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Autore: WankyHastings    14/07/2015    8 recensioni
Meredith O'Brien è una studentessa comune un po' troppo nerd; è migliore amica della regina indiscussa del Liceo, Georgina Atwood. La sua vita sembra proseguire tranquilla per la sua strada verso il diploma, finché due occhi neri non metteranno in discussione i suoi gusti. Perché a quanto pare a Meredith piacciono le donne, a Meredith piace Juliette Wolls.
Come la prenderà sua maestà Georgina a questa rivelazione?
Una storia sulla scoperta di sé stessi mantenendo una buona dose di ironia.
Ispirata ad una storia vera.
Dal testo:
"Stamattina mi sentivo in vena di trovare tutto ciò che non andava nella mia vita, e cazzo, ne stavo trovando fin troppo. Forse avevo sbagliato tutto dall'inizio, forse stavo vivendo una vita che non mi piaceva, forse avevo fatto scelte impulsive che non sentivo mie, facevo la ragazza della porta accanto pur sentendomi un centauro tatuato. Prima o poi sarei implosa."
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Atwood Series : Finding True Love'
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Capitolo 16

Goodbye my lover,

Goodbye my friend.

 

 

GEORGINA'S POV

 

 

Infilai nella valigia, ormai stracolma, l'ultimo paio di jeans; poi con la rinomata tecnica del “siediti sulla valigia e salta” riuscii a chiuderla.

Guardai l'armadio ormai vuoto, le pareti spoglie, il comodino rivoltato e sospirai.

Era davvero arrivato il momento.

 

Non potevo crederci.

 

Mi lasciai cadere sul letto sfatto e i miei occhi si fissarono su un punto qualsiasi sul pavimento.

 

Non volevo partire.

Volevo.

 

Non riuscivo nemmeno a capire cosa volessi.

 

Rimasi immobile in quella posizione per non so quanto tempo; so soltanto che ad un certo punto sentii una mano accarezzarmi la schiena.

Mi voltai incontrando gli occhi grigi di Meredith.

La mia Meredith.

La mia bellissima ragazza.

 

- Ehi... -

 

Dio.

Mi sarebbe mancata anche la sua voce da bambina.

Il suo profumo dolce.

Le sue menate nerd.

Le notti passate a ridere.

 

Lei.

 

Mi sarebbe semplicemente mancata lei, nel suo tutto; nella sua totale e infinita completezza.

Mi persi un altro po' nei suoi lineamenti, come se dovessi memorizzarmeli per sempre nelle retine, prima di rispondere a quel flebile saluto.

Avrei potuto piangere.

 

- Ciao... -

- Hai finito le... valige -

- Già -

 

La sua non era stata una domanda, ma... dovevo per forza riempire quel silenzio doloroso.

 

- Jo... -

- Mmh? -

 

La guardai sospirare prima di voltarsi verso di me sorridendo.

 

- Facciamo che per oggi non esista nient'altro che noi, okay? Divertiamoci con Mark e Shane. Basta. Come ai vecchi tempi -

 

Come avrei – solo lontanamente – potuto dirle di no?

Non ne avevamo parlato neanche una volta e io, io... ne stavo morendo.

Ma se questo era un suo desiderio, non sarei stata io a negarglielo.

 

Cosa sarebbe rimasto di noi?

 

Mi sentivo come Brittany, quando Santana aveva deciso di lasciarla per fare la “cosa matura”; e il problema era che Meredith non mi aveva ancora lasciata.

 

Cosa voleva fare?

 

- Okay, Mer. Allora andiamo da loro? -

- Certo! -

 

Mi prese per mano e insieme uscimmo dalla mia casa.

 

- Mer? -

- Cosa? -

- Dormi da me stanotte? -

 

Si fermò lungo il sentiero di casa per potermi guardare.

Perché nei suoi occhi scorgevo un addio che io non ero disposta ad accettare?

L'amavo. Avrei aspettato anni per lei.

 

- Certo, amore -

 

Si sporse verso di me, accarezzandomi la guancia, prima di baciarmi.

 

E per Morgana, aveva tanto il sapore di un ultimo bacio.

