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Autore: Namixart    27/06/2015    1 recensioni
L'allenamento sta per iniziare! Lea è talmente entusiasta che potrebbe anche tollerare quell'irritante incubo principesco che gli è stato affibbiato. Ma può davvero imparare ad andare d'accordo con lei?
Genere: Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel, Kairi, Riku
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nessun gioco
- Questa storia fa parte della serie 'Guardare oltre'
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La Torre Misteriosa si stagliava imponente davanti a Riku e Kairi, avvolta da un alone mistico che la ragazza trovò estremamente affascinante. I giorni seguenti si prospettavano interessanti.
- Sei sicura di essere pronta? - chiese Riku, voltandosi a osservarla con sguardo curioso e vagamente divertito.
Kairi inclinò la testa da un lato, perplessa.
- Cosa vuoi dire? -
Riku si strinse nelle spalle.
- Beh, dopotutto sei sempre stata la damigella da salvare. Non è strano… ouch! -
Kairi ritrasse il gomito dalle costole dell’amico, continuando a camminare verso l’entrata come se niente fosse.
- Ok, ok, mi spiace. - rise il ragazzo, alzando le mani in segno di resa e seguendola.
Una volta arrivati davanti al portone, Kairi si bloccò per un istante, osservando la torre storta.
Riku si voltò verso di lei.
- Davvero, sei pronta? - chiese, in un tono molto più serio e premuroso di poco prima.
Kairi trasse un profondo respiro, chiudendo gli occhi. Quando li riaprì, sul suo viso si disegnò un sogghignò sicuro di sé.
- Puoi scommetterci. - disse.
Salì i gradini dell’ingresso e alzò una mano per bussare, ma la porta si aprì da sola, su una sala in penombra.
Oh, sì. Giorni decisamente interessanti.
 
