Videogiochi > Resident Evil
Ricorda la storia  |      
Autore: Nocturnia    14/07/2015    5 recensioni
"In che anno siamo?"
Jill sbatte le palpebre un paio di volte, confusa.
"Valentine."
Sguardo perso, pupilla dilatata.
"Non ho voglia di ripetermi, Valentine, per cui se tu..."
"Millenovecentonovantasette."

[Terza classificata al contest "Briciole di letteratura", indetto da radioactive sul forum di EFP, corretto e completato da _Sonder]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield, Excella Gionne, Jill Valentine
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Proditio
Disclaimer: Albert Wesker, Alex Wesker, Excella Gionne, Jill Valentine e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.



"But I will soon forget the color of your eyes.

And you will forget mine."
- Pierce the Veil -



Proditio



"Hai i capelli così sottili."
Una contrazione delle dita; una microespressione d'irritazione.
"Così bianchi, così fragili."
Il capo dondola leggermente in avanti, un respiro più profondo di quello precedente.
"Sei così... pallida."
Excella le prende il viso tra le mani, unghie lucide e sane, polpastrelli morbidi e poco avvezzi alle armi.
"Potrei chiamarti Persefone."
Palpebre socchiuse, braccia distese lungo i fianchi.
"È sicuramente un nome migliore di Jill."
La prima maschera aderisce al suo volto come una seconda pelle.


Sangue sotto le unghie, sangue sulla bocca.
Jill aspetta, il profilo di Wesker un'ombra alla sua destra.
"La missione è finita."
Jill non annuisce, non nega: rimane immobile al suo fianco.
"Puoi ritirarti nella tua stanza."
Occhi che lo cercano, dita che si protendono verso un uomo troppo crudele per non essere tale.
Wesker ferma quel gesto a mezz'aria, voltandosi.
L'innesto di P30 pulsa come un cuore, brilla di rosso e argento.
Jill resta ferma, rilassa il polso nella sua presa.
Wesker s'inclina leggermente in avanti, un movimento quasi impercettibile.
"Volevi forse colpirmi?"
Ironia. Sarcasmo. Orgoglio.
Jill scuote la testa, apre le dita in un gesto di resa - innocente.
"Volevi toccarmi?"
Wesker sfiora il nucleo di P30, percorrendone i contorni, accarezzandone i bordi, blandendolo come un gioiello prezioso e raro.
Jill ne segue i movimenti, lo studia da sotto ciglia pallide e lunghissime.
"Valentine?"
Jill si allunga verso il suo petto, gli tocca lo zigomo, la guancia, la linea dura della mascella.
Indugia con la punta delle dita sulle labbra e Wesker può annusare l'odore dolciastro e ferroso del sangue coagulato.
"Il tuo nome." dice, ed è un sussurro debole - timido.
"Albert Wesker."
Jill scuote la testa, socchiude gli occhi.
"L'altro." e si ritrae, raggomitolandosi quasi su stessa.
Wesker si riflette negli occhi di una donna che non c'è più.


"Ha le convulsioni."
Il corpo di Jill sbatte contro l'acciaio, s'inarca all'indietro come un pesce in agonia.
"Giratela." sibila Excella, tragicamente giovane ora che il volto pulito ne ha cancellato gli anni "Non deve soffocare."
Jill rovescia gli occhi, si ferisce contro lo spigolo del tavolo.
"Idioti." grida Excella, spingendo di lato uno dei medici "Fate spazio."
Le apre la cerniera della tuta da combattimento, lascia che la crisi faccia il suo corso.
Jill si dimena ancora per qualche secondo, cadendo poi come una bambola pallida e disarticolata.
"Causa?" la sorprende Wesker, facendola sussultare.
"Overdose di P30."
Silenzio. Attesa. Colpa.
"Non sono stata io." dice Excella, voltandosi di scatto "Guarda." e gli indica un paio di siringhe vuote "Le abbiamo trovate nella sua camera."
Excella non arretra e Wesker trova quasi buffo che lo stia affrontando in vestaglia di seta e scalza.
Scivola con lo sguardo sulle siringhe, posandolo poi su Jill.
"Alla tua Persefone sono andati di traverso i semi di melograno, a quanto pare."
Wesker non le risponde neppure.


