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Autore: Fantasiiana    17/07/2015    7 recensioni
[ATTENZIONE: Spoiler da BoO]
-Eri splendida oggi.
-Era per questo che stavi sbavando, alla funzione?- Annabeth rise sollevata. -Credevo ti fossi appena svegliato.
-Be'... Anche quello...
[Arrivata prima al contest “Per il potere conferitomi vi dichiaro marito e... indetto da AnnabethJackson]
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore (nick Efp e Forum): Fantasiiana
Titolo: Γαμεομαι - O di come Annabeth, in preda all'esasperazione, diede un pugno al suo ragaz- ehm, marito.
Coppia utilizzata: Percy/Annabeth
Rating: Verde
Genere: Comico, fluff
Avvertimenti (eventuali): /
Citazione scelta: la trovate sottolineata nel testo, riadattata - a voi l'originale: "Mi scocca un sorriso con le sue fossette e io svengp. No... sul serio: sono proprio svenuta. E visto il dolore e la sabbia che mi ritrovo in faccia, direi che non era stata una caduta molto femminile e aggraziata" (le coincidenze dell'amore)
Prompt: bottiglia
Situazione: prima notte di nozze
Conteggio parole: 2987
Note dell'Autore: la strana parola (no, non è ostrogoto, ci avete provato) che trovate all'inizio del titolo è greco antico e significa sposarsi quando il soggetto è femminile (più o meno da leggersi gaméomai - ora non so se l'accento è esattissimo) : sì, lo so, sono da rinchiudere . . . Per il resto semplicemente godetevela e... e niente, spero solo di non essere stata troppo OOC e che vi piaccia. (Lo ripeto: attenzione allo spoiler!)



 

Γαμεομαι - O di come Annabeth, in preda all'esasperazione, diede un pugno al suo ragaz- ehm, marito.




