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Autore: Lizzie Bennet    12/01/2009    11 recensioni
È un bravo ragazzo, il mio Neville, ma non ha il talento di suo padre, temo.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Neville

Questa ff mi è stata richiesta da magicforever come regalo di compleanno. Ho cercato, per quanto possibile, di scriverla seguendo i suoi gusti e le sue indicazioni ma, come spesso mi accade, sono finita per scrivere qualcosa che, con tutta probabilità, ha poco o nulla a che fare con quel che si aspettava. Probabilmente è una storia troppo cupa per un regalo di compleanno, e poco dettagliata, ma il tempo era poco e non ho avuto modo di svilupparla meglio. Inoltre, quando mi trovo di fronte ad una pagina bianca le mie dita vanno da sole, la storia che 'pretende' di venir fuori a modo suo. Non sono molto convinta del risultato. Non so se sono riuscita a spiegare quel groviglio di emozioni che erano nelle intenzioni della storia, quindi, se voleste dirmi cosa ne pensate, ne sarei davvero lieta, fossero anche delle critiche. Soprattutto se sono delle critiche.

Dedico questa fic anche a tutti coloro che continuano a vedere Neville come un personaggio, goffo, stupido, grasso e inutile. Spero che possano riuscire a vederlo, almeno un po’, con i miei occhi.

 

eeff

 

Neville, devi essere orgoglioso dei tuoi genitori.

 

Il primo ricordo importante di Neville risale alla sua primissima infanzia. Ha tre o quattro anni e tiene in mano una fotografia in bianco e nero, dalla quale un uomo e una donna lo guardano e lo salutano sorridenti. Hanno entrambi un viso dolce e simpatico, e Neville pensa che vorrebbe toccarli. Allunga la manina, ma l’unica cosa che sente è la superficie liscia della foto.

Neville si volta a guardare la nonna, impegnata a leggere un libro, e, preda di una sensazione buffa ma non piacevole, si alza e le si avvicina.

La nonna prende la fotografia tra le dita e gli sorride con un’espressione orgogliosa eppure triste, e gli dice «Devi essere fiero dei tuoi genitori, Neville, caro, e devi fare in modo che loro possano esserlo di te.»

Neville annuisce, ma pensa che è difficile. Lui vorrebbe con tutte le sue forze riuscire ad essere un mago, ma non sa come fare. Ha sentito la nonna dire allo zio che papà aveva mostrato le sue doti fin da piccolissimo, ma lui non ci riesce. Non sa cosa deve fare, e ha paura che se non lo farà anche la nonna lo lascerà, come mamma e papà.

La nonna sembra sentire la sua tristezza, perché all’improvviso fa qualcosa che accade così di rado da sembrare quasi un dono. Lo abbraccia. Gli fa una carezza sulla testa e Neville le si accoccola addosso, poggiando il capo sul suo seno, stringendo forte tra le dita il tessuto dello scialle che lei indossa.

Deve farcela. Non sa in che modo, ma deve riuscire assolutamente a dimostrarle di meritare il suo affetto.

 

Mio figlio e sua moglie sono stati torturati fino alla pazzia dai seguaci di Tu – Sai – Chi.

 

Il secondo ha il bagliore accecante delle pareti bianche dell’ospedale San Mungo.

Quelle persone sono così diverse da quelle che lo salutano nella foto, allegre e piene di vita, che per un lungo momento Neville pensa di aver capito male. Non possono essere loro quei genitori di cui la nonna gli parla.

Si siede su una sedia vicino al letto della mamma e lascia che lei lo guardi attraverso la cortina di capelli che le nascondono gli occhi, che si avvicini circospetta, che gli metta in mano una carta di caramelle.

Neville stringe la carta tra le dita, confuso, mentre lei se ne và.

Non l’ha accarezzato, anche se Neville lo aveva voluto con tutte le sue forze.

Sente le lacrime affollarsi nei suoi occhi fino a rendere tutto il mondo sfocato. Abbassa la testa e stringe la carta tra nella mano, portandosi il piccolo pugno sulla testa. Forse, se si concentra, può illudersi che sia una carezza.

 

È un bravo ragazzo, il mio Neville, ma non ha il talento di suo padre, temo.

 

Neville prova e riprova, ma pare proprio che non riesca a far nulla di buono. Si guarda intorno, spesso, ed osserva i suoi compagni di classe, gli altri Grifondoro e gli alunni delle altre Case, e si rende conto di non essere all’altezza. Quando pensa a suo padre, ricordando quel che gli racconta la nonna, si rende conto di quanto sia incapace e si domanda perché. Perché. Perché lui non riesce ad essere all’altezza delle aspettative? Perché, nonostante si impegni al massimo, è sempre un passo dietro gli altri?

