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Autore: Atra    01/07/2015    3 recensioni
Un viaggio a piccole tappe nell'infanzia e nell'adolescenza di Seifer
Almasy e di sua sorella, Atra Almasy.
Sarà una lettura alla scoperta di un rapporto del tutto
particolare, che potrebbe addirittura stupirvi.
Ogni ricordo è scolpito integralmente nella mente di Atra,
che racconta disegnando i contorni di un Seifer totalmente diverso da
quello che siamo abituati a conoscere.
Buona lettura!
N.B. Il "What if?" della presenza di Atra è riferito alla
mia fanfiction a capitoli, "Il legame del sangue". 
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fujin, Nuovo Personaggio, Raijin, Seifer Almasy
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami'
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Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà della Square-Enix e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.


Avevo sei anni, Seifer sette. Eravamo al Garden da due anni e stavamo imparando a combattere. Io non avevo ancora il permesso di misurarmi con i mostri, quindi non avevo assolutamente idea di cosa significasse esattamente la parola "uccidere". Seifer aveva incominciato quell'anno e, non c'è davvero bisogno di dirlo, era molto esaltato.
All'epoca non ci facevano ancora entrare nel Centro di Addestramento da soli; quello era un privilegio riservato solo dai tredici anni in su e noi ci eravamo ancora relativamente lontani..."relativamente" secondo l'opinione di Seifer, che sin da piccolo ha sempre odiato aspettare.
E così la notte sgattaiolavamo nel Centro nella fascia oraria in cui la sorveglianza era minima, ovvero fra le due e le quattro. Non ci beccarono mai, anche perché eravamo due tipetti svelti e discreti, quindi facevamo molta attenzione.
Dopo avermi insegnato a combattere con il pugnale, Seifer si era intestardito di volermi far provare a uccidere il mio primo mostro. Il "battesimo di sangue" lo chiamava. Si era intestardito perché, come mi aveva detto una volta, "non mi fido di quegli incapaci dei tuoi insegnanti", che a dire il vero erano anche i suoi... beh, si sa come è fatto Seifer.
Una notte mi aveva trascinato nel Centro. Non che io non volessi e non mi sentissi fiera della prospettiva di poter dire poi di aver già eliminato un mostro alla mia età, però ero spaventata da due cose.
La prima era trovarmi davanti non più il solito bersaglio circolare o mio fratello che si faceva anche colpire qualche volta per darmi una soddisfazione, ma un altro essere vivente pronto a difendere la propria vita da me. DA ME.
La seconda era proprio questa: come avrei potuto decidere che la vita del mio nemico doveva finire? Quando avrei avuto davanti un altro umano con la sua vita e la sua realtà da vivere...avrei dovuto sacrificarlo in nome di una mia superiorità decretata...da chi? Chi aveva detto che io dovevo vivere e lui morire, quando l'altro magari non aveva fatto niente per attaccarmi?
-Un mostro ti attaccherà sempre, ricordatelo - mi aveva detto allora Seifer, storcendo la bocca davanti alla mia esitazione - e a te non resta altro da fare che difenderti. Pensala così e uno scrupolo se ne andrà senza che tu te ne accorga. E poi basta che superi il battesimo di sangue: già dal secondo mostro viene tutto più naturale. Forza, sorellina - mi aveva incoraggiata, inginocchiandosi ai miei piedi per guardarmi da sotto in su - vediamo di che pasta sei fatta-.
Avevo deglutito con forza e avevo stretto la mano attorno all'impugnatura del pugnale. Non volevo deludere Seifer...e nemmeno me stessa.
Il primo Grat si era subito avvicinato e ricordo che io l'avevo osservato affascinata. Si muoveva goffamente, non doveva essere completamente adulto. Mi ero anche indispettita, perché sarebbe stato uno scontro alla pari allora e io volevo potermi già misurare con un nemico più forte.
-Vacci piano, Atra! Cominciamo con questo!- mi aveva subito urlato Seifer, ridendo della mia espressione delusa. Avevo fatto spallucce e avevo attaccato per prima. Il Grat aveva dondolato sulle zampette e aveva abbassato di colpo i suoi lunghi arti, per graffiarmi. Io gliene avevo tagliati tre, mentre un quarto mi si piantava nel braccio e un quinto mi si avvolgeva attorno alle gambe. Avevo stretto i denti e li avevo tranciati di netto, poi mentre il mostro era occupato a gemere di dolore, gli avevo conficcato il pugnale nel ventre e quello si era accasciato al suolo.
-Ottimo lavoro, Atra. Fammi vedere la ferita-. Seifer era arrivato accanto a me in tutta tranquillità e mi aveva afferrato il braccio.
Ero tornata alla realtà e solo in quel momento mi ero resa conto di due cose: la prima era il mio corpo. Non avevo sentito niente durante il combattimento, ma ora il dolore e il fiato corto mi stavano lentamente avvisando che non era stata una passeggiata come avevo creduto fino a quel momento. La seconda: quel mostro davanti a me aveva appena smesso di respirare per colpa mia. Magari aveva una madre ad aspettarlo...e io avevo deciso che il figlio non sarebbe tornato a casa.
Ai tempi ero piccola; una cosa del genere ora non mi toccherebbe nemmeno, ma allora mi ricordo che mi ero turbata parecchio.
-Atra, non pensarci- mi aveva consolato Seifer, mentre mi controllava i graffi sul braccio. Io avevo scosso la testa:
-Ci sto pensando adesso. Prima, mentre combattevo, non me ne sono preoccupata- avevo ammesso. Era questo che mi faceva più paura: avevo conservato la calma per tutta la battaglia. Non che fosse una cattiva cosa, ma avevo paura di cosa sarei diventata a combattere così a sangue freddo.
-Durante la battaglia devi conservare il sangue freddo. E devi pensare che ti stai difendendo, solo difendendo. Sorellina, - e qui Seifer mi aveva dato un buffetto sulla guancia con un sorriso - vedrai che imparerai a uccidere-.
E l'avevo imparato davvero, per quanto risultasse inquietante dirlo.
Beh, al Garden eravamo addestrati per questo, ma fu con Seifer che avevo imparato per la prima volta cosa volesse dire.
-Quando avrai davanti il tuo primo nemico umano, Atra - mi aveva detto una settimana dopo, durante l'ennesimo allenamento insieme - gli scrupoli arriveranno, sia che tu sia abituata ad essi o meno. Però devi tenere presente che stai uccidendo per un motivo: magari il tuo bersaglio ha ucciso già in precedenza o sta per colpirti. Magari la tua missione prevede un obbiettivo da raggiungere e quella persona ti sta ostacolando.
Tu non uccidi perché sei assetata di sangue. Tu uccidi e ti dispiace, il che è ammirevole-.
-E a te dispiace?- avevo chiesto allora, dal basso della mia ingenuità di bambina. Seifer aveva gettato indietro la testa e aveva semplicemente riso, limitandosi a passarsi il Gunblade nell'altra mano per poi colpire l'ennesimo mostro. Il sangue si era versato ancora una volta e Seifer ne era stato coperto di nuovo. Ma non direi che gli fosse dispiaciuto più di tanto.
Non gli avevo più fatto quella domanda. Forse perché avevo paura della risposta, forse perché anche io non sapevo bene se ce n'era una.
Per quel motivo non avevo capito come fosse mio fratello al di là di uno scontro con l'ennesimo Grat nel Centro. Magari non avessi voluto vedere...in realtà non capivo quanto uccidere fosse la perdita di equilibrio per cadere in un circolo vizioso alla perenne e inutile ricerca della gloria, inseguendo l'ambizione più estrema.
Mio fratello ci era caduto. E, evidentemente, non voleva che ci cadessi anche io.