Annabeth Chase era nata con una particolare inclinazione per il controllo.
Amava l'ordine, amava avere il potere su tutto ciò che le stava attorno, e detestava le sorprese e le cose improvvise.
Ora, nonostante avesse sempre cercato di schematizzare la sua vita, progettando, pianificando ogni cosa, da bravo architetto quale aspirava ad essere, il Fato aveva gentilmente deciso di tormentarla con una serie di improvvisate che avevano sconvolto il suo perfetto ordine mentale.
Incontrare Percy Jackson, ad esempio, innamorarsi di Percy Jackson, sopportare Percy Jackson, convinvere con Percy Jackson, e sposare Percy Jackson – non necessariamente in quest'ordine.
Ora, niente di tutto questo l'avrebbe ulteriormente e doppiamente turbata se Percy Jackson fosse stato un comune mortale, affetto da dislessia e deficit dell'attenzione, e detenente il record di miglior attentatore all'ordine del Cosmo e alla salute mentale di Annabeth Chase – nonché della pazienza della suddetta ragazza. No. Il fatto è che Percy Jackson era anche un semidio. Figlio di Poseidone, per di più, ovvero acerrimo nemico di sua madre e, in quanto semidio, aveva un talento per i guai.
Quindi, ovviamente, Annabeth era anche caduta nel Tartaro, con Percy Jackson!
Col senno di poi, Annabeth avrebbe detto che, in fondo, molto in fondo, poteva sopportare qualche "sconvolgimento" nella sua vita, se significava stare con la persona che più amava al mondo.
Il problema era sorto quando, mesi prima, Percy le aveva chiesto di sposarlo.
E non era stata una richiesta in grande stile. Percy ci aveva provato, certo, ma non c'era mai riuscito.
Poi una sera, mentre erano distesi sul molo del Campo Mezzosangue, a tenersi per mano e a osservare la luna e il firmamento specchiarsi nell'acqua del mare, semplicemente gliel'aveva chiesto. L'aveva buttata lì, non si aspettava davvero una risposta. Era stato più un pensiero detto ad alta voce. Si era persino dimenticato l'anello in cabina, tanto pensava che non gli sarebbe servito per quella sera! E invece ce l'aveva fatta.
E Annabeth aveva controllato a stento la voglia di prenderlo a pugni, optando per un bacio spassionato in riva alla spiaggia – decisamente la stessa cosa. –
Ora era esattamente lì che si trovava.
Non a Long Island, certo, ma in spiaggia. Se l'isola californiana che Poseidone aveva regalato ai neo-sposini, per il loro matrimonio, si poteva definire "spiaggia", si intende.
Annabeth era stata brava a mantenere il controllo... più o meno.
Per loro, gli eroi che avevano salvato il mondo da Crono e da Gea, era stato messo a disposizione l'Olimpo in persona, – o in questo caso, monte – che la ragazza conosceva come le proprie tasche, avendolo progettato lei stessa.
Tuttavia non era stato questo, la location, a metterla in confusione.
Né il cibo: di quello si sarebbero occupati Demetra, Poseidone e Dioniso che avevano reciprocamente insistito per un banchetto a base di "I cereali sono buoni e salutari, ne avete bisogno, voi, mucchietti di pelle e ossa!" e "Il pesce rende intelligenti, mia cara. Guarda me, per esempio! Non sprizzo intelligenza da tutti i pori? Persino tua madre ne è invidiosa!" e "Tzé, per voi eroi mezzosangue farò uno strappo alla regola e riprenderò a bere. Sono sicuro che Padre Zeus me lo permet-- Okay, vecchio! Niente vino, ho capito!"
Né l'abito: Afrodite avrebbe impiegato i migliori sarti e stilisti per fabbricarne uno adatto a lei.
Né la sicurezza: lo sfregarsi sospetto delle mani di Ares aveva chiarito la quesione.
Né la musica: Apollo e le Muse avrebbero dato il loro meglio, quella sera,"Garantito!"
Né le decorazioni, di cui si sarebbe occupata Era.
Insomma, niente di tutto questo l'aveva fatta andare nel panico, quanto gli invitati e i posti a sedere.
Seriamente, tra una guerra e l'altra, come avevano fatto lei e Percy a ritrovarsi con così tanti amici?
Aveva rischiato più volte di dare di matto, ma con l'aiuto di Hazel e Piper, alla fine, ce l'aveva più o meno fatta.
Atena era rimasta in disparte per tutto quel tempo. Annabeth sapeva che non approvava molto la sua storia con Percy, ma non poteva stare a badare anche a lei. C'era altro a cui pensare. Per esempio, non si poteva certamente allestire un'unica tavolata per tutti quegli invitati, o le estremità si sarebbero ritrovate sospese nell'aria, al di là dei confini dell'Olimpo. Allora aveva optato per tanti tavoli circolari. La sua idea era stata di mettere i Tre Pezzi Grossi in un'unico tavolo, ma così si sarebbero ritrovati a litigare, lì da soli; allora aveva pensato di aggiungere le loro mogli, ma così Demetra avrebbe finito per sbraitare perché "Non lascerò mia figlia lì da sola con quel Re degli Zombies!"
E così aveva aggiunto anche Demetra, ma ritrovandosi lì tutti i figli di Crono, le era sembrato giusto mettere anche Estia. Ma poi Apollo si era lamentato perché lui era la vera star, e meritava il posto d'onore.
Alla fine, dopo mille schemi e degeneranti mal di testa, aveva optato semplicemente per grandi, ma molto grandi, tavoli per gli dei divisi in dei superiori, inferi, abissali e minori, e altri quattro grandi tavoli per i mezzosangue greci (non poteva rischiare che gli dei si mettessero a cambiare forma da un momento all'altro, o che dessero di matto in preda alla schizofrenia).
A ripensarci, gli risaliva su per l'esofago il calamaro gigante che aveva mangiato a cena.
Percy le sfiorò una mano, stringendogliela. Annabeth sorrise: sentì tutte le preoccupazioni scivolarle via, come se non le avesse mai provate, come se non le fossero mai appartenute.
