Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Eriss    21/06/2015    3 recensioni
Preso dal testo: "Azzarda nuovamente, improvvisando una piccola coreografia di passi, salti e giravolte, accantonando la tecnica, consapevole dell’imperfezione che ne risulterà, ma per oggi va bene così. [...] Solo quando la melodia cessa, apre le palpebre, prendendosi qualche secondo per godersi i momenti di pace dopo lo sforzo fisico compiuto. Quando percepisce i muscoli rilassarsi un poco, si alza da terra e si accosta alla finestra, dove la sua attenzione è stata catturata da un uccellino, posato sul ramo di un pesco, unico spettatore del suo ballo. O quasi."
Alternative Universe! | First (unexpected) meeting | Jelsa
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elsa
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Trouvaille

Trouvaille

 

 

 

Gennaio è il mese che preferisce: l’alba si veste dei colori dell’inverno e a lei piace ammirare quello spettacolo affacciata alla finestra, con la sola compagnia di una tazza di caffè fumante. Da poco è trascorso il Natale, eppure è ancora possibile percepire i frammenti di magia che impreziosiscono i volti delle persone, le vetrine dei negozi. Più di ogni altra cosa, tuttavia, adora la pace ed il silenzio che aleggiano in quelle giornate: i suoi genitori lavorano fino a sera e sua sorella trascorre il pomeriggio in compagnia del fidanzato. Così si ritrova sola e, furtiva come un ladro, si rinchiude nella grande stanza che si affaccia sul giardino, imbiancato di neve e vive, semplicemente.

Oggi non fa differenza. Assicuratasi della sua sola presenza in casa, è sgattaiolata nel suo rifugio personale, chiudendosi la porta alle spalle e abbandonando qualunque pensiero o preoccupazione al di là della soglia.

Sospirando serenamente, Elsa regola il volume delle casse e lascia che la musica le inebri la mente con il suo ritmo leggero e cadenzato. Si alza dal morbido tappeto sul quale è sdraiata e inspira l’aria fredda, che penetra nella stanza dalla finestra lasciata socchiusa. Chiude gli occhi, rilassata e descrive un arabesque penché, seguito da una piroetta, un movimento aggraziato di braccia e gambe, coronato da un turbine di capelli.

Le scappa un sorriso al ricordo della sua insegnante di danza, la quale le raccomandava sempre di raccogliere i capelli prima di fare riscaldamento. Come un raggio di sole, nella sua mente si fa spazio un altro ricordo: lei che rincorreva Anna prima degli allenamenti, per convincerla a legarsi la folta chioma rossa, che la sorella voleva invece lasciare sciolta e le loro risate cristalline. Anna è proprio come un raggio di sole, capace di rischiarare anche laddove la luce ha paura ad avventurarsi, riflette la ballerina, l’amore fraterno che si cela timidamente tra le striature delle sue iridi.

In quel momento la canzone cambia, un istante di silenzio e le note del pianoforte si diffondono nell’aria. Elsa si volge di tre quarti verso l’ampia finestra che dà sul giardino, soffermandosi ad osservare il cielo plumbeo, promessa di neve, immersa nella quale adora danzare.

Azzarda nuovamente, improvvisando una piccola coreografia di passi, salti e giravolte, accantonando la tecnica, consapevole dell’imperfezione che ne risulterà, ma per oggi va bene così. La fantasia viaggia sulle note della musica, esprimendosi nelle torsioni dei suoi arti, una danza eseguita con il corpo, ma senza l’ausilio degli occhi, che la ragazza ha preferito tenere chiusi per non distrarsi. Quando avverte gli ultimi tocchi sui tasti del pianoforte, che preannunciano la fine della canzone, chiude il balletto improvvisato con una spaccata e lentamente reclina il viso all’indietro.

Solo quando la melodia cessa, apre le palpebre, prendendosi qualche secondo per godersi i momenti di pace dopo lo sforzo fisico compiuto. Quando percepisce i muscoli rilassarsi un poco, si alza da terra e si accosta alla finestra, dove la sua attenzione è stata catturata da un uccellino, posato sul ramo di un pesco, unico spettatore del suo ballo.

O quasi.