 
Lea iniziava a spazientirsi. Cos’era questa storia del dover aspettare un’ospite prima di iniziare quel fighissimo allenamento da Custode del Keyblade? Cavolo, erano secoli che aspettava nello studio del Grande e Sommo Stregone Yen Sid. Il ragazzo sbuffò, poi alzò lo sguardo sul mago, seduto alla scrivania, gli occhi bassi e completamente immobile.
“E adesso? Il vecchio pazzo si è addormentato?” Pensò, scrutandolo.
A un tratto, dopo qualche minuto, Yen Sid scattò in piedi senza nessun preavviso.
- Finalmente! - esclamò, piantando gli occhi nella porta come se volesse bruciarla.
- Woah! - sobbalzò Lea, talmente violentemente da rovesciare la sedia su cui era seduto.
Il ragazzo cadde all’indietro, contro una libreria colma di tomi dall’aria antica e decisamente pesante.
Il fracasso della caduta sembrò riscuotere Yen Sid dal suo momento di trance. Si voltò verso la fonte del rumore, scoprendo Lea, sepolto da una montagna di volumi sulla magia.
- Ricomponiti, ragazzo. È qui. - disse il mago, voltandosi verso Re Topolino, in attesa dall’altra parte dello studio.
- Amico mio, l’attesa è terminata. - proclamò.
Il Re annuì, l’espressione seria e risoluta.
- Grazie tante… - mugugnò Lea, scrollandosi i libri di dosso per rialzarsi.
- Comunque, chi è qui? - chiese, iniziando a sistemare il disordine.
- Lo vedrai presto. - rispose il Re, notando l’abitudine di Yen Sid di ignorare completamente Lea.
Il ragazzo sbuffò. Quando i manuali furono nuovamente al loro posto, riprese la sua postazione e rivolse la sua attenzione alla porta. Dopo qualche secondo si aprì, e Riku fece il suo ingresso nello studio.
Lea sbatté le palpebre. Tutte quelle scene per Riku? Essere un neo-Maestro portava cosi tanta autorità?
- Maestro Yen Sid, ho portato l’ospite che avevate richiesto, ma… - iniziò il ragazzo sulla soglia.
- È un piacere incontrarti, mia cara. - lo interruppe Yen Sid, con un cenno verso chiunque fosse dietro Riku, nascosto dalla porta.
Lea gelò. Mia cara? Non riusciva ad immaginare chi altri potesse essere, se non…
Kairi avanzò di qualche passo ed entrò nello studio.
Lea gemette piano, passandosi una mano sul viso.
“Oh, no. Lei no.” Pensò.
La ragazza fece un breve inchino e si guardò intorno, incuriosita, prima di individuare Lea. I suoi occhi azzurri si assottigliarono, squadrandolo da capo a piedi.
- Tu? - sibilò.
Lea si guardò attorno con aria confusa, apparentemente in cerca del destinatario delle parole di Kairi. Dopo un’istante, tornò a guardarla, seccato.
- Quanto tempo, Kairi. Sai, mi aspettavo un saluto più cortese da te, principessa. - disse, acido.
La ragazza fece un verso di scherno.
- Lezioni di cortesia dal tizio che mi ha rapita… - mormorò, con finta aria pensosa.
- Già, non mi sarei mai immaginato che ne avessi un bisogno così disperato. - ribatté Lea.
Se questa era una gara di sarcasmo, beh, non aveva nessuna intenzione di risparmiare una bella umiliazione a quella ragazzina impertinente.
- Basta così. Lea, Kairi, venite qui. - ordinò Yen Sid, ponendo fine al battibecco.
I ragazzi si scambiarono un’ultima occhiata stizzita, prima di posizionarsi sull’attenti davanti alla scrivania del mago.
- Lea? Cos’è, hai mentito sul tuo nome? - sussurrò Kairi, senza farsi notare dai tre Maestri intorno a loro.
- Storia lunga. Niente che tu possa reggere, tesoro. - mormorò in risposta Lea.
Kairi sembrava sul punto di ribattere, ma un discreto colpetto di tosse proveniente da qualche punto dietro di lei la fece fermare. Evidentemente Riku aveva seguito il loro breve scambio.
Lea sogghignò vittorioso, poi riportò la sua attenzione su Yen Sid. Lo stregone era nel bel mezzo di un sermone ispirato, pieno di parole come Luce, Oscurità, Keyblade, pericolo, guerra e Maestri, che scivolava inascoltato addosso a Lea. Questo, chiaramente, finché non udì di nuovo il suo nome, fastidiosamente affiancato a quello della ragazza accanto a lui che, come notò, aveva ugualmente ignorato Yen Sid.
- …Per questo oggi siete qui, Lea e Kairi. Da domani comincia il vostro allenamento. - annunciò il mago, alzandosi in piedi per aumentare la presenza scenica.
L’esultanza che era salita alle labbra del ragazzo alla notizia del tanto atteso inizio dell’allenamento si trasformò rapidamente in un’esclamazione indignata.
- Che cosa?
Kairi quasi strillò la stessa cosa all’unisono.
Lea incrociò le braccia sul petto, irritato.
- Oh, no. No, no, no. Nessuna possibilità. - grugnì.
- Per una volta, sono d’accordo. Assolutamente no. - fece a sua volta Kairi, scuotendo la testa.
Yen Sid li scrutò entrambi. Evidentemente, non si aspettava una reazione del genere.
- Ragazzi, credo che non abbiate una vera scelta. - intervenne il Re, dal suo angolino.
- Beh, non ho intenzione di allenarmi con lui. - sibilò Kairi.
- Mi ha rapita, ricordate? -
- Cioè, seriamente? Questa ragazzina non sarebbe in grado di reggere un buffetto, figuriamoci un allenamento del genere. -
- Senti, tu presuntuoso… -
- Basta così. -
Lea e Kairi si bloccarono, i loro visi a pochi centimetri di distanza.
- Non accetterò proteste. Riku, portali all’Arena del Miraggio. Inizierete una volta arrivati. -
Lea rivolse un’ultima occhiata acida a Kairi, prima di dirigersi teatralmente verso l’uscita.
 
