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Autore: Abby_da_Edoras    13/07/2015    6 recensioni
STORIA IN REVISIONE: PER FAVORE NON LEGGERE
Questa ff è divisa in tre capitoli ed è la decima storia della raccolta su Steve e Bucky "Till the end of the line". Vi ricordate cos'è successo nella scorsa ff? Bucky e Steve si erano scontrati dopo che il Soldato aveva rivelato a Rogers della sua passata relazione con la Vedova Nera e così Bucky era scappato di notte dall'appartamento, lasciando Steve in preda all'angoscia. Ora Steve è alla disperata ricerca del suo Bucky, terrorizzato all'idea che l'Hydra possa di nuovo mettere le grinfie su di lui. Ma dov'è finito Bucky? E Steve riuscirà a trovarlo e a riconciliarsi con lui? Lo scoprirete se avrete voglia di leggere questa mia ff!
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Steve Rogers
Note: Movieverse, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Till the end of the line'
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Terza parte

Long way to happy (terza parte)

Alle sei e mezzo del mattino seguente, Bucky era già in piedi e sistemava le cassette di frutta e verdura appena scaricate dal furgone nel negozio di Tom Riggins. L’uomo guardava il giovane che lavorava abile e veloce e sorrideva tra sé, pregustando la bella sorpresa che avrebbe potuto regalare al suo idolo, Captain America.

“Certo, però, che non si direbbe proprio che quello sia il Soldato d’Inverno” pensava l’uomo tra sé. “Sembra un ragazzo così perbene, educato e generoso… Somiglia molto di più al Bucky Barnes di cui parlavano allo Smithsonian. Chissà quante cose tremende gli hanno fatto per costringerlo a diventare un killer… Meno male che ci siamo noi, Ryan contatterà Stark e lui farà sapere al Capitano che il suo amico si trova qui, a casa nostra. Non vedo l’ora di godermi la scena!”

 

A Manhattan, nel suo appartamento, Steve non era riuscito a dormire e si era girato e rigirato per ore nel letto, aspettando ansiosamente l’alba per poter ripartire alla ricerca del suo Bucky. Erano appena passate le sette quando il suo cellulare vibrò. Il Capitano, infastidito, avrebbe voluto ignorare la chiamata e precipitarsi a Brooklyn, ma poi vide che a chiamarlo era Stark e rispose, sperando con tutto il cuore che l’amico avesse rintracciato Bucky.

“Steve, non sei già partito, vero?”

“Stavo per uscire proprio in questo momento, Tony” disse Rogers. “Hai delle notizie per me?”

“Evidentemente lassù qualcuno ti ama, Capitano” scherzò l’uomo. “Ieri sera mi ha chiamato un agente dell’NCIS, da Washington, un certo Ryan Riggins.”

“Da Washington?” replicò Steve, angosciato al solo pensiero che il suo Bucky potesse essere scappato così lontano.

“Non farti scoppiare una vena, Capitano” disse ridendo Tony. “Tu non ricordi, vero, una certa famiglia Riggins che hai incontrato allo Smithsonian alcuni mesi fa, prima di iniziare la tua ricerca del Soldato d’Inverno?”

“Ho parlato con tante persone che volevano conoscermi… senti, Tony, non ho né tempo né voglia di giocare agli indovinelli” fece, amareggiato, il giovane. “Hai qualcosa da dirmi o vuoi solo prenderti gioco di me?”

“Beh, per questa famiglia Riggins tu sei veramente una leggenda vivente. Questo ragazzo, Ryan, che lavora all’NCIS, è cresciuto nel tuo mito e… pensa un po’ la coincidenza… ieri sera suo padre lo ha chiamato dicendogli che ritiene di avere Barnes in persona ospite a casa sua!”

“E ci voleva tanto a dirmelo? Tony, tu vuoi farmi impazzire! Dove abitano questi Riggins? Vado subito da loro!” esclamò Steve, riprendendo immediatamente tutta la sua vitalità.