Stavano girando in tondo sull'isola ormai da ore. Annabeth lo capì dalla strana roccia a forma di Polifemo, – ne era sicura, quella fessura al centro della faccia glielo confermava! – dato che era praticamente la quinta volta che la vedevano.
-Vuoi fermarti?- chiese Percy gentilmente.
-Vorrei non fermarmi mai.
Percy le si posizionò di fronte, stringendole entrambe le mani.
-Eri splendida oggi.
-Era per questo che stavi sbavando, alla funzione?- Annabeth rise sollevata. -Credevo ti fossi appena svegliato.
-Be'... Anche quello...
Lei scosse la testa, ridendo. -Stupido, Testa d'Alghe.
Gli schioccò un bacio sulla guancia.
-Continuerai a chiamarmi così anche adesso che siamo sposati?
-Soprattutto.
Fu percorsa da un brivido, poi, pian piano, un pensiero si fece strada fra la dolcezza del momento, rovinando tutto con l'irruenza di uno tsunami.
Come aveva fatto a non pensarci? Erano sposati! E quella... Quella...
-Annabeth?
Quella...
-S-sì?
-Sembri... nervosa.
Quella sarebbe stata la loro prima notte di nozze!
Si sentii avvampare, in preda all'ansia. Non lo aveva programmato, o meglio, se n'era completamente dimenticata! Come poteva essersene dimenticata?!
Deglutii, cercando di tornare in sé.
-Non dire sciocchezze- disse in tono piatto, allontanando le mani da quelle di lui, cercando di controllarsi. Era un fascio di nervi. Probabilmente sarebbe finita per fulminare qualcuno.
Dovevi proprio renderti così terribilmente insopportabile da farmi innamorare di te, Testa d'Alghe?
-Anche tu eri bellissimo, comunque- aggiunse per non lasciar troppo spazio al silenzio. Odiava il silenzio, così gravido di imbarazzo, aspettative e tensione.
Odiava la tensione. Lei non era mai tesa, non poteva essere tesa! Era calmissima, ecco!
Percy sembrò notare il cambiamento.
Probabilmente non fece i conti con l'agitazione negli occhi della sua neo-sposa. Col senno di poi, Annabeth cercò di giustificarlo, dando colpa alla poca luce, all'agitazione che aveva artigliato ovviamente anche il cuore di suo marito.
Il fatto è che Percy cercava semplicemente di infonderle un po' di sollievo, di sostenerla nel miglior modo possibile, anche se non era sicuro di aver capito cosa le fosse preso. A dire il vero, non lo aveva capito proprio per niente! Semplicemente, si disse che, qualsiasi cosa evesse, era suo dovere aiutarla, o almeno provarci.
Lei, da parte sua, era così in preda all'agitazione che qualsiasi cosa avrebbe finito per farla esplodere.
E così fu.
Percy le schioccò un sorriso con le sue fossette e lei svenne. No... sul serio: svenne proprio. E visto il dolore e la sabbia che si ritrovò in faccia, dedusse che non era stata una caduta molto femminile e aggraziata.
Percy era lì a guardarla preoccupato, con quei suoi grandi occhioni verdi in preda all'agitazione, le sopracciglia lievemente aggrottate e la bocca chiusa e leggermente spinta in fuori.
Annabeth trattenne una risata.
-Sei carino quando sei preoccupato.
Percy cercò di sorridere, aiutandola a mettersi a sedere.
-Ti senti meglio?- chiese.
Annabeth non lo sapeva. Il respiro si era fatto più regolare, e sentiva che non sarebbe esplosa per una cosa così semplice come un sorriso, per il momento.
-Per quanto tempo...
-Tre minuti- la interruppe Percy sedendosi accanto a lei, incrociando le gambe. -Continuavi a ripetere...
La voce gli si affievolì, mentre prendeva a fissare i granelli di sabbia davanti a lui, una vastità di granelli di sabbia.
-Sì?- lo incalzò Annabeth, temendo la risposta.
-Be', continuavi a ripetere... Ecco... "Prima" e "notte" ed eri davvero molto inquietante, se vuoi sapere la mia.
Il modo accusatorio in cui lo disse l'avrebbe fatta sorridere se non fosse stata troppo intenta a cercare di pianificare la prossima mossa.
Annabeth sbattè più volte le palpebre, provando a rimanere lucida, ma non ci riusciva.
-Cosa volevi dire con "prima notte"?- chiese Percy.
Davvero non ci arrivava?
Annabeth sentì rimontare il panico.
Dii immortales, Annabeth, sei una stratega, non una ragazzina alle prime armi! Gli strateghi non si fanno influenzare dalle emozioni! Cosa dice sempre Atena?
"Colpisci e fuggi. Un buon guerriero sa quando accettare la propria sconfitta. I sentimenti non sono cose per noi menti razionali. Guarda me."
La nota di fierezza nella voce non l'aveva convinta a sottovalutare l'ombra di tristezza negli occhi di tempesta della madre.
-E'... - Sospirò. Non aveva senso mentire. -Be', è la nostra prima notte di nozze...
Percy rimase un po' a guardarla. Sul suo viso viaggiarono miliardi di emozioni diverse.
Incomprensione. Comprensione. Curiosità. Consapevolezza. Imbarazzo. Disagio. Improvvisa voglia di essere inghiottito dalla sabbia e sparire dalla faccia della terra.
Si grattò la nuca, sorridendo, le guance in fiamme.
-Be', non dobbiamo per forza... Be', insomma... E, comunque, non volevo neppure!
Annabeth fissò lo sguardo a terra.
-Allora, questo è un problema.
Lo guardò fisso negli occhi.
-Perché io sì.
Percy si bloccò.
Annabeth si innervosì per quella reazione. Non era un risposta! Non che ne avesse cercata una, insomma, la sua non era una vera e propria domanda! Però concordare sarebbe stato comunque carino da parte sua, ecco!
Percy non dava segni di vita.
-Allora?
-S-Sì...
Concordare non fu carino come se lo era aspettato. Per niente.
Annabeth sentì il sangue fluirle alla faccia. Le mani le tremavano, non aveva idea di cosa fare.
Annuì... e diede un pugno al suo ragaz- ehm, marito.
Fu il turno di Percy di svenire.

