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Autore: Abby_da_Edoras    17/07/2015    6 recensioni
STORIA IN REVISIONE: PER FAVORE NON LEGGERE
Questa mia ff è l'undicesima della raccolta su Steve e Bucky "Till the end of the line", ma in questa storia c'è anche un crossover con il film "Avengers: The Age of Ultron". La storia si svolge dopo le vicende narrate nel film, ovviamente, perché è stato dopo la sconfitta di Ultron che Steve è andato a cercare Bucky, però ci ritroverete alcuni personaggi di quel film. Il fatto è questo: Bucky si ammala improvvisamente e Steve, preoccupatissimo, chiede aiuto a Stark. L'amico si rivolge al dottor Banner ed è così che entra in scena anche lui e ne sapremo anche di più sulla fine di Pietro Maximoff (che nella mia versione si salva!).
Grazie a chi leggerà e condividerà questo mio mondo di fantasia e sogni! :)
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Steve Rogers
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Till the end of the line'
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Steve si svegliò nel cuore della notte con la spiacevolissima sensazione di non avere più Bucky accanto

Crash! Boom! Bang!(prima parte)

 

 

Cos’ every time I seem to fall in love

Crash! Boom! Bang!

I find the heart but then I hit the wall

Crash! Boom! Bang!

That’s the call that’s the game

And the pain stays the same

That’s my real middle-name

It has always been the same.

(“Crash! Boom! Bang! – Roxette)

 

 

Steve si svegliò nel cuore della notte con la spiacevolissima sensazione di non avere più Bucky accanto. Aprì gli occhi, guardandosi intorno e scoprendo con angoscia crescente che era proprio così, il giovane non si trovava più nel letto con lui.

Dove può essere andato stavolta? Non ho fatto niente che possa averlo turbato… forse ha avuto un altro incubo, ma allora perché non mi ha svegliato?

Vivere con Bucky era sempre come stare sul filo del rasoio, ormai Rogers lo sapeva, ma dopo quello che era successo tre giorni prima a Brooklyn sembrava che tutto si fosse chiarito tra loro due. Era vero che con Bucky non si poteva mai sapere, però…

Steve si alzò dal letto e uscì dalla stanza per andare a cercare il compagno. Quante volte era successo di doversi alzare a cercare Bucky nella notte durante quei mesi di convivenza? Ormai non le contava neanche più…

Barnes non era nella sua stanza, né in bagno e nemmeno in cucina. Steve si diresse in soggiorno, ricordando con tristezza l’ultima volta in cui l’aveva trovato lì: era stata la notte in cui gli aveva confessato di aver avuto, in passato, una relazione con Natasha e poi… era scappato.

Non poteva essere di nuovo in crisi per una cosa del genere, no? No?

Bucky era in piedi di fronte alla finestra e, apparentemente, intento a scrutare qualcosa, a perlustrare il perimetro o chissà che altro.

“Bucky?” sussurrò piano Steve, incerto sulla reazione che avrebbe potuto suscitare. “Va tutto bene?”

“Sono scappato… volevano ibernarmi di nuovo, ma questa volta sono riuscito a sfuggirgli” rispose Bucky con una voce strana. Il suo sguardo era perso nel vuoto. “Forse qui non mi troveranno, ma ora… sento tanto freddo!”

“Bucky, cosa stai dicendo? L’Hydra? Hai avuto un incubo, Buck, qui ci siamo solo tu ed io” disse con dolcezza Steve, avvicinandosi all’amico per stringerlo tra le braccia. Ma, non appena lo toccò, si accorse che scottava: aveva una febbre altissima e ciò che stava vivendo non era un sogno, ma il delirio della febbre.

“Bucky!” esclamò Rogers, preoccupatissimo. “Scotti, hai la febbre alta! Vieni con me, torniamo a letto, ti aiuto io, appoggiati…”

Il Soldato si lasciò trascinare da Steve verso la camera da letto, troppo debole e confuso anche per opporsi.

“Aspetta… devi fare attenzione, Steve… l’Hydra è qui, non voglio che prendano anche te!”

“Non c’è nessuno, Buck, siamo soli e al sicuro” lo tranquillizzò nuovamente Rogers, tenendolo stretto e conducendolo premuroso. Arrivati in camera, lo aiutò a stendersi sul letto, si sdraiò accanto a lui e lo coprì ben bene, poi lo abbracciò di nuovo, con tenerezza e affetto infiniti, facendogli sentire la sua presenza e la sua protezione.

“Ci sono io, Bucky, non ti lascio. Non ti succederà nulla di male, ci penso io a te” continuò a ripetergli, accarezzandogli i capelli scarmigliati e scostandoglieli dal viso.

Pian piano riuscì a tranquillizzare Bucky e a farlo addormentare. Steve, però, non poté riprendere sonno. Era preoccupatissimo per quella febbre improvvisa e inspiegabile e, oltretutto, c’era un altro problema non indifferente con cui fare i conti: in una situazione normale avrebbe chiamato immediatamente un’ambulanza per portare Bucky in ospedale ma… quella non era affatto una situazione normale! Come poteva portare in ospedale il giovane che tutti conoscevano come il Soldato d’Inverno? Se qualcuno l’avesse denunciato? O, ancora peggio, se nell’ospedale ci fosse stato qualche infiltrato dell’Hydra? No, non poteva rivolgersi al Pronto Soccorso… che cosa avrebbe potuto fare, allora? Bucky stava molto male!

