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Autore: Blyth    23/06/2015    3 recensioni
[Vedova Nera x Soldato d'Inverno - WinterWidow / Movieverse x Comicsverse]
Dal testo:
"Si toccò distrattamente da sopra la maglietta la cicatrice sul fianco sinistro, sbirciò Steve, sembrava assorto nei suoi pensieri.
Gli aveva mentito per l'ennesima volta, ma questa forse era la più grande bugia che gli avesse mai detto. Aveva mentito sull'ingeniere in Iran, sull'imboscata ad Odessa..e sul suo legame con il Soldato d'Inverno, ma come avrebbe potuto raccontargli la verita? Quella verità che neanche lo S.H.I.E.L.D. conosceva?"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff, Steve Rogers
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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winterwidow
Titolo: Winter memories
Autore: Blyth
Pacchetto: Acqua.
Fandom: Capitan America: The Winter Soilder
Introduzione: [ Vedova Nera x Soldato d'Inverno]
"Si toccò distrattamente da sopra la maglietta la cicatrice sul fianco sinistro, sbirciò Steve, sembrava assorto nei suoi pensieri.
Gli aveva mentito per l'ennesima volta, ma questa forse era la più grande bugia che gli avesse mai detto. Aveva mentito sull'ingegniere in Iran, sull'imboscata ad Odessa..e sul suo legame con il Soldato d'Inverno, ma come avrebbe potuto raccontargli la verità? Quella verità che neanche lo S.H.I.E.L.D. conosceva?" (cit.)
Personaggi: Natasha Romanoff, James Barnes, Steve Rogers.
Rating: Arancione
Generi: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale.
Avvertimenti: Nessuno
Note:  [ Fantiction partecipante al contest "Ciò che non ci hanno detto" indetto da visbs88 sul formu di efp]
La storia inizia durante il viaggio in macchina, quasi subito dopo la conversazione tra Steve e Natasha sul mentire per soprvviere( è praticamente un missing moments in un missing moment). Per scrivere questa storia ho mescolato  il movieverse e il comcsverse, in pratica: siamo nell'universo del film con la differenza che, come nei fumetti il Soldato d'Inverno ha addestrato Natasha per la Red room del KGB, in cui -per mantenere coerenza con il film- si era inflitrata l'HYDRA; praticamente secondo questa versione Natasha ha mentito su ciò che sapeva per tutto il tempo per mantenere segrata quella parte della sua vita che non conosce nemmeno lo S.H.E.I.L.D., che poi è una cosa che dalla Vedova Nera ci si può aspettare ;)
Ultima nota "tecnica" nei fumetti Natasha durante la guerra fredda era una ragazzina e dato che ai giorni nostri dimostra ancora trent'anni si sospetta che oltre al siero di potenziamento il KGB le abbia iniettato qualcosa che le ha rallentato l'invecchiamento, io mi rifaccio a questa versione :)
E' la prima volta che lavoro con questi personaggi, spero di aver fatto un lavoro quantomeno decente!






                   

         W
inter Memories









Il pesaggio  scorreva veloce fiori dal fienstrino, mancavano ancora alcune ore di viaggio alla loro meta e la conversazione con Steve, impegnato a guidare, sembrava morta. Entrambi avevano bisogno di stare da soli con i propi pensieri, dopottutto, la velocità con cui si erano susseguiti gli eventi di quei giorni non gli aveva dato la possibilità di fare i conti con ciò che era accaduto.
Nick Fury era morto, l'uomo che aveva unito gli Avengers, l'integerrimo comandante dello S.H.I.E.L.D. non c'era più e ciò stava già comportando conseguenze catastrofiche.
Ma non era questo il primo pensiero della Vedova Nera, certo, la cosa la preoccupava ma era sopravvissuta a situazioni ben peggiori, aveva visto molte volte grandi uomini cadere e nuove ere iniziare. No, il suo tormento era causato da un altro uomo.
Lui, il fantasma.
Il Soldato d'Inverno.
Si toccò distrattamente da sopra la maglietta la cicatrice sul fianco sinistro, sbirciò Steve, sembrava assorto nei suoi pensieri.
Gli aveva mentito per l'ennesima volta, ma questa forse era la più grande bugia che gli avesse mai detto. Aveva mentito sull'ingegniere in Iran, sull'imboscata ad Odessa..e sul suo legame con il Soldato d'Inverno, ma come avrebbe potuto raccontargli la verità? Quella verità che neanche lo S.H.I.E.L.D. conosceva?