Ω Ω Ω

Alla fine, si ritrovarono entrambi seduti sul portico in legno della nuova casa in riva al mare, a sorseggiare champagne, ma non un comune champagne, bensì uno champagne blu, dono del loro vecchio e burbero, e panzuto, direttore del Campo Mezzosangue. Avevano deciso, infatti, per esorcizzare l'imbarazzo di quella notte, di ricordare tutti i loro momenti passati insieme e, così facendo, chi credeva di essersi sentito più a disagio, a quel tempo, avrebbe bevuto il contenuto della bottiglia, confessando in silenzio come si era sentito.
Passarono tre ore – e sarebbe durato tutto molto di meno, se l'imbarazzo e l'alcoll non avessero contribuito a innestrare nei due neo-sposi degli attacchi di ridarella nervosa in forma acuta.
-Quanti ricordi- mormorò infine Annabeth, alzando la bottiglia. -E' rimasto l'ultimo goccio!
Percy la prese con slancio e ne bevve il contenuto avidamente, facendosene colare un po' dall'angolo della bocca e poi giù per il collo e fin sotto la camicia bianca.
Si era liberato della giacca nera e della cravatta azzurra ore prima, mentre Annabeth lanciava via le scarpe col tacco maledicendo Afrodite e tutti i suoi sarti per avergliene dato un paio così dolorose.
-NOOOOO! Perché l'hai fatto?- chiese la ragazza dispiaciuta.
-Questo era per il nostro primo incontro: la prima cosa in assoluto che mi dissi fu: "quando dormi, sbavi."
Lei scoppiò in una fragorosa risata, tenendosi la pancia.
-Molto romantico, da parte tua, signora Jackson, davvero!- si lamentò lui.
La risata si affievolì, fino a fermarsi in un sorriso intenerito.
-Signora Jackson?- chiese cingendo il collo di Percy in un abbraccio. -Mi piace come suona.
Lui le circondò la vita con il braccio.
-Ti amo, Annabeth.
-Ti amo anch'io, Percy.
Rimasero così, l'uno stretta all'altra, per un po', quando Percy si mise dritto, prendendo la bottiglia.
-Aspetta!
Lei lo guardò incuriosita.
-Ho un'idea!
-Te l'ho mai detto che le tue idee non mi sono mai piaciute granché?

