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Autore: Nocturnia    30/06/2015    4 recensioni
Alexandra non saprebbe dire quando quel cuore è morto, ma sotto le sue mani è pieno di promesse e desideri.
Si raggomitola contro il suo fianco, chiude gli occhi.
Albert si muove nel sonno e la cerca, affondando poi il viso tra i suoi capelli.
Alex sorride a un momento che non ha alcun futuro.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Alex Wesker, Altro Personaggio, Claire Redfield
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'The Devil in I'
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Falling away from me
Disclaimer: Albert Wesker, Alex Wesker e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.



"I will find peace of mind, in the dark and cold world of midnight."
- The world of midnight, Black Lagoon ending -




Falling away from me



1.


La vita è un dono; di chi, poi, non si sa.
Alexandra non ha radici, se non quelle che l'Umbrella le ha costruito pezzo per pezzo, malate e putrescenti.
Inspira, ascoltando il quieto grattare delle unghie degli infetti contro i muri delle celle.

Scratch, scratch. Scratch, scratch.

Le immagina mentre scorrono sulla pietra ruvida, schegge d'osso rovinate, smussate, verdastre per la decomposizione.
Inclina la testa di lato Alex, canticchia una vecchia sinfonia.

Jupiter.

Uno degli infetti si lamenta, un ululato grottesco e cupo - gonfio.
Alex lo ignora, disegnando la sua follia nella polvere.
In lontananza, un grammofono rotto continua a suonare, indisturbato.


La prima volta che ci aveva pensato era stato a tredici anni, quando era stata uccisa.
Aveva pensato a quanto sarebbe stato bello rimanere lì, sospesa in quel vuoto senza colore.
Il proiettile le aveva aperto il cranio come un frutto marcio, sgranando ossa e cervella: lento. Inesorabile. Implacabile.
Il foro si era allargato sotto il calore della combustione, una corolla nerastra e tumefatta che le aveva cinto il capo di rosso.

Tump.

Alex era caduta; Alex era morta.

Ma.

C'è sempre un ma che ti frega.


Step inside, see the devil in I.

Gli sfiora il polso, lo blandisce con dita leggere e tiepide.
"Vuoi ballare?"
Albert alza un sopracciglio, le regala il suo miglior sguardo interdetto.
"Come?"
Alex ride, un suono incredibilmente leggero.
"Se ci fosse una canzone questa sarebbe la nostra."
Wesker inclina il mento, ascolta una melodia che sanguina a ogni nota.
"Mozart."
"Sinfonia 41." lo segue Alex, giocando con il bavero della sua giacca.
Un sorriso, un morso sul collo e nel cuore.
"Jupiter." mormora Albert, e il suo respiro è ghiaccio sulla pelle "Adeguato, direi."
Alex geme sulla sua bocca ogni altra replica.


2.


Stuart non ha il coraggio di abbandonarla.
Le avvolge le spalle in una coperta, appoggia il caffè bollente al suo fianco.
Alex dondola in avanti, pende verso il basso.  
"Master Alex..."
Sangue secco tra le dita, occhi socchiusi - opachi.
"Forse dovrebbe rientrare."
Labbra pallide, aride. Spaccate.
"La prego."
Alex continua a ignorarlo.


La seconda volta che aveva preso in considerazione l'idea era stato a trent'anni, quando aveva capito che sarebbe morta - ancora.
Osserva le sue cellule riprodursi in modo anomalo, il virus che le divora, aprendone la membrana come fossero niente.
È nero il Progenitore, granuli scuri come l'inchiostro che le esplodono davanti agli occhi.
Lo fissa aggredire gli eritrociti sani, dita nerastre e che stringono stringono stringono - plop; ecco le emazie schiacciate come fossero insetti, larve d'esistenza senza alcun valore.
Alex snuda i denti, nasconde il pallore malsano persino a se stessa.
Basterebbe così poco.
Basterebbe prendere coraggio e afferrare il bisturi lì vicino.
Basterebbe un'incisione verticale, netta, precisa; sufficientemente profonda da lasciar colare fuori tutto quel sangue infetto.

