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Autore: ___Lils___    06/07/2015    1 recensioni
Breve episodi della vita di una ragazza e del suo angelo custode.
Ginevra e Roberto sono due amici comuni, due bambini come tanti, ma hanno una cosa che li rende speciali: il loro rapporto. Un evento drammatico lascerà Ginevra senza Roberto, ma un rapporto come il loro non può morire, un rapporto come il loro è per sempre. Sempre e per sempre.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Forza Ginevra, altrimenti arriviamo a casa troppo tardi!”
“Arrivo!”
Una piccola bambina dai lunghi capelli castani stava abbracciando un bambino dai capelli color biondo cenere: “Promettimi che mi chiamerai”
Il bambino annuì sorridendo: “Promesso, tu promettimi che verrai quest’estate”
La bambina sorrise e lo abbracciò di nuovo: “Promesso”
“Tieni, prendi questo”
Il bambino porse alla giovane un petalo di rosa,era soffice e leggero come il velluto, Ginevra lo guardò dubbiosa, ma la risposta arrivò subito pronta: “Così ti ricorderai di mantenere tutte le promesse che ci siamo fatti a Capodanno”
La bambina annuì felice ed entrambi sorrisero complici poi iniziarono a ridere e corsero verso l’auto grigia in moto, Ginevra salutò tutte le persone che vi erano intorno, ma, prima di entrare nell’autoveicolo, tornò di nuovo di fronte al bambino e gli posò un bacio sulla guancia. Entrambi divennero rossi all’istante e scaturirono le risate degli adulti che li osservavano attentamente, Roberto la strinse di nuovo a sé in un abbraccio: “Ti voglio bene”
“Io te ne voglio di più”
Il bambino sorrise nuovamente e lasciò la presa intorno alla vita della più piccola: “Se lo dici tu”
“Sì, lo dico io ed io ho sempre ragione!”
Dopo una piccola risata, Ginevra salì in auto ed i suoi genitori l’aiutarono a legarsi la cintura di sicurezza sul seggiolino, Roberto continuava a fissarla dal finestrino e, mentre gli adulti finivano gli ultimi saluti, i due si guardavano senza parlare: non avevano bisogno delle parole, non ne avevano mai avuto bisogno, bastava solo un’occhiata e i due comprendevano perfettamente ciò che intendeva l’altro, ma, dopo le vacanze natalizie, che avevano appena trascorso insieme, era certo che avevano una complicità speciale, unica al mondo.
I genitori di Ginevra salirono in auto e la piccola guardò un’ultima volta il suo amico, questo gli sorrise: “Ci vediamo tra sei mesi!”
Ginevra annuì entusiasta e continuò a fissarlo mentre suo padre usciva dal parcheggio con il veicolo, quando si immise sulla strada la piccola si voltò e guardò Roberto salutarla con entrambe le braccia finchè non sparì alla sua vista. Delle lacrime uscirono da quegli enormi occhi marroni, ma subito dopo spuntò un piccolo sorriso: lo avrebbe rivisto presto e niente e nessuno l’avrebbe separata dal suo migliore amico.
***
Ginevra iniziò a suonare insistentemente alla porta di casa, l’era andata a prendere una mamma di una sua compagna di classe e questo per lei significava solo una cosa: la sua mamma stava preparando la sua festa per il suo ottavo compleanno che sarebbe stato qualche giorno dopo. La piccola era su di giri, ma avrebbe cercato di non darlo a vedere, magari sua madre stava cercando di farle una sorpresa e lei non avrebbe voluto rovinarle il lavoro svolto con tanta fatica.
Aveva ancora un sorriso a trentadue denti stampato in volto quando sua madre le aprì la porta, subito fu investita da una strana sensazione: la madre aveva gli occhi rossi e gonfi, ma probabilmente era colpa dell’allergia che in primavera colpiva sempre la mamma.
La donna la invitò ad entrare e Ginevra ritrovò la felicità nel vedere suo padre e sua zia seduti sul divano, sicuramente doveva essere una notizia importantissima se c’erano tutti e tre, non riusciva a trattenere la sua gioia e dovette concentrarsi per non iniziare a saltellare a destra e a sinistra.
La mamma la prese per mano e la portò di fronte al divano dove si andò a sedere con gli altri due, la bambina era totalmente convinta che qualcosa di incredibilmente fantastico stesse per arrivare.
“Dobbiamo parlare, tesoro”
Ginevra guardò sua madre e annuì sorridente, ma nessuno rispose al suo sorriso, la donna riprese nuovamente la parola: “Si tratta di Roberto…”
A quelle parole la piccola non poté non farsi uscire un piccolo urletto ed un immenso sorriso: “Lo hai invitato alla mia festa di compleanno e verrà a stare da noi per qualche giorno?”
Vide il volto degli adulti riempirsi di lacrime e non riusciva a comprendere il perché, non dovevano essere tristi di quell’evento, avrebbero dovuto ridere e gioire con lei, ma perché non lo facevano?