 
Almeno, la Gummiship era spaziosa abbastanza da permettere a Lea di stare a debita distanza da quella ragazzina irritante.
Tuttavia, non era abbastanza da ignorare del tutto la conversazione tra lei e Riku (seriamente? Doveva essere allenato da un marmocchio?), soprattutto quando l’argomento si fece vagamente interessante.
- Ancora non ricordi niente di casa tua, vero? - chiese Riku.
Kairi scosse la testa.
- Nulla. La mia vita prima di arrivare sull'isola è una pagina vuota. -
- Ho la sensazione che ti ricorderai presto. Dopotutto, andremo in giro per l’universo ancora per un po’, potremmo capitare nel tuo mondo d’origine. -
La ragazza sorrise.
- Lo spero tanto. -
- Il che mi ricorda… - borbottò Riku - Ehi, Axel! -
Lea sospirò rassegnato. Lea, L -E -A!
- Sì? -
- Vieni qui e parlaci un po’ di te. Non ti conosciamo per niente. - chiamò Riku, allegro.
Lea e Kairi lo fissarono.
- Quanto tempo hai passato con Sora, ultimamente? - chiese lei, squadrandolo incredula.
Riku si strinse nelle spalle.
- Facevo per passare il tempo. Mondo d’origine? -
“Osso duro, eh?” pensò Lea.
Beh, qualche informazione in più non avrebbe compromesso troppo la sua aura misteriosa.
- Radiant Garden. - rispose, secco, avvicinandosi al quadro di comando.
- Quindi ti ricordi com’era la città prima di essere invasa dagli Heartless! - esclamò l’altro, voltandosi a guardarlo.
- Riku! -
La Gummiship si stava inclinando pericolosamente, a causa della distrazione del pilota.
Kairi raddrizzò bruscamente la cloche, evitando per un pelo la collisione con un meteorite.
- Guarda avanti. - borbottò, tornando al suo posto e squadrando imbronciata Lea.
- Allora? Descrivimi la città. - continuò Riku, stavolta senza distogliere gli occhi dalla rotta.
- Beh… era piena di fiori. Sul serio, stracolma. E fontane. Sì, parecchie fontane. - gesticolò Lea, annaspando leggermente.
Come si descrive a dei quasi-sconosciuti una città che non esiste più da dieci anni?
- Eloquente. - commentò Kairi.
Lea aprì la bocca per replicare, ma fu interrotto da un bip che indicava l’inserimento del pilota automatico.
Riku si voltò per fronteggiarli entrambi.
- Statemi a sentire. Lo so che non volete allenarvi insieme, che non vi sopportate e  tutto il resto. Ma, se non ve ne siete accorti, c’è una guerra alle porte. Vi chiedo solo di collaborare. Siete una squadra, da oggi. Vi conviene iniziare a comportarvi di conseguenza. - disse, assolutamente serio.
Si voltò e riprese in mano la cloche.
- Inoltre, seriamente? Quanti anni avete, cinque? -
- Una ventina, credo. - borbottò Lea, nello stesso momento in cui Kairi mugugnava un:
- Sedici, chiaro. -
- Ragione in più per essere civili. -
Cadde il silenzio.
Lea sbuffò internamente. Adesso anche la predica?
Nessuno dei tre aprì bocca fino allo sbarco all’Arena del Miraggio.
Lea si guardò intorno. Quel mondo era… incredibilmente spartano. Un’arena, qualche stanza, un prato, una torretta di osservazione. Fine.
Riku avanzò fino al centro dell’arena.
- Benvenuti all’addestramento. Mano ai Keyblade, prego. - annunciò.
- Ti sta divertendo troppo, Riku. - sghignazzò Kairi, evocando il suo Keyblade.
Lea represse una risata di scherno. Okay, quella ragazzina era irritante e impossibile, ma era tosta. E il suo Keyblade… Fiori? Sul serio?
Kairi gli scoccò un’occhiataccia, anche se lui non aveva detto nulla. A quanto pareva, era piuttosto sulla difensiva, riguardo al Keyblade floreale.
Lea evocò il suo con aria annoiata.
Vide con soddisfazione gli occhi di Kairi spalancarsi.
- Okay, quello sì che è forte. -
Lea sogghignò, prima di riportare l’attenzione su Riku.
- Bene, iniziamo da un combattimento simulato. -
“Dovrò andarci piano. Dopotutto è una ragazzina inesperta.” Pensò Lea.
Dopo qualche minuto, Kairi era a terra, ma Lea non era mai stato tanto imbarazzato come in quel momento. Quelli movimenti che una volta, con i suoi Chackram, erano fluidi e precisi, adesso erano goffi e insicuri.
Riku annuì, serio.
- Dobbiamo partire dalle basi per entrambi. Kairi, perché non ha mai combattuto e, no, la volta che hai pestato Tidus non conta, Lea perché è abituato ad altri tipi di armi. Vi aspetta un periodo duro, ragazzi. -
- Cosa stiamo aspettando, allora? - chiese Kairi, rialzandosi.
“Una cosa gliela devo riconoscere, non si arrende mai. E nemmeno io.”
- Cominciamo il vero lavoro. - disse, rinforzando la stretta sul Keyblade.
Riku sorrise, compiaciuto.
 
 
- Non è un boomerang, genio! Non puoi lanciarlo così! -
- Aaah, sono abituato a ben altro. Non si può dire lo stesso di te, principessa... -
- Forza, dillo. Ti sfido. -
- … dopotutto non sei sempre stata una damigella in difficoltà? -
- Ouch! Kairi! Non sono sicuro che questo sia leale! -
 
 
- Mettici un po’ di forza in più, principessa! Di questo passo non scalfirai nemmeno uno Shadow. -
- Ehi, Riku, non è che possiamo fare un’altra simulazione? Voglio dare una lezione a questo pallone gonfiato. -
- No. -
- Ma… -
- No. -
 
 
- È questo il meglio che sai fare? -
- Giuro su Kingdom Hearts, Kairi, se apri bocca un’altra volta ti becchi una fiammata tra gli occhi! -
 
 
- F… Firaga? Quello era un Firaga? Al massimo poteva essere il Fire di un bambino di tre anni! -
- Ehi, non tutti siamo stati dei Nessuno piromani con la mania di rapire la gente! -
- Dannazione, ho già detto che mi dispiace almeno un milione di volte! Lasciami in pace. -
 