 

 

 

 

MEREDITH'S POV

 

 

Camminavo con Jo, per strada, diretti ad una gelateria all'aperto dove ci attendevano.

Ero tremendamente spaventata dal futuro.

Stavamo insieme da poco, solo tre miseri mesi.

Come avrei potuto dirleo “Ciao”?

 

Avrei resistito tutti quegli anni?

 

Troppe domande mi ronzavano in testa, troppe senza risposta; quindi sarebbe stato meglio godersi questa ultima giornata.

 

Arrivammo al bar e notai Mark che cercava di tenere in equilibrio sul bicchiere una monetina.

 

- Si può sapere cosa stai combinando Cullivan? -

 

A quella domanda la monetina cadde rovinosamente, facendo innervosire Mark e ridere di gusto Shane.

 

- Non puoi farti un paio di affari tuoi, Sua Maestà? Anche l'ultimo giorno devi rovinare la vita di un povero cavaliere dall'armatura scintillante? -

- L'unica cosa che tu hai di scintillante, Mark, è l'orologio che ti ho regalato, per pietà -

- Quanta acidità in un giorno che dovrebbe essere fatto d'amore e uccellini -

- Gli uccelli ti fanno venire la polmonite -

 

Ci sedemmo intorno al loro tavolo, sorridendo per l'ultimo scambio di battute.

Mi sarebbe mancata questa rassicurante quotidianità.

 

Perché quando pensi di essere felice, ma davvero felice, succede qualcosa che deve distruggere tutto?

Siamo davvero dei miseri castelli di carta che crollano al primo alito di vento?

Siamo davvero così... fragili?

 

Per fortuna la voce di Mark mi distrasse da quei pensieri apocalittici.

 

- Dio Gandalf! Shane, smettila di fissare il culo di quel povero cameriere. -

- Andiamo, amico! Ha delle chiappe d'oro! -

- Potrei concedertelo, ma insomma, si sentirà … deflorato dal tuo sguardo maniaco -

 

Ridemmo della faccia di Shane ormai rossa d'imbarazzo.

Georgina sembrava tranquilla, seduta al mio fianco, continuava a lasciarmi dolci carezze sulla gamba e parlava con gli altri.

Possibile che fosse così serena all'idea di partire?

 

- Merdina? -

- Mmh? -

- Possibile che devo essere circondato da gente che sbava dietro ad altra? -

 

Quanto era melodrammatico.

Santo Salazar!

Non feci in tempo a rispondere al mio amico, che sentii la mano di Jo abbandonare la mia gamba per poter minacciare il povero Mark.

 

- Attento a quel che dici, Schiappa. Io non sbavo! -

- No, infatti. Tu semplicemente picchi le persone che ti piacciono prima di dichiarare il tuo amore in lacrime! -

 

Non ridere Mer, non ridere.

NIENTE DA FARE.

 

Scoppiai miseramente a ridere, mentre Jo mi guardava a bocca aperta.

 

- Cosa ridi, brutta stupida? Vogliamo parlare della tua indecisione di mesi? Sembrava che dovessi scegliere chi tra “Harry Potter” e “Il signore degli anelli” dovevi buttare nelle fiamme! -

- Jo, per favore! -

- No, tu hai riso alla battuta di quel mentecatto! Insomma, Shane, cosa c'è da scegliere tra me e quel nano da giardino, con problemi di ossessione verso i cappelli? -

 

Rimanemmo in silenzio in attesa della risposta di Livingston. Lui, con tutta la calma del mondo, finì di bere la sua Diet Coke, si asciugò la bocca e finalmente guardò Jo negli occhi.

 

- Tesoro, se tu fossi meno acida forse non ci sarebbe stata scelta... -

 

Ancora una volta mi trattenni dal ridere – difficile, visto il mondo in cui Mark si stava sbellicando tenendosi in precario equilibrio sulla sedia.

- Io non sono acida. Sono diversamente dolce. E poi con l'ossessione che ha Mer per i Serpeverde, avrei dovuto vincere contro una Tassorosso di quarta lega. -

- Wow -

- Cosa c'è, Sully? -

 

Mi preparai mentalmente ad un'altra battuta.