Aveva diciassette anni quando Bezukhov, il comandante della loro sezione, la convocò nella sala allenamenti, quel posto così simile ad una sala da ballo ma la cui funzione non poteva essere più diversa, l'uomo era da solo e voltato verso la specchiera, attendendo di vederla varcare la soglia.
-Natalia, il tuo addestramento è quasi completo, ma per far sì che tu diventi la Vedova Nera ti affideremo alle cure del miglio agente KGB.- si girò verso di lei.
Natalia rimaneva in silenzio, diritta e imperturbabile, come le era stato inseganto ad essere.
- Il copagno James Barnes.- indicò l'uomo che alle sue spalle era appena comparso sulla soglia della porta, Natalia non osò girarsi subito, prima lo studiò attraverso la superficie dello specchio.
Era giovane, non superava i trent'anni, con la pelle chiara e i capelli scuri, era alto, muscoloso e aveva al posto del braccio sinistro una protesi metallica.
Di lui aveva solo sentito parlare dai suoi maestri, era una leggenda, l'orgolio di quella madre Russia fatta di spie e guerre segrete.
Il Soldato d'Inverno.
- Romanoff.- disse lui, il timbro basso e freddo, privo di qualsiasi inclinazine se non per lo spiccato accento amedricano.
Si girò lentamente, salutandolo con un cenno della testa.
-Compagno Barnes.-
-Ho sentito molto parlare di te.- continuò -Spero non mi deluderai.-

Quelle erano state le prime parole che lui le aveva rivolto, e ricordava che qualcosa dentro di lei aveva urlato di gioia, una leggenda aveva aspettative su di lei; era più di quanto potesse chiedere all'ora.

Per anni, l'unica cosa che aveva voluto era stato sopravvievere al giorno che sarebbe venuto, aveva visto delle sue compagne morire: chi a causa delle ferite e degli sforzi, chi a causa dell'intolleranza al siero di potenziamento. Ma ora si era lasciata alle spalle quei giorni, ora la giovane Natalia Romanoff aveva come unico sopo quello di soddisfare le richieste del suo maestro.
Si allenavano per nove ore al giorno, a volte la faceva chiamare nelle prime ore della notte, quando ancora il copro e al mente non avevano avuto modo di riprendersi e la faceva combattere nel più completo buio.
Non facevano altro che combattere, per ore, era dura stare ai suoi ritmi, a volte, quando per l'ennesima volta le intimava di alzarsi e lottare, sentiva il cuore bloccarsi per qualche secondo per poi riprendere a battere con colpi irregolari e dolorisi, allora credeva che davvero non gli sarebbe sopravvissuta, ma puntualmente si rialzava, superava i propi limiti e tornava combattere con più violenza di prima.
Lui era sempre brusco, parlava poco, quel tanto che bastva per correggerla, rimproverarla o spiegarle come si eseguiva questa o quella tecnica; mai una parola per incoraggiarla, mai un complimento.

Eppure se avesse potutto sarebbe tornata a quei giorni, in fin dei conti la fatica era qualcosa che poteva sopportare con molta più facilità di ciò che stava afforntando in quel momento, della solitudine eterna in cui era costretta a vivere, in cui si era auto costretta per non rischiare di ripetere gli errori del passato; per non dover vivere un' altra volta l'abbandono. A sopportare il dolore fisico era stata addestrata fin da bambina, quelli della Red room si erano premurati di insegnarle come sopportarlo ed eliminarlo dalla propia mente, ma  nessuno l'aveva preparata a quel genere di dolore. Natasha doveva ammetterlo, nemmeno dopo tanti anni era riuscita ad eliminare quella leggera, ma fastidiosa, morsa che le prendeva la gola e il petto nei momenti di solitudine, in cui si ritrovava ad affrontare ancora e ancora i fantasmi del passato, come in quel momento...

