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Autore: Kilian_Softballer_Ro    20/07/2015    7 recensioni
Immaginate il tipico scenario post-apocalittico. Il frutto di un esperimento ha ucciso praticamente tutta la popolazione della Terra, e soltanto un riccio è sopravvissuto.
O forse non solo....
Cercando di ignorare i ricordi del passato, Shadow si ritrova a dover combattere e indagare su cosa è accaduto e cosa sta ancora accadendo.
Storia liberamente ispirata a un libro di Stephen King e con una forte presenza di OC, miei e di altri autori.
Spero apprezziate. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Tante cose erano successe in quei mesi: alcune pericolose,altre spassose, molte decisamente assurde. Ma niente avrebbe mai superato in stranezza (e forse anche in pericolo, per alcuni di loro) il ritorno a casa vero e proprio di Shadow e Alice.
Cominciò con una porta sbattuta. I due reduci ne avevano passate abbastanza da poter sobbalzare appena sentendo il rumore, ma era solo Dodgeball. Un piccolo,scarmigliato riccio in pigiama che piombò nella stanza come un tornado e praticamente si catapultò sul letto. Incrociò Alice per prima e la avvolse in un abbraccio che durò a lungo, più a lungo di  ogni normale contatto in cui si vedesse la ragazza abitualmente, ma poi sgattaiolò via e arrancò sul letto fino a trovare Shadow, che lo strinse a sua volta e godette di quel contatto, immergendo il naso nei suoi aculei.
- Ero sicuro che tornavi – sussurrò il bambino. – Mi sei mancato tantissimo
- Anche tu, Dodge. Anche tu. – Shadow si staccò da lui per guardarlo in faccia. – Dovevo tornare, no? Come avresti fatto senza di me?
Dodgeball sorrise e Shadow pensò finalmente. La prova che niente era successo alle persone a cui teneva sedeva sul suo grembo, forse un pochino più alto, e più pesante, e con due spazi nuovi in mezzo ai denti, ma vivo. VIVO. Niente loculi da obitorio, per nessuno di loro. Non ancora.
- Siete vivi, alla fine. – Una voce nota lo distrasse da questi pensieri e il riccio alzò lo sguardo, sorpreso. Non si era accorto dell’ingresso di altre persone, ma Tikal e Sonic erano lì comunque, fianco a fianco davanti alla porta. Sonic esibiva un sorriso radioso, mentre Tikal, nonostante avesse le labbra curvate in un sorriso, sembrava rigida, come se qualcosa la sconvolgesse. Tuttavia, quando si avvicinò a Shadow, girando al largo da Alice, e lo strinse tra le braccia, fu calorosa e emozionata come lui si era aspettato, e lui l’accolse con piacere.
- Grazie – sussurrò l’echidna.
- Per cosa?
- Per essere tornato. – Fu un attimo, e poi lei scivolò via. Quando Shadow alzò lo sguardo, era in piedi di fronte ad Alice, il volto impassibile, le braccia lungo i fianchi. L’aspetto disordinato avrebbe potuto farla sembrare innocua, con solo il cappotto sopra la camicia da notte, ma in quel momento dava più l’idea di una persona molto pericolosa. La ragazza dai capelli rossi appariva nervosa sotto il suo sguardo, ma si alzò comunque. – Ciao?
- Ciao. – Tikal ripeté la parola come se non l’avesse mai sentita. – Ciao. Certo.  – Si girò appena. – Dodge, tesoro, mettiti sotto la coperta. Prendi freddo, a piedi nudi.
Il bambino obbedì subito, e appena i suoi occhi furono rivolti da un’altra parte, Tikal assestò un potente ceffone sulla guancia di Alice. La ragazza barcollò e Shadow spalancò gli occhi, sbalordito. Ecco, quella era una scena che non si sarebbe mai aspettato di vedere. Incrociò lo sguardo di Sonic, sconvolto quanto lui. Ora cosa sarebbe successo?
Dodgeball si voltò a guardare le due donne, senza capire cosa fosse accaduto, ma prima che potesse fare qualunque domanda Tikal afferrò bruscamente il braccio di Alice e la trascinò fuori dalla stanza, il volto contratto in una smorfia furibonda. Sbatté la porta dietro di sé con tanta foga che questa si riaprì, e tutti e tre rimasero a fissarla sconcertati finché Sonic non si avvicinò per accostarla di nuovo. – Lasciamo che se la sbrighino da sole, okay?
Shadow annuì. Ci fu un attimo di silenzio, che si espanse per la stanza come una nebbia, poi il riccio blu sorrise e tutte le perplessità si dissiparono. Shadow non poté fare a meno di ricambiare. Era per salvare questo che era partito in missione, cribbio. Era per questo che era tornato.
- Non avresti mai potuto avere un ritorno tranquillo, vero? – Disse Sonic accostandosi al letto.