"In che anno siamo?"
Jill sbatte le palpebre un paio di volte, confusa.
"Valentine."
Sguardo perso, pupilla dilatata.
"Non ho voglia di ripetermi, Valentine, per cui se tu..."
"Millenovecentonovantasette."
Silenzio.
"Sai dove ti trovi?"
Jill aggrotta le sopracciglia, mostra un'espressione ferita, ansiosa, fiduciosa.
"No..." si tortura una pellicina, la strappa fino a farla sanguinare "Io..." scuote la testa, comincia ad ansimare "Dove siamo, capitano?"
Jill gli afferra la mano e stringe.


Non sa più chi è.
Wesker l'ha vista entrare e uscire da troppe vite per poterle contare tutte, ora la Jill Valentine di tredici anni prima (occhi giovani, spirito intatto) ora la Jill Valentine che aveva tentato d'ucciderlo (pugni inarrestabili, speranze strappate)
"Jill." la chiama "Jill." ripete "Guardami."
Iride slavata, corpo rigido sotto le sue mani.
Questa è la Jill che ha creato.
Un oggetto malfunzionante, una bambola inceppata, un gioco rotto.
"È in catalessi." lo precede Excella, sfregandosi le mani sul viso "È in shock."
"Quando?"
Excella le si avvicina, le scosta una ciocca di capelli dal viso.
"Da stamattina."
"Come?"
Excella ride, e Wesker resiste all'impulso di affondarle le mani nel petto e tirare, squarciandola.
Un altro tipo d'orgasmo, alla fine dei conti.
"Ha detto che non sapeva più chi era." un sospiro, Excella sposta il peso da una gamba all'altra "Che questi..." e gli indica un pugno di frammenti di vetro sul pavimento "riflettevano uno e nessuno. Che lei era nessuno e che quelle donne non erano lei."
Wesker storna lo sguardo, sfiora Jill.
Sotto le sue dita Persefone trema come un uccellino ferito a morte.


"Perché?"
La crisi è superata, la catalessia un ricordo che si esprime solo nei suoi incubi.
"Perché mi fai questo?"
Wesker le dà le spalle, impegnato a bilanciare personalmente il suo dosaggio di P30.
"Uccidimi." mormora, e il mondo si ferma "Uccidimi e basta, Wesker."
Jill vive solo per ricordare a un uomo com'era essere altro.


A volte le abbassa il dosaggio di P30; Jill può percepirlo nelle vene, nel cuore,, dove gli innesti si arrotolano attorno alle sue costole e penetrano nella carne.
Non sa perché lo faccia (anche perché ogni volta ottiene solo una bestia furibonda e violenta, una donna che non ha avuto paura di cercare di strappargli un dito a morsi) eppure persiste in questa sua abitudine.
"Niente insubordinazioni oggi, Valentine?"
Tentativi. Analisi. Calcolo.
"No."
"Ti arrendi?"
"Mai."
"Bene."
Nell'immagine reciproca vedono la bestia che non hanno mai domato.


Non importa cosa faccia e perché: Albert Wesker sarà sempre il villain di questa favola, il mostro senza redenzione, l'aberrazione da eliminare, il virus da estirpare.
Jill si muove con lui in perfetto sincrono, due meccanismi che hanno sempre saputo come funzionare insieme.
Stacca la testa al primo majini, spezza la schiena al secondo, massacra il terzo.
Copre le spalle a Wesker, difende Excella, si gode la carneficina.
Jill inspira l'odore del sangue e della morte, vive nella scossa d'adrenalina che precede il combattimento.
Vorrebbe vomitare.
Vorrebbe venire.
Jill cerca il cielo e si chiede quale sia il suo posto nella crudele favola che Wesker ha scritto per lei.


"Una volta eri mora, giusto?"
Excella ha i capelli più neri che Jill abbia visto: lucidi come l'ala di un corvo, scuri come il petrolio.
"Hai un bel viso." le concede, studiandola "Gli occhi sono un po' troppo tondi, ma per il resto sei la classica rappresentazione della sana ragazza americana."
Excella ha un viso aristocratico. Naso dritto, labbra piene, collo lungo.
"Dimmi, Jill." e il suo nome prende una strana sfumatura pronunciato da Excella "Ti manca la primavera?"
Jill non sa cosa rispondere.