 
Quei battibecchi avevano dei toni estremamente familiari. Eppure, era piuttosto sicuro di non aver mai discusso in quel modo con Roxas o con Isa. Allora…
- Si sta sciogliendo. -
Da quando andavano tutti e tre alla Torre dell’Orologio per un gelato? Probabilmente da quando lui e Kairi avevano iniziato a tenere a freno la lingua. Da qualche parte nelle ultime settimane, Lea era stato impietosamente massacrato in una simulazione e, quando Kairi aveva scelto di non rimarcare la sua umiliazione, avevano silenziosamente seppellito l’ascia di guerra. Almeno per il momento.
Lea riprese a mangiare il suo ghiacciolo, in silenzio. C’era qualcosa che non gli tornava. Kairi gli era familiare in più modi diversi. Da una parte, sapeva esattamente che tasti premere per farla arrabbiare, dall’altra riusciva a rendersi conto con un’occhiata del suo stato d’animo, come se avesse studiato le sue diverse espressioni a lungo. Come adesso.
- A cosa pensi? - chiese, ignorando l’occhiata vagamente sorpresa di Kairi e quella incredula ma sollevata di Riku.
- Al mio mondo d’origine. Vorrei vederlo almeno una volta. - disse la ragazza dopo qualche istante.
- Sarebbe più semplice, se ti ricordassi qualcosa. - rispose Lea.
Riku si alzò e si allontanò silenziosamente. Probabilmente pensava di essere un pericolo per quel delicato momento di… amicizia? Solidarietà? Civiltà?
Kairi lo notò con la coda dell’occhio e continuò a parlare, abbassando la voce.
- Non l’ho mai detto a Sora e Riku. Avevo paura che si preoccupassero troppo. Mi ricordo che stavo raccogliendo dei fiori in una grande piazza con una fontana, quando ho iniziato ad avere freddo. Il cielo è diventato buio e tempestoso. Ho visto dei fulmini in lontananza, schiantarsi su una grande costruzione. Poi sono arrivati gli  Heartless. Ero terrorizzata. All’improvviso, sono svenuta, e quando mi sono ripresa ero con Sora sull’isola. -
Kairi stava parlando a ruota, come se avesse paura di dimenticare tutto.
Ci fu un momento di silenzio.
- Beh, dobbiamo solo trovare un mondo con fiori, fontane e una grande costruzione, no? - sorrise Lea, cercando di tirarle su il morale.
Kairi lo guardò, incredula, per qualche secondo. Poi scoppiò a ridere.
- Ehi, cosa c’è di tanto divertente? -
Kairi sorrise.
- Niente. Solo che mi sto preoccupando per una cosa così stupida… E poi, non ti avevo mai visto sorridere. -
- Ehi, io sorrido sempre! -
- No, tu ghigni sempre. Studia la differenza. -
Dopo un attimo di silenzio, scoppiarono a ridere entrambi.
A Lea si congelò il sangue nelle vene per un momento. Conosceva quella risata.
Per una frazione di secondo, al viso di Kairi si sovrappose quello di una ragazza con i capelli neri.
Lea scosse la testa vigorosamente.
Adesso era il turno di Kairi di guardarlo, preoccupata.
- C’è qualcosa che non va? - chiese.
- No… Va tutto bene. - rispose il ragazzo, alzandosi.
- Beh, io torno alla nave. Voi fate con calma. -
Lea si allontanò, sentendosi lo sguardo confuso di Kairi addosso.
 
 
Qualche giorno dopo, Kairi gli tese un’imboscata all’uscita dell’Arena, dopo la fine dell’allenamento.
- Sei strano. È successo qualcosa? - chiese, senza giri di parole.
Lea la superò senza guardarla, pregando per la comparsa miracolosa di Riku. Ma il ragazzo era impegnato in una conversazione magica con Yen Sid.
- No, non è successo niente. - rispose, secco.
Kairi gli corse dietro e rientrò nel suo campo visivo, tagliandogli la strada.
- Sei silenzioso, non commenti su nulla e sei distratto durante l’allenamento. E sei così da quando te ne sei andato prima dalla Torre dell’Orologio. Sputa il rospo. - disse la ragazza, fissandolo negli occhi.
Lea distolse di nuovo lo sguardo, prima che la ragazza con i capelli neri riapparisse. Ogni volta che la vedeva, era una fitta di dolore. Non capiva perché, però.
- Lea. -
- Lasciami in pace, Kairi. -
- Ah, adesso sono io il problema? -
- Tu… Ah, lascia stare! -
- Voglio aiutarti! Smettila di essere così impossibile! -
Lea tacque.
- Lea? -
- Non è niente, Kairi, davvero. Sono solo un po’ stanco. Mi dispiace di averti fatto preoccupare. -
Prima che la ragazza potesse pensare a una risposta, lui si era già dileguato nell’ombra della sera.
 
