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Autore: alpha_omega    10/07/2015    0 recensioni
Il mondo è in guerra: le nazioni si sono divise in tre gigantesche macrosezioni, due delle quali in conflitto tra loro e la terza che ha volutamente perso ogni contatto con il resto del mondo.
Cinque diversi punti di vista, cinque ragazzi si ritroveranno a condividere un esperimento dell'esercito per poter vincere la guerra dopo più di un decennio dal suo inizio , cinque adolescenti completamente diversi tra loro condivideranno ogni attimo della propria vita, imparando a collaborare per sopravvivere.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Eileen osservava attraverso il vetro lo spesso strato di nuvole che separava l'aereo dalla sua ormai sempre più lontana Irlanda. Sapeva che i loro colori sgargianti erano dovuti all'inquinamento e che se ci fosse stata anche solo una piccola fessura lasciata libera avrebbe rischiato di morire per intossicazione; in cielo gli effetti dell'inquinamento erano molto più evidenti che sulla terra.
Senza curarsi se le fosse pemesso o meno prese una gomma alla fragola dalla tasca della giacca leggera e iniziò a masticarla vistosamente. L'ufficiale le lanciò un'occhiata infastidita ma non disse niente.
Due mesi. si fece forza, due mesi e suo fratello sarebbe venuto a riprenderla, glielo aveva giurato, e al diavolo la guerra e qualunque altra stronzata che L'Euroamerica si fosse inventata. Avrebbero preso un volo di sola andata per l'Australia, l'unico paese neutrale che avesse ancora contatti con l'esterno. I loro genitori prima di essere uccisi in una congiura erano stati i maggiori esponenti della Lega anti Euroamericana, certi che un simile potere sarebbe collassato su se stesso alla prima difficoltà. Lei e Eoin avrebbero potuto chiedere asilo politico e cominciare una nuova vita insieme.
Si torturò una ciocca di capelli rossi come fuoco intrecciato di cui andava particolarmente fiera: era riuscita a farli crescere fino a metà schiena senza doverli tagliare. L'Irlanda dopo l'inizio della guerra era diventata uno dei maggiori produttori di ortaggi di tutta l'Euroamerica e tutti i suoi abitanti senza un lavoro essenziale per la società erano stati mandati a lavorare la terra e non si contavano le ragazze che per non essere intralciate nel lavoro o per non morire di caldo se li tagliavano corti o rasavano quasi a zero. Ma lei aveva resistito alla tentazione ed aveva continuato a prendersene cura anche quando era distrutta dalla fatica e doveva trascinarsi verso il loro alloggio appoggiata a suo fratello.
Aveva tratti tipici irlandesi: pelle chiara e una leggera spruzzata di efelidi attorno al naso minuscolo. Era di corporatura minuta e non superava il metro e cinquanta, il fisico era ben proporzionato e aveva un'andatura quasi furtiva quando camminava, nel complesso era considerata molto bella dalla maggior parte dei suoi conoscenti che la paragonavano a suo padre, quando le avevano mostrato una sua foto da giovane per poco non aveva sputato la gomma alla liquirizia che stava masticando in quel momento. Era uguale a lei! Se non fosse stato per gli occhi verdi come un prato inglese che aveva passato solo a Eoin e per il fisico imponente; sua madre era per metà tailandese e per l'altra metà tedesca. Da lei aveva ereditato gli occhi castani dal taglio leggermente orientale, le sopracciglia sottili e la statura. Come avesse fatto una donna nata da due culture così diverse a ritrovarsi in un'isola così lontana e a sposare un uomo tanto diverso da lei era un mistero, ma il risultato era piuttosto soddisfacente, come testimoniavano le decine di cuori spezzati che si era lasciata dietro nel corso dei suoi sedici anni.
Passò un dito sopra il polso sinistro dove si era fatta tatuare un quadrifoglio qualche mese prima, in previsione del suo viaggio senza ritorno per l'Australia, sotto c'era scritto "Don't forget". In qualunque modo sarebbe andata non avrebbe dimenticato la sua terra. Sorrise al pensiero che andava bene anche in quella circostanza.