Voleva qualcosa da leggere e le ha dato Dostoevskij: Delitto e Castigo.
Se il P30 glielo permettesse Jill riderebbe.
Passa le dita sul bordo della tazza, annusando l'aroma del cioccolato.
La sua vita è diversa ora eppure sempre uguale: si alza, si allena, mangia, combatte, uccide, si lava, forse mangia, va a dormire.

Ripetere dall'inizio, prego.

Irving la crede un robot, di quelli che conquisteranno il mondo, tipo Terminator, le ha detto una volta, pensando d'essere spiritoso.
Excella aveva grugnito al patetico tentativo di Ricardo, e Jill avrebbe sorriso (per un viso così bello l'espressione contraddetta che aveva assunto era veramente buffa) se...

Se.

"Dove sei arrivata?"
Jill cambia pagina, continuando a leggere.
Wesker le sfila il libro di mano, controllando di persona.
Se fosse stata in sé se lo sarebbe ripreso a suon di calci (con Chris aveva sempre fatto così)

Se.

Un leggero movimento del capo, una mimica assorta - interessata.
"Non è una cosa orribile la vita che conduci?" inizia,  monocorde "Immersa in questo fango che t’ispira tanto odio, sapendo che col tuo sacrificio non aiuti nessuno, non salvi nessuno?"
Jill si ritrova ad ascoltarlo rapita, incrociando le gambe sotto il corpo.
"Ma dimmi, dimmi, com’è possibile che una simile vergogna, una simile degradazione possa mescolarsi ad altri sentimenti, assolutamente diversi, degni di una santa, racchiusi nel tuo cuore?"
Una pausa, quasi un'incertezza.
"Sarebbe più giusto, mille volte più giusto, sai, sarebbe più saggio gettarsi a capofitto nell’acqua e finirla subito."
La voce di Wesker si abbassa sul finale, sfuma, una confessione bisbigliata nel silenzio condiviso tra due amanti.
Jill allunga la mano e si riprende il libro - e lui glielo lascia fare.
Per alcuni secondi nessuno dei due dice niente, ma poi Jill nota le dita di Wesker correre al controller remoto per il P30.
Sospira, preparandosi all'ennesima dose.
L'innesto diventa improvvisamente silenzioso.


Sono entrambi fantasmi e questo Jill l'ha capito il giorno in cui è stato ferito.
Excella non si dà pace e Jill deve ammetterlo: il modo in cui ha gestito la situazione è stato quasi ammirevole.
"Come è potuto succedere?" ringhia al suo indirizzo "Come?"
"Il majini non era stato neutralizzato."
Excella si passa le mani nei capelli, disfatti e arruffati dalla notte insonne.
"E tu quindi a cosa servi, idiota?"
È la prima volta che la insulta.
"Wesker mi ha dato l'ordine di farmi da parte; io l'ho solo eseguito."
Excella le regala uno sguardo iniettato di sangue, rovinato dalla stanchezza.
"E perché mai l'avrebbe fatto?"
Jill dice la verità: il P30 non le permette altro.
"Non lo so."
Excella si calma all'improvviso, rassettandosi una linea sgualcita sul vestito.
Jill la osserva passare le dita sul tessuto ancora e ancora e ancora, fino a quando non sospira e rialza lo sguardo.
"Chi sei davvero, Jill Valentine?"
Jill non lo sa.
"La fedele e devota agente della S.T.A.R.S?" (lo ammiravi, lo stimavi, lo volevi)
Jill rimane inerte, incapace di mentire - impossibilitata a formulare una risposta.
"La donna delusa, ferita, umiliata dal suo tradimento?" (avevi Chris, avevi Barry, avevi la giustizia dalla tua parte. Eppure non era bastato)
Excella si avvicina, Jill dondola sul posto.
"Il membro fondatore del B.S.A.A che ha sacrificato la sua vita per l'agente Chris Redfield? L'eroina di cui tutti parlano?"
Excella ride ed è un suono sgradevole, acido nelle orecchie.
"La sua serva, la sua schiava, la sua vittima preferita?"
Jill stringe le labbra, scioglie le spalle in un gesto di nervosismo involontario.
"No." mormora, ed Excella deve avvicinarsi ulteriormente per sentire il resto "Niente di tutto questo."
"No?" ripete Excella, portandosi una mano sul fianco.
Jill scuote la testa, fissa Wesker da oltre il vetro dell'ambulatorio.
"No." conferma, e capisce di non essere mai stata nessuna di quelle donne.


