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Autore: Destiny_96    04/07/2015    8 recensioni
Quante volte ci troviamo a discutere con noi stessi, consci del fatto che qualunque vaccata diciamo, nessuno ci sta ascoltando?
Io direi parecchie volte.
Non per questo adesso tu, caro lettore, stai leggendo questo mio monologo.
Un breve viaggio nella mente di questa scrittrice che sostiene di provenire da Saturno. Se sia vero nessuno lo sa. Di solo una cosa si è certi: deve mangiare meno Nutella.
Genere: Comico, Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I monologhi interiori di una scrittrice proveniente da Saturno.


 

Capitolo primo o dello scrittore.

 

 

Quante volte ci troviamo a discutere con noi stessi, consci del fatto che qualunque vaccata diciamo, nessuno ci sta ascoltando?

Io direi parecchie volte.

Non per questo adesso tu, caro lettore, stai leggendo questo mio monologo.

Unica differenza la forma, vista la tua attuale locazione di fronte al monitor di un computer. (O di quel dispositivo mobile altresì detto "cellulare". O, per i più moderni avanguardisti, di un tablet.)

Gli esseri umani sono creature amanti dell'attenzione [citazione necessaria], e no!, non negarlo, mio caro lettore. So benissimo, in quanto posseggo facoltà mentali aliene [megalomania necessaria], che tutti noi assidui scrittori di questo sito nominato EFP bramiamo recensioni nemmeno fossimo zombie affamati di cervelli in una ipotetica ed irrealizzabile apocalisse. E poi, le apocalissi zombie ci sono solo negli USA o sbaglio?

Prima di passare al sodo -non l'uovo sodo, s'intende- è però necessario che tu, lettore, prenda un vocabolario e cerchi la definizione di "scrittore".

Or ora, ci aspettiamo tutti un bel pataccone che elenchi tutto per filo e per segno, vero?

E invece no. Il nostro amico vocabolario ci lascia col sale in bocca, con una semplice, scarna e poco approfondita definizione.

 

 

scrittore [scrit-tó-re] n.m. [f. -trice] chi scrive

opere che hanno un intento artistico: scrittore

di romanzi, scrittore di commedie.

 

 

Una normale, comune persona umana qualunque potrebbe anche accontentarsi.

Non io. Tralasciando il fatto che mi ritengo Saturniana dichiarata [citazione necessaria] e che di conseguenza non appartengo al genere terrestre.

 

Chi è dunque questo scrittore, secondo la mia mente aliena?

La definizione del caro vocabolario ce ne da un accenno. Ma che ne è della parte veramente relativa allo scrittore?

 

*sistema sul naso un paio di occhiali palesemente finti*

 

Gli scrittori sono generalmente persone. Le persone possono essere scrittori. Gli scrittori sono persone. Sono persone come tutti gli altri? Ahahahahah NO.

Perché? Ebbene, io, mente superiore, vi esplicherò come sono giunta a questa conclusione.

 

Prendiamo un soggetto ipotetico, in questo caso la mia controparte umana. (Sto parlando con te, corpo del quale ho assunto il controllo.)

La nostra scrittrice è rilassata, accende il suo computer portatile fisso, visto che ha la batteria fusa e se lo stacca dalla corrente si spegne, lancia qualche improperio quando lo schermo si pianta, si fa aria con un libro a caso prelevato dalla sua caotica scrivania perché si schioppa di caldo, si accorge che la caffettier-HEM, il computer si è ripigliato e apre il documento di testo.

Il soggetto vorrebbe scrivere. Il soggetto ha una momentanea ispirazione. (Posa il barattolo di Nutella, quella non è fonte di ispirazione ma di lardo, e poi mica eri a dieta?) Il soggetto scrocchia quindi le dita quasi procurandosi una tripla frattura delle falangi del medio. Il soggetto inveisce.

Dopo aver ripreso il controllo delle proprie facoltà mentali grazie a molteplici saltelli sul posto e urla al vento, la scrittrice è finalmente pronta per posare le dita sulla tastiera. Con grazia estrema appartenente ad un bue muschiato [sarcasmo necessario], il soggetto inizierà a scrivere le prime righe, che ovviamente consisteranno in una descrizione del luogo nel quale si svolge la vicenda, descrizione talmente lunga che a Dante e alla Commedia ci fa un baffo. Il soggetto si appisolerà sulla tastiera e al suo risveglio scoprirà che ha cancellato tutto quanto.

Il soggetto sarà emotivamente instabile e distrutto. Scriverà quindi l'introduzione per un titolo Drammatico. Dopo aver scelto i personaggi, che puntualmente saranno una sedicenne con crisi depressive perché quel tipo che le piace non la calcola e l'unico che le viene dietro è il migliore amico che è anche carino, ma no, lei vuole il teppista macabroso, e per l'appunto il suddetto teppista, la scrittrice avrà una crisi di nervi perché già odia la protagonista. La farà quindi suicidare perché hey, non è drammatico se qualcuno non schiatta.