Sangue di un dio gracile e storpio - imperfetto.

Basterebbe.

Ma.

Ma.


You and I, wrong or right.

C'è un  cuore nascosto da qualche parte.
C'è un cuore che non batte più; un cuore nerastro e gonfio d'ogni male.
C'è un cuore che è solo un grumo di cavità vuote, anfratti fibrosi e grondanti veleno.
Alexandra non saprebbe dire quando quel cuore è morto, ma sotto le sue mani è pieno di promesse e desideri.
Si raggomitola contro il suo fianco, chiude gli occhi.
Albert si muove nel sonno e la cerca, affondando poi il viso tra i suoi capelli.
Alex sorride a un momento che non ha alcun futuro.


3.


Uno degli infetti è riuscito a liberarsi.
Le viene incontro barcollando, trascinandosi il moncone d'una gamba che deve essersi strappato a morsi dalla fame.
Alex respira appena, una statua bianca e oro.
L'infetto protende le dita marcescenti, apre la bocca: vuole il corpo e il sangue del nuovo dio.
Alex chiude gli occhi e aspetta.


La terza volta che il pensiero l'aveva ossessionata era stato quando lui era morto.
Davanti alle macerie di Villa Spencer Alex era diventata niente.
Polvere tra le dita, rovine nel cuore.
Annusa l'aria, insegue l'odore della disfatta.
Raccoon City è a solo poche settimane dalla sua caduta, ma ad Alex non importa; non è mai importato.
Espira: un gemito spezzato, un ansito che sa di rimpianto e fuliggine.
Uno degli infetti le viene incontro, la pelle sciolta come cera liquida sulle ossa.
Alex lo studia, lo soppesa.
L'infetto accorcia la distanza che li separa, grin grin, grin grin, sfrega i denti tra loro.
Alex stringe una medaglietta sporca di sangue e fango tra le mani, chiude gli occhi.

Un morso e via: l'incoscienza della mia stessa creazione. L'oblio a cui persino Crono fu condannato dai suoi stessi figli.

L'infetto le sfiora una spalla, apre - disarticola - la mandibola.

Ma io non sono Crono.

Alex riapre gli occhi, inspira con forza.

Io non sono un vecchio marcescente e putrido.

L'infetto le cerca l'incavo del collo, gocciola rosso e bianco sulla sua camicia - sangue e bava. (Umbrella)

Io...

Il braccio scatta in avanti, spappola una vita che non c'è già più.
La codardia dei vivi è l'unica cosa che li mantiene tali.


Traded a lie for the leverage.

Condannata da un ruolo; giustiziata da un destino sordo alle sue richieste.
Alex gli afferra il polso, stringe.
"Sai che ho ragione."
Albert le dà le spalle, furioso - ferito.
"No."
"L'Uroboros fallirà."
Scintille di rosso e oro, Albert sembra quasi piangere sangue mentre si volta.
"Tu vuoi che fallisca."
Alex trattiene il respiro, non abbassa lo sguardo.
"No." mormora, e le dita scivolano lungo il suo l'avambraccio "No, ma credo che il tuo giudizio non sia del tutto lucido."
Una volta Albert avrebbe accettato la critica. Da lei, almeno.
Una volta ci avrebbe almeno riflettuto sopra, ricominciando i calcoli daccapo e proponendo ulteriori trial clinici.
Una volta non si sarebbe staccato da lei quasi bruciasse, sibilando come un animale colpito a morte.
"Hai visto i risultati sul DNA umano."
"Sì."
"E...?"

Nessuno sopravviverà.

"La percentuale di sopravvivenza è troppo bassa. Il virus possiede gli stessi difetti del prototipo Tyrant; cuore esposto, arti deformati, intelligenza sotto la media."
Alex deglutisce, accorcia la distanza che li separa.
"Fallirà."
Wesker arretra, snuda i denti.
"Non rimarrà altro che un mondo morto, Albert."
Alexandra avanza qualche altro passo, riesce a intrecciare le dita nei suoi capelli, costringendolo a guardarla - a guardarsi.
"Ti prego."
Una supplica, una dichiarazione: la peggiore. La migliore.
I mostri non hanno bisogno di maschere per farsi male amarsi a vicenda.