Tre passi indietro, alla sua destra.
Jill lo segue da almeno due anni, tre mesi, cinque giorni e quattro ore.
Allinea il passo con il suo, sincronizza il respiro.
"Provi disgusto per quello che hai fatto, Valentine?"
Ovviamente.
"No."
"Provi rimorso?"
Ogni giorno.
"No."
"Colpa?"
Sempre.
"No."
Wesker la fissa da sopra la spalla, si ferma davanti all'ascensore.
"Vorresti tornare indietro?"
Sì.
"Non lo so."
"Preferiresti non aver salvato Chris quella notte?"
No.
"No."
"La solita Jill coraggiosa e sprovveduta."
Jill apre la bocca, il P30 le addormenta la lingua.
Wesker le sorride, si volta completamente nella sua direzione.
"Vorresti poter ancora tornare, vero Jill?"
Sì.
"Sì."
"Per..."
Ucciderti.
"Salvarti."
Wesker si toglie gli occhiali, le mostra occhi che non gli appartengono - del colore sbagliato.
Jill si chiede se sia stata tutta una menzogna.


Per Chris è una donna da recuperare; una partner che non può vuole lasciare andare.
Per Excella è una femmina da considerare, qualcosa che Wesker ha salvato, per cui deve essere degno di nota.
Per il BSAA è un soldato in più caduto sul campo di battaglia, una memoria, una lapide bianca e nera.

"Jill."
Segue la sua voce, asseconda i suoi movimenti.
"Alla tua sinistra."
Annusa la paura, si confonde nel buio.
"Ora."
Jill scatta in avanti e affonda.

Per Wesker è...

L'infetto si apre sotto le sue mani, si sfalda.
L'Uroboros si protende verso di lei, appendici nerastre e combuste.
Jill snuda i denti, tira fino a quando la Morte non diventa umida e pastosa tra le dita.

Plotch.

Per Wesker è...

Un'arma. Una vendetta. Un passato scomodo, un futuro alienato e disturbato.

"Emergenza terminata. Protocollo di biocontenimento disattivato."
Jill rimane immobile nel mezzo del tutto, sangue e follia.
Wesker le compare alle spalle, scricchiola sotto il suo anfibio un frammento d'osso.
"Jill."

Per Jill è una donna che non esiste più. Un'ombra, un ricordo. Una traccia nella polvere.

Le stringe il polso, la conduce fuori dai laboratori come una bambina sperduta.
Per Jill quella che si riflette lungo i corridoi della Tricell è...

Nessuno.


È più disumano di quanto voglia ammettere.
Jill si confonde; l'osserva compiere gli stessi gesti di quando era il suo capitano, una ritualità ossessiva e maniacale.
Caffè nero bevuto alle sette, documenti compilati per le nove, allenamento per le dieci, analisi dei casi per le...
Una vibrazione.

Questo... no, questo non va bene. Questo di solito non succede.

Wesker risponde al telefono, ascolta in silenzio.

Alle tredici c'è la pausa pranzo. Per le due si torna in centrale e...

"Calmati."
È una sola parola. È un solo concetto. È una rassicurazione.
Wesker si alza, comincia a percorre il laboratorio per tutta la sua lunghezza, inquieto come una pantera in gabbia.

... e si ricomincia con i rapporti. Se però ci sono chiamate allora è tutto un altro discorso.

"No, non fare niente."
Wesker si ferma a pochi passi da lei, ignorandola.
"Arrivo stanotte, Alexandra."

Alexandra?