Un giorno di metà settembre lui l'atterò per l'ennesima volta, sbattè violentemente la schiena contro il legno del pavimento, James le fu subito addosso, approfittò del suo attimo di smarriemento per mettersi a cavalcioni su di lei e pernderle il collo, la mano d'acciaio era gelida. Prima che potesse iniziare a stringere reagì,  posò le propie mani su quelle di lui e diede un forte colpo di reni, il Soldato d'Inverno venne proiettato in avanti.
Natalia, si alzò con un blazo sperando di poter tornare in vantaggio ma lui era già in piedi, il colpo al volto non lo aveva minimamente stordito.
Si rilanciò all'attacco ma lui fermava ogni suo colpo con quella mano d'acciaio provocandole dolore ad ogni parata per l'impatto,  ad un tratto le afferrò una caviglia, aveva penna tirato un calcio e la gamba era ancora sospesa, la strattonò e la fece sbattere contro la specchiera che le si ruppe addosso.
-Lo sai dove sbagli? Perchè non riesci a battermi?- le chiese, avvicinandosi.
Scosse la testa.
-Sei brava, hai una perfetta padronanza dell'arte del combattimento,  nessun'uomo comune riuscirebbe a resisterti, ma tu devi essere imbattibile per chiunque. Impara ad adattarti a qualsiasi situazione, pensa Natalia, io ho questa..- le mostrò l'arto artificiale -..sarò sempre in vantaggio, non cercare di colpirmi, fai in modo che non la possa utilizzare, questo è l'unico modo che hai per battermi.-

Chissà se a quel tempo si sarebbe mai aspettato di doverla combattere per davvero, forse, si disse, non le avrebbe insegnato così bene. A quel pensiero le ritornò alla mente, senza nessun permesso, la prima volta in cui le aveva fatto un complimento, abbassando azzardatamente ogni barriera che aveva sempre tenuto fra loro, aveva diciannove anni ed era appena diventata a tutti gli effetti la Vedova Nera, era stato anche l'inizio della fine.

Era la Vedova Nera, faticava ancora a realizzarlo, quella notte aveva sostenuto l'esame finale, eliminare da sola delle spie Americane, apparteneneti ad un'organizzazione dal nome S.H.E.I.L.D.; aveva avuto successo ed era stata insignita del titolo tanto agognato.
-Sei stata brava questa sera.- si girò di scatto nel sentire la voce bassa di James, non aveva sentito i suoi passi sul lengo eppure avrebbe dovuto, era notte e la sala degli allenamenti era vuota, poteva sentire il rumore del propio respiro, ma non aveva sentito lui muoversi sul palquet, si chiese se davvero non fosse un fantasma come dicevano.
Realizò che era la prima volta che si complimentava con lei -Davvero non hai nulla di cui rimproverarmi?- gli chiese sarcastica, per provocarlo, era un atteggiamento che aveva preso da alcuni mesi a quella parte, le piaceva provare la sua pazienza perchè sembrava che nulla potesse mai incrinarla.
Lui scosse la testa, serio - Perchè dovrei Natasha? Sei stata perfetta.-
Un vezzeggiativo, non l'aveva mai chamata così, si trattenne dal contrarre il propio volto in un qualche moto di sorpresa.
Lo guardò e lui ricambiò il suo sguardo, nelle tenebre, solo un tenue fascio di luce lunare illuminava la stanza, gli si avvicinò lentamente colmando la distanza fra loro con passi sinuosi, gli appoggiò le mani sul petto, facendo scorrere languidamente le dita bianche fino alle spalle muscolose, stranamente lui le permise quel contatto, si irrigidì ma non la scostò come aveva fatto altre volte.
-Già, d'altro canto ho imparato dal migliore...- soffiò lasciva, dopo tutto quella era una notte di conquiste, perchè non provare ad ottenere anche quello? Era da tempo che aveva capito di amarlo, cercava incosciamente il contatto fisico, voleva toccarlo sentirlo vicino tanto da desiderare che nei combattimenti l'atterrasse a la sovrstasse con tutto il suo peso,era malsano? Forse, d'altronde che cosa era mai stato sano nella sua vita? Sapeva che anche lui la voleva, aveva imparato a leggere gli uomini e sapeva riconoscere il desiderio in uno sguardo quando lo vedeva, dopotutto era la Vedova Nera no? Lei era la donna a cui nessun'uomo poteva resistere, in combattimento come in quel frangente, se ne convinse dandosi coraggio per fare quel salto nel vuoto.
Lui le afferrò le mani, sussultò non si aspettava un movimento tanto brusco.
-Natasha- di nuovo un vezzeggiativo -...no..non dovremmo, questo- non c'era bisogno che specificasse -Rende deboli le persone come noi.- lei ingnorò l'ammonimento, avvicinandosi ancora di più -Da quando usi vezzeggiativi con qualcuno, Soldato d'Inverno?- e si buttò sulle sue labbra, abbattendo ogni sua difesa come le aveva insegnato a fare.