Quando tutti lo guardano e ridono vorrebbe sprofondare, fare una buca nel terreno e sotterrarsi, o rifugiarsi tra le braccia della mamma come un bambino. Sa che quest’ultimo è un pensiero stupido, soprattutto perché non ha mai potuto farlo, nemmeno quando era piccolo. Nessuno lo ha mai stretto in quei momenti. Neanche la nonna. «Rendimi orgogliosa di te, Neville», gli diceva, seria e tutta d’un pezzo com’è.

E lui dà tutto se stesso, ma quel tutto sembra essere sempre insufficiente.

Vorrebbe renderla orgogliosa, ma ha paura che non accadrà mai.

 

Non hanno sacrificato la loro salute mentale perché il loro unico figlio si debba vergognare di loro.

 

È di nuovo al San Mungo, ma questa volta è molto più grande. Harry, Ron e Hermione sono di fronte a lui, e lo guardano con stupore. Neville si sente quasi morire. Non vuole che vedano i suoi genitori. Non vuole che sappiano.

Non si vergogna di loro, come la nonna sembra pensare; è orgoglioso del loro sacrificio, di sapere che sono degli eroi, ma non vuole che gli amici li vedano. Non capirebbero, ne è sicuro; non Ron, con la sua famiglia numerosa e calda e piena d’affetto, non Hermione e Harry, che sono dei vincenti. Non vuole che considerino mamma e papà come delle povere vittime, anche se loro non se ne accorgerebbero neanche, né che provino compassione per lui.

E poi… e poi c’è quel pensiero orribile, così orribile che Neville preferisce fingere che non ci sia mai stato, che nasconde più a fondo che può. Ha paura che quella pena che vede nei loro occhi possa contenere il pensiero che, in fondo, sia una fortuna che i suoi genitori siano ridotti in quelle condizioni, così non possono vederlo e capire quanto il loro figlio sia ordinario, goffo, inadeguato.

Il pensiero che loro avrebbero potuto vergognarsi di lui lo fa star male quasi quanto la loro assenza.

Quindi, alza il mento con un gesto ribelle, sfidando i compagni di Casa a dire qualsiasi cosa e, con una determinazione maggiore di quanta ne abbia mai avuta in vita sua, si ripromette di diventare migliore. Di meritare quei genitori che avrebbe potuto avere, ma che gli sono stati tolti dalla guerra.

 

Neville, devi essere orgoglioso dei tuoi genitori.

 

La prima volta che i suoi occhi si posano davvero su Blaise sono al sesto anno, ed entrambi si trovano sul treno diretto ad Hogwarts, nella stessa carrozza. Blaise è serio ed altero, e lo guarda come se fosse un insetto.

Neville non può far altro che pensare che un ragazzo così non poteva essere altro che un Serpeverde. Poi, si domanda come abbia fatto a non notarlo prima. È davvero bello, con quel viso dai lineamenti delicati e con quegli occhi allungati che sembrano appartenere a un Dio esotico.

A lui piacciono i ragazzi, l’ha sempre saputo. Ha cercato di non provare quel desiderio, perché ha sempre avuto paura del parere della nonna. Cosa penserebbe se quell’inetto di suo nipote gli portasse a casa un fidanzato? Neville se lo è domandato spesso.

E i suoi genitori? Quei genitori di cui va tanto fiero e che vorrebbe rendere, a sua volta, fieri di lui, se fossero coscienti, ne sarebbero sconvolti? Disgustati? Orripilati? O sarebbero solo felici per lui, al pensiero che ha trovato qualcuno da amare? Neville preferisce pensare che questa ultima opzione sia la più probabile, anche se non potrà mai saperlo per certo.

Sfortunatamente, non è mai riuscito ad interessarsi davvero a nessuna ragazza, per quanti sforzi abbia fatto. È un po’ come i banchi di scuola, il cuore. Per quanto impegno possa metterci, i risultati sono sempre gli stessi, sempre deludenti. Quella sensazione di amarezza e delusione è così reale che a volte ha l’impressione di poterla sentire in bocca.

Solo, guardando Blaise Zabini, seduto poco distante da lui, un nuovo sapore va ad aggiungersi a quelli che ha sempre sentito, ed è assurdamente dolce.

 

Mio figlio e sua moglie sono stati torturati fino alla pazzia dai seguaci di Tu – Sai – Chi.