Per quanto oggi fosse l'ultimo giorno, Mark e Jo, rimanevano sempre i soliti.

 

- Mi stupisco del fatto che alla fine, tu abbia davvero imparato qualcosa da noi. Sono commosso -

 

Fece finta di asciugarsi gli occhi con un fazzoletto, tirando su con il naso; e Shane si aggiunse alla scenetta dandogli delle pacche sulla schiena.

 

- Solo perché non parlo ogni cinque secondi di quanto Sauron sia potente; non significa che io non abbia conoscenze in merito. Stupido Troll -

 

Continuammo a ridere e scherzare; a farci battute e a lanciarci di tanto in tanto il gelato rimasto nelle coppe.

Sembrava come se niente dovesse finire quel giorno.

Sembrava come se tutto sarebbe rimasto uguale il giorno dopo.

 

E io un po' ci speravo.

 

Ma quando ci alzammo per ritornare a casa; ebbi la certezza che invece le cose stavano cambiando.

Dopo anni di amicizia, vidi per la prima volta Mark abbracciare Georgina; non nel solito abbraccio di gruppo dove poter nascondere il proprio affetto.

No.

Parlo di quegli abbracci intimi, dove ognuno scopre la propria anima e dona il proprio cuore.

 

- Mi mancherai, Jo -

- Anche tu -

 

Già. Le cose stavano davvero per cambiare.

 

 

 

 

GEORGINA'S POV

 

Casa.

Come al solito mi ero divertita al bar, anche se Meredith era distante.

Molto distante.

 

Ma, non voleva parlarne, aveva deciso così.

 

Ci cambiammo per la notte, infilandoci il pigiama. Eravamo nel mio letto, le mani intrecciate ma gli sguardi rivolti al soffitto.

Non ce la facevo più.

 

Stavo scoppiando.

 

- Meredith, a cosa pensi? -

 

Si voltò verso di me; gli occhi erano lucidi e le sue ciglia stavano trattenendo piccolo goccioline salate.

Mi buttai completamente su di lei, avvolgendola e lasciandola sfogare; io mi accontentai di lasciarle baci sulla fronte.

 

- Non voglio che tu te ne vada -

 

Eccola. Finalmente.

 

- Amore, è il nostro... destino. Anche tu te ne andrai tra una settimana. -

 

Si alzò di scatto dalle mie braccia per potermi guardare negli occhi.

 

- E se rimanessi qui? Potrei trovare un lavoro da “Galatex” e... e... quindi potresti rimanere anche tu... e... -

 

Bloccai il suo sproloquio con un bacio.

 

- Mer, guardami. Tu odi “Galatex”. Sei destinata a proteggere indifesi, tu diventerai il migliore avvocato come quel Daredevil. Rimanendo qui a servire gelati... cominceremo ad odiarci a vicenda. Hai... abbiamo un futuro che ci attende. -

- Ma... tu... io... noi -

- Con o senza di me, diventerai un stupendo avvocato -

- Che significa con o senza di te ? Mi stai lasciando? -

 

Si allontanò di scatto da me, mettendosi a sedere sul letto.

La mia piccola Mer.

 

- No, pensavo volessi lasciarmi tu. -

- NO! -

 

Rimanemmo in silenzio a scrutarci.

Poi finalmente, Meredith, ritornò tra le mie braccia lasciando dei baci sul collo.

 

- So che sarà difficile, ma ti amo, Meredith. E ti aspetterò. -

- Anche io -

 

Ci guardammo negli occhi per un attimo che parve infinito, poi le nostre labbra si avvicinarono, spinti da chissà quale forza.

Come delle calamiti.

 

Perché io e Lei eravamo questo: delle forze che si attraevano; impossibile da dividere.

 

Il bacio si fece sempre più profondo, sempre più intenso, le mani cominciarono a girovagare sotto la maglietta; i gemiti – mi stava facendo morire – cominciarono a riempire le nostre orecchie.

 

La volevo.

 

Con uno scatto di reni, cambiai la posizione.