Il Capitano trascorse delle ore angosciose attendendo le prime luci del mattino per disturbare Tony Stark a un’ora perlomeno più decente. Nel frattempo stringeva tra le braccia Bucky che alternava momenti di delirio in cui gemeva piano ad altri in cui cadeva preda di un torpore spaventosamente simile alla morte.

Finalmente giunsero le sei del mattino e Steve decise di non poter più aspettare a contattare Stark.

Tony non sembrava della stessa opinione e rispose al cellulare con qualcosa che somigliava più a un ringhio.

“Capitano, tu vuoi proprio che ti spacchi la testa in otto parti uguali… hai idea di che ore sono? Io non sono un soldato che si sveglia abitualmente a queste ore antelucane!”

“Ho atteso finché ho potuto” replicò Steve in tono accorato. “Bucky ha la febbre alta e sono ore che delira… Non posso chiamare un’ambulanza, non so cosa fare, ma devo trovare un medico ad ogni costo!”

Stark cambiò subito atteggiamento rendendosi conto della gravità della situazione, rifletté un attimo e trovò una soluzione.

“Va bene, Rogers, so a chi rivolgermi. Faccio una telefonata e spero di poterti portare la persona giusta entro un’ora” promise.

Stark mantenne la parola sebbene, per cause indipendenti dalla sua volontà, ci volle più di un’ora e mezza per rintracciare il dottore e farlo arrivare alla Stark Tower.

“Finalmente!” esclamò Steve, agitatissimo, quando alla porta del suo appartamento si presentarono Stark e Bruce Banner.

“Mi dispiace, Steve, ho cercato di arrivare prima possibile” disse subito il famoso scienziato. “Dov’è il tuo amico?”

Steve condusse il dottore al capezzale di Bucky. A rigor di logica, Banner non era esattamente un medico generico, ma le sue lauree in Medicina, Genetica e Biologia molecolare lo rendevano senz’altro la persona più adatta a occuparsi di un caso come quello del Soldato d’Inverno. Esaminò con attenzione il giovane paziente e poi si rivolse a Steve.

“Non ti chiederò come mai ospiti il Soldato d’Inverno in casa tua perché sono evidentemente fatti tuoi, ad ogni modo questo ragazzo soffre di una grave infezione causata dall’arto meccanico che gli è stato impiantato” dichiarò.

“Com’è possibile? L’Hydra lo ha sottoposto a questo intervento circa settant’anni fa e questo ha una crisi di rigetto adesso?” reagì Stark, stupito.

“L’Hydra ha compiuto quell’intervento su di lui nel modo più barbaro possibile, basta vedere le cicatrici che ha sulla spalla” replicò Steve, infuriato al solo pensiero.

“Rogers ha ragione, ma non credo che la salute di Barnes fosse la principale preoccupazione dell’Hydra” disse calmo Banner. “Infatti, l’infezione si è sviluppata proprio nel punto in cui l’arto di vibranio s’innesta nella carne viva e si è propagata nel sangue: sarà necessario ripulire la parte infetta e sottoporre il ragazzo a un ciclo di antibiotici.”

“Fai tutto ciò che è necessario, Bruce, ti prego. Bucky è… è molto importante per me!”

“Questo l’avevo capito…” sorrise Banner, con un’espressione dolce e intenerita negli occhi scuri.

“Io però continuo a non capire come mai l’infezione si sia sviluppata dopo tutto questo tempo” insisté Stark.

“Credo di saperlo io” mormorò Steve, osservando con gli occhi lucidi Banner che iniziava a occuparsi del suo paziente. “L’Hydra teneva Bucky ibernato quando non ne aveva bisogno e lo risvegliava solo quando aveva una missione per lui: in quelle condizioni, un’infezione non avrebbe potuto svilupparsi.”

Banner sembrò molto turbato dalle parole di Steve.

“E’ mostruoso quello che gli hanno fatto” disse, mentre ripuliva e medicava le parti infette. “Sottoponendolo a continua crioterapia, l’organismo di Barnes è diventato incapace di difendersi dalle aggressioni batteriche e il suo sistema immunitario è indebolito. Dovrò fare qualcosa anche per questo…”

 

Poco più tardi, Banner, dopo aver prestato le cure necessarie a Bucky, raggiunse Steve e Tony che lo attendevano in soggiorno. Steve, che era seduto sul divano con aria affranta, gli rivolse uno sguardo carico di attesa.

“Come sta? Si riprenderà presto?” chiese.

Banner sorrise e si sedette accanto al Capitano.

“La febbre si è abbassata e adesso sta dormendo tranquillo” rispose. “Dovrà prendere degli antibiotici che lo aiuteranno a combattere l’infezione nell’organismo e medicare due volte al giorno le parti infette sulla spalla, dov’è innestato il suo braccio meccanico. Non temere, si rimetterà in pochi giorni. Ti farò avere la ricetta per le medicine per lui e tornerò a visitarlo domani, se vuoi.”