Elsa solleva lo sguardo e i suoi occhi si sgranano, dipingendosi di stupore e sbigottimento; solo adesso si è accorta della presenza di un individuo nel suo giardino, accostato alla siepe che ne delimita il perimetro. Il primo pensiero che il suo cervello elabora è sbarrare le finestre e assicurarsi che il portone di casa sia ben chiuso. Tuttavia, prima che riesca anche solo a muovere un dito, il ragazzo le si avvicina con un balzo, sorridendo. La fanciulla indietreggia, confusa dal suo comportamento, il respiro che fuoriesce prepotente dalla bocca socchiusa, sostenendo il ritmo dettato dal cuore. Lui piega leggermente la testa di lato, osservandola incuriosito e l’espressione sul suo volto ricorda quella di un bambino, attratto da qualcosa di sconosciuto ed affascinante. La ballerina corruccia le sopracciglia, infastidita dall’intrusione e imbarazzata perché ha assistito a qualcosa che custodisce così intimamente; nessuno in famiglia (nemmeno Anna, a cui è legata da un sentimento così profondo e con la quale condivide ogni cosa) infatti, è a conoscenza di come trascorra molti pomeriggi, chiusa in quella grande stanza a ballare, un segreto che preferisce tenere per sé.

I secondi trascorrono lentamente, entrambi attendono pazienti la mossa dell’altro ed Elsa ne approfitta per studiare quello strano ragazzo, sbucato dal nulla nel suo giardino. Con lo sguardo descrive la forma del suo corpo asciutto, coperto da jeans scuri che ne evidenziano la muscolatura definita, seppur non eccessiva e da una grossa felpa, per raggiungere il viso, lì dove gli occhi rimangono incatenati.

“Che begl’occhi…” pensa, osservandone il taglio ed il colore insolito, simile a quello dell’oceano in tempesta.

Al giovane non sfugge l’ispezione di lei e la bocca gli si curva in un sorriso intriso di malizia: non è un tipo vanitoso, ma non disdegna le attenzioni che gli vengono riservate, soprattutto da parte di una bella ragazza. Quando la ballerina fa correre lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra, si accorge del sorriso che le dipinge e comprende di essersi soffermata troppo a lungo ad osservarlo. Con uno scatto volta il capo, interrompendo bruscamente il contatto visivo che si è creato, mentre avverte un insolito calore pizzicarle le guance e si morde il labbro, consapevole del rossore che ne nascerà. Il ragazzo scoppia in una fragorosa risata, osservando le sue reazioni e, curioso di scoprirne di nuove, si avvicina di più alle ampie vetrate, soffia su di esse per appannarle e scrive qualcosa. Elsa solleva la testa, richiamata dal picchiettio che proviene dalla finestra e legge l'inconsueta proposta di uscire. E’ conscia che dovrebbe chiamare la polizia o quantomeno allontanarsi, eppure non riesce a resistere. Accosta la mano sul vetro dell'anta, sospira, come per convincersi che sì, quella non è la scelta migliore, ma non le importa ed esce in giardino.

«Ehi, non pensavo saresti venuta fuori!»

La ballerina sbatte le palpebre contrariata e incrocia le braccia sotto al seno: «C'è un estraneo nel mio giardino e vorrei capirne il perché.»

Il ragazzo ridacchia, scostandosi i capelli che gli sono ricaduti sulla fronte e fa un passo avanti, portandosi di fronte a lei, un gesto compiuto di proposito per provocarla e sollecitare il suo carattere, che promette non essere semplice. Elsa lotta contro l'istinto che le consiglia di retrocedere, ma desiste e solleva il mento, per puntare risoluta lo sguardo sul suo viso.

Pessima idea.

Da vicino, le sue iridi sono ancor più spettacolari e il respiro le si incastra in gola.

«Che scortese, non mi sono presentato. Mi chiamo Jack.» esclama il giovane, abbozzando un piccolo inchino.

La ballerina stringe le labbra, trattenendo un piccolo sorriso che minaccia di sfuggirle. Esala un respiro, come per darsi un contegno e riacquistare i suoi modi freddi e composti.

«Allora, Jack, che cosa ci fai nel mio giardino?»

Come risposta ottiene un sorrisetto furbo, di quelli che, si sa, promettono guai e lei vuole evitarne accuratamente, desiderosa di ritornare alla sua precedente occupazione, questa volta senza spettatori abusivi.

«Te lo dirò…» incomincia lui e lascia volontariamente in sospeso la frase, cercando e scavando attraverso le sfumature dei suoi occhi, incredibilmente azzurre, una qualunque reazione di meraviglia, agitazione o vergogna, ma senza successo: Elsa lo osserva imperturbabile.

«A patto che mi dica il tuo nome.»

«Non capisco cosa te ne possa importare.»