Chiude il cellulare, si volta.
"Jill."
Jill irrigidisce la schiena, aspetta solo un suo ordine.
Wesker la fissa, inclina la testa di lato.
"Tu resti qui."

Questo... no, questo non... non è così che funziona.

Jill annuisce, stringe le dita nelle pieghe del mantello.
"Non ascoltare nessuno." le dice "Neppure Excella."
Le toglie la maschera, si sfila gli occhiali.
"È un ordine."
Gli occhi di Jill sono orbite pallide e gelide, ma sul fondo di esse brilla una luce che comprende.
Wesker si allontana, la porta si richiude alle sue spalle con huff senza peso.
Dietro al mostro un uomo che Jill non conosceva affatto.


Excella grida.
Non ha paura della bestia l'erede della Tricell e lo fronteggia in tutta la sua misera altezza.
Jill è una marionetta inerte sul fondo della stanza, il terzo incomodo.
Aspetta il pugno che (non) arriverà, il manrovescio che la ucciderà.
Excella abbassa la voce, ringhia.
Si avvicina così tanto a Wesker da infrangergli il respiro, puntandogli poi un dito contro.
Jill sobbalza, immaginandosi già Excella urlare dal dolore quando glielo strapperà.
Poi Wesker ride.
È un suono asciutto, secco - come il ghiaccio.
Non la uccide, neppure la minaccia.
S'inclina verso di lei, le mormora qualcosa all'orecchio.
Excella smette all'improvviso di berciare insulti.
Jill sovrappone due profili che non coincidono affatto.


È accaduto tutto così in fretta.
Quello che conosceva non esiste più, quello che vive le si sta sgretolando sotto i piedi.
Sheva le punta la pistola contro, Chris la supplica.
La donna che vede riflessa nei suoi occhi è solo un fantasma.


La Bestia ha lasciato libera la Principessa.
La Principessa dovrebbe esserne felice, ma invece soffia e morde come un gatto messo all'angolo.
Si veste di nero e blu la Principessa, tra le mani il pugnale che ucciderà il Principe.
Gronda sangue e veleno la Principessa, lo stesso che la Bestia le ha inoculato tanto tempo prima.
"Jill... sono io." la chiama Chris, ma nella memoria era lui il carnefice - il mostro.
Si disgrega tra le sue mani  Jill e non rimane altro che un nucleo pulsante di rabbia e abbandono - l'ennesimo da quando è iniziata questa farsa che chiama vita.
"Jill."
La Principessa estrae la pistola e spara.


Albert Wesker è morto, così le hanno detto.
Così ha visto, da quel che continua a ripeterle Chris.
La verità è che Jill non lo ricorda più.
"Ti ho portato un libro." le dice Chris, e la Jill che amava conosceva la Bestia ha un orribile déjà vu "Era uno dei tuoi preferiti."
Non  è Delitto Castigo e Jill si ritrova a chiedersi se sia andato distrutto anche lui nell'esplosione della sede della Tricell.
"Spero ti piaccia." la Jill che aveva condiviso gli orrori di Raccoon City stira gli angoli della bocca in un sorriso tiepido.
Chris s'inginocchia alla sua altezza, le scosta una ciocca di capelli bianchissimi e lucidi.
"A domani, Jill."
Una Jill che non riconosce lo ignora, cominciando a sfogliare il libro.
La follia mastica tutto ciò che ne rimane.


Tra i fantasmi dell'Africa Jill non è più nulla.
Uno spettro, un ricordo, una parola che sfugge sempre dalla punta della lingua.
Osserva il cielo pieno di stelle, ride senza un'apparente ragione.
"Jill." la chiama il silenzio "Jill." ripete la notte.
"Cosa?" replica lei, e ricomincia a ridere.
Altri fantasmi accompagnano il suo viaggio, ma Jill non ha paura di loro: non l'ha mai avuta, in fondo.
"Jill." e questa volta riconosce la voce "Dobbiamo andare." continua, e Jill annuisce.
Wesker le tende una mano, la pupilla nerastra una strada per l'inferno.
Jill abbandona l'ennesima pelle che non le appartiene più.


   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Resident Evil / Vai alla pagina dell'autore: Nocturnia