4.


Stuart chiama una squadra di ripulitori, si assicura che facciano bene il loro lavoro.
Alex li ignora, gomiti sulle ginocchia e sguardo assente.
Gli altri infetti urlano, si dimenano nelle loro celle, annusano l'adrenalina e il sangue - ne vogliono altro.
Uno dei ripulitori lascia cadere un secchio dallo spavento e subito cerca gli occhi di Alex - questo si sta per pisciare addosso, pensa Stuart.
Alexandra inclina a malapena la testa, la punta dei capelli che le sfiora i polsi.
"Master Alex." la chiama Stuart.
Gli infetti gridano, bang bang bang, sbattono ripetutamente contro le porte in acciaio.
John (così recita il cartellino che il ripulitore si porta al collo) raccoglie il secchio, mormora qualcosa sottovoce.
"Sono tre giorni che non esce dalle prigioni." puntualizza Stuart, impeccabile.
Gli infetti emettono una serie di versi raccapriccianti, pelle morta che cade al suolo - plof. Oh, ecco una guancia che se ne va.
John stringe le palpebre, si trascina il più lontano possibile.
La risata di Alex è così aspra - disperata - che persino gli infetti scelgono di tacere.


La quarta volta?

"Dalle notizie che abbiamo ricevuto..."

La quarta volta non aveva avuto bisogno d'uno strumento per uccidersi.

"Situazione della Tricell?"
"Compromessa."
"Excella Gionne?"
"Allo stato attuale delle cose viene definita dispersa."

La quarta volta le era bastato ascoltare le parole di Stuart, lasciare che fossero assorbite dal suo cuore come veleno.

"I laboratori?"
"Compromessi anche loro. Presto il BSAA sarà sul posto per raccogliere tutti i dati rimasti."

La quarta volta c'era riuscita per davvero, spezzandosi in un'agonia senza suono.

"Mio fratello?"
Stuart aveva deglutito, evitandone lo sguardo.
"Deceduto."
Silenzio.
"Come?"
"In un vulcano. I membri del BSAA Sheva Alomar e Chris Redfield erano a capo dell'operazione. Al momento del decesso pare si fosse infettato con la sua stessa creazione, l'Uroboros, che come ben sappiamo è sensibile alle alte temperature."
Alex irrigidisce le spalle, ingoia il senso di colpa.
"Mi dispiace, Master Alex."

La quarta volta era stata la sua punizione più crudele.


I know you'll find your answers in the end.

Potrebbe essere l'ultima volta che lo sente contro di lei - in lei - e Alex nasconde il viso contro il suo petto in un gesto timido, quasi infantile.
Albert continua a muoversi tra le sue gambe, mormorandole promesse spezzate - confuse, tragiche.
Alexandra ingoia la paura e affonda le unghie nella sua schiena fino a sentir cedere la pelle - sangue sotto le dita, sulla bocca.
C'era qualcosa di disperato nel modo in cui Albert l'aveva cercata, qualcosa di definitivo.

"Sei tornato."
Silenzio.
"Chris Redfield è sulle tue tracce."
"Lo so."
"Il soldatino rivuole la sua Persefone."
"Non potrà."
Alex lo fissa in tralice, appoggia la fiala che stava esaminando.
"Posso sentire il suo odore; Bulgari e ambizione."
Albert le cerca gli occhi, inclina la testa.
"Perché?"
"Di necessità, virtù."
"È giovane."
Un suono sordo, una risata trattenuta.
"Non così giovane."
Alex piega le labbra in una smorfia, si lascia andare sulla sedia vicina.
"È forse questo un..." Addio?
Vorrebbe dirlo; vorrebbe davvero avere il coraggio di farlo.
"Alexandra."
Albert cade in ginocchio, le sfiora i polsi.
"Guardami."
Alex scarta di lato, serra le palpebre.
"Guardami, Alexandra."
Era saluta uno Zeus che non vedrà la prossima alba.