- Mai.
- Lo sospettavo. – Si chinò a baciarlo sulle labbra e Shadow chiuse gli occhi. Per ritrovare un sapore così valeva la pena anche sopportare settimane di scatolette.
Avrebbe fatto durare quel bacio per l’eternità, potendo, ma non aveva considerato il terzo elemento nella stanza, che si fece sentire subito con un sonoro – Bleeah!
Sonic e Shadow scoppiarono a ridere senza riuscire a fermarsi. – Mi dispiace, Sonic, non possiamo darci a queste pratiche sconvenienti di fronte a un gentiluomo.
- Chiedo perdono. – Il riccio sorrise a Dodgeball, che gli fece una linguaccia e si accoccolò più vicino a Shadow.
Sonic si sedette sul letto. Com’era prevedibile, voleva sapere del viaggio e dei suoi esiti, e l’altro cercò di riassumere tutti gli avvenimenti passati, nonostante fosse estremamente difficile.  Raccontò (in maniera edulcorata, ovviamente, visto che Dodge era ancora lì) le sue vicende, la caduta, l’arrivo di Alice. L’incendio e tutte le sue conseguenze. Quando concluse, Sonic non replicò per un po’, e l’unico suono udibile era il brusio di una discussione fuori dalla porta, in cui la voce di Tikal si alzava sempre di più. Alice non avrebbe avuto una riunione pacifica quanto la sua, a quanto pareva.
- Quindi è finita. Se n’è andato. – Disse Sonic alla fine.
- Così pare.
- Lo sospettavo, sai. Lo sospettavano tutti. Un giorno, di punto in bianco, hanno iniziato tutti a sentirsi meglio. Più leggeri, più felici. Ho avuto un sacco di madri preoccupate perché i loro figli non solo non avevano più incubi, ma non si svegliavano più. Dormivano ore e ore. Probabilmente recuperavano mesi di sonno.
- Molto probabile.
- Porca puttana, guardami quando ti parlo! – L’urlo dall’altra parte della porta li fece trasalire tutti e tre. – Non è che te ne vai nel mezzo della notte, sparisci per settimane e quando torni ti permetti di ignorarmi!
- Perché Tikal grida? – Chiese Dodgeball, visibilmente preoccupato.
- Non è niente, Dodge, stai tranquillo – rispose Shadow, grattandolo dietro un orecchio. – Deve solo sfogarsi, poi le passerà tutto.
- Ne aveva da sfogarsi, d’altra parte. L’ho vista subito che Alice se n’era andata ed era...piuttosto alterata. – Aggiunse Sonic.
- Immagino. E’ vero che ha preso lei il comando?
- Oh, sì. Gestiva tutto col pugno di ferro. Lavora molto meglio di te. Penso che non ti darà più retta nessuno.
- Non ho intenzione di farmi dare retta da nessuno. Ne ho abbastanza di fare il capo. Mi ritiro.
- Molto saggio. – Il riccio blu sembrò esitare prima di continuare. – Non pensi che qualcuno degli altri possa tornare, vero?
Shadow scosse la testa. – Quasi certamente no. A quel punto avremmo dovuto essere tutti lì. Se lui non si era già occupato di loro prima, l’incendio ha distrutto tutto. Io sono stato fortunato.
- Dobbiamo ringraziare questa gamba, quindi – replicò Sonic con un sorriso appena appena triste. Si alzò in piedi. – Gamba che dovrò visitare....dopo aver controllato quelle due là fuori. Non vorrei che Tikal facesse qualcosa di cui potrebbe pentirsi. Questo silenzio mi piace poco.
In effetti, dopo il poco ignorabile grido dell’echidna, non si era sentito più molto, e ora sembrava non venisse più alcun suono da dietro la porta. Sonic si avvicinò alla porta e sbirciò fuori, dopodichè, sotto gli occhi perplessi di Shadow, tirò di nuovo indietro la testa, chiuse precipitosamente la porta e scoppiò a ridere.
- Cosa c’è? Cos’hai visto?
- No, Shadow, non posso dirtelo. Non mi crederesti.
- ...adesso devi dirmelo per forza.
- Non ce la faccio. – Il riccio medico si interruppe, travolto da un altro accesso di risa.
- Sonic.
- E va bene, va bene. Guarda, ti faccio una rappresentazione visiva, perché non riesco a dirlo a voce. Fai finta che io sia Tikal e tu Alice, okay?
- Perché devo fare io Alice?
- Perché devo coglierti di sorpresa. – Senza altri commenti, Sonic tornò da lui, gli prese il volto tra le mani e lo baciò senza troppa delicatezza. Shadow spalancò gli occhi. Okay, era sempre piacevole quando succedeva qualcosa del genere, ma se quel bacio rappresentava ciò che stava succedendo là fuori.....oddio, veramente?
- Stai scherzando – commentò senza fiato, quando l’altro si staccò.
- Neanche un po’.
Non era possibile. - Mi stai dicendo che Alice e Tikal sono là fuori che...Oh mio Dio. No.
- E invece. Devo dire che non me l’aspettavo. Certo, avevo intuito che potesse esserci qualcosa fra di loro, ma a questi assalti nel corridoio dell’ospedale non ero pronto.
