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Autore: eugeal    24/06/2015    1 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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- Sei silenzioso. - Disse Robin, avvicinando il proprio cavallo a quello del Guardiano Notturno. - Ci sono problemi?
Guy non rispose e Robin ripeté la domanda.
- Cosa? - Chiese Guy, voltandosi a guardarlo.
- Gisborne, cosa è successo? Sei distratto, non mi stavi nemmeno ascoltando.
Guy fu sul punto di dire che non c'era nulla che non andava, poi scosse la testa con un sospiro.
- Marian. Pensa che io sia un vigliacco perché le ho detto che non potevo fare nulla per gli uomini arrestati.
Robin intuì che doveva esserci qualcosa di più a cui Guy non aveva voluto accennare, ma scelse di non indagare oltre.
- Non lo sei. E stai facendo qualcosa.
- Ma lei non lo saprà mai, continuerà a credere che non mi interessa affatto.
- Se è un problema tanto grande, dille che sei il Guardiano Notturno.
- No! Se Marian sapesse quello che sto facendo, come potremmo impedirle di correre rischi a sua volta? Come potrei dirle che ribellandosi allo sceriffo metterebbe in pericolo la vita di suo padre e di tutti noi, se sapesse che io sono il primo a farlo? No. Non deve saperlo.
- E allora devi accettare il fatto di non poter essere un eroe ai suoi occhi.
Guy annuì.
- Lo so, ma fa male.
- Posso immaginarlo, ma ora scordatelo. Non puoi permetterti di essere distratto oppure finirai per fare uccidere entrambi. Adesso sei il Guardiano Notturno e l'unica cosa che deve interessarti è riuscire a liberare i prigionieri e tornare a casa tutto intero. I problemi di Guy di Gisborne per il momento non devono riguardarti.
Robin aveva ragione, pensò Guy anche se non lo disse ad alta voce. Quella notte doveva concentrarsi solo sulla sua missione, per prima cosa doveva sopravvivere e poi avrebbe avuto tutto il tempo per chiarire le cose con Marian in un modo o nell'altro.
- Quanti uomini dello sceriffo sono rimasti di guardia? - Chiese a Robin.
- Non lo so di preciso, almeno una decina intorno al magazzino, ma sospetto che altri siano in agguato negli edifici vicini per prenderci in trappola.
- Probabile.
- Ho chiesto a Much e Little John di creare un diversivo, ma non dobbiamo contarci troppo, lo sceriffo potrebbe aver istruito i soldati a non lasciarsi distrarre.
- Possibile anche questo. Hai già una qualche idea di come agire?
- Tranquillo, ho un piano.
- No non ce l'hai.
Robin scoppiò a ridere.
- Vero. Ma ce la caveremo in qualche modo, fidati.
- Se non lo facessi, non sarei qui.

Marian bussò timidamente alla porta della stanza di Guy e sospirò quando capì che non avrebbe ricevuto alcuna risposta.
Era ancora angosciata per quello che era successo nel pomeriggio, ma si era resa conto di aver reagito in modo esagerato e di essere stata ingiusta nei confronti di Guy.
Pensare allo schiaffo che gli aveva dato e alle parole che gli aveva rivolto subito dopo la faceva arrossire di vergogna. Si sentiva in colpa, aveva parlato lasciandosi trascinare dalle proprie emozioni, ma aveva finito solo per ferirlo ancora una volta.
Come aveva potuto rivolgersi con tanto disprezzo alla persona che amava? Non poteva biasimarlo se ora non voleva parlarle.
Bussò ancora una volta, un po' più forte.
- Guy? Per favore rispondimi...
Marian lasciò su una panchetta il vassoio che aveva portato con sé e sedette a terra, appoggiandosi alla porta con la schiena.
Non era la prima volta che Gisborne la chiudeva fuori da una porta, rifiutandosi di parlarle, ma mentre in passato lo aveva fatto per proteggerla da se stesso, ora era semplicemente offeso e ferito e aveva tutte le ragioni per esserlo.
Marian avrebbe preferito sentirlo gridare contro di lei piuttosto che doversi scontrare contro quel silenzio gelido.
