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Autore: justhevidence    18/06/2015    4 recensioni
E così, per quanto bizzarro le fosse sembrato, aveva fatto. Il giovane aveva, dunque, estratto la sua fotocamera, un’istantanea molto in voga all’epoca, aveva svuotato i polmoni di tutta l’aria che contenevano e “click”. Immortalata in un’immagine di un’immane semplicità, seppure intrisa di tenue arte.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di tiepidi aromi e memorie ingiallite.


L’acqua, nel vecchio e consumato pentolino, aveva iniziato da poco a bollire. Il rumore delle bolle d’aria che attraversavano il liquido cristallino aveva appena iniziato a sussurrare che l’ormai anziana signora si era già apprestata ad abbassare la valvola del gas, per calare nel contenitore caldo la bustina di the.
Un suggerimento datole molto anni prima dal padre che, dolcemente, aveva affermato: “Devi attendere l’ebollizione. E, mi raccomando, senza mai sbirciare, altrimenti non ha effetto. Poi, abbassi la fiamma al minimo e via, dentro l’infuso. Dai lui tutto il tempo necessario a donare un bel colorito a quell’acqua limpida e il gioco è fatto!”.
Da quel giorno, non una volta aveva sgarrato, seguendo passo per passo ciò che le era stato insegnato, trasformandolo quasi in un rito personale.
Nonostante tutto, anche dopo tanto tempo, rimaneva un atto estremamente appagante.
Pian piano, nella stanza appena illuminata dal flebile bagliore delle stelle, si faceva strada un lieve aroma di fiori e spezie.
La donna tirò un profondo respiro, inalando la leggera fragranza. Spense, poi, la fiamma e versò il contenuto della piccola pentola in una delle antiche tazze di porcellana decorate di cui faceva collezione.
Si fece lentamente strada verso la modesta sala da pranzo, senza necessitare di alcuna luce. Dopotutto conosceva quella casa forse meglio di se stessa, tanto tempo e amore aveva riversato in essa.
Solamente dopo aver raggiunto la coppia di poltrone che circondava il basso tavolino in legno scuro, si decise ad accendere la lanternina elettrica che le era stata regalata dal nipote alcuni mesi prima.
Sedutasi sul logoro cuscino, scosse il capo, sorridendo lievemente. Non le erano mai piaciuti gli oggetti che prendevano vita per imitarne degli altri. Li credeva un quasi inutile tentativo di emulare qualcosa che si è certi non si possa ricreare. Un prendersi in giro da soli.
Nessuno dei suoi figli si era mai trovato d’accordo con lei, su questa affermazione, e per anni avevano continuato a sommergerla di oggetti moderni a imitazione di creazioni passate per prenderla giocosamente in giro.
Si voltò verso l’altra seduta, quella che era stata di suo marito. Sembrava quasi lui fosse ancora lì, a condividere quei momenti con lei, con la sua vena sarcastica a sdrammatizzare ogni situazione scomoda. Anche lui la pensava a quel modo, riguardo i pezzi imitatori, solo non lo dava a vedere. Montava su una delle sue battute, portava chiunque a ridere e alleggeriva i respiri.
Sorrise.
Non aveva mai spostato la sua poltrona, da quando l’aveva lasciata. A guardarla, avrebbe potuto affermare che aveva ancora i segni del suo peso, neanche si fosse appena alzato in un atto di routine, quale andare a rispondere al citofono, o semplicemente tentare di preparare un buon the, e non avesse semplicemente fatto ritorno.
Si alzò cautamente, avviandosi verso la cassettiera in corridoio. Tornò al piccolo angolo di riposo con un vecchio album di fotografie.