 

La lotta è sempre più dura. Le punizioni dei Carrow sono crudeli. Ci sono botte, e maledizioni, e freddo, e fame. Ma mamma e papà hanno dovuto sopportare di peggio, e Neville cerca di essere alla loro altezza. Pensa spesso che forse, forse, nel loro mondo fatto di vuoto ci possa essere un barlume di lucidità, e se c’è, vuole che loro sappiano che il loro figlio non è un codardo buono a nulla. Almeno, per la prima volta in vita sua, la nonna è fiera di lui, e pensa che sia il degno figlio dei suoi genitori.

Anche Neville ha qualcosa per cui lottare. Un ideale, innanzi tutto. L’ideale di un mondo dove tutte le persone possono essere uguali, senza essere maltrattate perché sono diverse. Senza subire offese che non meritano solo perché non sono perfette, perché non rispecchiano dei canoni assurdi.

E una persona speciale, una persona che fino a quel momento non l’ha mai degnato di un’occhiata.

A volte, quando sente la tristezza assalirlo e la fiducia nel futuro sembra voler venire meno, pensa che, almeno, mamma e papà erano insieme, in quella lotta. Che potevano contare l’una sull’altro, e quell’amore che li legava li spronava ad andare avanti. La persona del suo cuore, invece, è dall’altra parte della barricata, o almeno sembra esserlo, dato che non si è mai espressa chiaramente in merito.

Chissà se dimostrandogli il suo coraggio, quella persona potrebbe trovarlo interessante…

 

È un bravo ragazzo, il mio Neville, ma non ha il talento di suo padre, temo.

 

Tutto accade così lentamente che Neville non si rende nemmeno conto di quel che succede.

La guerra è finita, e tutti cercano di riprendere la propria vita da dove l’hanno lasciata. Più o meno.

Harry e Draco, però, iniziano a frequentarsi, e raccolgono attorno a loro tutte le persone che, in un modo o nell’altro, considerano importanti, creando un gruppo così eterogeneo che c’è da domandarsi come sia possibile che possano stare tutti nella stessa stanza senza scannarsi.

Neville si trova a far parte di quel variegato gruppo di persone senza quasi accorgersene, lieto solo di poter vivere spensierato e felice. Cerca di riprendersi la propria libertà, la propria vita, la propria adolescenza.

È solo un caso che anche Zabini sia lì, e altrettanto lo è il ritrovarsi, all’improvviso, dalla stessa parte, a parlare del più e del meno, a scambiarsi ricordi non troppo personali, giusto per fare due chiacchiere.

Blaise è sempre cortese, anche se spesso è taciturno. Quando sono vicini fa parlare Neville, e Neville lo fa solo per riempire quel silenzio imbarazzante che, a volte, cade tra di loro. È agitato quando Blaise si avvicina troppo. Sente le guance scottare e la sudorazione aumentare più di quanto non sarebbe auspicabile. Il suo cuore traditore non ne vuole sapere di abbandonare la speranza, ed ogni volta comincia a battere come un tamburo nel suo petto, come se volesse uscire fuori e proclamare al mondo intero quello che prova.

Quando Blaise lo bacia la prima volta, Neville si domanda se stia accadendo sul serio, o se non stia soltanto sognando. Per alcuni deliziosi momenti sente la testa leggera come mai gli era accaduto in vita sua.

Poi si domanda come sia potuto accadere. Non c’è nessuna spiegazione logica. Non può credere che Blaise lo voglia davvero.

E Neville corre, fugge via.

Si sente uno scemo, un codardo, ed erano delle sensazioni che aveva dimenticato, che aveva soffocato dentro di sé per tantissimo tempo. Aveva cercato di nasconderle, di essere qualcosa che non era o, forse, semplicemente, aveva cercato di mostrare, a se stesso e agli altri, solo quelle parti di sé che lo facevano sentire bene, che lo facevano sentire degno.

 

I tuoi genitori si amavano molto, Neville. Spero che un giorno anche tu possa trovare una persona speciale da amare.

 

Anche se ha evitato Blaise per giorni, non poteva sfuggirgli per sempre. Neville lo sa bene. Ed ora Blaise è lì, a casa sua, che lo guarda con quegli obliqui occhi neri, seri, decisi. La sua presenza è ingombrante, come se riempisse tutta la stanza. Vuole spiegazioni, le pretende, con quella sicurezza delle persone che non si sono mai viste negare niente dalla vita. O, forse, che hanno saputo come costringerla a dargli quel che volevano.