Ero sopra di lei e la guardavo, innamorata, persa.

Mi sentivo come un marinaio attirato dalla sirena, una sirena che l'avrebbe condotto nel più oscuro abisso.

 

Meredith era la mia sirena e il mio abisso.

 

Le tolsi la maglietta per poter viziare il suo seno – non portava il reggiseno – e il suo addome.

Volevo baciare e coccolare ogni piccola parte di lei; ogni lembo di pelle doveva portare il segno del mio passaggio.

Volevo marchiare la sua pelle e dimostrare a tutti che era MIA.

 

Scesi più giù, fino a sfilarle il pantaloncino e le mutande...

… e lei era lì.

 

Nuda e bellissima.

In mio potere.

 

- Prendimi Jo, ti prego -

 

Non servì nient'altro. Mi immersi in lei infinite volte finché stanche non ci addormentammo.

Ci amavamo, questo era l'importante.

 

 

 

 

MEREDITH'S POV

 

 

Il mattino dopo ci svegliammo ancora abbracciate e nude – anche se un po' sudaticce.

Facemmo la doccia insieme, prima di condividere la colazione.

Non parlammo molto; ci scambiammo giusto qualche parola.

 

Eravamo spaventate.

Lo sentivo sotto la pelle, in profondità, fino alle ossa.

Avevamo paura di rompere quella preziosa bolla in cui Jo non sarebbe partita tra poche ore.

 

Ma l'inevitabile sarebbe arrivato.

 

Ero pronta?

Sarei riuscita a sopportare questi anni di distanza?

Mi ripetevo sempre le stesse domande, neanche fossi un disco rotto.

 

Solo quando caricammo le valige in macchina, per accompagnarla alla stazione, capii che ero arrivata al capolinea; volevo piangere, ma mi trattenni per non far disperare ancora di più Georgina.

I suoi genitori parlavano e io rimanevo muta, la sua mano stretta nella mia in una muta richiesta: Non lasciarmi.

 

Arrivammo.

Troppo in fretta.

Troppo.

 

Non ero pronta.

Io non potevo.

 

NO.

 

Vidi Jo salutare i suoi genitori, con calma, trattenendo anche lei le lacrime.

 

Non era giusto, porco Sauron.

 

Quando toccò a me, nessuna delle due riuscì più a trattenersi; le lacrime cominciarono a scendere copiose sulle nostre guance.

L'abbracciai stretta, sperando che questo avrebbe rimandato, cancellato, annullato questa pena.

 

- Andrà tutto bene, amore mio -

- Non andare, Jo -

 

Ero patetica.

Sapevo che sarebbe dovuta andare, ma una parte di me, la mia parte bambina ed egoista sperava...

Speranza.

 

Una grande fregatura.

 

- Ti prego, Mer -

- Hai ragione, scusami -

 

Eravamo ancora abbracciate, ognuna persa nel profumo dell'altra, ognuna cullata dal battito dei nostri cuori innamorati; quando Isabel ci comunicò che il bus per Boston era appena arrivato.

 

Ci staccammo di malavoglia.

Un sorriso.

Un bacio appena accennato.

Una carezza.

 

- Staremo insieme, io credo in noi -

 

Una frase.

 

- Ci conto, Jo -

 

Una promessa.

 

- Ti amo -

- Anche io -

 

Una sicurezza.

 

E poi...via...

Lontana da me.

Ma non dal mio cuore.



















VIVA
Ciao popolo!
Okay, forse un saluto troppo didattoriale...
Ciao, gente! :D
Finalmente - anche se di fretta - sono riuscita a publlicare l'ultimo capitolo di questa storia.
Non prometto nulla, ma penso che.... se voi siete d'accordo a starmi ancora dietro, ho intenzione di fare un sequel, non buono per i deboli di cuore :D
Detto ciò (fatemi sapere che ne pensate) ringrazio chiunque abbia recensito, messo la storia tra le preferite, seguite, ricordate.
Siete stati fantastici.
Grazie e alla prossima. :) ps: per eventuali errori chiamate la mia segretaria Sbrodolina. Ergo, chiedo scusa.
 

   
 
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