Ω Ω Ω

Annabeth era avvolta nella giacca dell'abito di Percy.
Faticava a mettere in ordine i pensieri, in preda all'alcoll. Non che ne avessero bevuto chissà quanto, ma non erano proprio abituati, quindi non c'era da biasimarli se erano arrivati fino alla riva tenendosi reciprocamente per non cadere, barcollando come due ubriachi.
-Sei sicuro che vada bene?
-Perché lo dici?
-Be', di solito all'interno delle bottiglie non si trovano mappe del tesoro?
-Sì, e allora?
-Non vorrei deluderti, genio, ma un foglio bruciato ai lati con su scritto "A e P" non è esattamente una mappa del tesoro.
-Non so quanti film sui pirati tu abbia visto, Sapientona, ma una mappa è un'indicazione per trovare qualcosa...
-So cos'è una mappa, Percy.
-E il tesoro potrebbe persino essere qualcosa di astratto, come la felicità. Tu sei la mia felicità, questa è la nostra felicità, quindi direi che come mappa del tesoro è azzeccatissima!
Annabeth rimase a guardare la sua nuca, mentre lui trafficava per arrotolare al meglio il foglio con le loro iniziali e la partecipazione del loro matrimonio, che era stata decorata con conchiglie, un po' di sappia ai lati e un nastro blu – ripetere quello stesso procedimento, per tutti gli invitati, fu un caos, ma alla fine ce l'avevano fatta, e il risultato non era niente male. –
Il ragionamento non le risultava chiarissimo, ma sorrise ugualmente, sentendo il cuore batterle forte contro il petto.
-Avrei voluto che questa frase così romantica e ispirata ti venisse fuori in un momento con più atmosfera- confessò con un sorriso di rammarico.
-Guardati intorno: più atmosfera di così!
Le spalle di lui vennero scosse da una risata silenziosa. Poi, si alzò porgendo la bottiglia ad Annabeth.
-Insieme?
Annabeth annuì, prendendo la bottiglia e in un unico gesto la gettarono nel mare scuro, che la inghiottì immediatamente.
-Potrebbero confonderle... Potrebbero pensare "Ade e Persefone" o "Achille e Patroclo" o...
-"Andromeda e Perseo" o "Jennifer Aniston e Brad Pitt" o semplicemente "Anne e Peter" !
-Jennifer Aniston e Brad Pitt si sono lasciati- fece notare la figlia di Atena.
-Il punto è che faremo parte di tutti i grandi amori della storia con queste iniziali!
Annabeth sentì le lacrime premerle per uscire.
Gli si gettò al collo e prese a baciarlo come se da quello dipendesse la sua stessa vita.
Si risvegliarono in quella spiaggia l'indomani mattina, nudi, su un letto di vestiti da sposi stropicciati.
Nessuno dei due ricordava molto chiaramente la notte precedente, eccetto quello che la bottiglia aveva rappresentato, quello lo ricordavano perfettamente: un modo per essere l'uno parte dell'altra, per imparare ciò che ancora non sapevano sull'altro e loro stessi. Certo è, però, che non avrebbero più avuto bisogno di bottiglie vuote e pezzi di carta, per continuare a farlo, per continuare ad essere un tutt'uno. Ormai, avevano imparato.
Si strinsero l'una all'altro e si amarono di nuovo in quella spiaggia, lontano da tutto e da tutti, felici, insieme, consapevoli di tutti gli anni che avrebbero passato uniti, perché finalmente era giunto il loro momento di vivere.

Ω Ω Ω


In un'unisola altrettanto lontana, un ragazzo trovò una strana bottiglia con dei fogli arrotolati dentro.
-Ehi, raggio di sole, guarda che ho trovato!
La giovane prese i fogli fradici che l'altro le porgeva e li srotolò con cura.
-"A e... P" ?
-Sono Percy e Annabeth!
-Ma, Leo, come fai ad esserne sicuro? Quest'altro foglio è completamente rovinato e ci sono miliardi di persone al mondo che...
-Si sono sposati, lo so! Me lo sento!
Calypso stava per ribattere, poi sospirò e sorrise, richiudendo la pergamena.
-La terremo qui, mio prode, dove il loro amore resterà immortale.
Leo era sicuro che non avrebbero avuto bisogno di quello, ma accettò comunque.
-A questo punto dovremmo baciarci per suggellare il nostor amore- suggerì avvicinandosi e sorridendo furbo.
Calypso inarcò un sopracciglio.
-Mh – mh...
-Non lo dico io, eh? E' l'atmosfera a comandare!
-Certo... E se ti colpissi alla testa rovinerei il momento, vero?
-Temo di sì- disse lui fintamente dispiaciuto.
-Allora suppongo che dovrei...
-Esatto!- esclamò Leo, avvicinandosi.
Calypso sorrise.
-Come vuoi.
Lo colpì alla nuca, dandogli uno scalpellotto leggero e affettuoso, neanche con troppa convinzione.
-Ahi! Perché lo hai...
Lei lo zittì con un bacio, finendo per ridere sulle sue labbra.
Una volta separati, Leo si grattò la nuca.
-Anche ora che sto con te, le ragazze continuano a confondermi. Diventerà più facile?
-Io non ti renderò mai le cose facili, Leo. Meglio che ti ci abitui.

Ω Ω Ω


-E comunque anch'io ero imbarazzatissima- disse Annabeth un paio di giorni dopo.
-Cosa?- chiese Percy, confuso, alzando lo sguardo su di lei.
-La prima volta che ci incontrammo, ero imbarazzatissima anch'io. Quindi un sorso spettava anche a me.
Percy ci mise un po' a capire, ma poi sorrise.
-Oh, ti amo anch'io, Sapientona!
Annabeth alzò gli occhi al cielo. -Non era una dichiarazione, Testa d'Alghe: ho sete. Fila a prendere da bere!
Percy fece per alzarsi, ma lei lo fermò all'ultimo prendendolo per il polso e gli schioccò un bacio sulle labbra.
-Ti amo anch'io, comunque, anche se, a distanza di tutti questi anni, non hai smesso di sbavare: ci vorranno secoli per ripulire il vestito!

  
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