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Autore: ThorinOakenshield    19/07/2015    3 recensioni
Che dire? Innanzitutto che non si tratta di uno slash! Questa è una storia a capitoli sul rapporto di amicizia che intercorre tra Bilbo e Thorin.
Mi sono presa molte licenze ed è la prima fanfiction che scrivo, quindi siate clementi! xD
Allora, le vicende si svolgono dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti e Thorin ha ottenuto il suo titolo di Re sotto la Montagna; Bilbo si è talmente affezionato ai nani che ha deciso di passare le vacanze a Erebor. Tutti i suoi amici sono entusiasti di questa decisione e, tra l'incoronazione di Thorin e vari festini, saranno tutti euforici e persi nella gioia del momento, ma qualcosa di terribile romperà l'incanto...
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In quattordici si è in compagnia

I fruscii si fecero sempre più vicini.
Thorin si avvicinò ai cespugli e, allo stesso tempo, mise una mano sull’elsa della spada. Bilbo, dietro di lui, fece la stessa cosa e tirò fuori dalle tasche l’Anello.
Quando il nano si fece più vicino alla folta vegetazione e fu pronto a sfoderare Orcrist e a suonargliele di santa ragione a chiunque avesse turbato la sua pace, due volti famigliari uscirono dai cespugli.
“Zio Thoriiiiin!” gridarono due giovani nani saltando addosso al loro suddetto zio.
Thorin Scudodiquercia rotolò sull’erba con addosso Fili e Kili, i quali erano contentissimi di vederlo. I due fratelli e gli altri nani avevano camminato il più velocemente possibile, temendo che lo hobbit e il Re sotto la Montagna fossero ormai troppo lontani e che non li avrebbero mai più raggiunti. Non si sarebbero mai aspettati di trovarli proprio lì, anche loro.
Bilbo Baggins rimise il suo tesoro in tasca e ridacchiò con la mano davanti alla bocca di fronte alla scena del regale sovrano di Erebor tutto sporco di terra e fango con i due buffi nanetti sopra di lui.
Thorin aveva il mento appoggiato sulla mano e stava sbuffando, mentre Fili e Kili gli tiravano i capelli e ridevano come matti.
I due giovani nani la smisero di torturare lo zio solo quando videro lo hobbit.
Lo scassinatore li guardò allarmato, temendo che sarebbero saltati addosso anche a lui.
“Signor Boggins!” esclamò felicissimo Kili con un sorriso che gli andava da un’orecchia all’altra.
Suo fratello Fili alzò gli occhi al cielo. “Baggins, Kili, è Baggins. Quante volte devo ripetertelo?” sbuffò.
Naturalmente i due giovani nani lasciarono subito in pace Thorin per correre da Bilbo, il quale fece un passo indietro e chiuse gli occhi, ma le cose non andarono come si aspettava. Infatti Fili e Kili non gli saltarono addosso, bensì gli strinsero energicamente la mano come se avessero voluto staccargli il braccio e si complimentarono con lui perché lo vedevano informa.
Piano piano, dagli alberi folti, spuntarono gli altri membri dell’antica Compagnia, come margherite su un prato.
Bilbo li guardò con affetto. Era contento di rivederli, gli erano mancati quei caotici e simpaticissimi nani, lo rendevano allegro.
Balin, Dwalin, Bifur, Bofur, Bombur, Nori, Ori, Dori, Oin e Gloin andarono dal loro carissimo amico, di corsa, per poco non calpestarono Thorin, che era ancora a terra. Stava cercando di mantenere la calma e di non strappare i capelli dei suoi nipoti, uno per uno.
Dwalin afferrò Fili e Kili per la casacca e li levò bruscamente dal signor Baggins. “Smettetela voi due! Non vedete che così gli spezzate quegli stuzzicadenti che ha per braccia?!” li sgridò. Subito dopo diede un fortissimo colpo sulla schiena a Bilbo, facendolo quasi cadere in avanti. “Come va, ragazzo?”
“B… bene…”
“Siamo così felici di vederti!” Bofur non gli diede il tempo di aggiungere altro, poiché lo abbracciò con forza, come se avesse voluto stritolarlo.
Ovviamente gli altri nani andarono avanti a torturare il loro amico, il quale era tutto scombussolato.
“Ragazzi, per favore, lasciatelo respirare” lo salvò Balin.
Così gli amici dello hobbit si calmarono e lo salutarono più tranquillamente, senza attentare alla sua vita.
“Ehm ehm!” Qualcuno richiamò l’attenzione dei nani. Questi, quando si voltarono, si ritrovarono davanti un imbronciato, sporco e spettinato Thorin Scudodiquercia, Re sotto la Montagna.
Fili e Kili lo indicarono ridendo. “Ah ah ah! Ti abbiamo sistemato per bene, zio! Voglio proprio vedere se così conciato ci ruberai ancora le nane!” lo canzonò il nano più giovane.
“E io voglio proprio vedere se avrete ancora il coraggio di disobbedirmi e di saltarmi addosso dopo che vi avrò riportati a Erebor a calci” rispose con tono lo zio, facendoli tacere all’istante.