Quando vede che in quel modo non riesce ad ottenere nulla cambia atteggiamento e, per la prima volta, parla.

Parla di Neville, di come lo vede, di quello che pensa di lui e di quello che desidera.

«Per essere felice, ma davvero felice, mi basta il suono della tua voce.»

Le parole di Blaise riempiono l’aria, rendendola satura. Neville si sente d’improvviso preda di una vertigine. Sente una strana sensazione di calore avvolgergli il corpo ed annidarsi nello stomaco, e non sa cosa fare. Quei brividi che gli corrono dentro sono strani, buffi, ma deliziosi. È incredulo.

Neville se ne rende conto all’improvviso.

Non era qualcosa che potesse capire con facilità, perché si tratta di uno di quei sentimenti subdoli, che si nascondono dentro al cuore, mascherandosi da qualcos’altro.

Non ha mai creduto di meritarsi l’amore.

Inconsciamente, pensa che se i suoi genitori l’avessero davvero amato, non si sarebbero sacrificati, abbandonandolo. Pensa di non meritarsi l’affetto degli altri, e per questo si è dato e si dà tanto da fare, cercando di migliorarsi.

È strano rendersene conto solo in quel momento, eppure quell’inaspettata epifania è quasi un sollievo. È tutto chiaro, adesso. Quella sensazione di soffocamento che lo ha sempre tormentato, quel terrore cieco di non riuscire ad essere all’altezza, quell’angoscia cocente e dolorosa, quel senso di sconfitta…

Quando Blaise gli prende il volto tra le mani con una dolcezza quasi impensabile, Neville si rende conto di piangere. Piange per il bambino che è stato, per tutto quello che lo ha afflitto fino a quel momento, per il rimpianto. Piange per rinascere come una persona finalmente libera.

Blaise lo stringe forte e non dice altro, rispettando il suo silenzio.

Domani Neville potrà finalmente spiegargli ogni cosa. Domani potrà dirgli perché è fuggito e cosa prova lui.

Adesso non può far altro che salutare il bambino triste che ha nascosto dentro di sé, lasciandolo andare.

 

Sono fiera di te. Sei il degno figlio dei tuoi genitori.

 

Blaise lo chiama dalla porta della camera da letto.

Ha preparato lui la colazione, quella mattina. La domenica congeda sempre gli elfi domestici e si mette ai fornelli come un babbano qualsiasi, o quasi. Indossa una tuta e prepara la colazione per sé e per Neville, creando un quadretto domestico di una dolcezza indescrivibile.

In quei giorni Blaise decide di essere qualcosa che di solito non è: un ragazzo gentile, affettuoso, coccolone, e non lo spocchioso purosangue che è tutte le altre volte.

In verità, è entrambe le cose.

È per questo che Neville lo ama tanto. Quelle idiosincrasie lo rendono così dolorosamente perfetto che spesso il compagno si domanda come abbia potuto essere tanto fortunato.

Quando Blaise nota quella particolare espressione sul suo viso, lo prende in giro e lo critica. Neville non sa bene come faccia; pensa che sia una particolare dote da Serpeverde, ma le sue critiche, invece di offenderlo, gli fanno ricordare che anche lui vale qualcosa. Che vale molto. Parlando con Blaise, ha scoperto delle cose di sé che non conosceva, che non aveva mai considerato. Cose che gli altri vedono. Quel legame è una continua scoperta, di sé e dell'altro.

È meraviglioso costruire qualcosa giorno per giorno, avere un legame con qualcuno. Lo ha sempre immaginato, ma fino ad allora non aveva avuto modo di scoprirlo davvero. Nessuno dei rapporti che ha avuto fino a quel momento può anche solo lontanamente paragonarsi a quello che ha adesso con lui.

Lo raggiunge in cucina, e il suo ragazzo lo stringe forte tra le braccia. Neville si crogiola nella beatitudine di quei gesti pieni d'affetto, godendone appieno. È come un affamato di fronte ad un banchetto di delizie.

Poggia la testa sul petto del compagno, rendendosi conto che la sua testa gli arriva proprio sul cuore.

Alla stessa altezza di occhi e di cuore.

E finalmente si sente completo. 

 

Spiegazioni:

Le frasi in corsivo all'inizio di ogni paragrafo sono della nonna di Neville. La seconda, la terza e la quarta sono prese testualmente dal quinto libro. L'ultima è stata estrapolata dalle parole di Neville, nell'ultimo libro. La altre sono state inventate da me. La ripetizione è voluta, per dare l'idea che quelle parole accompagnino Neville nella sua vita.

  
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