- Momento, momento, mi stai dicendo che è già successo qualcosa del genere?
- Non lo so con certezza, ma diciamo che i segnali c’erano tutti. – Notando la sua espressione, il blu scoppiò di nuovo a ridere. – Dovresti vederti in faccia, sembra che ti  abbiano colpito in testa con un martello pneumatico. Davvero non te l’aspettavi? Come pensi che si siano consolate mentre non c’eri?
- Non....non COSI’. – Shadow si fermò per un attimo. – Oh cavoli, prima ho detto ad Alice che probabilmente era lei la first lady di Tikal....mi stai dicendo che è la verità?
- Ecco, credo che tu non ti sia allontanato molto dalla verità.
In quel momento la porta si aprì e i soggetti del loro discorso entrarono. Shadow si limitò a fissarle, ancora sconvolto. Alice sembrava sconcertata quanto lui, lontana dalla sua solita impassibilità; Tikal non sorrideva, ma appariva molto, molto più distesa. Tese subito le braccia verso Dodgeball.
- Dodge, tesoro, vieni. Andiamo a casa.
- Nooooo! – Protestò lui appendendosi al braccio di Shadow.
- Ascoltami, piccolo, adesso Sonic deve visitare Shadow perché si è fatto male alla gamba, e noi non dobbiamo disturbarli. Alice deve dormire, e anche per te è meglio dormire ancora un po’. Adesso andiamo a casa tutti e tre, e dopo che Alice si sarà lavata potete andare a dormire insieme nel letto grande, okay?
- Okay – sospirò il bambino, rassegnato. Stampò un bacio umido sulla guancia di Shadow e scivolò fuori dal letto, per poi lasciarsi prendere in braccio da Alice, agganciandosi saldamente al suo collo come se non volesse più lasciarla andare. Probabilmente era davvero così. Tikal li guardò entrambi con un misto di affetto e nervosismo, poi tornò a voltarsi verso gli altri due adulti. – Vi lasciamo al vostro lavoro. Fate quel che dovete fare,ma mi aspetto che torniate a casa il più in fretta possibile. Non voglio perdervi di vista per un altro secondo, chissà cosa potreste combinare. Ci siamo capiti?
- Sì, signora – replicò Shadow, mentre Sonic scattava in un comico saluto militare. L’echidna sospirò e alzò gli occhi al cielo, ma sorrideva. In fondo non poteva che essere felice della piega che aveva preso quella nottata. Fece un cenno della testa ad Alice e uscì nuovamente, seguita dalla ragazza e dal suo carico.
Quando la porta si chiuse per quella che si sperava fosse l’ultima volta, il riccio blu si girò di nuovo verso Shadow. – Allora, fammi vedere questa gamba.
Con fatica, l’altro arrotolò la gamba del pantalone per mettere in mostra il disastro annunciato. – A tua disposizione.
- Potrei prenderti in parola...Dio santo, cosa hai fatto a queste ossa? – Trasformato in meno di un secondo in medico di turno, Sonic sfiorò con le dita il profilo del polpaccio
- Fratturate male,saldate peggio, tenute sotto sforzo...fai tu.
- Quanto ti fa male?
- Adesso non molto. L’umidità  crea problemi, e gli sforzi anche, ma se la tengo a riposo non si sente quasi niente.
- Lo spero per te....Beh, non posso farci nulla, ora come ora. Andrà spezzata di nuovo e ingessata perché si saldi come si deve, o zoppicherai per il resto della tua vita.
- Che gioia – grugnì Shadow. Sonic reagì con un sorriso malizioso alla sua faccia tutt’altro che entusiasta, e allontanò le mani dalle ossa rotte per portarle alla cintura dei suoi pantaloni.
- Sonic. Cosa stai facendo.
- Devo toglierteli per effettuare una visita più accurata.
- Ah sì?
- Certo. Sarei un dottore poco affidabile, altrimenti.
- Naturalmente. – Quel discorso poteva avere solo un risultato...e stare al gioco era un piacere. – E ci sono altre pratiche che ti renderebbero più attento alle necessità dei pazienti?
- Beh, in realtà ce ne sarebbe una...Una pratica di distrazione dal dolore. – Sonic si liberò delle scarpe e si arrampicò sul letto, ora privo di ragazzini che avrebbero potuto scandalizzarsi. – Oltretutto sarebbe meglio utilizzarla subito, visto che è più complicata da eseguire con una gamba ingessata.
- Chi sono io per impedirti di fare il tuo dovere?
Saltò fuori che non avrebbe potuto (né voluto) impedirglielo in alcun modo. E alla fine anche l’ultimo pezzo del puzzle andò a posto, e l’ultima cosa che di cui aveva sentito la mancanza era lì a sua disposizione. Tutto era perfetto.
Shadow the Hedgehog era finalmente e completamente tornato a casa.
 