- Mi dispiace. - Disse, scoppiando a piangere. - Mi dispiace tanto. Non avrei mai dovuto parlarti in quel modo... Io ti amo, Guy, voglio passare il resto della mia vita al tuo fianco e se vuoi avere il diritto di dirmi cosa devo fare non devi fare altro che chiedermelo perché ti risponderò di sì. Ti prego, apri questa porta e dimmi che lo vuoi anche tu.
Dopo aver pronunciato quelle parole, Marian si sarebbe aspettata una reazione da parte di Guy, almeno una piccola apertura per discutere o chiarire i loro sentimenti, ma non ricevette alcuna risposta.
La ragazza non poteva immaginare di aver parlato a una stanza vuota e pensò che stavolta Guy doveva essere davvero in collera con lei e che forse era riuscita a rovinare tutto anche con lui.
Rimase a piangere per un po', poi si asciugò gli occhi e si rialzò da terra, prendendo una decisione.
Il fatto che Gisborne non avesse reagito minimamente alla sua supplica, feriva il suo orgoglio e accendeva in lei una certa irritazione.
Si era scusata sinceramente, gli aveva confessato i suoi sentimenti e gli aveva detto in modo esplicito che lo avrebbe sposato, quando in realtà avrebbe dovuto essere lui a fare la sua proposta già da molto tempo, perché continuava a ignorarla?
Bene, si disse, se Guy non voleva parlarle e non la considerava degna della sua attenzione, lei non era tenuta a obbedirgli.
Dopotutto, lei era ancora convinta che qualcuno dovesse agire per liberare gli uomini arrestati dallo sceriffo e se nessuno aveva il coraggio di farlo, era ora che il Guardiano Notturno tornasse in azione.
Non aveva più il suo costume, ma non era necessario. Tornò nella sua camera, strappò una striscia di stoffa scura dal bordo di un vecchio vestito, ci fece due buchi per gli occhi e se la legò sul viso al posto della maschera, poi indossò vestiti comodi e un vecchio mantello con il cappuccio e sgattaiolò fuori di casa, uscendo dalla finestra. Prese un cavallo dalla stalla, lo sellò senza fare rumore e poi lo condusse a mano, senza montarlo finché non fu abbastanza lontana dalla casa da non essere sentita.
Aveva sentito dire che gli uomini arrestati erano stati portati a Clun e si diresse in quella direzione, spronando il cavallo al galoppo.
Si sentiva triste, colpevole, arrabbiata e ferita, ma non poteva evitare di provare una certa euforia mentre correva a tutta velocità nella notte, col volto nascosto: le era mancata quella sensazione, le era mancato essere il Guardiano Notturno.

Robin strisciò tra le casse di provviste fino a raggiungere la finestra e sbirciò fuori, seguendo con lo sguardo i movimenti delle guardie lungo la strada, poi tornò da Gisborne.
I due uomini erano penetrati all'interno del magazzino della taverna e si erano nascosti tra barili e casse di viveri perché dalla finestra di quell'edificio era possibile avere una buona visuale del capannone dove erano stati imprigionati gli uomini.
- Non entreremo da lì, la porta è troppo ben sorvegliata... Cosa stai facendo? - Chiese Robin, notando che Guy stava frugando tra gli scaffali allineati lungo le pareti del magazzino.
- Dovremo aspettare il cambio del turno, quella sarà l'occasione per passare senza essere notati. E visto che abbiamo ancora un po' di tempo sto cercando qualcosa da mangiare.
Robin lo guardò, incredulo.
- Stiamo per rischiare la vita e tu pensi al cibo?
- Ho fame. Per discutere con Marian ho saltato la cena e comunque in questa taverna sono in debito con me di un pasto decente. Ah. Ho trovato del formaggio, ne vuoi?
- Tu non sei del tutto normale, lo sai, vero? - Disse Robin, sorridendo, ma accettò il cibo e sedette accanto a Guy per mangiarlo.
- Se lo fossi non sarei qui a rischiare tutto per salvare gente che nella migliore delle ipotesi mi odia, no?