«Sarebbe alquanto fastidioso non potermi ricordare il nome di una ragazza così bella

La ragazza si morde un angolo del labbro, nel (vano) tentativo di placare il battito del suo cuore, che pare aver ricevuto una scossa elettrica. Ne è certa: ha volutamente pronunciato l’ultima parola in quel modo, come se l’avesse accarezzata dolcemente con la lingua e la bocca prima di lasciarla andare.

«Elsa.» risponde semplicemente. «Adesso posso sapere?»

«D’accordo… affare fatto.» sorride Jack, abbassando il cappuccio, che fino a quel momento ha coperto i ciuffi del colore della luna, che svolazzano sulla sua testa sospinti dal vento.

E’ un attimo e la curiosità prende il sopravvento, vorace: «I tuoi capelli… sono tinti?»

«No, ma a quanto pare non sono l’unico singolare.» replica lui, indicando con un gesto della mano il corpo sinuoso della ballerina, fasciato solo da un paio di shorts, fatti di un morbido materiale, per permetterle di muoversi agilmente e una maglietta a maniche corte, di una taglia più grande.

Elsa sbatte ripetutamente le palpebre, segno che non abbia compreso le parole del ragazzo, il quale ridacchia.

«E’ pieno inverno e sta per nevicare, non senti freddo?»

La fanciulla guarda il cielo, come a cercare conferme nelle sue parole e, quando il vento le accarezza le spalle nude, capisce di non essersene accorta, troppo interessata a scoprire l’identità del suo ospite.

«No, il freddo non mi dà fastidio, ma non hai ancora risposto alla mia domanda.»

«Giusto!» esclama Jack. «Diciamo che mi sono scordato di un impegno che avevo preso e una ragazza era parecchio arrabbiata.»

L’inizio del disastro era cominciato quando Kristoff, un suo amico gli aveva chiesto se nel pomeriggio, dopo i corsi in università, avesse voglia di uscire e lui aveva accettato, scordandosi di aver già preso appuntamento con una ragazza, conosciuta qualche giorno prima. Così, mentre passeggiavano per le vie della città, l’aveva incontrata con un gruppo di amiche, con cui si stava sfogando perché non si era presentato all’incontro, lasciandola ad aspettare il suo arrivo per un’ora buona. Quando poi si era accorta della presenza di Jack, che rideva in compagnia di un ragazzo dalle spalle larghe e i capelli biondi, era andata su tutte le furie e aveva cominciato a gridargli contro. Lui aveva tentato di giustificarsi e per andarsene aveva accampato le scuse più assurde (una fra le quali: «Scusa, ma a mia sorella è caduto uno dei denti da latte e mia mamma vuole che ritorni a casa.»), ma invano. Quando aveva notato dall’altro lato della strada un numeroso gruppo di bambini, gli era venuta un’idea: attraversando la via, avrebbero sicuramente creato un po’ di confusione e lui ne avrebbe approfittato per dileguarsi. Peccato che, nonostante la folle, seppur buona trovata, lei avesse cominciato ad inseguirlo ed era stato costretto a scappare, fino a quando aveva trovato la casa di Elsa e vi si era intrufolato. La volta seguente, prima di invitare una ragazza ad uscire, l’avrebbe conosciuta un po’ più a fondo, almeno per accertarsi del suo stato di salute mentale!

All’udire le parole del ragazzo, Elsa inarca un sopracciglio, la sua espressione una muta richiesta di spiegazioni. Jack allora le riassume brevemente l’accaduto, mentre la ballerina ascolta il racconto in silenzio e alla fine una risata cristallina le scappa dalle labbra, dietro a cui ha cercato di trattenerla.

«Tu sei pazzo!» esclama, mostrandogli un ampio sorriso, il primo da quando si sono conosciuti.

Il giovane avverte la pelle del viso arrossarsi e comprende di essere fregato: il sorriso di lei è incredibilmente bello, nella sua semplicità, da lasciarlo sbalordito. Forse è questo ciò che si cela dietro i suoi modi di comportarsi quasi regali, lo sguardo intenso, riflesso di una personalità complessa, che vorrebbe poter scoprire, catturato da avido desiderio.

«Jack?»

Il flusso dei suoi pensieri viene interrotto bruscamente, come se gli avessero lanciato addosso una palla di neve. Si passa nervosamente una mano fra i capelli, tentando di ricostruire l’ordine del discorso per rispondere, evitando una pessima figura.

«Dici a me che sono pazzo… ma lei lo è più di me!» replica dopo qualche attimo di silenzio, ridacchiando per dissimulare l’imbarazzo.

«Oh… non ci sono dubbi!»