 
 
 ...
 
 
 
 
Maggio
 
Il maggio di quell’anno fu particolarmente caldo, e i ventilatori a pile vennero trafugati in massa da negozi e magazzini. Shadow fu molto grato di aver già tolto il gesso dalla gamba a quel punto. Già era stato insostenibile avere quel peso bollente durante l’inverno, non voleva neanche pensare a come sarebbe stato sopportarlo ora che iniziava l’estate. Anche se aveva iniziato ad apprezzare il reticolo di firme che lo ricopriva. Sembrava che l’intera città avesse voluto scrivere qualcosa; tuttavia la sua preferenza personale sarebbe sempre andata alla firma in letteroni irregolari con cui Dodgeball aveva occupato più o meno un quarto della superficie. Ogni tanto si era ritrovato a pensare, con una stretta al cuore, che gli sarebbe piaciuto vedere la firma di Soter, Aidan o Aster in mezzo alle altre, ma anche quella ferita, insieme a quelle più evidenti delle ossa, era lentamente guarita.
Ora come ora era perfettamente felice steso su una sedia sdraio fuori da casa, a prendere quanto più fresco possibile, in attesa che il sole tramontasse e che Sonic riportasse a casa Dodgeball dal loro giro al parco. In effetti, a giudicare dal rumore che sentiva sulla strada, dovevano essere di ritorno. Si alzò per andare loro incontro.
Dodge gli corse incontro appena lo vide. Era sporco di fango dalla testa ai piedi, quindi probabilmente si era divertito un mondo. – Abbiamo preso un sacco di girini, Shadow! – Esclamò estasiato.
Shadow inarcò le sopracciglia e si voltò verso Sonic, che tirò su le mani in un gesto difensivo. – Li abbiamo liberati tutti. Era puro interesse scientifico.
Essendo molto difficile prendere sul serio un uomo adulto con le scarpe e i pantaloni completamente fradici, Shadow scosse la testa. – Certo. Fammi un favore, prendi quell’altro e fatti un bagno.
- Guastafeste. – Il riccio blu fece una smorfia, poi assunse un’espressione più seria. – Ti devo parlare.
- E’ urgente?
- No, ma è abbastanza...importante.
- Dopo cena. Andate a lavarvi.
Sonic annuì e si avviò verso il bagno con Dodgeball. Shadow li seguì con lo sguardo, poi entrò a sua volta. Non sapeva di cosa volesse parlargli il suo compagno, ma non gli piaceva la sua serietà improvvisa. La preoccupazione gli impedì di godersi la cena e il racconto di Dodge delle mirabolanti avventure che lui e Sonic avevano vissuto presso lo stagno del parco, anche se non era frequente che avessero una giornata così tranquilla e potessero mangiare tutti e tre insieme.
Dopo il suo ritorno e la sua completa guarigione, Shadow si era unito alla polizia d’eccezione che pattugliava la città, lasciando l’amministrazione vera e propria a Tikal. Sonic, ancora molto impegnato dal suo ruolo di medico, si era trasferito in casa sua in pianta stabile e aveva stravolto completamente la vita sua e  di Dodge, movimentandola. A sorpresa, lui e il bambino si erano trovati ad andare molto d’accordo. Dodge non aveva nessun problema a dividere Shadow con qualcun altro (anche se era ancora piuttosto ostile alle dimostrazioni fisiche di affetto fra di loro), e oltre a questo, a quanto il riccio nero aveva scoperto, mentre lui era via, Sonic aveva legato molto con il ragazzino e lo aveva anche portato nella casa che aveva diviso con il fratello, perché cercasse qualche ricordo. A quanto pareva aveva reagito abbastanza bene all’esperienza e si era procurato diversi oggetti, fra cui un album di fotografie che ora aveva trovato posto in fondo a un cassetto. Nel complesso, quindi, tutto andava bene, nonostante l’atmosfera molto casalinga che Tikal non mancava mai di rinfacciargli ridendo. Shadow si lasciava scorrere tutto addosso; dopo una serie di disastri tanto assurdi, un po’ di normalità non avrebbe fatto alcun male, e soprattutto non si sarebbe mai lasciato prendere in giro da una persona che aveva una relazione così complicata ( nessuno ne aveva ancora capito la natura) con Alice.
