanza.
« E poi cosa è successo? » incalzò Boruto spazientito.
Hinata fece un sorrisetto.
« È successo che la mamma e il papà sono tornati a casa, al Villaggio della Foglia » rispose, alzandosi dalla sedia. « E vissero insieme, felici e contenti. »
« Ah... questo vuol dire che la storia è finita. »
« Oh, era bellissima » disse Himawari con un gran sorriso. « Mi è piaciuta un sacco! »
« Sono contenta, tesoro » rispose Hinata, « e lo sarò ancora di più se ora andrai dormire. Anche tu, Boruto, da bravo. Si è fatto davvero tardi. »
« Uffa » borbottò Boruto, che guardò il padre con aria contrariata. Naruto si limitò ad alzare le spalle: non poteva e non voleva opporsi di nuovo alla decisione di Hinata.
« Non hai detto la morale della storia, papà » disse il bambino, incrociando le braccia. « Che cosa vuole dimostrare quello che ci hai raccontato? »
« Heh... le storie vere non hanno una morale » rispose Naruto divertito. « Ma se ne vuoi una, possiamo dire che questa storia insegna... che tua madre sa essere davvero spaventosa! »
Padre e figli risero insieme, e a lungo. Fu quando tacquero che videro lo sguardo di Hinata brillare sulla soglia della camera, indecifrabile. In quel caso faceva paura perché nessuno dei presenti riusciva a capire cosa provasse in quel momento... e forse non ci tenevano nemmeno a scoprirlo.
« Andiamo, Naruto » dichiarò. « Lasciamo riposare i bambini. »
Il giovane Hokage annuì, e dopo aver dato la buonanotte ai figli lasciò la cameretta seguendo sua moglie. Poco dopo era intento a lavarsi i denti, pronto ad abbandonarsi a sua volta al calore del suo letto; quando uscì dal bagno scorse Hinata sul balcone della camera, intenta a fissare il cielo. Incuriosito, la raggiunse subito.
« Tutto bene, cara? »
Hinata non rispose. Naruto riconobbe uno di quei numerosi momenti in cui lei restava in silenzio, assorta nei suoi pensieri a volte dolorosi; non la vedeva così da molto tempo, e ciò lo fece preoccupare.
« Senti, se è per il fatto che ho raccontato quella storia ai bambini, mi... »
« Naruto » lo interruppe. « Hai mai immaginato come sarebbero andate le cose tra noi... se io fossi stata diversa? Non come quella che hai conosciuto nell’altro mondo, solo diversa. Se da piccola non fossi stata così timida, magari. »
Naruto tacque, sorpreso per la domanda.
« In effetti sì » rispose. « L’ho immaginato. L’ho persino sognato, qualche volta. Ho sognato di essere ancora un bambino, e i miei genitori erano vivi... come se non gli fosse mai successo nulla. Eravamo stati invitati a un compleanno, e io non vedevo l’ora di consegnare il regalo che avevo comprato per la festeggiata: una carinissima bambina dagli occhi luminosi come una stella. Nel sogno ci siamo incontrati per la prima volta in quell’occasione, presentati l’uno all’altra dai nostri genitori. Mi sono visto darti il mio regalo, un panda vestito da ninja. E tu arrossivi mentre lo prendevi, e sussurravi un timido “grazie”. Quello era l’inizio del nostro legame: un’amicizia profonda che sarebbe cresciuta con noi, sempre insieme... fino a diventare quello che siamo adesso. »
Mentre raccontava, Naruto guardava in avanti, verso il villaggio ricoperto dalle tenebre. Fu quando si voltò verso Hinata che si accorse quanto fosse diventata rossa in viso, una reazione che ormai non vedeva su di lei da parecchi anni.
« Questo sogno mi ha dato da pensare » continuò. « Al fatto che per anni ti ho praticamente ignorata. Non avevo idea che ci fosse qualcun altro, oltre al maestro Iruka, che non mi vedesse come un mostro. Avremmo potuto costruire un solido legame già quando eravamo bambini, e invece... ho pensato a fare l’idiota per tutto il tempo, mentre alle mie spalle c’era una persona così meravigliosa intenta ad ammirarmi. »
Hinata lo guardò, e vide che l’amarezza si era impadronita di lui.
« Mi dispiace sinceramente, Hinata » ammise. « So che può sembrare stupido, dire una cosa del genere dopo tutti questi anni... ma mi dispiace. Spero che tu possa perdonarmi per questo. »
Naruto vide apparire dal nulla una mano, che andò a posarsi delicatamente sulla sua guancia destra. Era la mano di Hinata ovviamente, seguita dal suo sguardo penetrante tipico della sua famiglia. La situazione somigliava molto a una scena vissuta anni prima, durante la Quarta Guerra Mondiale Ninja: lui stava perdendo la speranza, ma Hinata era riuscita a spronarlo, toccandogli il volto e guardandolo allo stesso modo. C’era qualcosa di buffo in tutto ciò.
« Io ti ho già perdonato, Naruto... da un sacco di tempo. »
« Davvero? Da quando? »
Hinata sorrise, e con l’altra mano afferrò quella di Naruto, mostrando l’anello che portavano entrambi.
« Esattamente quando mi dicesti “sì, lo voglio”. »
Un sorriso enorme si dipinse sul volto dell’Hokage, e fu sul punto di scoppiare a ridere. Non perché la risposta fosse divertente, ma per la gioia provocata da quelle stesse parole. La risata, tuttavia, fu impedita da un suono estraneo che echeggiò nella mente di Naruto: Kurama, evidentemente, aveva sentito tutto ed era scoppiato a ridere al posto della sua forza portante.
“Uhuhu...” borbottava la Volpe. “Che scena commovente. Ci manca solo qualche fesso che suona il pianoforte in sottofondo... ma a quel punto vomiterei sicuramente.”
Naruto lo ignorò. Articolando le dita della mano destra, ricoperta di bende, pensò che avrebbe preferito perdere un altro braccio piuttosto che distogliere lo sguardo da sua moglie. Gli piaceva pensare che tutto quello che aveva affrontato in gioventù non era niente in confronto a quello che stava vivendo ora. L’accademia ninja; gli esami di selezione dei chunin; le missioni con il Team 7; gli scontri con l’Akatsuki; la Quarta Guerra Mondiale Ninja; lo scontro con Sasuke Uchiha; diventare Hokage. Ogni ferita, ogni missione, ogni battaglia, ogni dolore era servito a farlo procedere verso il futuro che desiderava, ora divenuto uno splendido presente. Quei due piccoli miracoli che dormivano nella stanza accanto erano la prova della sua convinzione: cosa c’era di più bello nell’avere una splendida famiglia?
« Ehi » disse Hinata, riportandolo alla realtà. « Sei ancora qui? »
« Oh sì » ridacchiò Naruto, avvicinandosi per abbracciarla. « E intendo restarci. Per sempre. »
 
Fine.
 
   
 
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