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Autore: Kuno84    16/01/2009    8 recensioni
"L’antico pareva cedere il posto al nuovo, e tutto sembrava riprendere vita, compresa la fragile creatura che, alla vita, si era affacciata da così poco tempo.
'Sssh… buono, buono…' mormorava il vecchino, tenendola tra le esili braccia.
Tuttavia, il vagito del neonato non sembrava volersi concedere sosta alcuna."
Flashfic di 500 parole contate, scritta per il "Pannolini Challenge". Come un piccolo evento influenzò profondamente il destino di una persona.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Happosai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“IL VECCHIO E IL BAMBINO”


A Ranma ½ Fanfiction

by Kuno84





DISCLAIMER: Luoghi e personaggi appartengono a Rumiko Takahashi.
NOTE: Flashfic di 500 parole contate, ispiratami dal Pannolini Challenge. A dire il vero, l’ispirazione risale alla scorsa estate, ma solo in questi giorni mi è venuta voglia di mettere mano a questa breve storiellina. Colgo l’occasione per ringraziare chi all’epoca ha commentato “L’umiliazione più grande” e… no, la fanfiction non ha nulla a che vedere con l’omonima canzone di Guccini. ^^




Una nuova alba era spuntata all’orizzonte, infiltrandosi tra le alte cime d’intorno.
La luce aveva iniziato a specchiarsi sulle decine di pozze d’acqua di quel posto remoto, chiuso tra i monti, dando luogo a molteplici e ricche sfumature di colore.
L’antico pareva cedere il posto al nuovo, e tutto sembrava riprendere vita, compresa la fragile creatura che, alla vita, si era affacciata da così poco tempo.
“Sssh… buono, buono…” mormorava il vecchino, tenendola tra le esili braccia.
Tuttavia, il vagito del neonato non sembrava volersi concedere sosta alcuna.
Il vecchino si grattò la testa, pensieroso. Cosa mai poteva avere il povero bimbo, per piangere a quel modo? Fame, forse? Ma la madre l’aveva nutrito poco prima, quindi questo era da escludere. Forse non stava bene? Oppure…
Un improvviso aroma s’insinuò tra le sue narici, rispondendo ai propri dubbi.
“Oh… mi sa che bisogna cambiarti il pannolino, piccolo!”
Il vecchino sorrise amaramente tra sé. Che umiliazione, se qualcuno l’avesse visto far da balia ad un poppante – lui, il grande maestro di arti marziali; lui, che i suoi allievi si ostinavano a definire ‘maledetto’, ‘pervertito’ e ‘malvagio’. Ma era anche un essere umano, e come tutti possedeva un cuore – per quanto fosse imbarazzante ammetterlo. Aveva un certo orgoglio, e certe cose dovevano rimanere sconosciute perfino ai suoi discepoli.
Il bimbo, con uno strillo più acuto dei precedenti, lo richiamò ai propri doveri.
Sbarazzatosi dello scomodo involucro e del suo ancor più sgradito contenuto, il vecchino si accorse di non avere con sé niente con cui cambiare il neonato. Il bimbo sembrava approvare la situazione attuale, dato che aveva finalmente smesso di piangere. L’altro, però, non era dello stesso parere.
“Cosa faccio? Non posso certo lasciarti così...”
Alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa che potesse fare al caso suo, si volse istintivamente verso un grosso sacco che aveva poggiato a poca distanza da sé. Conteneva ancora il ‘bottino’ dell’ultima sortita, in quel villaggio cinese pieno di dolci pollastrelle
Il volto del vecchino s’illuminò.
Estrasse un paio di collant e svolse l’operazione.
Fu in quel momento che gli sovvenne, come un’ispirazione fulminea, la soluzione all’importante compito che gli era stato assegnato.
“Ho trovato, piccino!” esclamò felice.
Il neonato rise deliziosamente, come a mo' di approvazione.
Del resto, quello che era accaduto costituiva sicuramente un segno del destino.


***


Happosai sfilò la pipa e sbuffò una nuvoletta di fumo, con aria assorta.
“Ecco, ora sai tutto”, disse al suo interlocutore. “Finora avevo sempre taciuto: non volevo che altri sapessero di quel momento di debolezza, proprio io che vado così fiero della mia malvagità…”
L’interlocutore strinse i pugni. Tremava tutto quanto, come se stesse ribollendo di rabbia.
“Cosa ti prende mai, Collant Taro?” domandò il vecchio, esibendo due occhioni sbriluccicanti. “Credevo che, una volta appresa tutta quanta la vera storia del tuo bellissimo nome, finalmente avresti compreso le mie motivazioni. Dovresti essermi grato!”
Il ragazzo seduto di fronte a lui afferrò un secchio d’acqua, rovesciandoselo addosso senza esitazione.
“Ghuhuh!”
E dimostrò al vecchietto tutta la propria gratitudine.



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