Con l'arco fu diverso e decisamente più dura. Ammazzare qualcuno a sangue freddo e da lontano fu sicuramente più difficile e Seifer non era accanto a me. Ma tenendo sempre presente che uccidevo per un motivo sempre giustificato, come mi aveva detto lui, e che uccidere per me non significava niente e potevo anche rinunciarci, farlo era sempre più facile.
Così come diventava facile non ascoltare più la voce della mia coscienza, diventata ormai roca a furia di sgolarsi sin dalla mia infanzia.
Oggi la metto a tacere con un niente, forse anche perché non ho più tempo per starla ad ascoltare.
Seifer credo non ne abbia più nemmeno una.
Oppure è diventata definitivamente afona.



Sì, devo passare a rovinare anche questo capitolo...ma sarò breve.
Questa storia è riferita al capitolo 4 della mia fanfic a capitoli "Il legame del sangue" e spero che vi sia piaciuta: ciò che ho voluto sottolineare è soprattutto la differenza fra Seifer e Atra. È ammirevole che Seifer abbia tentato di capire un po' come la sorella si sentiva nell'uccidere dei mostri, pur non condividendo il suo pensiero, e abbia anche cercato di infonderle coraggio, sempre a modo suo.
Fatemi sapere se vi piace questo genere di raccolta! A presto!
   
 
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