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Autore: lals_    04/07/2015    0 recensioni
Sei il ragazzo per cui sono poche le cose che contano, e guai se qualcuno mai le scoprirà, sei il ragazzo che parla di sé per non doverlo fare davvero, per non sentirti fare delle domande a cui non vuoi dare una risposta, sei quello che la prima che passa le dici “sei una topa”, sei quello che per fare un complimento ti si deve strappare la lingua, quello che si accorge dei cambiamenti ma fa finta di non farlo, e vai poi a capire il perché.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando alzo lo sguardo mi stai guardando.
Guardando come se per qualche motivo io fossi la ragione per cui la tua giornata oggi sarà splendida. Guardando come se l’avermi visto ti avesse appena fatto dimenticare ogni aspetto negativo su cui stavi ragionando sopra.
Ti avvicini, senza un vero motivo, mi appoggi il braccio piegato sulla spalla e cominci a parlare, sparando battute a tutto spiano e mettendoti a ridere come un idiota. Ridi piegandoti su te stesso, una mano sul petto. Le tue battute non mi piacciono ma il modo in cui ridi sì, e quindi finsice che sto ridendo anche io. Ridiamo insieme e mi tocchi la guancia perché sai che mi dà fastidio, mi allontano dalla tua mano anche se adoro essere presa in giro da te, adoro quando mi tocchi le guance anche se non mi piace.
Mi guardi sorridendo e i tuoi occhi mi trapassano, abbasso lo sguardo perché non riesco a reggere il tuo, come quello di nessun altro, ma il tuo in particolare. Perché tu mi guardi da vicino, così vicino che poi mi metto a pensare a tutte le imperfezioni che ha la mia pelle, e ho paura che tu le veda e allora sposto lo sguardo sperando che tu non te ne accorga.
Mi metto a guardare i tuoi vestiti, hai una camicia terribile abbottonata fino al collo, vorrei slacciarti i bottoni uno a uno ma sotto probabilmente non hai niente e allora sarebbe imbarazzante, poi magari hai una maglietta ma sarebbe imbarazzante lo stesso. Mi tremano le mani e penso a qualcosa da dire, così, per spezzare il silenzio, ma qualsiasi cosa dirò so che non ti farà ridere e allora sto zitta e aspetto che sia tu a parlare.
Quando lo fai, mi sento terribilmente meglio. Sei a tuo agio. Sei a tuo agio mentre racconti qualcosa di cui non mi frega e di cui probabilmente non mi fregherà nemmeno una volta che avrai finito, ma sei così eccitato mentre parli che non mi importa, gli occhi si spostano dal movimento della tua bocca ai tuoi occhi, li odio i tuoi occhi, mi rendono vulnerabile. Non so bene come mi rendano, ma so che non mi piace. Perché sono azzurri, chiarissimi, e io per gli occhi chiari ci perdo la testa come non so che cosa, mi sento come se mi perlustrassero, come se mi lasciasserano letteralmente a nudo, e io non so più se guardare te o la tua bocca o i tuoi occhi o non guardare niente. Ci metto un attimo a capire che ho spostato lo sguardo sulla finestra. Davvero non ci riesco a lasciarmi guardare da te. Davvero non capisco perché di punto in bianco hai cominciato a parlarmi, spesso, molto più di quanto tu non abbia mai fatto.
E’ frustrante, lo sai? Pensare che due anni fa avrei pagato oro per ricevere questo tipo di attenzioni da parte tua, pensare che due anni fa passavo la ricreazione a sperare che tu mi guardassi, e mi parlassi, mi raccontassi una battuta e mi facessi ridere, mi toccassi la guancia. Dio solo sa quante volte ho gridato che mi dà fastidio quando la gente mi tocca le guance quando tu eri vicino, nella speranza che mi sentissi e decidessi di farlo anche tu, così, solo perché da te non mi avrebbe dato poi così fastidio.