 
La ragazza dai capelli neri non era più comparsa nella sua mente. I suoi lineamenti stavano cominciando a scivolare via, per quanto Lea cercasse di trattenerli. Adesso, se provava a ripensarci, era solo un’ombra sfocata. Dopo qualche tempo, il ricordo di quell’apparizione si era affievolito tanto da essere solo un pensiero vago e insicuro, finché non svanì del tutto.
 
 
I giorni passavano, e Lea continuava a chiedersi cosa diavolo ci fosse di sbagliato in Kairi. Cos’era successo alla ragazzina indifesa che poteva stendere senza sforzo? Chi era quell’essere minuto che continuava a batterlo ad ogni simulazione?
- Ah, dannazione! - si lamentò Lea, a terra dopo l’ennesima sconfitta.
- Ti prego, Kairi, rivelami i tuoi segreti. - sghignazzò Riku dal suo angolo.
- Oh, nessun segreto. Il qui presente piromane ha una vecchia ferita sulla gamba sinistra. Basta sfruttare questo punto debole e… - la ragazza si strinse nelle spalle.
Riku e Lea la fissarono, sgomenti. Kairi stessa sembrò rendersi conto di ciò che aveva detto.
- Come diavolo fai a saperlo? - chiese Lea, sconcertato.
- Io… Mi crederesti se dicessi che non ne ho assolutamente idea? - rispose lei, altrettanto spaesata.
- Voglio dire, è vero. Sono stato attaccato da un mostro quando avevo quindici anni, ma non c’era nessuno tranne… - si interruppe.
- Non importa. -
La ragazza lo guardò, interrogativa.
- Ricominciamo, dai. - fece Lea, riprendendo la posizione.
Kairi esitò un attimo, prima di imitarlo.
 
 
- Mi piacerebbe sapere perché ti nascondi così. - commentò Kairi, guardando il tramonto.
Lea capì cosa intendeva, ma non lo diede a vedere e rimase in silenzio, mentre Riku li osservava entrambi, vagamente preoccupato.
- Voglio dire, ti vergogni del tuo passato? Ne hai paura? Non ti fidi di noi? Una combinazione delle tre? - continuò lei, imperterrita.
- Non hai niente di cui preoccuparti. Siamo tutti amici, no? -
Lea si alzò di scatto.
- Neanche gli amici sanno tutto gli uni degli altri. - sputò, velenoso.
Poi, ignorando gli avvertimenti spaventati di Kairi e Riku, aprì un corridoio oscuro e vi svanì dentro.
 
 
Riku lo trovò, qualche ora dopo, sul tetto della sala comune.
Apparentemente intoccato dagli effetti del viaggio, era ancora di pessimo umore.
- Sai, Lea, avevamo paura di perderti nell’Oscurità. Evidentemente hai un cuore abbastanza forte da sopravvivere. -
Lea non rispose.
- Perché, con un cuore così forte, sei così suscettibile quando qualcuno parla del tuo passato o vuole avvicinarsi a te? -
Ancora silenzio.
- Io ci ho pensato, e secondo me ti senti in colpa. È successo qualcosa, molto tempo fa, che non hai mai dimenticato. E il rimorso ti divora. Corretto? -
- Non sono affari tuoi, Riku, cos’è successo a me, alla mia casa o a mia… Ah, lascia stare. - sbottò Lea, voltandosi per andarsene.
Riku gli afferrò un braccio e lo trattenne.
- A tua cosa? Chi? L’hai fatto anche l’altro giorno. Devi lasciar entrare le persone! -
Lea si liberò dalla presa di Riku.
- Non tutti hanno un passato felice e spensierato. E magari qualcuno non vuole condividerlo con gli altri. - ribatté, dirigendosi a passo spedito verso camera sua.
Tuttavia, c’era già qualcuno dentro.
Kairi sedeva a gambe incrociate sul suo letto, lo sguardo serio e fisso su di lui.
Prima che potesse dirle di andarsene, lei lo interruppe.
- Non me ne vado finché non mi avrai detto esattamente cosa c’è che non va. Sai che non lo farò. -
- Kairi… - iniziò Lea,  passandosi stancamente un mano sul viso.
- Sono stata onesta e ti ho raccontato quello che non ho mai detto a nessuno. Adesso tocca a te. -
Lea tacque.
Kairi riprese a parlare, stavolta con tono molto più dolce:
- Lea, vogliamo aiutarti. Non mi piace vedere un amico in questo stato. Raccontami, e vedrai che starai meglio. -
Il ragazzo sospirò.
- Laggiù, a Radiant Garden, avevo una sorella. - cominciò, esitante.
- L’ultima volta che l’ho vista era molto piccola, ma adesso dovrebbe avere più o meno la vostra età. -
- Quando la città è stata attaccata dagli Heartless, lei è scomparsa. L’ho cercata per giorni, ovunque, ma senza successo. E quando sono entrato nell’Organizzazione ho cominciato a dimenticarmi di lei, poco a poco. Adesso non mi ricordo neanche il suo nome. So solo che è scomparsa e non sono riuscito a fare nulla per evitarlo. Mi chiedo se… - la voce di Lea si ruppe.
Si voltò e abbassò la testa. Strinse i pugni e si morse la lingua, cercando di impedire alle lacrime di scendere. Si teneva quella storia dentro da così tanto.
Le sue spalle cominciarono a tremare senza la sua approvazione.
Ad un tratto, sentì un corpo molto più piccolo del suo avvicinarsi. Kairi lo abbracciò, sussurrando:
- Non sei solo. Non devi fare tutto da solo. La troveremo, vedrai. -
Lea annuì.
 