Albert le lambisce la curva morbida del seno, gioca con il suo desiderio - una guerra senza né vinti né vincitori.
Alex libera un gemito indecente, inarcandosi poi sotto le sue mani: impaziente, umida, vorace.
Albert ride - un suono sommesso, roco - e scivola con le dita lungo le sue vertebre, verso le natiche, blandendo uno spazio che Alex gli concede senza alcuna vergogna.
"Albert." geme, e accoglie le sue spinte, l'eccitazione un nodo nel petto che la brucia, le rende impossibile pensare ad altro che a lui - a quello che le sta facendo e all'orgasmo che le scuote i fianchi.
"Lo so." è tutto quello che le dice "Lo so."
Una spinta più forte - più urgente - delle altre, il suo peso che la schiaccia verso il basso.
Tra le sue cosce Albert viene, e Alex può sentire sulla sua pelle (nel cuore) il vischioso di un sentimento proibito, da nascondere.
Gli bacia il collo, la mandibola, gli zigomi; affonda contro il suo corpo, raccogliendosi in ciò che rimane di un amplesso lento e languido - affranto.
In silenzio, ascolta i rimpianti di Albert bagnarle la spalla e il cuore.


5.


Ci vuole coraggio a vivere, ci vuole coraggio a morire.
Comunque vada, c'è sempre una fregatura.
Relativismo, lo chiamava Albert.
Mostri ed eroi, bianco e nero, giusto o sbagliato: concetti privi di valore, immagini astratte che Albert dipingeva nel sangue e nella voce di chi schiacciava sotto la forza dei suoi obiettivi.
Alex fissa le onde infrangersi contro la scogliera, ruggiti rabbiosi di un mare nerastro e gonfio.
Il vento stringe nodi di freddo e pioggia tra i suoi capelli, asciuga lacrime pesanti di colpa e rimorso.
Si porta una mano al petto, la chiude a pugno.
Chissà che così possa trattenere le briciole di un cuore già morto.


La quinta volta è anche l'ultima.
Moira grida qualcosa, si agita come un insetto preso in trappola.
Claire la fissa: cerca di unire tutti i fili di quella trama iniziata anni prima, tra una sorella in cerca dell'unica famiglia che le era rimasta e una donna per cui il fratello era stato invece tutto - compagno, rivale, amico, amante.
Alex le restituisce uno sguardo pallido, trasparente come il vetro.
Perché sembra chiederle, e Alex sorride.
"Destino." dice solamente, impugnando la pistola "Una storia che deve aver un finale diverso."
"La storia la decide chi rimane." le risponde Claire, abbassando l'arma "I vincitori e chi viene scelto per scriverla."
Alex amplia il sorriso, trattiene una risata.
"La via di fuga di mio fratello è stata la morte..."
Moira arretra, Claire avanza.
La canna delle pistola è fredda contro la tempia, una bocca nerissima e senza fondo.
"... presto sarà anche la mia."
La pupilla di Claire si dilata, quella di Alex si contrae.
Morire è un po' come iniziare a vivere: basta solo trovare il coraggio di fare il primo passo.


Perish the Sacrament. Swallow, but nothing is forgiven.

Il dolore lascia confusi.
Nel silenzio della stanza Alex è come un'estranea nel proprio corpo, una proiezione di se stessa.
Addormentata, intorpidita; persa.
Si muove a rallentatore, stritolata da uno stupore liquido, sfocato.

Non è possibile.

Non è forse quello che ci ripetiamo tutti?
Non è forse questa la prima frase che ci viene in mente, quella più ovvia?
Alexandra respira, eppure non le sembra di farlo davvero.
Batte il suo cuore in una cavità malata, ma si è spenta ogni percezione di vita.
Ha la punta delle dita fredde e sfiora lenzuola ancora più gelide - vuote.

Gregor Samsa...

Kafka la guarda, ride.

He was cast aside by his sister, which lead to his death.

Scuote la testa, cerca di rifiutare la consapevolezza.

His sister...

Ma non può.

His death...