Non ricordava quando esattamente  aveva realizzato di provare dell'attrazione per lui;mai pùi si sarebbe azzardata a chiamarlo amore, no quella era una parola che la faceva ancora soffrire che lo volesse o meno ammettere liberamente a se stessa; pensarla come mera attrazione sessuale in quel momento le rendeva la situazione più semplice come ogni cosa in cui i sentimenti non sono coninvolti, e i suoi mai più lo sarebbero stati, se lo era promesso.
 Quello che ricordava era solo che ad un certo punto si era riotrovata a guardarlo in modo diverso e che si era presto accorta di come quello sguardo fosse ricambiato dagli occhi freddi e normalemente inespressivi di lui, ma che in quei momenti rivelavano un emozione, un pensiero sapientemente celato a gli occhi di chiunque, accessibile solo hai suoi che parlavano la stessa lingua.
Strinse gli occhi cercando di scacciare quelli verdi di lui.
Steve parve notare quel movimento azzardato.
-Tutto bene Nat?-
-Sì,  solo un po' di stanchezza.- camuffò.
Lui parve crederci -Prova a riposare un po'...anche se oramai non manca molto.-
Non mentiva, si sentiva davvero stanca in quel momento, come lo era stata poche volte in vita sua. Per l'ennesima volta si ritrovava a scappare e probabilmente a dover reiniziare tutto da capo, ma oramai doveva averlo imparato che i momenti felici durano poco.
Troppo poco.

Dopo aver sgozzato un energumeno che le era piombato in camera in piena notte, aveva iniziato a correre per i corridoi, abbattendo tutti gli uomini che le si paravano davanti, nel buio parevano non finire mai.
Per le stanze e i corridoi della base erano disseminati i corpi dei suoi compagni,sul pavimento vi era un mare di sangue in cui i piedi nudi si inzuppavano, contrasse il volto in una smorfia a quella constatazione, così avrebbe lasciato troppe tracce.
-Natalia....- un rantolo richiamò la sua attenzione, era uno dei comandanti che moriva per terra, si fermò -....quel dannato Zola...ci ha traditi....- fece in tempo ad avvertirla.
Ma certo, realizzò, ora che la guerra fredda era finita eliminavano tutte le prove compromettenti. Quel dannatissimo omuncolo dall'accento tedesco non le era piaciuto dal primo istante in cui era comparso, avrebbe dovuto intuire prima: dall'agitazione di Bezukhov in quei giorni, dal clima di tensione che si respirava fra i comandanti e dalla sua reazione alla vista dell'uomo, avrebbe giurato di aver visto paura negli occhi di James.
Riprese a correre, inanzitutto doveva trovare lui, poi sarebbero scappati in un qualche luogo lontano.
Come ad invocarlo le comparve davanti in tutta la sua prestanza, accompaganto da un altro uomo -James!- lo chiamò, ma poi lo vide.
Tra le mani aveva un fucile ed era sporco di sangue.
-James.- ripetè.
Lui la guardò, il suo sguardo era vacuo, capì che non la vedeva davvero.
Iniziò a correre, per puro istinto di sopprvivenza quando lo vide alzare il fucile, un priettile le passò accanto sibilando.
Cosa diavolo gli era preso? Perchè le sparava addosso?
 Un altra pallottola la sorpassò incrinando la finestra davanti a lei, era arrivata ad una stanza del primo piano.
-Vedova Nera fermati!- la chiamò lo sconosciuto.
Si girò, pronta a scattare.
-Non deve finire così, unisiciti all'HYDRA  e ti sarà permesso vivere.- le propose, ma lei non si curò di lui, guardò James, i suoi occhi erano freddi e vuoti, vedevano solo un bersagnio da colpire.
-Cosa ti hanno fatto?- chiese, tremante, non lucida come avrebbe dovuto.
-Vedova, rispondi.- la richiamò il soldato.
James alzò l'arma pronto a fare fuoco, per la prima volta Natalia si sentì fragile e persa.
Dopo tutto quello che avevano vissuto insieme, come poteva alzare un arma verso di lei con così tanta tranquillità?
Aveva ragione,l'amore rende le persone deboli, se non lo avesse amato in quel momento sarebbe riuscita a saltargli addosso e lottare.
Ma non poteva.
-Ti amo.- sussurrò in sua direzione quasi senza accorgersene.
Nei suoi occhi, in quel verde che pareva nero quella notte, comparve un lampo, un ricordo fugace probabilmente, poi inaspettatamente una smorfia di dolore gli deformò il viso.
-Eliminala.- gli ordinò l'altro soldato.
Lui portò il dito al grilletto, ma con uno scatto fulmineo si girò e sparò al suo "compagno".
-Presto ne arriveranno altri.- disse girandosi verso di lei, di nuovo in sè -Salta da quella finestra e vattenete.- le ordinò.
Vattene.
Un senso di nausea la prese alla bocca dello stomaco.
-Tu non verrai.- era un affermazione.
-No, non posso.-
-Si  che puoi James...usciamo da tutto questo.- gli si avvicinò, lui mise una mano a frapporsi tra loro.
-Non è così semplic..- si portò la mano metallica alla nuca, mugugnando e stringendo i denti.
Che cosa gli stava succedendo? Cosa gli avevano fatto?
-Jam..-
-Vattene Natsha! Non so per quanto resisterò!- le urlò con più forza.
-Non senza di te.- insistette, lui era l'unica cosa che non poteva permettersi di perdere, il KGB, la Russia e tutto il resto potevano anche andare all'infermo ma di lui aveva bisogno.