Erano sempre state una passione, per la coppia. Aveva avuto occasione di scoprire quel lato del marito quando, durante una passeggiata in centro città all’alba del loro duraturo sentimento, questo aveva cominciato ad urlare a bassa voce nella sua direzione: “Non muovere un solo muscolo, te ne prego. Non un movimento. E, per favore, fa solo come il tempo avesse cessato il suo corso ed io non fossi qui”.
E così, per quanto bizzarro le fosse sembrato, aveva fatto. Il giovane aveva, dunque, estratto la sua fotocamera, un’istantanea molto in voga all’epoca, aveva svuotato i polmoni di tutta l’aria che contenevano e “click”. Immortalata in un’immagine di un’immane semplicità, seppure intrisa di tenue arte.
Era con quella pellicola che la raccolta di immagini aveva inizio.
Sfogliandone le ruvide pagine ingiallite dal tempo, era costretta a fronteggiare forti turbamenti. In quel momento, però, era tristemente consapevole che nessuno avrebbe poggiato una sicura mano sulla sua spalla, carezzandola e donandole forza. D’altronde, era stato così ormai da anni.
Le lacrime cominciarono a farsi strada tra le profonde rughe del suo volto, che trasportavano ognuna una storia diversa. Erano i souvenir permanenti di un’esistenza intera. Un’esistenza gioiosa e, allo stesso tempo, amara. Un’esistenza che, ormai, era caratterizzata da solitudine e stanchezza.
Non era più servito a nulla circondarsi di persone felici, da quando lui aveva cessato di sedere su quella poltrona.
Chiuse gli occhi, lentamente, e alcune gocce caddero sulle pagine sottostanti, espandendosi ed asciugandosi rapidamente.
Quando li dischiuse, di fronte a lei sostava un giovane. Dava ella le spalle e poggiava i gomiti sullo steccato che recintava un molo. Volto al mare aperto e piatto, blu cobalto.
Corte onde di capelli dorati sfioravano lei le spalle e, con immediata piacevolezza, potè notare che indossava un abito floreale il quale, ai tempi, era stato uno dei suoi prediletti.
Una leggera brezza marina la fece sussultare.
Il ragazzo si voltò verso di lei e, con sua sorpresa, sorrise.
Mimò dunque lei segno di avvicinarsi. Aveva riconosciuto quel giovane e, come la prima volta, seguì i suoi gesti senza la minima opposizione.
Mentre lei camminava in sua direzione, lui iniziò a scostarsi lievemente di lato per farle posto sulla palizzata.
Quando l’ebbe quasi raggiunto, questo porse lei la mano e, portatasela presso il volto, ne baciò delicatamente il dorso, suscitando in lei un sorriso sincero.
Alzò lo sguardo verso il suo e sussurrò: “Concedimi solo un istante, cara”.
Si allontanò in direzione opposta alla fine della banchina e, dopo essersi guardato attorno, si fermò e si volto verso di lei.
“Proprio un bel luogo, non credi?”
“Davvero bellissimo”, rispose.
“Potrei chiederti un ultimo favore?”, domandò timidamente lui.
“Come negartelo”, sorrise lei in risposta.
“Voltami le spalle, guarda l’orizzonte. E, per favore, fa solo come il tempo avesse cessato il suo corso ed io non fossi qui”.
Lei si voltò e, come richiestole, guardò quell’immenso mare. E lo ascoltò parlare, sottovoce.
Un “click” la raggiunse.
Poi dei passi.
Una mano sulla spalla, a carezzarla, che poi scendeva ai fianchi e la stringeva.
Due sorrisi.
E furono di nuovo insieme.

 
 
 
One-Shot; 991 words |


Author's Corner:
Buonasera, anime lettrici. 
Eccomi qui con la mia seconda One-Shot, un racconto che eccheggia nella mia mente ormai da giorni e a cui dovevo dar parola.
Ovviamente spero vi piaccia e, come io ho dato voce ai miei pensieri scrivendola, se non dovesse essere di vostro gradimento o, invece, lo fosse, date voi voce ai vostri recensendo. Ogni pensiero è importante per migliorare.
Detto ciò vi auguro una buona serata/giornata.
A presto,

justhevidence.
  
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