Lo sai, fa schifo ripensarci adesso. Fa schifo ripensare a quanto sono stata sciocca, e a quanto tu sia stato crudele nei miei confronti. No, non lo sapevi, ma sei stato crudele lo stesso, non cambierò il mio modo di vedere la cosa. Perché io ho passato un anno orrendo a causa tua, un anno che adesso non mi sarà restituito. E lo sai, si dice che la gente sbaglia ma poi impara dai propri errori, io invece no. Io imparo ma poi continuo a sbagliare. E tu sei uno sbaglio, lo so, sei uno sbaglio. Sei l’unico sbaglio che continuo a commettere e, cosa forse anche peggiore, che non mi dispiace commettere. Sei uno sbaglio continuo, una continua tentazione di ricaderci, a volte sembra quasi che tu mi ci voglia trascinare, dentro questa ricaduta, dentro questa follia che non mi servirebbe a niente. A volte sembra quasi che tu ti diverta, e ti compiaccia, nel vedere l’effetto che sei in grado di fare sulle persone, nel vedere l’effetto che sei in grado di fare su di me, perché tu lo sai, lo sai di avere fascino, lo sai di possedere quella bellezza forse scontata ma sempre apprezzata, riconosciuta. Sei il ragazzo sicuro di sé, che piace a tutti ma che detesta molti, mai una volta che tu lo dia a vedere, però. Accidenti a te e ai tuoi pensieri.
Sei il ragazzo per cui sono poche le cose che contano, e guai se qualcuno mai le scoprirà, sei il ragazzo che parla di sé per non doverlo fare davvero, per non sentirti fare delle domande a cui non vuoi dare una risposta, sei quello che la prima che passa le dici “sei una topa”, sei quello che per fare un complimento ti si deve strappare la lingua, quello che si accorge dei cambiamenti ma fa finta di non farlo, e vai poi a capire il perché.
Lo sai non sono molte le cose che so di te, lo sai qualche volta vorrei saperne di più, e qualche altra volta invece vorrei solo farti uscire dalla mia testa, maledizione, non riuscirò mai a dimenticarti del tutto, e questa cosa mi uccide. Mi uccide sapere che non riuscirò mai a vederti in maniera del tutto normale, che non smetterò di sentirmi a disagio quando mi sarai vicino, che non smetterò di provare gelosia, o stizza, o rabbia, nel vederti parlare con qualcun altro, qualcuno che preferisci a me, maschio o femmina che sia, non è poi così importante. E la sai un’altra cosa, ormai sono sicura di non provare più niente di forte per te, sei come tantissimi altri ragazzi, sei come tutti gli altri per cui perdo la testa, e credimi sono davvero molti, anche contemporaneamente poco importa. Sei esattamente come loro, sei un qualcosa che è lì, c’è, la vedo, non riesco a provare indifferenza, mi affascina, mi attrae, richiama il mio sguardo, mi fa scattare qualcosa, qualcosa con cui ormai sto imparando a convivere perché ho capito che non posso fare altro.
Ma tu, sì, tu, che ti metti quei maglioni che vorrei mettere io, che fai finta di fregartene quando invece te ne frega, che ti porti la merenda ma che poi non la mangi, la dai a me, o a lei, o a chiunque ti sia vicino, tu che sei a tuo agio ovunque tu sia, con chiunque tu sia, tu che quando non ci sei si sente la tua assenza, tu che fai ridere anche chi ti odia, tu, dico tu, tu sei uno sbaglio, l’unico sbaglio che continuo a commettere.
E forse per questo ti odierò per sempre. 







*author's corner*
se volete sapere che cosa sia, non ne ho idea, sappiate solo che parla di me. Parla di me e di un mio sfogo nei confronti di un ragazzo che per un anno mi ha fatta impazzire, e che invece ho dovuto dimenticare. Provavo un grande miscuglio di emozioni, quando l'ho scritto, tra cui emerge forse molta rabbia, ma anche un po' di rimpianto, forse, per ciò che avrei voluto con lui. 
Ad ogni modo, spero non la giudichiate troppo male, è un po' diverso da quello che scrivo di solito e spero di non deludere le persone che negli ultimi giorni mi hanno riempita di complimenti per i miei altri scritti, cercherò di evitare altri sfoghi del genere in futuro

xx
Lals_
   
 
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