«Già…» sussurra, intento a contemplare il viso di Elsa, seguirne i contorni grazie ai fini lineamenti, frutto dei disegni di un pittore eccezionalmente abile. Socchiude gli occhi, una strana luce ne illumina le sfumature e un sorriso accattivante sboccia sulle sue labbra, dimentico dell’insicurezza.

«Balli molto bene… cosa ci fai rinchiusa in una stanza anziché sul palcoscenico di un teatro?»  Le lusinghe sono l’arte che predilige, come se fosse in grado di modellare le emozioni che suscita nelle persone, come argilla nelle sue mani. Tuttavia Elsa è diversa e lui sembra averlo intuito, per questo le piace.

La ballerina si sofferma qualche istante a scrutare Jack, ripensa alla sua risata, così contagiosa e agli atteggiamenti bizzarri, semplice maschera che in realtà oscura i suoi occhi da attento osservatore.  

«Perché non è al mondo dello spettacolo che aspiro.» replica, svelando una verità che a molti avrebbe precluso e a lui ha concesso, senza sapersi spiegare il perché, ma intimamente consapevole.

«E allora a cosa aspiri?»

«Fino a qualche minuto fa, a danzare senza spettatori.»

Il ragazzo scuote la testa e sorride, sorpreso dalle risposte ponderate che riceve, abituato a monosillabi stropicciati nell’imbarazzo e risatine frivole.

«Sei una ragazza interessante, sai?»

La ballerina ride, mentre percepisce il cuore sussultare instabile, come se le risate potessero sovrastare il suono che proviene dal suo petto e replica: «E’ un modo per provarci con me?»

Jack nega con il capo, sorridendo: «Con le ragazze con cui flirto, non mi comporto in questo modo. Inoltre, saresti troppo intelligente per cedere a qualche moina.»

«Lo prendo come un complimento?»

«Se lo disideri…» mormora il giovane, stendendo una mano nella sua direzione.

Elsa guarda incuriosita le dita che protendono verso di lei, dalla forma affusolata e sottile, simili a quelle di un pianista. Avanza di un passo, guidata dai soffi del vento, quasi la invitassero ad avvicinarsi ed intreccia le dita alle sue.

«E’ stato un piacere conoscerti.» e il ragazzo stringe la presa sulla sua mano, attirandola a sé. Osserva i suoi occhi sgranarsi, illuminati di sorpresa e le posa un bacio delicato sulla guancia.

«A presto, Elsa.» sussurra sulla sua pelle candida.

Si scosta da lei ed indietreggia, sventolando una mano in segno di saluto e poi scompare, così come è arrivato, oltrepassando le siepi. La ballerina serra a pugno la mano con cui ha stretto quella di lui, mentre le guance le si colorano vivacemente e avverte i piedi inumidirsi. Solleva lo sguardo, corrucciando le sopracciglia e fissa il cielo, adombro di nuvole bianche e grigie.

Ha cominciato a nevicare.

 

                  

 

 


Elsa abbozza un sorriso, immergendo le dita in una matassa argentea e ne accarezza delicatamente i morbidi fili.

«Hai ancora i capelli umidi per la neve.» mormora al ragazzo che le è steso accanto, scostandogli dalla fronte alcune ciocche.

«La felpa è ridotta peggio.» replica Jack, indicando con un cenno del capo i vestiti sparsi per la stanza, la stessa nella quale la giovane stava danzando, inconsapevolmente osservata da occhi di ghiaccio, il giorno in cui si sono conosciuti. Avvicina il naso alla pelle della giovane, per poter godere del suo profumo più intensamente e appoggia la testa alla sua spalla. La visuale che gli si offre è il volto di lei e, mentre pensa che di non riuscire a resistere, posa le labbra sul suo mento, un bacio mancato che prosegue lento lungo il collo, per poi risalire e fermarsi sulla sua bocca rossa.

Elsa socchiude le palpebre, assaporando quell’intimo contatto e incastra le mani ai lati del suo viso, per portarselo più vicino. Il giovane le morde un labbro, consapevole delle sensazioni che le provoca, preludio ad un piacere che minaccia di travolgerla. Le mani corrono ad accarezzarle la schiena nuda, scoprendola dal lenzuolo e ne percorre il profilo in punta di dita, dai glutei al collo e a ritroso e ancora. Conosce ogni anfratto di quella pelle, che ha imparato a scoprire e deliziare con baci umidi e carezze voluttuose, eppure non riesce a smettere. La ballerina inarca la schiena di riflesso, sensibile a quei tocchi di fuoco, che sembrano arderla fin dentro l’anima e sospira.