 
- Andiamo a Radiant Garden. - annunciò Riku il giorno dopo
- Eh? Come mai? - chiese Kairi, distogliendo gli occhi dalla manutenzione del Keyblade.
- Ho bisogno di parlare con Leon e voi due avete bisogno di una vacanza. - spiegò lui, radunando le poche cose che gli servivano e avviandosi verso la Gummiship.
- Vedete di muovervi. -
Lea gemette a bassa voce.
- Che c’è? Non sei contento? - chiese Kairi, mentre si avviava verso la nave.
- L’ultima volta che ho visto quel posto era una bella città colorata e luminosa. Adesso? -
Kairi si morse un labbro.
- È sempre “casa”, no? -
- Certo, se chiami “casa” un mucchio di macerie. -
- Piantala di essere così pessimista e muoviti. -
Lea sbuffò, ma si apprestò a raggiungerla sulla Gummiship.
 
 
Kairi aveva spesso fastidiosamente ragione. La città era in uno stadio di ricostruzione piuttosto buono, anche se non assomigliava neanche lontanamente al luogo dove era cresciuto.
Lea provò un forte impulso di correre a cercare la sua vecchia casa, ma si trattenne. L’aveva vista crollare con i suoi occhi, subito dopo esserne uscito per miracolo.
Kairi, al contrario, correva per le strade, ridendo estasiata.
- L’ultima volta questo posto era un disastro! State facendo un lavoro fantastico! - esclamò, a un centimetro dal viso di Leon.
- Beh… c’è ancora parecchio da fare, come vedete. Perché non andate a farvi un giro nella città vecchia? È la parte che è rimasta meno danneggiata. - suggerì quest’ultimo, sorridendo all’eccitazione di Kairi.
Il cuore di Lea gli balzò in gola.
- La città vecchia…? - mormorò.
Poi afferrò Kairi per un polso e cominciò a trascinarla fuori dalla casa di Mago Merlino.
- Voi procedete pure con i vostri progetti, noi dobbiamo fare un salto in un posto! - esclamò, correndo via con Kairi alle calcagna.
Dopo qualche minuto si fermarono davanti alle porte della città.
Lea si bloccò. Sulle pareti di pietra erano ancora visibili le bruciature e le crepe lasciate dall’invasione.
- Lea? -
- Sai, questo era il posto preferito da me e mia sorella. I Giardini Esterni. -  commentò, osservando l’arcata.
Kairi si avvicinò ad essa e allungò una mano, sfiorando le ferite della pietra. Un’ombra passò davanti ai suoi occhi, ma se ne andò velocemente com’era arrivata.
- E se non fossero più come un tempo? -
- Dobbiamo scoprirlo, no? - sussurrò la ragazza, avanzando verso i Giardini.
Lea trasse un profondo respiro e la seguì.
La grande fontana era a pezzi, le pietre sparpagliate per la piazza, e l’acqua non zampillava più. Le aiuole, un tempo così ordinate, erano devastate e i fiori che ricordava scomparsi.
Tuttavia, dieci anni di tempo avevano permesso ai frammenti della fontana di coprirsi di rampicanti e fiori selvatici. Il giardino era completamente diverso da come Lea lo ricordava, eppure così bello, così familiare e accogliente.
I fiori selvatici erano meravigliose chiazze di colore disordinate, incorniciate dal verde fresco dei rampicanti. Quello era un giardino segreto, dove la vita germogliava senza interferenze.
Lea avanzò di qualche passo.
- Questo posto… - mormorò, affiancandosi a Kairi.
- È… bellissimo. - completò lei, completamente persa nei colori.
La ragazza corse avanti, tra l’erba incolta.
Poi si voltò verso di lui, e sorrise.
- Sai, Lea? Credo che sia anche il mio posto preferito. - disse, prima di voltarsi a raccogliere alcuni dei fiori più belli.
Lea si bloccò di nuovo.
Un lampo passò nella sua mente, un ricordo risalente a molti anni prima, in quegli stessi Giardini Esterni.
Adesso era tutto chiaro. Come aveva fatto a essere così stupido?
 
