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Autore: Water_wolf    26/06/2015    2 recensioni
Una fic per ognuno dei maggiori pairing di The 100 - o quasi. Perché ognuna di queste coppie è bella a modo suo e merita il suo spazio nel fandom.
01. An absence of Clarke (Bellamy/Clarke) — Dopotutto, è sempre stato un codardo.
02. How to love (Octavia/Lincoln) — «Lincoln, mi insegni a dire ti amo?»
03. I love you there (Raven/Wick) — Raven pensa che, se continua così, può riuscire a baciarle anche l’anima.
04. Master of deceptions (Clarke/Lexa) — L’amore non l’ha mai aiutata e mai lo farà. Mai.
05. Black is a warm color (Clarke/Bellamy) — «Sei qui» singhiozza sulla sua spalla. «Per me.»
06. A hundred cracks (Finn/Clarke) — Ma loro non vogliono dirti dov’è Clarke.
07. The loner (Murphy/Bellamy) — Sta davvero pensando a Bellamy come compagno di sbronze?
08. Bulletproof love (Bellamy/Raven) — «Hai intenzione di rimanere qui a fissarmi alitandomi sul collo senza un motivo, Bellamy?»
09. The stars above you (Costia/Lexa) — Il suo fiato le scalda le labbra quando soffia: «Ho paura.»
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Raven Reyes
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: An absence of Clarke.
Rating: Verde.
Wordcounter: 570 parole.
Pairing: Bellarke.
Nda: Buondì, popolo di EFP! Ho finito da poco la serie e già sto morendo in attesa della terza stagione, per cui era inevitabile che il mio cervello carburasse troppo e sfornasse idee e progetti ad ogni ora del giorno della notte. Amo la Bellarke e amo Bellamy — mi sembrava giusto fare il mio ingresso nel fandom parlando di entrambi. Enjoy!


 
I can't be sure of anything but I was so fucking sure about you.


La porta si chiude con un cigolio dietro di lui. Sposta la sedia per potercisi sedere — accasciare — sopra e le gambe stridono contro il pavimento. Appoggia la bottiglia sul tavolo con un suono soffocato.
Per un momento, tutto tace.
Bellamy si domanda se un cuore che si spezza faccia rumore.
Guarda fisso la bottiglia. È davanti a lui, immobile, e sembra sussurrargli, lasciva: Bevimi. Baciami. È whisky, forse — se è fortunato, vodka o del porto. L’ha sgraffignata dai magazzini, dove sono ammucchiate tutte le scorte di cibo e un mucchio di alcolici. Ironico come possano servire per sigillare un’alleanza e, allo stesso tempo, dimenticarsi di ogni cosa.
Bellamy ne accarezza la superficie, ne sfiora i bordi smussati con i polpastrelli, indugia sul tappo di sughero.
Pensa: Cosa farebbe Clarke al posto mio? Pensa: Clarke se n’è andata. Pensa: È colpa mia.
La sua mano si stringe attorno al collo della bottiglia.
Se solo abbassasse le sue palpebre, la vedrebbe. Passo deciso, spalle dritte e mento in alto. Ciocche bionde come oro bianco colpite dal sole. Ma chiudere gli occhi e ricordare fa male, male come schegge di vetro conficcate nei bulbi, quindi Bellamy continua a fissare la bottiglia senza sbattere le palpebre.
Gli brucia ancora la guancia dove Clarke ha premuto le sue labbra per quella che potrebbe essere l’ultima volta. Un bacio sviato, un bacio che è sia un addio sia un arrivederci. In quel momento—in quel momento avrebbe potuto stringerla più forte. Avrebbe dovuto trattenerla più a lungo, provarci più intensamente, perché è colpa sua Clarke se non è lì con lui e lo sa. Ma, invece, l’ha lasciata andare.
Passo deciso, spalle dritte e mento in alto. Ciocche bionde come oro bianco colpite dal sole.
Dopotutto, è sempre stato un codardo. Il ragazzo che ha dato il calcio alla cassa, non quello che ha impedito l’impiccagione di Murphy. Un codardo un codardo un codardo.
Bellamy vorrebbe essere come Lexa. Vorrebbe essere crudele, impietoso, feroce come lei. Vorrebbe essere bugiardo come lei. Vorrebbe non avvertire quel groppo in gola, quel macigno sullo stomaco, quel dolore nelle viscere. Quel vuoto, quell’assenza che è piena e pesante e dolore puro che gli opprime il petto.
Vorrebbe solo che Clarke non se ne fosse andata.
Bellamy si passa una mano sulla faccia, si stropiccia gli occhi che gli bruciano per la mancanza di Clarke sonno.  
 
(Quando ha deciso di andare a uccidere Finn e lo guarda, lo guarda perché lei è così dannatamente sicura di lui.)

(Quando gli dice di infiltrarsi a Mount Weather perché ne varrebbe la pena, perché perdere lui ne varrebbe la pena.)

(Quando le dona il suo perdono e i suoi occhi parlano per lei.)


 
Bellamy ha sempre chiesto prima agli altri se stessero bene. Le sue gambe non lo reggevano più, ma — a qualcun altro— stai bene? Stava sanguinando, ma — a qualcun altro — stai bene? Tutte le sue ossa urlavano di dolore, ma — a qualcun altro — stai bene?
Ma ora non c’è più nessuno altro a cui domandare. È rimasto solo lui. Sveglio, in una stanza vuota, quando il resto del suo popolo — il popolo che hanno recuperato, sì, ma a quale prezzo? — sta dormendo, finalmente in pace.
Bellamy fa scivolare il pollice sul tappo di sughero.
Quindi si chiede — Stai bene, Bellamy Blake?
La risposta non tarda ad arrivare e ammetterlo fa molto più male di quanto avrebbe creduto. No.
E stappa la bottiglia.
  
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