-C'è qualcosa da bere?-. Si sentiva la gola riarsa. L'ufficiale indicò un minifrigo in un angolo.
Si alzò dalla poltroncina, stirandosi i muscoli rimasti inerti per così tanto tempo. Dentro il frigobar trovò alcune bibite analcoliche e un paio di lattine di birra.
Sapeva che non avrebbe dovuto, ma come parecchi adolescenti di sua conoscenza andava regolarmente a bere in un pub irlandese abusivo nei fine settimana dopo il lavoro. Non che fosse alcolista o roba del genere, reggeva l'alcool molto meglio di parecchi ragazzoni suoi coetanei ma grossi il triplo di lei a cui si divertiva a raccontare le eroiche gesta di quando erano sbronzi il giorno dopo. La birra semplicemente le piaceva.
Prese una lattina e la stappò, rivolgendo un sorriso innocente all'ufficiale che le rivolse un' occhiata come a dirle "senti ragazzina, sto in piedi da più di tre ore a vedere una stupida adolescente come te fare scenette da bambina di due anni, mi hanno dato semplicemente l'ordine di fare in modo che non ti salti per caso in testa l'idea che l'acqua dell'oceano qui sotto sia ottima per una nuotata o che non provi a soffocarti con quelle maledette cuffiette per il tuo stupido bracciale comunicatore pieno zeppo di musica che ti spuntano dalla tasca e io sono a posto, se ti trovano ubriaca quando scendi sono affari tuoi."
Con un sospiro di trionfo si sedette di nuovo sulla poltroncina e si mise a sorseggiare la birra gelata godendosi la sensazione fredda delle goccioline di condensa che si erano formate sull'alluminio e chiuse gli occhi mentre sentiva le bollicine dorate pizzicarle piacevolmente la gola, cercando di godersi al massimo quel momento di pace, chissà se ce ne sarebbe mai stato un altro?
 
 
James sbuffò sonoramente quando l'ufficiale riammanettò il proprio polso al suo, come poco prima di partire dall'Inghilterra. Ma non ci poteva fare niente, con tutte le condanne che si era beccato al riformatorio per aggressioni e roba simile. Non lo avrebbe mai ammesso, ma quell'arruolamento era per lui una manna dal cielo. Non avrebbe mai più dovuto rivedere quelle brutte facce dei suoi che lo guardavano dall'altra parte del vetro antiproiettile con quelle facce deluse nei costosissimi abiti tirati a lucido, le facce contrite e piene di tristezza apposta per mostrare in giro quanto il loro stupido erede era stato tirato su con le migliori intenzioni che lui aveva tradito.
Se li immaginava in quel momento, felici per non dover più sborsare cifre enormi per fare in modo che i media non mettessero in giro la voce che il loro rampollo fosse un criminale già a diciassette anni. Se ne sarebbe occupato l'esercito ora e per il mondo lui era morto e sepolto.
Sfoderò il suo migliore sorriso da squalo. Al riformatorio lo chiamavano così per la sua espressione poco prima che qualcuno che lo aveva appena insultato se ne pentisse amaramente. Da quanto aveva capito dai discorsi dell'ufficiale con i genitori che neanche lo avevano guardato o gli avevano rivolto la parola prima che se ne andasse, se ne sarebbe dovuto andare in una base dall'altra parte del mondo ad allenarsi con altri tre sfigati come lui.
L'aereo toccò terra con un sobbalso, dovette appoggiarsi a una parete per non cadere a terra come un idiota. I suoi nuovi carcerieri invece non diedero il minimo segno di tentennamento e rimasero in piedi come se fossero stati inchiodati al pavimento.
Lo spinsero giù per la scaletta e per qualche secondo venne accecato dalla luce.
Per poco non gli cadde la mascella quando vide dove si trovavano. Era un campo di addestramento circolare con una cresta di neve tutto intorno. Ad un profano della materia sarebbe potuto sembrare che essendo in autunno la neve era ancora rada, ma la sua famiglia costruiva campi di forza da più di un decennio. La "cupola" faceva tranquillamente traspirare ossigeno e anidride carbonica, ma teneva la neve e l'inquinamento fuori che quando cadeva scendeva lungo il bordo, come una palla di vetro natalizia con le idee un pò confuse.