Avendo quindi liberato i suoi istinti assassini, il soggetto sbatterà più volte la testa al muro. In questo modo farà una sottospecie di trip mentale che lo porterà a decidere che SI!, il genere Sovrannaturale è perfetto. Il soggetto inizierà a scrivere e continuerà per una ventina di pagine, per poi accorgersi alla fine che il brano è zeppo di cliché. La scrittrice decide comunque di pubblicare il suo lavoro, e sta per salvare il file di testo quando ZAC!. Salta la corrente. E siccome il suo portatile non tiene batteria e vive attaccato alla presa, ha perso tutto quanto. La scrittrice inveirà contro il computer, contro il tempo, contro la casa, conto il gatto grasso che dorme sul suo letto e contro un numero imprecisato di politici che, in questo caso, non hanno proprio combinato nulla.

Il soggetto riaccenderà il contatore che si trova, puntualmente, in cantina. Avrà così una nuova illuminazione (Sicura che quella fosse polvere?) e deciderà di scrivere un horror. Anche se non ne ha mai scritti. Anche se non le piace il genere. Scriverà dunque un branetto "creepy" che non fa paura nemmeno al chiwawa dei vicini, pieno anch'esso di cliché. Lo leggerà al fratello che le dirà che si è mangiata qualche cucchiaio di Nutella di troppo, e cancellerà così il brano.

Per risollevarsi il morale il soggetto verterà sul genere romantico. Mentre scriverà la dura, durissima vita della 16enne protagonista la scrittrice verrà sommersa dai #FEELS, piangerà sulla tastiera del computer che deciderà che no, quella pappardella mielosa non gli piace e quindi farà chiudere di botto il documento di testo. Anche questa volta, il soggetto non aveva ancora salvato.

Il soggetto avrà una crisi psicotica, prenderà a pugni i muri, a testate la scrivania e a calci il comodino, poi vedrà il suo gatto grasso fare un salto che nemmeno una cavalletta, e avrà una nuova illuminazione. (Decisamente, la Nutella ti fa male.) La scrittrice si dirà che il fantasy è il genere che fa per lei. Creerà quindi rigorosamente ventordici protagonisti con nomi impronunciabili che non ricorderà mai, di cui un quarto saranno belli, bellissimi, fenomenali elfi, metà saranno semplici umani e il restante quarto una specie non identificata [gli psicologi che seguono la scrittrice presumono siano dei pandacorni, dei coccoratti o degli ermegatti]. Ovviamente la scrittrice necessiterà di un cattivo, che puntualmente sarà uno dei protagonisti, infiltrato nel gruppo in incognito perché no, creare una storia dietro a tutto quanto è troppo mainstream. Alla fine il soggetto farà leggere il lavoro a millemila conoscenze, che le diranno puntualmente che fa ridere i cammelli. Il soggetto per il momento abbandonerà il genere fantasy.

Alla fine, la scrittrice deciderà che se proprio deve scrivere qualcosa, tanto meglio che si dedichi al celebre flusso di coscienza di Joyce, sparandosi tre barattoli di Nutella, intervallando il tutto con pianti, urla, schizzi isterici e dialoghi col gatto che in teoria vorrebbe solo ronfare sul suo letto.

 

Ed è così che la scrittrice arriva alla conclusione che parlare da sola ad un ipotetico pubblico è la cosa migliore. Ed è così che nasce questo testo, che spiega l'esistenza dei coccoratti.

 

(No, cosa? Rivoglio il controllo della tua mente, umana! E metti giù la Nutella.)







---------------------------(Angolo di quella che deve smettere di mangiare Nutella.)-------------------------------

Heylà, ci si rivede!
Ebbene si.
HO FINITO GLI ESAMI. Che bello. Ora sono libera di scrivere tutte le vaccate che vogl- ah siete qui. Salve.

Come mi è venuta in mente questa malsana idea?
Stavo studiando. E all'improvviso ZAC. Ed ecco come è nato tutto questo.
Questa sarà una breve serie di non so quanti capitoli, ognuno a se stante e non concatenati xD
Che dire, demenza allo stato puro, YUPPIE.

Beh, vi siete divertiti? xD
Fatemi sapere, eh :'3
Suggerimenti per un prossimo monologo sono sempre ben accetti! :'D

Grazie a chi leggerà e recensirà questa storia un po' pazza, a chi la inserirà tra i seguiti e anche a te, lettore fantasma, che si, continuerò sempre a parlarti perché MI VA, che spenderai cinque minuti a leggere questi scleri mentali mica tanto normali XD

A presto, fantasmi!
Des.

  
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