Robin sorrise e gli mise in mano qualcosa che poco prima aveva preso da un barile.
- Tieni, ti sei meritato una delle tue stupide mele.
Guy addentò il frutto con aria divertita.
- Lo avresti mai immaginato, Hood?
- Cosa?
Gisborne fece un gesto vago con la mano.
- Tutto questo. Io e te che combattiamo insieme, ci avresti mai creduto solo pochi mesi fa?
- Avrei dato del pazzo a chi avesse suggerito un'ipotesi del genere. Ma devo essere diventato matto anche io perché non mi sembra più così assurdo.
Guy recuperò dei boccali vuoti da uno degli scaffali, li riempì col vino di una delle botti e ne passò uno a Robin Hood.
- Brindiamo alla follia allora.
- Per una volta sono d'accordo con te. Anche se a questo punto non so se dovremmo temere di più di essere scoperti dalle guardie dello sceriffo o dai proprietari della taverna.
Guy sogghignò.
- Se lo meritano, l'ultima volta che sono stato qui mi hanno sputato nel piatto e non voglio nemmeno sapere cosa possano aver fatto con il vino.
Robin lo guardò, scrollando la testa con aria divertita, poi entrambi tornarono seri nel sentire del trambusto all'esterno dell'edificio.
Guy tornò a coprirsi il volto ed entrambi si avvicinarono alla finestra per guardare fuori: tre guardie erano rimaste davanti alla porta, ma le altre stavano correndo lungo la strada per raggiungere il retro del capanno.
- Prendetelo! - Gridò un soldato. - È il Guardiano Notturno!
Guy e Robin si scambiarono uno sguardo preoccupato, pensando di essere stati avvistati, ma i soldati passarono sotto la loro finestra senza alzare gli occhi.
Dagli edifici vicini, come avevano immaginato, spuntarono fuori altre guardie e Guy ansimò quando si accorse che tutti quei soldati stavano inseguendo una sola persona, dal volto nascosto sotto il cappuccio di un mantello grigio.
- Marian! - Esclamò Guy e Robin si voltò a guardarlo, allibito.
- Cosa?!
- Quello è il mantello che mi ha dato Tuck, lo avevo lasciato a Locksley. Deve averlo preso Marian... Deve aver pensato che io non avrei fatto nulla per aiutare quegli uomini e allora ha deciso di farlo lei!
Guy fece per saltare dalla finestra e raggiungere la ragazza, ma Robin lo bloccò.
- Aspetta! Non puoi andare lì alla cieca oppure vi farete ammazzare entrambi!
- Lasciami subito! Devo proteggerla!
- Non ti ho detto di non farlo, ma calmati e ragiona. Guarda, si è rifugiata in quella stalla e si è chiusa dentro, abbiamo un po' di tempo e io ho un piano.
- Uno dei tuoi, Hood?
Robin gli strinse una spalla in un gesto di conforto.
- Di solito funzionano, no? - Disse in tono gentile. - Ora ascoltami e fidati di me.
Guy annuì debolmente e Robin proseguì.
- Conosco quella stalla, sul retro ci sono delle assi allentate e a volte i giovani di Clun passano da lì per portarci le ragazze. Se riesci a entrare da quel passaggio, puoi far uscire Marian e portarla via senza che i soldati vi vedano.
Robin gli spiegò come trovare il varco nascosto e Guy lo fissò con aria scettica.
- I giovani di Clun, eh? Conosci troppi dettagli per averlo solo sentito dire.
Il fuorilegge sorrise con aria innocente.
- Ora vai. Non farti scoprire perché non potrò venire a salvarvi subito.
- Cosa hai intenzione di fare?
- Liberare i prigionieri, no?
- Hai un piano?
- Lo troverò.
Guy ridacchiò.
- Tipico. Non farti ammazzare, Hood.
- Nemmeno tu.
Gisborne scivolò fuori dalla porta posteriore del magazzino per arrivare al retro della stalla passando attraverso i vicoli, mentre Robin prese l'arco e lo mise a tracolla, estrasse la spada e saltò giù dalla finestra, preparandosi ad affrontare i tre soldati rimasti di guardia.

   
 
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