Si sarebbe fatto valere, il comando non era una sua particolare dote, ma nessuno, ragazzo prodigio o meno gli avrebbe mai messo i piedi in testa.
Il ghigno si allargò, mentre scendeva le scalette, la cresta di capelli neri trati a lucido con le punte verdeazzurro luccicava sotto il sole, le iridi celesti quasi ghiaccio con la pupilla così ristretta da sembrare quelle di un gatto e il fisico slanciato e asciutto e i tre piercing che aveva due sul sopracciglio e uno nel lobo superiore dell'orecchio che nell'insieme corrispondevano all'esatto opposto del "bravo ragazzo" che tanto decantava la sua cara e dolce patria.
A proposito di bravo ragazzo; ce ne era uno proprio in mezzo allo spiazzo che guardava sopra di se come se fosse la prima volta che vedeva un campo di forze. Era circondato da un capannello di ufficiali proprio come lui, ma a differenza sua non aveva manette o altro a fermarlo.
Qualcuno dietro di lui lo spintonò e si vide sbattere in faccia uno zainetto militare -Qui c'è quello che ti serve- la voce dell'ufficiale era gutturale, come se la usasse troppe poche volte. Gli indicò una baracca tra le tante -Lì è dove dormirete, renditi presentabile per domani mattina, troverete delle docce, e indosserete i vestiti che vi sono stati dati, non fate scherzi.
Roteò gli occhi, ricordandosi del dispositivo di localizzazione che gli avevano impiantato nell'osso del braccio destro quasi un anno prima. Non ci teneva a farsi staccare un arto. E anche se fosse riuscito a scappare quel clima freddo lo avrebbe certamente ucciso, non aveva nè l'esperienza nè l'attrezzatura per affrontare un'impresa simile, e poi dove sarebbe andato?
Nel frattempo era atterrato un secondo jet. Una ragazza minuta con i capelli rossi passò accanto a lui senza degnarlo di uno sguardo.
 
La baracca era abbastanza spaziosa da contenere due letti a castello e quattro armadietti a muro. Una porta laterale portava al bagno.
Dentro c'era già qualcuno,anche se girata di schiena: una ragazza con dei capelli biondi piuttosto corti che le arrivavano appena a coprire le orecchie, era alta e il fisico era androgino e asciutto.
-Ehi tu-. Si girò, nella luce fioca non riuscì a vederla bene, ma poteva vedere abbastanza chiaramente il viso.Ci mise qualche secondo a capirlo: non era una ragazza.
Il ragazzino sconosciuto cercò di sorridere, ma era palesemente intimorito -C...ciao!- Quasi strillò.
Inclinò la testa da un lato, assumendo la sua espressione da duro -Come ti chiami?-
-M...Micheil, sign..-sembrò esitare un attimo -Micheil O'Connel, dalla Scozia- disse con più convinzione. Gli porse la mano -Fe...felice di conoscerti...-.
Ignorò la mano -James, dall'Inghilterra- disse secco.
-Ti...ti dispiace se...se prendo quello?- il ragazzino indicò uno dei letti in alto. James alzò un sopracciglio: era uno dei più difficili da raggiungere. -Nessun problema.
Il ragazzo e la ragazza che aveva notato prima entrarono chiacchierando. Li ignorò e fregandosene delle presentazioni si infilò in bagno.
-Hei!-.
Non si girò -Mezz'ora e poi ho fatto, se non vi sta bene andate pure a piagnucolare dalla mamma.
O sei forte o non sopravvivi. Li vigevano le stesse regole non scritte del riformatorio.Era già riuscito ad applicarle una volta. Non sarebbe stato poi così difficile farlo una seconda.
 
 
ANGOLO AUTRICE
salve! spero che questo secondo capitolo vi sia piaciuto. ho aggiornato molto velocemente, non so se riuscirò a tenere il ritmo ahah, ma dovrei aggiornare al massimo entro qualche giorno.  lasciate un commento o un consiglio su come continuare se vi va, grazie per aver letto!
a presto
alpha_omega
  
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