Non riuscì però a far scivolare via la preoccupazione, quella sera. Fremette di impazienza finché Dodge, stremato dalle emozioni della giornata, non si addormentò e lui non poté tornare in salotto ad affrontare Sonic. – Avanti, parla.
- Sai che un sacco di gente se ne sta andando – iniziò il riccio blu. Shadow annuì. Era una cosa nota. Distrutta la  centrale elettrica e cancellata la minaccia dell’uomo bianco che aveva tenuto tutti uniti, non c’erano grandi motivi per rimanere. Ora che era tornata la bella stagione, sempre più gruppetti si spostavano alla ricerca di luoghi migliori.
- E sai anche che come medico il mio compito è essere dopo ci sono dei malati da curare.
- Te ne vuoi andare. – Non era una domanda.
- Non è così semplice. Vedi, questa era la comunità più grande: tutti quelli che erano dalla parte dei buoni venivano qui perché sentivano che qui c’erano le armi giuste per sconfiggere l’idiota supremo. Ora che lui è saltato in aria però non sentono più il bisogno di insediarsi in questo posto. Chi si era fermato altrove per l’inverno resta dov’è; chi era già qui se ne va. Si stanno formando molte piccole comunità sparse per i vari stati, e non tutte avranno un vero e proprio medico.
- Cosa stai cercando di dirmi con questo?
- Sto cercando di dirti che vorrei spostarmi fra le varie comunità a seconda delle loro necessità. Ma non mi allontanerei mai da te e da Dodgeball.
Shadow si grattò la testa, confuso. Quella proposta gli piombava addosso all’improvviso. Gli era passato per la mente di partire come gli altri, ogni tanto, ma non ci aveva mai pensato davvero. E ora, un progetto del genere...- Vorrebbe dire non avere mai una posizione stabile.
- Sì. Ma anche viaggiare e girare l’America. So che non ti aspettavi un’idea così in questo momento, e non ti sto chiedendo di decidere subito, però non pensare solo agli aspetti negativi.  Allontanarsi da questa città dove è successo di tutto potrebbe rendere tutto più facile, e vedremmo tante cose nuove. E lo so che stai pensando a Dodge, ma penso che non si opporrebbe ad andarsene. Ho tastato il terreno, e secondo me è pronto a lasciarsi alle spalle la vita di prima. Se non ha avuto problemi con la sua vecchia casa e noi saremo con lui, ce la farà. E Tikal è d’accordo con me.
- ...Tikal?
- Tu pensi che ci saremmo liberati così facilmente di lei e di Alice? Ho già parlato con loro. Sarebbero pronte a partire. Alice non ha legami forti con questo posto, e Tikal non ce la fa più a gestire una comunità che si sta sbriciolando. Tu dovevi essere l’ultimo da convincere.
Il riccio nero non rispose subito. Era una proposta insolita, e avrebbe potuto rivelarsi un disastro, ma...Ma. Andarsene. Cominciare una nuova vita, per davvero. Stravolgere tutto in positivo. Avrebbero potuto farcela. – Possiamo...provare. – Disse lentamente.
Sonic finalmente sorrise. – Grazie.
- Se arrivassimo a capire che è una pessima idea...
- Ci fermeremo. Promesso.
- Va bene,allora. Si parte.
- Ti assicuro che non te ne pentirai. – Il blu fece una pausa. – Tanto siamo al sicuro adesso. No?
Shadow esitò. Erano al sicuro? Di primo impulso avrebbe detto di sì. Il loro nemico era stato debellato. Il peso maggiore era sparito dai loro pensieri. Però...C’era qualcos’altro. Non avrebbe saputo definire cosa, ma c’era. Sentiva quella presenza a volte, la notte, quando non riusciva a dormire. L’aveva sentita la volta in cui, mettendo a letto Dodge, si era sentito chiedere da lui perché Alice non avesse riportato a casa anche Aidan, una domanda che avrebbe potuto essere la confusione di un normale bambino di sei anni (ora compiuti) di fronte alla morte di una persona cara, ma sembrava nascondere qualcosa di più. Quello stesso qualcosa, che pareva dire che non sarebbero mai stati al sicuro. Mai. Anche se avessero voltato pagina e fossero partiti.
Ma non poteva dire tutto questo a Sonic. Sarebbe stato troppo lungo da spiegare.
- Sì – disse dunque. – Siamo al sicuro.
O almeno lo sperava.
 