“Stanno a Brooklyn, proprio nel tuo vecchio quartiere… non ti eri sbagliato poi di tanto, Rogers” sorrise Stark, poi diede l’indirizzo preciso di casa Riggins all’amico e lo salutò.

Certo che non mi sbagliavo… sapevo che Bucky poteva essersi rifugiato solo a Brooklyn, il luogo in cui ha vissuto tanti anni felici. Lo conosco bene il mio Bucky…

Rinfrancato dalle buone notizie, Steve afferrò il giubbotto di pelle e si precipitò a prendere la moto per recarsi il prima possibile dai Riggins… a riprendersi Bucky.

 

Il negozio di frutta e verdura di Tom Riggins aveva aperto da poco quando si presentò un giovane portoricano con l’aria avvilita e lo sguardo rivolto verso terra.

“Oh, chi si rivede!” lo salutò Riggins. “Come va la vita, Pedro?”

“Per favore, non mi prenda in giro, signor Riggins” rispose umilmente il ragazzo. I suoi occhi scurissimi sembravano trattenere a stento le lacrime. “Sono venuto per scusarmi con lei e per chiederle se… se può riprendermi a lavorare qui.”

“Le condizioni non sono cambiate, giovanotto, tu sai che non posso permettermi di pagarti tanto e che, certe volte, non posso pagarti quasi per niente” disse l’uomo.

“Perlomeno avrò un lavoro, però…” mormorò Pedro, mortificato. “Anche una misera paga è meglio di niente.”

“E tutti i tuoi discorsi di due settimane fa? Sembrava che stessi per trovare lavoro in qualche locale alla moda…”

“La prego, signor Riggins, sono stato un idiota e lo so, potrà prendermi in giro quanto vorrà, ma… ma prima posso riavere il mio lavoro?”

“A dire il vero adesso ho un altro ragazzo che lavora per me” replicò l’uomo, nascondendo un sorriso. Sapeva bene, infatti, che il giovane Barnes non sarebbe rimasto a lungo da quelle parti…

Pedro impallidì e non trovò nulla da dire. Chiaramente non si era aspettato una risposta del genere e tutte le sue speranze andavano in frantumi.

Con un tempismo perfetto, quasi avesse atteso quel momento per la sua entrata in scena trionfale, Steve giunse al negozio. Aveva parcheggiato la moto poco distante e si era messo a camminare sul marciapiede, controllando tutti i numeri civici per trovare quello giusto.

“Ma che mi prenda un… lei è il Capitano Rogers!” esclamò Tom Riggins, vedendolo. “Non mi aspettavo… così presto… e proprio lei, in persona… Oh, santo cielo, devo correre subito a chiamare papà e Maggie!”

“Aspetti, non se ne vada, per favore. Lei è il signor Tom Riggins?” chiese Steve.

“Ma certo che sono io… Capitano…” l’uomo appariva improvvisamente imbarazzato e intimidito.

Intanto, il giovane Pedro spostava lo sguardo dall’uno all’altro senza capire un bel niente di quella scena. Quel giovanotto biondo era Captain America in persona, quello che aveva salvato New York circa tre anni prima, insieme agli altri Vendicatori? No, di sicuro stava sognando… Che diavolo ci sarebbe venuto a fare un supereroe come quello in quel quartiere?

“Tony Stark mi ha detto della chiamata di suo figlio Ryan… Bucky è veramente qui?” domandò Steve, con la voce rotta dall’emozione.

“A me ha detto di chiamarsi James” precisò Riggins, col cuore in gola per la gioia. “Comunque sì, è dentro il negozio a sistemare le cassette degli ortaggi. Se vuole andare a parlare con lui… io, intanto, vado a chiamare mia moglie e mio padre… non si ricorda di loro, vero? Siamo tutti suoi grandi ammiratori!”

E, sotto gli occhi allibiti di Pedro e lo sguardo commosso di Steve, Riggins si precipitò verso il suo appartamento, chiamando a gran voce la moglie.