«Elsa.» la richiama Jack, interrompendo quella deliziosa tortura.

La ragazza volta il capo nella sua direzione, producendo un’onda con i capelli sciolti, che dalle spalle si dispiega sul tappeto, dove ricade in morbidi boccoli e lui è costretto a deglutire, per riacquistare il controllo di sé stesso. Osserva i suoi occhi, lucidi di lussuria e la bocca socchiusa e pensa che è così tremendamente bella che il desiderio di farla sua lo farà impazzire. Elsa gli si avvicina, posandogli una mano sul collo e lo bacia. Jack schiude le labbra, per accogliere le sue e la prende tra le braccia, facendola distendere sotto di sé. Si ritrae da lei un attimo prima di perdere il controllo, schiavo della passione e intrappola una mano tra la sua chioma, il sostegno a cui si aggrappa come un naufrago.

«Ricordi il nostro primo incontro?»

La ballerina annuisce, il fiato corto e le guance spruzzate di rosso, in netto contrasto con la frescura della sua pelle e affonda le unghie nella sua spalla. Sono trascorsi mesi da quel giorno d’inverno, eppure ricorda perfettamente il viso sorridente e spavaldo di Jack e il palpitare furioso del suo cuore.

«Avrei voluto baciarti come adesso.»

«E quando ci siamo visti per la seconda volta?»

Il ragazzo sogghigna, abbassandosi sulla sua clavicola e scendendo lentamente con la bocca sul suo sterno, accarezzando con soffici morsi i suoi seni e la pancia. Quando arriva alla zona del pube, rialza il capo e mormora: «Avrei voluto guardarti ballare ancora e poi baciare ogni centimetro del tuo corpo, per scoprire che profumo avesse.»

Elsa piega le labbra in un sorriso sensuale e, accostandosi al suo orecchio, sussurra lentamente: «E di che cosa profuma?»

«D’inverno.» risponde Jack. «Il profumo che hanno le notti invernali, quando apri le finestre e inspiri l’aria.» e, prima che lei possa rispondere, la cattura in un bacio ardente.

La giovane artiglia il suo corpo e le loro membra si intrecciano e si accarezzano, tra gemiti e sospiri soffocati da labbra rosse di morsi. Si concede un piccolo sorriso, un attimo di distrazione per osservare il paesaggio fuori dalla finestra, dormiente sotto una coltra bianca.

Anche in quel momento sta nevicando.











Buona sera lettrici e lettori! Sono una ragazza nuova nel fandom, ma l’ho già ampliamente visitato, leggendo molte storie belle! È il primo racconto che scrivo riguardo “Frozen” e “Le 5 leggende” e spero di essere riuscita a caratterizzare i personaggi, mantenendoli IC. L’idea è nata quando ho trovato, per puro caso, una foto di Elsa e Jack su Internet e, incuriosita, ho guardato entrambi i film. Ovviamente il mio shipping compulsivo è sfociato, compreso il mio desiderio di dargli forma. Mi auguro ne sia uscito qualcosa di carino, magari divertente!

Riguardo la storia vorrei aggiungere un paio di precisazioni. Il titolo, “Trouvaille”, è una parola francese che indica una scoperta casuale, un incontro del tutto fortuito con qualcosa di inaspettato e meraviglioso. Di solito si usa in campo artistico, ma anche per le esperienze suscitate da un viaggio. In questo caso ho preso la parola e, licenza poetica alla mano, l’ho calata in un altro contesto – mi sembrava appropriata, ecco.

La nota AU l’ho utilizzata per indicare che Jack ed Elsa sono due universitari di circa 20 anni. Per le fan di KristoffxAnna ho una buona notizia: nelle prime righe, quando parlo del fidanzato della ragazza, mi riferisco proprio a lui.

Un ultimo appunto: nella frase “Si ritrova sola e, furtiva come un ladro, si rinchiude nella grande stanza che si affaccia sul giardino, imbiancato di neve e vive, semplicemente.”, ho scritto che Elsa vive, alludendo alla sua passione per la danza. Ciò che intendo è che, ballando, lei si sente ancor più viva, non che, senza ballo, la sua vita sia insulsa o nulla riesca a renderla felice. Ho aggiunto questa precisazione perché ho spesso riscontrato la sua tristezza e solitudine nelle storie lette e non voglio che fraintendiate le mie parole.

Spero di essere stata chiara, ma se ci fossero dubbi, sono a vostra disposizione per chiarirli. Ringrazio di cuore chi leggerà il mio esperimento, un abbraccio♥

   
 
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