La comprensione dilania.
La tiepida bolla d'incoscienza viene squarciata da verità che non posso più essere ignorate.
La comprensione è un'altra forma di dolore - la peggiore; quella che ti strappa le palpebre e ti costringe davanti alla realtà dei fatti.

È colpa mia.

Alex vorrebbe gridare.
Alex vorrebbe stracciare Kafka e pestarlo e ridurlo a brandelli e...

... e dirgli che si è sbagliato. Che lei non ha abbandonato suo fratello.

Alex vorrebbe.

"Fallirà."
"No."
"Ti prego."
Silenzio.
"Vieni con me."
Incertezza.
"Dove?"
"In Africa."

No.
Una singola parola; un solo destino.

No.

Alex china il capo, si sgretola in silenzio.
Quale Grete crudele si è infine rivelata; quale orribile mostro è diventata.

L'ho abbandonato. L'ho lasciato morire. Solo. Come un cane. Con un misero insetto.

Alex vorrebbe solo tornare indietro e dirgli che...

Che?

Alexandra chiude gli occhi (lo vede, lo sente, lo desidera) e ingoia sangue e rimpianto.


0.


C'è chi nasce nella vita, chi nella morte.
Impossibile non vedere un crudele parallelismo tra le due storie: una simmetria ironica e spietata.
Claire osserva il corpo senza vita dell'Overseer, ascolta domande che non avranno mai risposta.
"Dobbiamo uscire." grida Moira "Sta crollando tutto!"
Chris direbbe che il mostro è morto; che l'incubo è finito.
O più probabilmente cercherebbe le sue risposte sul fondo di una bottiglia di gin.
Ma Claire non è Chris; non è solo muscoli e potenza, una mente imprigionata dai suoi stessi rimpianti: una mente che aveva dovuto tacere per andare avanti, per combattere una guerra che l'aveva distrutto comunque.
Scivola con lo sguardo sul suo profilo, pallido e regolare.

Una sola donna ha procurato così tanta sofferenza.

Sotto di lei sangue e cervella; sopra, un cielo che sta cadendo assieme al suo regno.
Moira la strattona per la manica della giacca, Claire la ignora.

Cosa volevi fare, Overseer?

Il suo sorriso morto è l'unica cosa che possa risponderle.


Some of us are destined to be outlived.

"La morte è la scelta dei vigliacchi."
"Ed evitarla per vivere non è forse anch'esso un atto di codardia?"
Silenzio.
"Tutti cerchiamo una via di fuga, un'altra strada."
"Uhm."
"Persino tu."
"No."
"Bugiardo."
Dita fredde lungo il collo, tra i capelli.
"E quale sarebbe allora la mia via di fuga, sentiamo, Alexandra."
Labbra rosse che lo cercano tra la cosce, esigenti sulla sua pelle.
"Non lo so."
Albert ride, un suono duro, inconsueto.
"Adesso sei tu la bugiarda."
La verità è una lama che ucciderà entrambi.




"I met you at the altar and your lips tasted different.
Then placed my ring upon your hand and knew we'd die together.
And now, I'll call you my wife.
Give me your heart.
I'll grow it into size."
- Drop Dead Gorgeous -



Note dell'autrice: Albert Wesker e Alex Wesker non sono fratello e sorella. Non hanno nessun legame di sangue e non sono stati cresciuti nella stessa famiglia come tali (ne hanno avute due ben diverse e distinte) per cui non ritengo che questa storia richieda l'avvertimento incest. Appartengono allo stesso progetto scientifico di selezione genetica (Project W.) e per questo si definiscono "fratello" e "sorella" e possiedono lo stesso cognome (in onore del creatore del progetto), ma nei fatti non lo sono e non hanno mai avuto l'occasione di comportarsi come tali.
Secondo la legge italiana non sono né discendenti né ascendenti, e neppure affini in linea retta, per cui il reato d'incesto non sussiste.
La canzone utilizzata per intercalare i paragrafi è "The Devil in I",degli Slipknot.
Per la frase iniziale "
I will find peace of mind, in the dark and cold world of midnight, The world of midnight, Black Lagoon ending." si ringrazia la bellissima Kuma_Cla.

   
 
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