Il padre le prese la mano e la strinse forte: “Promettimi che non piangerai”
“Papà, ma cosa..?”
L’uomo urlò contro la piccola: “Promettilo!”
Ginevra si ritrovò ad ingoiare a vuoto sotto lo sguardo arrabbiato di suo padre: “Prometto”
Pronunciò quella parola con un filo di voce, il volto dell’uomo si fece ancora più scuro: “Roberto è morto, suo padre lo ha ucciso”
La bambina fu colpita in pieno viso da quella notizia, uscita in modo così crudo e senza emozione dalla bocca del padre. Stavano scherzando, lui non poteva essere morto. Vide le due donne trattenere a fatica le lacrime e suo padre uscire di corsa dalla loro casa, iniziò a tremare ed a cercare un segno per dimostrare che era un brutto sogno e che presto si sarebbe svegliata, ma quel segnale non arrivò mai.
Sua madre la abbracciò subito e la strinse più forte possibile: “Puoi piangere, tesoro, nessuno ti giudicherà”
Le lacrime iniziarono a scendere sul suo volto, nessun urlo, nessun singhiozzo, solo un pianto silenzioso. Non poteva essere vero, loro dovevano realizzare i loro sogni insieme: dovevano crescere  e andare a Londra insieme, dovevano frequentare l’università lì e laurearsi per poi viaggiare per il mondo insieme. Lui non poteva essersene andato, non poteva averla lasciata sola, lui aveva promesso che sarebbero stati insieme sempre. Sempre e per sempre.
***
“Facci un bellissimo sorriso”
La neolaureata iniziò a ridere nel notare come le famiglie dei suoi compagni inglesi guardavano in malo modo la sua rumorosa famiglia italiana.
“Basta, mamma, te ne prego”
La donna abbracciò la figlia e la strinse a sé: “La mia bambina si è laureata con il massimo dei voti”
“La tua bambina vorrebbe evitare di morire soffocata con questo abbraccio”
Ulteriori risate si diffusero tra i suoi parenti che, piano piano, iniziarono ad allontanarsi per andare a festeggiare tutti al ristorante dove la giovane aveva fatto la cameriera per mantenersi gli studi nella grande Londra.
“Vieni?”
“Il tempo di salutare tutti e arrivo. Voi andate nel frattempo, vi raggiungo subito”
La madre annuì nel vedere la sua ragazza avvicinarsi agli altri neolaureati, Ginevra iniziò a salutare tutti molto velocemente, sapeva benissimo che la sua famiglia era affamata e che era meglio non farli aspettare. Si voltò e corse, quanto più possibile con i tacchi, verso le auto, ma vide qualcosa cadere di fronte ad i suoi occhi e si fermò di colpo. Abbassò lo sguardo sperando di non aver visto male e sorrise nel notare ciò che c’era sul terreno: un piccolo petalo di rosa rossa era a pochi centimetri dalle sue scarpe. Sentì le lacrime pizzicarle gli occhi, si abbassò e lo raccolse per poi rivolgere lo sguardo al cielo: “Cos’è un modo per dirmi che sei fiero di me?”
Una folata di vento le fece alzare la tunica e la giovane iniziò a ridere: “Evita di farmi rimanere nuda, brontolone”
Un’ulteriore folata la fece ridere ancora più forte e tutti i suoi compagni la guardarono confusi, ma a lei non interessava perché loro non sapevano. Loro non sapevano che, dopo pochi giorni dalla morte del suo migliore amico, aveva iniziato ad avere dei dolori atroci allo stomaco e che, dopo svariati controlli, aveva scoperto una celiachia silente che, tempo qualche settimana, le avrebbe portato un tumore allo stomaco e i quali sintomi si erano manifestati a causa del forte trauma che aveva subito quando avevano deciso di portarsi via l’amico più fidato che aveva. Loro non sapevano che, dopo la gastroscopia, la bambina aveva trovato un petalo di rosa sul suo comodino. Non sapevano neanche che, quando si sentiva sola o giù di morale, un petalo di rosa appariva improvvisamente vicino a lei. Loro non sapevano che, quando aveva sedici anni, mentre stava attraversando la strada un’auto spuntò all’improvviso, un’auto che lei non vide, ma sentì una mano toccarle una spalla e si fermò di colpo, giusto in tempo per evitare l’autovettura, ma non c’era nessuno dietro di lei ed un altro petalo di rosa apparve vicino ad i suoi piedi. Loro non sapeva che lei aveva qualcosa in più di tutti: un migliore amico che la vegliava e la proteggeva dall’alto.
“Muoviti, Ginevra!”
La ragazza sorrise ed annuì alla madre, prese il petalo e se lo infilò in tasca velocemente poi tornò a guardare il cielo: “Ti voglio bene, Rob. Sempre e per sempre”
  
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