Pedro continuava a fissare il presunto Captain America, senza trovare il coraggio di chiedergli niente.

Steve si avvicinò lentamente all’ingresso del negozio e guardò dentro: era vero, c’era un giovane con i capelli scuri legati in un codino, voltato di spalle, che impilava cassette di verdura e non aveva fatto il minimo caso al piccolo melodramma che si era svolto fuori, totalmente concentrato nel suo compito.

“Bucky?” mormorò, con voce tremante. Era felice di averlo trovato, ma temeva anche che potesse, chissà, scappare di nuovo. In realtà non aveva nemmeno capito bene perché lo avesse fatto…

Il giovane trasalì, la cassetta che teneva in mano sembrò sfuggirgli, ma poi lui la riprese, la sistemò al suo posto e si voltò lentamente.

“Come hai fatto a trovarmi?” chiese, cercando di non mostrare quanto fosse turbato. Gli anni come Soldato d’Inverno gli avevano quantomeno insegnato a restare impassibile di fronte a qualsiasi situazione.

“Ti ho cercato dappertutto… ma potevi essere solo qui, nel nostro vecchio quartiere” rispose Steve, commosso, senza scendere troppo nei dettagli, Non era quello il momento e l’unica cosa che gli interessava era aver ritrovato il suo Bucky. “Mi sei mancato tanto…”

Bucky fissò con attenzione Steve e fu allora che notò il volto pallido e tirato del giovane, i suoi occhi pieni di lacrime trattenute a stento e le occhiaie profonde. Il suo viso esprimeva tutta la sofferenza e la devastazione che lo avevano tormentato in quei due giorni scarsi e il Soldato si sentì stringere il cuore in una morsa dolorosa.

Aveva fatto soffrire un’altra volta Steve, gli aveva fatto del male, lo aveva torturato con la sua fuga senza senso. Perché lo aveva fatto? Ora gli sembrava che non contasse più nulla, il motivo che lo aveva spinto si perdeva di fronte alla consapevolezza di aver fatto tanto male a Steve, ancora una volta… quando Steve era sempre stato dolce e gentile con lui, affettuoso e paziente anche nei giorni in cui non lo riconosceva quasi…  

Bucky restò immobile, impietrito dal peso del senso di colpa che lo schiacciava come un masso.

“Mi dispiace… io… non so…” riuscì appena a dire. “Perdonami, Steve, ti ho fatto del male, ti ho ferito ancora, io… sono una brutta persona!”

Emozionato e felice, il Capitano colmò con pochi passi la distanza che lo separava da Bucky e si precipitò a stringerlo forte tra le braccia.

“Non c’è niente da perdonare, Buck” mormorò, abbracciandolo e accarezzandogli i capelli. “Ora ti ho ritrovato e conta solo questo.”

“Mi dispiace, mi dispiace…” ripeté il giovane, sciogliendosi in lacrime tra le braccia di Steve. “Io non merito niente, non ti merito…”

“E’ vero, sei un cretino, ma a quanto pare io lo sono più di te, perché non ho avuto pace finché non ti ho ritrovato” sdrammatizzò Rogers, sempre tenendosi stretto il suo Bucky. “Ora torniamo a casa?”

“Torniamo a casa” disse piano Bucky, sentendo che, come sempre, tra le braccia di Steve ogni dolore e ogni sensazione negativa scomparivano per restare solo calore e affetto.

Quando si staccarono dall’abbraccio, scoprirono che quattro paia d’occhi li fissavano: Tom Riggins con l’aria soddisfatta e compiaciuta per essere stato l’artefice del ricongiungimento, sua moglie Maggie che singhiozzava commossa proprio come faceva davanti agli sceneggiati pomeridiani, il vecchio Joe Riggins con un’espressione indecifrabile e Pedro totalmente allibito e sperduto.

“Beh, Pedro, credo proprio che riavrai il tuo lavoro” disse ridendo Tom Riggins, rivolto al ragazzo. “James sta per tornare a casa, no?”