“Grazie” disse Steve, commosso. “Non so davvero come… Ma per te non sarà un problema tornare qui domani? Dove abiti adesso?”

Tony Stark si lasciò sfuggire una mezza risatina.

“Ah, già, tu non sei informato sugli ultimi sviluppi” fece, con l’aria di chi la sa lunga. “Banner alloggia al nuovo quartier generale degli Avengers, appena fuori New York. Non è a due passi, ma neanche troppo lontano da qui.”

“Davvero? Credevo che avessi deciso di lasciare gli Avengers, almeno per un certo periodo” si stupì Steve.

“Rogers, tu ti sei completamente estraniato dal mondo dopo che abbiamo sconfitto Ultron, per dedicarti anima e corpo prima a cercare e poi a rieducare il tuo Soldato d’Inverno, ma la vita per noialtri è andata avanti e… ci sono volti nuovi tra gli Avengers, uno in particolare, che…”

“Ma la vuoi finire, Tony? Stai dicendo un mucchio di sciocchezze e sicuramente Steve ha altro a cui pensare!” lo rimproverò Banner, decisamente a disagio.

Gli occhi del Capitano andavano dall’uno all’altro, colmi di curiosità.

“Beh, no, m’interessa, anche perché, quando Bucky sarà pronto, mi farebbe piacere che potesse far parte anche lui degli Avengers!” dichiarò, convinto.

“Ci manca solo il Soldato d’Inverno e poi abbiamo fatto davvero un bel gruppo!” commentò sarcastico Stark.

“Lui è Bucky, adesso, e sarebbe un ottimo acquisto per gli Avengers!” ribatté offeso Steve. “Quindi anche tu sei tornato nel gruppo, Bruce, mi fa piacere. Come se la stanno cavando i nuovi arrivati, Sam e i gemelli Maximoff?”

“Bravo, chiedigli dei gemelli, anzi, chiedigli di Pietro, soprattutto, chiedigli se si è ripreso bene…” insinuò di nuovo Tony, con un sorrisetto.

“La vuoi smettere? Quando fai così non ti sopporto proprio!” reagì Banner, sempre più imbarazzato e cercando disperatamente di inventare una scusa per andarsene da lì nei successivi cinque secondi.

Steve, di buon cuore come sempre, comprese che l’argomento era particolarmente spinoso per il povero scienziato e decise di concluderlo.

“Comunque sono contento che tu ti sia stabilito nelle vicinanze, Bruce” disse. “Mi sento più tranquillo sapendo che posso contare sul tuo aiuto per guarire Bucky e mi fa piacere che potremo anche vederci più spesso. Come ho detto, nemmeno io ho intenzione di abbandonare gli Avengers. E’ vero che negli ultimi mesi sono stato assente perché dovevo ritrovare Bucky e poi… beh, ancora adesso non è facile gestirlo, dopo tutte le sofferenze che l’Hydra gli ha causato. Ma è mia intenzione tornare nel gruppo non appena anche Bucky sarà in grado di farne parte!”

“Ti rendi conto di aver detto per ben tre volte il nome Bucky in un solo discorso, vero, Capitano?” lo provocò Stark.

“Io non ho alcun problema ad ammettere che Bucky è la persona più importante della mia vita” replicò sereno Steve.

Anche questo argomento, tuttavia, parve mettere a disagio Banner che si alzò dal divano per congedarsi dagli amici.

“Bene, sono contento che tu sia riuscito a trovare il tuo amico. Adesso devo proprio andare, ma tornerò senz’altro domani per controllare come sta” disse, rivolto a Steve. “Questa è la ricetta per gli antibiotici che deve prendere. Allora ci vediamo domani.”

“Ti ringrazio ancora, non so come avrei fatto senza il tuo aiuto” ribatté Rogers, con un sorriso, prendendo il foglio con la prescrizione e accompagnando l’amico alla porta.

I due si salutarono e, poco dopo, anche Stark ritornò al suo appartamento: non si divertiva senza qualcuno da prendere in giro.

Sollevato, Steve tornò in camera da Bucky. Sorrise intenerito vedendolo dormire più sereno, con i capelli sparpagliati sul cuscino e le labbra lievemente socchiuse: sembrava così indifeso! Nessuno avrebbe riconosciuto in lui il letale Soldato d’Inverno…

Gli sfiorò la fronte con un bacio, gli accarezzò i capelli e uscì dalla stanza. Avrebbe approfittato del fatto che Bucky dormiva per scendere in farmacia a procurarsi i medicinali necessari.

Era una vera fortuna che Banner avesse deciso di tornare a far parte degli Avengers! Il dottore avrebbe risolto qualunque problema medico e Steve avrebbe potuto occuparsi soltanto di far riposare Bucky, somministrargli le medicine necessarie e cucinare per lui qualcosa di leggero e nutriente per aiutarlo a riprendersi più in fretta.

Steve Rogers si sentiva veramente rassicurato.

Fine prima parte

   
 
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