“Che succede, vecchio mio? Sei offeso perché non abbiamo salutato anche te così calorosamente?” Dwalin sorrise divertito. “Quando perderai la memoria anche tu ne riparleremo.”
Thorin non rispose e guardò i suoi uomini in cagnesco, uno ad uno.
I nani chinarono il capo, sentendosi bruciare da quello sguardo severo e accusatorio.
L’unico che stava guardando in faccia il Re era Balin, poiché, almeno lui, aveva la coscienza a posto. “Giuro che ho cercato di trattenerli, ragazzo, ma non c’è stato verso di farli ragionare.”
Thorin Scudodiquercia non disse ancora niente, stava cercando di distruggere qualsiasi impulso di ammazzare ogni membro della sua vecchia Compagnia. Odiava non avere tutto sotto controllo e odiava ancora di più quando i suoi ordini non venivano rispettati. Aveva espressamente detto a Gandalf di non dire niente ai suoi amici e di non permettere loro di seguire lui e lo hobbit. E adesso cosa succedeva? Se li ritrovava tutti e dodici davanti e, come se non bastasse, più rumorosi del solito. Fu un miracolo se tutti gli orchi della Terra di Mezzo non li attaccarono.
Fortunatamente Thorin aveva appreso a sue spese che con la violenza e la rabbia non si otteneva nulla e, col tempo, stava imparando a controllarsi. “Tornate ad Erebor” sbottò voltandosi e riprendendo a camminare.
I nani si guardarono stupefatti: sarebbero dovuti tornare alla Montagna Solitaria dopo tutta la strada che avevano fatto? Veramente il Re sotto la Montagna non li voleva al suo fianco in questa nuova avventura? Loro erano una compagnia ormai, avrebbero sempre affrontato i pericoli insieme.
“Mastro Baggins, ti consiglio di tenere il passo” lo richiamò il nano, senza voltarsi a degnare di uno sguardo i suoi dispiaciuti compagni di avventure.
Bilbo guardò tristemente i suoi spensierati amici. Gli dispiaceva salutarli, anche perché con loro ci sarebbe stato da divertirsi, non erano certo come Thorin che, a volte, faceva venire voglia di suicidarsi.
Notando che il suo amico ci stava mettendo troppo per rispondere, Scudodiquercia si voltò spazientito verso di lui. “Allora?” Cominciò ad alzare la voce, tuttavia cercò di mantenere la calma e di non risultare troppo seccato, il punto è che si sentiva esplodere: già era nervoso e irritabile per la storia della perdita della memoria, ci mancava solo che gli altri li seguissero attirando un esercito di orchi e quant’altro.
Bilbo Baggins, a malincuore, si separò dagli amici e avanzò lentamente verso il sovrano della Montagna Solitaria, trascinando i piedi con un’aria da cane bastonato.
Thorin lo guardò avvicinarsi e sospirò. Sapeva che gli avrebbe fatto piacere se fossero venuti anche gli altri, era consapevole di non essere di buona compagnia, però bisognava prendere in considerazione i rischi: tredici nani e uno hobbit davano troppo nell’occhio, con Bolg e i suoi che li davano la caccia sarebbero stati braccati subito.
Una volta che il nano e lo scassinatore si furono voltati ed ebbero ripreso il loro viaggio, Kili urlò verso lo zio: “Perché non ci vuoi al tuo fianco, zio?”
Il Re sbuffò, sapendo che sarebbe stata dura far ragionare suo nipote più giovane e convincerlo a tornare indietro, aveva ereditato il carattere testardo da lui e sua sorella che, in quanto a testa dura, batteva tutti i nani di Arda. Decise che lo avrebbe ignorato e che sarebbe andato avanti finché lui non si sarebbe stancato di gridargli contro di tutto.
“Bilbo è anche un nostro amico, sai?” continuò arrabbiatissimo Kili. “E poi siamo i tuoi migliori guerrieri, non è forse meglio essere in quattordici anziché in due contro un branco di orchi?”
“A dir la verità sono riuscito a mettere fuori gioco un battaglione di orchi, e voi non eravate con me” si vantò Thorin Scudodiquercia, in preda all’orgoglio.
Bilbo avrebbe voluto precisare che anche lui aveva dato la sua parte in quel combattimento, ma decise di stare zitto per umiltà e prudenza.
“Pensa a quanto sarebbe stato facile se noi fossimo stati al tuo fianco” replicò il nano moro, con aria furba.
A quelle parole, il Re sotto la Montagna si fermò. In effetti se l’era vista brutta quella notte e probabilmente, se fossero stati in quattordici anziché in due, la vittoria sarebbe stata più scontata. Le parole del nipote lo avevano fatto riflettere: non è forse meglio essere in quattordici anziché in due contro un branco di orchi? Stranamente non ci aveva pensato, e neanche Gandalf, è che non avevano intenzione di misurarsi con quelle bestiacce, volevano semplicemente tornare nella Contea con più discrezione possibile, cosa che non era più tanto ardua per via della vittoria dei nani, degli elfi e degli uomini nella Battaglia dei Cinque Eserciti.
Kili sorrise allegramente. “E poi, in quattordici, si è in compagnia.”


 

   
 
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