 
Il senso di sollievo e gioia che avrebbe dovuto provare era assente. Invece, si sentiva completamente… spaventato?
Lea si chiese per l’ultima volta perché mai il pensiero lo spaventasse tanto.
Durante gli allenamenti era spesso distratto, quindi Kairi lo batteva sempre più facilmente. Ma lui aveva smesso di curarsene, assorto nei suoi pensieri. Sentiva sulla schiena gli sguardi preoccupati di Kairi e Riku. Si sentiva quasi come il fratellino minore, quello che tutti vogliono proteggere dal mondo. Detestava quella situazione.
I due ragazzi non avevano provato a parlare con lui perché, citando le parole di Kairi, “Sono stanca di corrergli dietro per farlo parlare quando so che non lo farà. Quando ci riterrà degni di conoscere i suoi pensieri, mi preoccuperò per lui. Prima, no.”
Lea non poteva biasimarla. Si stava comportando come un ragazzino viziato, abituato ad avere sempre qualcuno al suo servizio. Tuttavia non riusciva ancora a scrollarsi di dosso quella sottile paura. E, per quanto le parole di Kairi lo ferissero, continuò a evitare entrambi.
Finché la ragazza non riuscì più a restare in silenzio e lo affrontò, nel modo più efficace per sciogliergli la lingua: litigando.
- Si può sapere cosa c’è di sbagliato in te? Un momento sei allegro e affabile, quello dopo ci eviti e sembri odiare il mondo! Voglio sapere perché! -  ringhiò, afferrandolo per il colletto per portarlo alla sua altezza e guardarlo negli occhi.
Lea si liberò dalla sua presa.
- Non sono affari tuoi. - ribatté, allontanandosi di qualche passo.
- Non sono…? Certo che sono affari miei! Sei mio amico! Se un mio amico sta male io non resto a guardare! O forse non siamo affatto amici? - esclamò Kairi, stringendo i pugni.
- Non è questo il punto. -
- E allora qual è? Hai paura? Di cosa? Nessuno qui ti giudicherà per una tua preoccupazione! -
- Io non… -
- Hai intenzione di vivere tutta la tua vita così? Voltando le spalle ai tuoi amici? - lo interruppe lei, accalorandosi.
- Pensa, Lea, pensa alle persone a cui vuoi bene? A loro piacerebbe vederti in questo stato? Perché è ovvio che di me e Riku non ti importa nulla, altrimenti non saresti così egoista. -
- Non parlare come se sapessi cosa penso! Non sai niente, Kairi, niente! - gridò Lea di rimando.
Si stava tramutando in una gara per chi urlava di più, pensò vagamente.
- Lo saprei se tu me lo dicessi! Pensa a tua sorella, Lea! Pensa a cosa direbbe lei se ti vedesse così! -
- Ci penso, ci penso costantemente! E sai cosa penso? Che sei così fortunata, Kairi, così fortunata! Perché se non fossi tu mia sorella, ti avrei ridotta a un mucchio di cenere parecchio tempo fa! - sbraitò Lea, ormai fuori di sé dalla rabbia.
Fissò Kairi, in attesa di una risposta che non arrivò mai. La ragazza era come congelata, gli occhi spalancati dalla sorpresa. Lea processò lentamente le sue parole ma, prima di riuscire a stamparsi sul viso un’espressione di orrore, Kairi se n’era andata.
 