 
 
 
 
 
 
 
- Beh, alla fine non è stata una grande idea – commentò Crowley rivolto alla figura accanto a lui. Quest’ultima non rispose.
L’uomo robusto osservò la distesa di macerie davanti a loro, che fino a poco tempo prima era stata la base d’azione del cosiddetto uomo bianco, e ora non era altro che un insieme di detriti bruciacchiati.
- No, non una grande idea affatto. Beh, pazienza. Caramella? – Chiese, allungando il sacchetto che aveva in mano verso il suo silenzioso compagno, che ancora non rispose. – No? Peccato. Non sai cosa ti perdi. A un certo punto tutte queste delizie scadranno e non ne potremo mangiare nemmeno una senza farci venire la diarrea.
Nessuna risposta. Crowley si guardò ancora intorno. Una pessima idea davvero, ma non aveva importanza,alla fine. 
C’era sempre il piano B.
Batté una mano sulla spalla dell’altro. – Su, andiamo. Abbiamo degli affari da sbrigare, non c’è da perdere tempo.
Insieme, i due si voltarono e si allontanarono, lasciando orme profonde negli strati di terra e cenere.
Presto sparirono all’orizzonte.




 
 

Demons run, but count the cost
The battle's won, but the child is lost
When a good man goes to war.
 




THE END.
 
 E HO FINITOOOOOOOOOOOO. Ragazzi, sembrava impossibile, ma ce l'abbiamo fatta. Due anni. Fra una settimana saranno due anni che  ho pubblicato il primo capitolo e in questo momento li sto sentendo tutti. Sono lievemente commossa, perché due anni sono lunghi. E' successo di tutto, e questa storia ha segnato cambiamenti di stile, e di fandom, e di tanto altro. Quindi mi mancherà un bel po'.
Ora, siccome sono una persona quasi seria, voglio fare le cose per bene e ringraziare della brava gente.
In primis Claireroxy che avendo letto il libro originale ha capito abbastanza i miei deliri e ha suggerito per prima la coppia Tikal/Alice (ci ha ispirato tanto, questa cosa. Sappilo). Grazie. Sì, anche se non hai recensito sempre.
Poi The New Riddler, anche se è scomparso dalla mia vista, per avermi prestato Soter ( MIDISPIACEMIDISPIACENONVOLEVOCHEMORISSE).
E infine, ultima ma non ultima, naturalmente Eritrophobia che oltre ad avermi prestato Alice (te ne sei pentita a un certo punto, vero) mi ha sopportato per due anni e si è lanciata in conversazioni deliranti al sapore di Saikebon e piene di nutrie. Ti voglio bene, scema. Che il sedere di Ben Whishaw sia con te.
Ovviamente grazie anche a tutti quelli che hanno letto tutta la storia. Mamma mia, ragazzi. Che pazienza.
Cosa dire ancora? Ho lasciato delle questioni in sospeso, come il finale e la poesia (citazione estremamente necessaria di Doctor Who). Oh, sì. Ispirandomi a King non potevo fare altrimenti. Ma non temete, ci sono tanti agenti all'opera dietro questa storia. Potrebbero arrivare delle sorprese in seguito. Dopotutto, alle undici di sera c'è chi dorme, c'è chi fa festaccia, e poi c'è gente a caso che si lancia in idee assurde. Restate pure in attesa.
Detto ciò...boh, ragazzi, è finita. Ci rivedremo in un'altra storia.
Grazie e buonanotte!
^Ro
  
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