“Grazie, signore!” esclamò Pedro, con entusiasmo. Continuava a non capire assolutamente niente di tutto ciò che era successo, ma almeno sapeva che avrebbe riavuto il suo posto!

“Lei sapeva chi ero” fece Bucky, rivolto all’uomo. Era più un’affermazione che una domanda.

“Ragazzo mio, un braccio meccanico come il tuo non lo regalano a un soldato qualsiasi, reduce dall’Iraq! Tra l’altro, mi hai detto il tuo vero nome e poi… beh, noi eravamo stati allo Smithsonian poco meno di un anno fa, te l’ho raccontato. Abbiamo visto diverse immagini e filmati in cui Bucky Barnes compariva poco meno del Capitano…” spiegò Riggins.

Intanto, Riggins padre si era avvicinato ai due giovani e li fissava con attenzione.

“Ho desiderato per tanti anni incontrare Captain America, quando ero un soldatino qualunque” disse. “Lo scorso anno il mio desiderio si è avverato e adesso ho l’onore tanto più inaspettato di stringere la mano al sergente Barnes, l’eroico braccio destro del Capitano!”

Mentre così parlava, allungò la mano verso Bucky. Il giovane, sconcertato e incredulo, gliela strinse. Era una sensazione così strana per lui… quell’uomo aveva combattuto la sua stessa guerra e adesso era onorato di stringergli la mano, lo vedeva come il sergente James Buchanan Barnes e non come il Soldato d’Inverno.

Gli sembrava un sogno…

“Beh, a questo punto dovrete fare una visita allo Smithsonian per spiegare che quei pannelli vanno cambiati” intervenne Tom Riggins. “Bucky Barnes è vivo è vegeto, ha passato una brutta esperienza, ma ora è tornato per combattere al fianco del suo amico di sempre, come ai tempi dell’Howling Commandos, che ne dice lei, Capitano?”

Steve sorrise commosso.

“Era proprio quello che avevamo intenzione di fare, anche se Bucky temeva che non l’avrebbero accolto tanto bene a causa dei suoi anni come Soldato d’Inverno” spiegò.

“Sciocchezze!” ribatté Joe, scandalizzato. “Chi, come me, sa quale eroe sia stato il sergente Barnes negli anni Quaranta, può solo desiderare che il suo nome venga riabilitato il prima possibile. Quello che gli è stato fatto è una vergogna e tutti devono saperlo!”

“Te l’avevo detto, Bucky…” fece Steve, rivolgendosi teneramente all’amico. Poi decise che era arrivato il momento di tornare a casa e salutare quella famiglia che gli aveva restituito il suo Bucky, “Ora dobbiamo davvero andare. Signori Riggins, signora, non so come ringraziarvi per quello che avete fatto per me e per il mio amico…”

“Scherza, Capitano? Per noi è un onore!” esclamò Tom, quasi scioccato dal fatto che Captain America si sentisse in debito con lui.

“Un onore e un dovere di cittadini americani!” precisò il vecchio Joe, solenne.

“Sarà il nostro ricordo più bello… e anche Ryan ne sarà fiero” aggiunse Maggie Riggins, asciugandosi gli occhi.

Steve e Bucky strinsero la mano a tutti e uscirono dal negozio, dirigendosi verso la moto che Rogers aveva parcheggiato poco più avanti.

I Riggins erano rimasti immobili a fissare i due giovani che si allontanavano, con l’espressione di chi ha appena avuto un’apparizione celestiale. Fu Pedro a risvegliare tutti quanti dalla loro estasi.

“Allora, signor Riggins, se mi vuole ancora, io sono pronto a lavorare nel suo negozio” disse, in tono pratico. “Quando posso iniziare?”

Tom Riggins si riscosse.

“Anche subito, ragazzo, anche subito” rispose, ritornando a malincuore alle faccende quotidiane.

Ma quel giorno sarebbe rimasto impresso nella memoria dei Riggins per tutta la vita!

 

 

 

 

FINE

   
 
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