Stupida adolescente. Non poteva non pensare a se stessa come ad una bambina, anche se all'ora aveva già diciannove anni, era la miglior spia del KGB, la miglior assassina che la Russia possedesse eppure in quella notte di fine Maggio, davanti a quell'uomo non si era dimostrata altro che una ragazzina attaccata ad un sentimento insignificante e sopravvalutato. Sapeva in che razza di mondo vieva, ma aveva comunque deciso di ignorare la prima regola che le era stata insegnata, la più importante: non fiadrsi o affezzionarsi mai a nessuno.
Innammorandosi di lui non aveva solo infranto quella regola, l'aveva propio fatta a brandelli e con essa la propia anima.

-Te lo dico un ultima volta.-
Le sparò al fianco, stando a attento a non toccare organi vitali.
Il respiro le si mozzò in gola,si portò subito le mani alla ferita, indietreggiando per recuperare l'equilibrio. Non poteva stare davvero succedendo, la sua mente rifiutava di registrare tutta quella situazione come vera, lui la stava lasciando, la stava cacciando per non si sà quale imprecisato motivo.
-Nat, se non te ne vai il prossimo sarà alla testa, te lo giuro.- seppe che diceva sul serio, lo seppe dal timbro imperioso che usò e dalle lacrime che vide affiorargli agli occhi.
Si girò e saltò dalla finestra, che già crepata si frantumò, ferendola ulteriormente.

Era riuscita a raggiungere un rifugio sicuro solo alle prime luci del mattino, si era medicata le ferite ed era sopravvisuta a quella notte infernale.
Ricordava di essere partita dalla Russia il mese seguente.
Da allora erano passati molti anni, era cambiata, cresciuta ed era diventata quello che era ora: una spia, una bugiarda, un assasina, una donna cinica e sola.
Per anni gli aveva dato la caccia ma lui e l'organizzazione per cui lavorava erano invisibili, non faceva in tempo a trovare una pista che subito tutto scompariva di nuovo nella nebbia; ma ora era uscito allo scoperto e lei era pronta ad affrontarlo, aveva voluto che vivesse ed ora era giunto il momento per la resa dei conti, a costo di ucciderlo avrebbe tagliato il filo che la teneva legata a lui e si sarebbe finalmente liberata di quel cuore ingombrante.








    

  
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