 
Riku emerse dalle tenebre poco lontano.
-  Seriamente, Lea? Ci hai evitati per così tanto per una cosa del genere? - disse, con una forte aria di disapprovazione.
- Risparmiami la predica. Cosa ci facevi lì? - ribatté Lea.
- Non ero “lì”. Vi ho sentiti urlare dalla sala comune. Piuttosto, perché non hai detto nulla? No, aspetta, non mi importa. Vai a cercare Kairi. - decretò, incrociando le braccia.
Lea lo guardò con aria interrogativa.
- Non era un suggerimento. Sei stato un idiota completo, adesso vai a scusarti. -
Lea grugnì una risposta inintelligibile, prima di allontanarsi.
Sapeva con precisione dove avrebbe trovato Kairi, ma non ci andò subito. Se avessero provato anche solo a interagire, avrebbero solo peggiorato la situazione.
Aspettò finché la sua rabbia non fu sufficientemente sfumata, prima di dirigersi alla torretta di osservazione. Si accertò di fare rumore, salendo le scale, per non spaventarla. Quando arrivò nella piccola sala, non c’era nessuno.
- Vattene. - disse una voce soffocata.
Lea represse un sospiro. Era sul tetto.
Non disse niente, ma si mise a sedere a terra, la schiena contro il parapetto.
- Ho detto di andartene! - ripeté Kairi.
Quando Lea non si mosse, Kairi sbuffò e rimase in silenzio.
Dopo qualche minuto di quiete, Lea sentì di nuovo la voce ovattata della ragazza.
- Da quanto lo sai? - chiese.
- Da Radiant Garden. - rispose lui.
- Perché non hai detto nulla? -
- Non lo so. -
- Bella risposta. -
Cadde di nuovo il silenzio.
Lea rifletteva. Se la Kairi dei suoi ricordi era come la Kairi del presente, non era più arrabbiata quanto prima. Aspettò.
- Questa è la parte in cui cominci a gridare che ti dispiace e prometti di comprarmi tutti i gelati che voglio. - suggerì la ragazza.
Lea sospirò, sollevato. Poi realizzò il vero significato di quelle parole.
- Avevi detto che non ricordavi nulla! - esclamò, offeso.
Kairi emise un suono soffocato che il ragazzo interpretò come una risata repressa per orgoglio.
- Finché non ti sei messo a gridare a qualcosa sul ridurmi in cenere, era così. - rispose.
- Sai che non lo pensavo veramente, vero? -
- Lo so. -
Nessuno dei due parlò per un po’.
- E adesso? - chiese Lea, alzando lo sguardo verso le stelle.
- E adesso voglio una simulazione per prenderti a calci nel sedere. - rispose Kairi, scendendo dal tetto e atterrando nella saletta.
Lea notò che aveva gli occhi un po’ rossi, ma per il resto era in forma smagliante e ghignante.
- Sempre che non ti stenda prima. - ribatté il ragazzo, avviandosi per le scale.
- È una sfida? -
- Puoi scommetterci. -
 
 
Probabilmente doveva ringraziare il peso che si era tolto dal petto, ma vincere una simulazione contro Kairi fu un’esperienza stellare.
- Ah! Te l’avevo detto che stavolta ti avrei stracciata! Signore e signori, salutate il vostro prossimo Maestro! - esultò Lea, esibendosi in una piccola danza della vittoria.
- Sì, bravo, hai battuto una ragazzina, caro adulto nei tuoi vent’anni. - borbottò Kairi, stesa a terra.
Lea si fermò per ghignare.
- Certo, come no, mi hai battuto almeno una decina di volte, oggi, quindi non provarci nemmeno, non è un’argomentazione valida. - replicò, il suo orgoglio intatto.
Kairi ridacchiò, poi si rialzò e raggiunse Lea.
- Voglio sapere tutto. - disse.
- Tutto cosa? -
- Tutto quello che non mi ricordo. -
Lea annuì, poi si avviò verso la sala comune.
- Allora preparati, principessa, perché la tua lacunosa memoria ci farà guadagnare una notte in bianco. - fece, con aria fintamente seccata.
- Beh, se un certo sequestratore seriale non mi avesse tenuto all’oscuro, avremmo potuto parlarne durante il giorno. - replicò la ragazza.
- Piantala, Kairi. -
- Mai. -
- Taci e ascolta la storia. -
- Bah, come vuoi. - sbuffò Kairi, sprofondando in una delle poltrone.
Lea si sedette nell’altra e si schiarì la voce. Stava per cominciare a parlare, quando Kairi lo interruppe.
- Riku, puoi venire fuori. - disse, rivolta al nulla.
Il ragazzo apparve dal suddetto nulla e si accomodò in poltrona.
- Dicevi? - chiese, serafico.
Lea roteò gli occhi, poi si schiarì nuovamente la voce e iniziò a raccontare.



[Author's Speaking]
Salve! Mi sembra che sia passata un'eternità dall'ultima volta che ho pubblicato una OS su Kingdom Hearts (probabilmente è così, in effetti, ma non importa). Aaaallora, continua la serie "Axel-e-Kairi-sono-fratelli-oh-mio-dio-ne-ho-bisogno" cominciata con "Ciao, sorellina" e "I'll find her", perché questa è la mia headcanon e nessuno può convincermi che sia sbagliata.
So che dovrei dedicarmi a "Namixart", ma il fatto è che scrivo tipo tre righe al giorno, per poi ripiombare in queste OS.
ANYWAY, avete appena letto "Training Days - In cui l'allenamento porta alla luce fatti interessanti"! 
Come al solito, le critiche sono più che accette, soprattutto i suggerimenti e i consigli. 
Detto ciò, fatevi sentire e ci vediamo alla prossima!
Namixart :3
  
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